giovedì, agosto 3

STANZE di Coucou Sèlavy

il moto è questione davvero delicata, da prendere con le pinze, e l'infinito -non solo l'infinita divisibilità, come nel paradosso di Zenone- ne mina qualunque fondamento, senza poi arrivare alla masturbazione filosofica. A ogni modo questo scrivere, quello che mi riguarda, non ha mai nulla a che vedere con la manifestazione di un'idea o di uno stato d'animo, sono canti di fantasmi, esorcismi, girandole cosmiche, lucciole per lanterne e stelle per stalle e viceversa fino a tormentare la dialettica, sono aperture, rintocchi, relazioni astrali. Non si occupano di me o dei miei pensierini, né di problemi o soluzioni.



STANZE
Così lasciava il mondo un giorno
Risoluto a regredire e certo
Ma sulla chiusa del concerto
Dalla botola un suggeritore fa:
“C’è una stanza fuori da ogni stanza! Rimani qua”

Un poeta alla malora
Guarda il suo scrittoio
Dove si annidano parole che mai colse
(Le migliori, si dispera)
E che si abbassa giornalmente un po’ di più
Arriva rasoterra, ma al suo povero culo
Che infine volle riposarvi
Una tarma rammentò:
“C’è una stanza in ogni stanza! Via di qua”
Lazzaro si sollevò dal tavolo, dritto come un baccalà
E punzecchiando il suo boia:
"È questo il tempo della libertà!” (Esce)
L’altro, distratto:
“In questa stanza c’è un'altra stanza
Fuori da questa stanza c’è un’altra stanza
Non importa la sentenza”
Poco dopo
Rientrò in fretta il torturato:
“Son di molto stanco, dove posso accomodarmi, per carità?”
La stanza apparecchiata, tintinnante
da sempre lo attendeva
Gli parve il tavolaccio
Finalmente encomio pubblico
Da gran convivialità:
L’unica, lodevole e vana dignità.

Coucou Sèlavy


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