martedì, gennaio 2

ELOGIO DELLA PATERNITÀ di Padre MAURO ARMANINO

                                               


                  Elogio della paternità 
Il Comitato Nazionale per la Salvaguardia della Patria, in breve CNSP, esiste nel Niger dal 26 luglio passato, giorno in cui è stato fatto prigioniero il presidente Mohamed Bazoum. Passano i mesi e il tema della Patria non accenna a diminuire, anzi, il patriottismo e i patrioti sono ormai i cittadini modello da imitare. Il nuovo cittadino nigerino sarà patriottico o non sarà affatto! Come non pensare agli anni passati nella scuola elementare e ricordare i moti per l’indipendenza, i patrioti pronti ad immolarsi, i carbonari che sognavano un Paese unificato. Poi si mescolano gli abbinamenti orchestrati da regimi politici di sinistra memoria che coniugavano, manipolandoli, la Famiglia, Dio e la Patria. Le trincee della storia e le colonizzazioni occidentali sono state, non raramente, la traduzione geopolitica di tali accostamenti. Poi il linguaggio, specchio e eco dello spirito del tempo, ha impiegato i derivati di patria, dal latino pater. Il ‘pater familias’, padre di famiglia della Roma antica, con insondabile diritto di vita e di morte sui figli, patriottismo e infine patriarcato. Quest’ultimo interpretato come causa di tutto quanto esiste di oppressivo nella civiltà occidentale.

Nostro padre Pietro, il padre di noi e marito di nostra madre, ha attraversato la vita con umiltà perché ha lui stesso sofferto precocemente dell’assenza dei genitori. Giovane partigiano sull’Appennino ligure- parmigiano per lottare contro il nazifascismo imperante, si è poi trasformato in marito, padre, operaio edile e delegato sindacale di base. La sua vita non è stata lunga quanto avrebbe potuto essere. Il suo cuore ha retto fino all’età di 56 anni fin quando, una notte, ha smesso di battere di quella paternità che l’aveva, malgrado le traversie, tenuto in vita. Con sua moglie, nostra madre, ha vissuto, condiviso, atteso e sperato quel futuro che aveva intravvisto sulle montagne, sfiorato più volte dalla morte. Si lasciava sorprendere dalla vita come fosse la prima volta che accadeva ciò che la famiglia, nella sua sobria povertà, attraversava. Una delicatezza coniugale, la sua, che nostra madre, vedova per vent’anni, non terminava di ricordare con tristezza prima e serena letizia in seguito. Sono sepolti assieme nel cimitero di campagna non lontano dalla chiesa millenaria dove si erano sposati, una domenica mattina nel mese di settembre di quell’anno.

Tra patria, padre e patriarcato non c’è quella continuità che si vuol far credere in occidente, dove la paternità sembra passata di moda e di statuto. La crisi nell’identità dei padri, così come concepita e sistematizzata nel passato, sembra irreversibile anche perché legata ai mutamenti dell’identità della donna nella crescente autonomia sul proprio corpo. Una società senza padri degni di questo nome, con un ruolo da reinventare, sarebbe un dramma e creerebbe la stessa sciagura di una società senza madri. Ci sono padri che spariscono e altri latitanti nel momento in cui più si abbisogna di loro. Altri sentono che il potere di un tempo è andato come sabbia tra le dita e hanno smarrito le certezze di una volta. Ridare un volto alla paternità dovrebbe essere uno dei cantieri più urgenti e decisivi del nostro tempo. Senza questo tentativo appare illusorio oppure fuorviante insegnare e recitare coi figli la preghiera del Dio padre.


    Mauro Armanino, Niamey, 31 dicembre 2023                                              

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