giovedì, luglio 2

Festina Lente (O de Vulgari eloquentia)

Festina lente
(Dante e De vulgari eloquentia)


Il Divino Vate, non sol di Commedia scrisse
Ma Vita nova, Convivio, Egloghe, Le rime nuove
Epistole, e tante altre. E tra queste opere
Sulla cui bellezza ed eleganza non ci piove
Un trattato filosofico-linguistico con cui
Si propose di rintracciare un unitario volgare
Illustre, cardinale, aulito e curiale.

Guidato da esperienza e intuito personale
Pose basi e anticipò argomenti
Di quello che sarà il problema centrale
Dell’Unità d’Italia, la ricerca dell’insieme
Linguistico e culturale in una terra
Alquanto frammentata e discordante.

Nel primo libro rivela doti di geo-linguista
Ante litteram, esponendo il concetto relativo
Alla variabilità delle lingue nello spazio
E nel tempo, e aree linguistiche individua
Dell’Europa, dell’Asia e dell’Italia stessa.

Partendo dall’origine della lingua, Dante
Avvia un trattato, il cui primo parlante
Fu Adamo, così l’adamitica lingua
Fu con l’ebraico unitaria o attigua.

Dopo la Torre di Babele, che il divino volere
Intese punire nelle lingue, creando confusioni
La superbia umana, fine si pose
All’unità linguistica, così le genti
Si dispersero e si diffusero idiomi differenti
nell’Asia e nell’Europa di tutte le nazioni

La terra del SI, la sua identità si va a trovare
Alle terre dell’Oil e dell’Oc nel contrapporsi
Ma il Vate va oltre, nella sua disamina
Così che la prima cartina linguistica disegna
Almeno dell’Italia, e del suo parlare.

Le lingue variano col mutar del tempo
Così come mutano i costumi degli uomini.
Egli passò in rassegna tutte le parlate in volgare:
“Decentiorem atque illustrem”. Più bella
E illustre, nessuna più assurgere
A lingua letteraria, in quanto il suo profumo
Avverte in tutti i volgari, ma in nessun dei tali
Par si trovi.

 Egli affermò: “Il volgare italiano risuona
In mille diverse varietà, dobbiamo perciò cercare
il più elegante linguaggio d’Italia, quello illustre
E per aver sgombro il cammino
In questa nostra caccia, eliminiamo
Prima dalla selva, i cespugli
E gli intricati rovi.

Danila Oppio
Inedita


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