domenica, febbraio 14

La movida, la caverna - parte terza - Roberto Vittorio Di Pietro

Degas: donna che si sfila un guanto - 1892


II.

Con nostalgia, o S.Q.,
qualche decennio dopo


LA MOVIDA, LA CAVERNA
(o: evoluzione regressiva)

Qualcuno più è solo sul cuor della terra?...
Ognuno è allupato nel kuor della notte,
  slupana in un raggio di luna…
ed è subito
fòttt-te-re.
III.

Sentire i colori, vedere i suoni: la sinestesia è una condizione neuronale di cui si sa poco.
Alcuni soggetti riescono a sentire la presenza fisica di un poligono come se lo tenessero in mano.
(Davide Coppo - ottobre 2013)

Là, voci di tenebra azzurra…
Mi sembrano canti di culla
che fanno ch’io torni com’era…

LA  MIA  SERA
(o: sinestesia e senescenza
in novenari poco pascoliani)

Ogni volta che me lo tocco,
  me lo vedo più silenzioso.

(R. V. Di Pietro, alias Momo Sabazio)

(*)Nota: 
gioverà segnalare che questo titolo latino (ovvero, in italiano:“Cerbero emise contemporaneamente tre latrati”), provenendo dalle ovidiane “Metamorfosi”, è parso appropriato anche perché ognuno dei “tre latrati” di cui consiste questo componimento ha a che fare con la constatazione di qualche avvenuta “trasformazione” attraverso gli anni.
§

AFORISMI ISTRUTTIVI
(un omaggino, minimo,
al grande V. Senesi)

Vauro, a me questo insegni:

Ci sono cose serie
che, dette in tono grave,
ti mostrano incapace
di prenderle sul serio.

Se il grave sai illustrare
parendo poco serio,
  fuggi! da chi non sa
che prendersi sul serio.


§§§






Il poeta guarda il mondo
come un uomo guarda una donna.
(Wallace Stevens)
Come per certe cose che definiamo ‘belle’,
perché non dovrebbe esserci altrettanta arte
in cose che, invece, reputiamo ‘brutte’?
Arte d’altro genere, insomma,
da  saper apprezzare.
(Céline)

AMORI E AROMI
(in una Pizzeria, di quelle chic)


“Non san godeeere! certi schifiltosi
che fuggono il sudore e l’alitosi!
Al gusto dell’amplesso, vivo e vero,
s’attaglia quell’olfatto ch’è sincero:
s’invoglia Amore con fortigni odori
d’aglio e cipolla…e simili sapori…
e un’unghia incolta, screziata di sporco
come succosa cotenna di porco…”


Così il Ristoratore a una Signora
(leziosa! impellicciata! orribilmente
intrisa di Chanèl!..) che già da un’ora
-       sapendolo, peraltro, anche poeta…
dunque, di certo, solo un puro Esteta?...-
 convinta di adescarlo, l’adocchiava
con blanda ritrosia; e, alfine, osaaava
sfilarsi un guanto, un po’…

graziosamente.


(Momo Sabazio)



§§§§

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