mercoledì, maggio 13

La coppa del nonno di Angela Fabbri e Danila Oppio

Oggi avevo il cervello così infelicemente invalido e ero così nevrotica nel pensiero di domani, (una spiacevole seduta dal dentista) che a un certo punto mi sono reinventata la Coppa del Nonno, non gelata ma semifredda.
Ho guardato l'ora: le 14. Bene, Tania arriva verso le 16, ho tutto il tempo.

E ho messo su il caffè. Spento, versato in un bicchiere con cucchiaino.
Ho tirato fuori tutti gli “schirocci” occorrenti e atteso il raffreddamento del caffè sistemando gli album delle foto di cucina e del sabato 9 maggio.

Poi ho brandito la mezza confezione di polvere Dolceneve della Pane Angeli e l'ho vuotata nella terrina. Ho messo nel misurino 200 ml di latte freddo e ci ho aggiunto il caffè. E adesso vediamo se ci riesco!
(Io faccio sempre tutto al contrario, ad es. in questo caso l'istruzione dice: versate prima tutto il latte e poi adagio la polvere mescolando. Infatti ho messo prima la polvere e poi ho aggiunto poco alla volta il latte, mescolando, questo sì).
Poi: montate per 5-6 minuti con un frullino elettrico alla max velocità. E io ho montato il tutto (chiedendomi se avrebbe funzionato anche se avevo mischiato il caffè al latte, ma un po' di rischio ci ha da essere!) col
frullino a mano per rigorosi 6 minuti. Vedi che viene? E cosa sono tutte queeelle pippe delle istruzioni!


Stasera me la assaggio, che sarà bella fredda. Era già buona a temperatura ambiente, 'sta
Me la sono immaginata così

Coppa del Nonno, che è poi quasi l'unica coppa che ho desiderato avere.
Angie 

Sei semplicemente fantastica, signora cuoca che segue le istruzioni al contrario e funzionano lo stesso!
Sai, mi ricordo la Coppa del nonno, in quel vasetto in plastica marroncina, a forma di tazzina, con il manico. Allora, quando ero piccola, costava 50 lire.

E quando la mangiavo, essendo troppo dolce, mi veniva regolarmente la nausea, anche se mi piaceva un mondo! Ma, al cinema dell'oratorio, avevano solo quello, e a me piaceva prendere il gelato mentre guardavo un film western, per esempio quelli in bianco e nero con John Wayne. Il costo del biglietto del cinema era di 50 lire, altri 50 per la coppa del nonno, e con 100 lire passavo tutto il pomeriggio delle domeniche invernali, dentro quella sala  con le "poltrone" in solo legno, scomodissime. Noi ragazzine ci sedevamo sul lato destro, e i maschietti sul sinistro, esattamente come nei banchi di chiesa, la domenica alla Messa.
Ma ci mandavamo occhiate, da una parte all'altra del corridoio, perché c'era sempre qualche bel ragazzino (dai 10 ai 15 anni, quella era la nostra età) che ci piaceva, e viceversa. Però la separazione era drastica, altrimenti don Renato si arrabbiava. Ed ecco cosa mi ha fatto ricordare la tua Coppa del nonno storica!
Brava, quella tua idea non è male, del semifreddo "Coppa del nonno"! Ora non mi darebbe più nausea, ma quando ero piccola, non potevo mangiare né piselli né mele, anche se mi piacevano, perché poi cominciavo a sudar freddo, e mi pareva di svenire. Problemi di colite, penso.
Buona serata e ricorda che ti sono sempre molto più vicina di quel che credi, tanto da sentire il tuo respiro. E questo perché ti voglio un bene immenso
Dani

Non ho mai vissuto queste separazioni. Maschi di qua femmine di là. Forse perché in famiglia avevo un fratello maggiore, un maschio e una femmina che erano due veri fratelli, senza quegli strani desideri di gente più grande che devono per forza esserci secondo gli autori di libri e di cinema impegnati, soprattutto a immedesimare il loro presente di adulti in quello dei bambini.
Maschi di qua femmine di là, l'ho poi veduto quando dal paese venivamo a Ferrara qualche domenica e si andava in chiesa, la Chiesa evangelica Battista cui mio padre e la sua famiglia appartenevano.
Ricordo di aver sottolineato (sussurrando perché eravamo in chiesa e sopra le nostre teste qualcuno preposto al compito spargeva le parole del Vangelo) a mia madre questo fatto e so che mi ha risposto, ma non ricordo cosa.
Vedi, Dani? io e mio fratello eravamo come due animalini, ho sentito una volta mia madre che lo diceva a mio padre, perché col fatto che abitavamo in paese e che lui era protestante e che dunque la sua chiesa era lontana a Ferrara, noi non ricevevamo nessuna istruzione religiosa. Be', grazie a mio padre che credeva nella libertà di scelta (gli Evangelico Battisti devono chiedere il battesimo, non lo ricevono altrimenti) e grazie a mia madre, donna colta intelligente e attenta, noi ragazzi venimmo su sì come animalini, ma nel senso che una piccola anima crebbe dentro di noi. In quanto al Battesimo, lo abbiamo saputo da grandi, quando era già venuto su anche il terzo
fratello, e ce lo disse proprio nostra madre:
"Vi ho battezzati io, uno alla volta, mano a mano che siete venuti al mondo. Ci mancherebbe! Poi voi ne farete quello che vorrete."
Ecco come mia madre aggirò il veto di mio padre e della chiesa cui lui apparteneva. Ecco come una donna può usare l'amore e l'intelligenza per risolvere un grave problema di credo religioso (e di conseguenza anche altri problemi).
E per saltare di palo in frasca, da un argomento all'altro e tornare al tempo presente, ecco che ti racconto della Coppa del Nonno come era vissuta in famiglia.
Ricordo che era il gelato più costoso e mio padre l'offriva a mia madre d'estate e lei lo gustava tanto, come non ho mai visto gustare altro dolce. A me ne faceva assaggiare solo la punta del cucchiaino, perché il caffè non fa bene ai bambini e io avevo il mio gelato. Mi insegnava così, per una delle rare volte, che quello era un dolce per grandi, per la mamma e il papà. 
Ma a me piaceva moltissimo, il gusto antico non l'ho mai scordato e adesso che l'ho riprodotto nel presente, mi chiedo: perché non l'ho reinventato quando mia madre e mio padre erano ancora in vita?
Mi asciugo le lacrime spontanee e provo a rispondere: forse lo assaggeranno attraverso me?

