martedì, marzo 12

Essere miopi è un vantaggio - Danila Oppio


Essere miopi è un vantaggio.
Quando guardo la luna senza occhiali da vista, la vedo immensa, soffice come un cuscino argenteo. Se guardo le stelle, le osservo come fossero circondate da raggi: brillanti, grandi, stupende.
Se guardo un tramonto, mi appare un quadro impressionista.
Se guardo un viso, lo vedo bellissimo.
Mi metto gli occhiali, e quel viso mostra tutti i suoi difetti: pelle non perfetta, qualche ruga di troppo, lineamenti irregolari, occhi affossati. Sguardo sfuggente.
Le stelle si trasformano in puntini quasi invisibili, la luna rimpiccolisce.
un panorama, oltre alle bellezze naturali, evidenzia anche il disastro ecologico che la miopia nascondeva. Sporcizia, crepe sui muri, alberi striminziti, fiori appassiti. Degrado.
Allora penso che essere miopi e scegliere di non inforcare gli occhiali sia un vantaggio, quasi un privilegio.
Così è per la gente che incontro. Mostra un aspetto piacevole, ma se la guardo in profondità, vedo tutte le manchevolezze di un essere umano.
Allora molto meglio avere la vista corta. La miopia non evidenza difetti di sorta, tutto appare sfocato, delicato. Poetico.
Poi ci sono miopi metaforici, quelli che possiedono una mentalità ristretta, e mancano di acume. Per quelli non esistono occhiali speciali, perché anche se ci vedono bene, non spaziano con la mente verso orizzonti che oltrepassino il loro naso.
Chi meglio di questo artista può rappresentare il mio pensiero?

Volete farvi un idea di come vede un miope? Osservate i quadri di Philip Barlow

Si chiama Philip Barlow ed è sudafricano. Sicuramente le suo opere sono molto originali e suggestive. Osservandole si rimane affascinati perché, pur non riuscendo a vedere figure definite, dettagli dello sfondo e nessun particolare si riconosca con precisione, si intuisce la scena che il pittore desiderava rappresentare. 


Si riesce a capire l’ambiente, se si tratta di una spiaggia, ma non quale, vagamente il sesso e l’età delle persone ma non i lineamenti che consentirebbero di riconoscerle. In un opera d’arte tutto questo contribuisce a far lavorare la fantasia e quindi rende piacevole il fatto che tutto non abbia contorni definiti.
Per chi invece vede questo ogni mattina prima di inforcare gli occhiali è più difficile cogliere il fascino, o forse dovrebbe approfittare di questo “difetto” e godersi ogni tanto il mondo senza contorni definiti, lavorando con la fantasia per renderlo migliore di quello che vedrebbe dietro le spesse lenti.
Danila Oppio



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