giovedì, settembre 26

IL COMBATTENTE di Coucou Sèlavy!



IL COMBATTENTE
Don Chisciotte o paladino della luce rifratta, optò per l’abolizione di congiunzioni aggiuntive e disgiuntive; se puntava i mulini in altre vite, puntava sé stesso, ecco perché non aveva scelta: il campo di battaglia è imperscrutabile come un oceano in bottiglia, chi è dentro potrebbe, potrebbe, perdersi in condizionali così incondizionati! Si era ovunque, chiunque. E quale sciocca somma, cavaliere, emarginato pidocchioso - solo, ma in un certo pur nutrito drappello - la mano all’elsa contro la bocca profonda del cosmo, sempre un attimo prima di specchiarsi e ritrovare quella bocca nella sua, ancora più uguale a sé stessa, i denti acuminati, il rosso, la voracità del vortice. Che fosse il tradimento dello sguardo, di occhi impressionati come pellicola da quanto visto, o semplicemente la pausa che s’impone fatale al furastico, irrompendo nel sogno e ponendovi bruscamente fine, con un sogno diverso? Chi è fuori è fuori, potrebbe, potrebbe, perdersi in condizionali così incondizionati!

Si era dato da fare per rimuovere il trionfo del turpe, schioccava le dita, borbottava e batteva le mani solo per coprire quel rumoraccio di maelstrom. Difese, difese chissà cosa, e la vita non sapeva più come toccarlo, doveva aprirsi altri spazi in lui. Si ammalò, la malattia crebbe assieme a una levità lisa di peso, contrappeso, il contrappasso dell’illusione di sfuggire all’imperturbabile e misteriosa materia biografica. Materia ch’egli avrebbe potuto illudersi, la mondanità insegnava, di convertire a più miti consigli, di personalizzare, appunto, in prima persona, obliando di essere oggetto in terza.
Eppure entrare nella vita, tornare senza più fuggire? C’era forse una bellezza in questo? Gli sembrava l’ennesimo trantran da tramandare, cui non si assumeva punto la responsabilità di fornire la propria complicità politichese. Non sapeva, pur sapendo, che la “sua” bellezza non creava nulla, che una bellezza non ne fa altre: era lei stessa a farsi, attraverso di lui, alle sue spalle, sulle sue spalle, come un pappagallo. E allora? Via, ancora via, non c’è vita che esuli dalla prigione, tutto sta nella durata, quanto si impiega a percepirla anche lì? Così ci si maschera, si mascherano i luoghi delle proprie apparizioni alla meno peggio, si firma per marchiare il territorio - piedistallo delle belle statuine - di parole più nuove.
"Vorrei trovarle… ma piove piove
Sul nostro amor"

Coucou Sèlavy!

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