Angie, che ti ha raccontato questa notte la storia della sua famiglia intrecciata con La Coppa del Nonno.     

La Coppa del Nonno aveva anche un nome rassicurante, mi ricordava il padre di mio padre e cioè il Nonno Egisto, una persona tenera e gentile. Non avevo mai visto arrabbiarsi il Nonno Egisto, eppure la leggenda dice che ciò poteva accadere. E che era accaduto. Ad ogni modo a noi nipoti non accadde mai di constatarlo.
Aveva sposato la Nonna Maria, il cui vero nome era Luigia, ma forse faceva di secondo nome Maria e comunque è con questo nome che l'ho conosciuta. E l'aveva sposata che erano proprio giovani, non come adesso che si considerano bambini con indulgenza anche i trentenni.
Lui faceva il bracciante e apparteneva a quelle famiglie numerose delle mie parti (il ferrarese) che la notte raccoglievano la canapa. Questo me l'hanno raccontato molte volte e di quanto era faticoso, così quando al cinema vedevo i raccoglitori di canna da zucchero che si spaccavano la schiena e si tagliavano le mani, pensavo sempre a mio nonno giovane che la notte faceva su fasce di canapa.
Non sono mai riuscita a immaginarmi mio nonno giovane, forse perché l'ho conosciuto che era già vecchio, e mi piaceva così. E in questo modo semplice ho cancellato da cucciola almeno 60 anni della vita di mio nonno. L'importante era che ci fosse, non cosa fosse stato, era lì, adesso, con me e con tutti noi, e era una importante presenza. Un po' rotondo di fianchi e con le 'tiracche' ai pantaloni. 
Piacevole d'aspetto e un po' vecchio, lo capivo anche dai pochi capelli grigi, ma con la faccia tonda e sorridente di un bambino sincero dentro e fuori. Assomiglierò mai a lui? Una persona che dà sicurezza? certo non pensavo all'aspetto fisico, da bambini la combinazione esteriore non importa, quello che conta è chi ha la capacità di comunicare. E il
nonno, che parlava sempre molto poco perché la nonna parlava anche per lui, comunicava molto a me.
Non ho mai avuto dubbi sull'autorità del nonno, perché era pacato e sensato. E, anche se la nonna attirava su di sé tutte le attenzioni, intelligente tosta e vitale, era il mio piccolo nonno a cui nel cuore mi affidavo.
Era l'autorità non-impersonificata. Un uomo. E basta.

Ciao, Dani, spero tu possa trar frutto da queste piccole grandissime cose.
Angie    

E' vero che sono stanca, ma hai ragione, guarda quante cose ci sono in quei pezzi di email, sintetizzati nella Coppa del Nonno, quella che è la Coppa Vincente
E mi piacerebbe che tu mettessi anche l'aneddoto, perché quando dico che 'una di quelle coppette è arrivata fino a me', c'è un tono quasi archeologico, altro tema molto importante per noi Italiani che tanti siti archeologici abbiamo, tanti ne abbiamo seppelliti! Ci vuole qualcuno che li scopra di nuovo. Ecco un buon lavoro per un giovane e, dopo Indiana Jones, anche avventuroso...
Fra l'altro le Coppe del Nonno hanno avuto tante confezioni, quella in tazzina da caffè di plastica appartiene a quell'era, l'era della plastica che cominciò in Italia all'inizio degli anni '50, quando noi eravamo bimbe proprio piccole. E a questo proposito ho un altro aneddoto per te che ti proporrò in serata. (per questo, scriveremo un altro post!)
Ed ecco l’aneddoto del contenitore della Coppa del Nonno:
Mia madre aveva l'abitudine di tenere coppette e coppettine carine, quelle dei gelati consumati in casa. Così aveva un piccolo servizio di coppette del nonno, quelle in plastica color caffè.
Una è arrivata fino a me. E la uso per tenerci il sale fino da cucinare. La vedrai, quando finalmente verrai qui e ci conosceremo e saremo una di fronte all'altra.
Ciao Angie

2 commenti:

  1. " Grazie, Dani, è stato molto dolce rileggere sul tuo blog quello che ho scritto stanotte a più riprese, nella solitudine incantata del ricordo.
    Angie "

    RispondiElimina
  2. " Dani, volevo rispondere a come ti sei immaginata la coppetta. Non ho ancora uno scanner o un cellulare-fotografo, così descrivo con le parole.
    Mi sono venute 3 coppette: una di vetro, come quella che hai proposto, ma senza il gambo, e le altre, due coccetti color caffè. Non avevo nulla per guarnirle. Sono venute spoglie di ornamenti, solo la sostanza della Coppa del Nonno reinventata.
    Angie "

    RispondiElimina