giovedì, marzo 30

SOLITUDINE di Giovanni De Simone


SOLITUDINE
e la luna entrò dalla porta
allacciandosi le scarpe coi denti rotti
la nuvola di polvere
dai baffi sottili
gli posò subito sulla testa
la sua pena d’amore

non una parola:
gli aveva riservato quale sepolcro
un mondo reale tinto di nero
non affondarvi troppo lo sguardo
di notte bisogna dormire
dimenticare il vino schifoso
da cui sgorga la pozzanghera della colpa


chi ti chiude la pietra sul cuore?
il vecchio ponte è crollato
sotto il peso di una foglia
così anche i pesci sono morti
e le conchiglie tutte perdute o spezzate
cosa aspetti? e’ già mattina
il cuore è ancora cuore


 Giovanni De Simone

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