sabato, giugno 1

Il gioco e il giogo


Così

nel pomeriggio di rumori solari
delle macchine in moto. E l’aria
azzurra con gorgheggi: la primavera
che odora. Il gioco
è leva al giogo scortica spalle.

Salto sulla campana
disegnata nel cortile col gesso bianco: uno

due tre quattro. Studiavo sempre
senza arrivare mai, l’estate
diventavo cigno in canto e incanto
libero. E ballavo
la morte per la vita e viceversa.

La poesia, per me, fu un masso
e una rosa, la prima del giardino.

Apro la finestra al respiro. Talora
invece
serro le parole nel forziere della mente, si srotolano
pezze di magnificenze
a colori, damaschi
e velluti intagliati dove l’innocenza
è un riflesso negli occhi.

Domenica Luise

(Elaborazione grafica su un quadro a olio (70 per 50) dell'autrice

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