mercoledì, ottobre 23

EBBENE - EDEN di Coucou Sèlavy!



EBBENE

"Ebbene, si ammantino. Ma io, che ho smantellato persino i miei piedi dal suolo -non certo per levitare, piuttosto per sprofondare in chissà quale brodo- io non mi sono sbrodolato abbastanza. E se ho taciuto i vicoli ciechi del definito, se ho sputato sui cardini, questo non è che un sogno. Resta, in loco imprecisato, un cactus che qualcuno berrà o non berrà"

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EDEN
Sogna di ruzzolare dall’altare, si sveglia, e dormendo torna in piedi
Per farsi bella, scrutandosi come un lago a notte
Nel verde asserragliato è il biancore

Nel buio il biancore
Nel biancore il biancore
Fra fantasmi non ci si intende più.
Il barrito di un capannello
Le suona un occhio: s’apre.
Allora posso davvero parlare!
Non solo, ascolta, non solo adesso
Non solo qui
Tu sei un punto; linee, i loro magneti
Come le stelle per i tuoi capelli
Quando vaghi a mezz’aria
Nel deserto di una casa
Sapranno e tu li servirai.
Questi i trascorsi, questi i bordoni terrestri
Che ci ignorano
Ecco il punto:
Quello abdicato.


Coucou Sèlavy! 



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