POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, ottobre 6

ORFEO, ORA PUOI...di Roberto Di Pietro





I seguenti componimenti poetici
 sono tratti dalla nuova silloge di Roberto Vittorio Di Pietro
intitolata ORFEO, ORA PUOI
(Edizioni Helicon)


“Viviamo in una società letteraria basata sulla molteplicità dei linguaggi, e soprattutto sulla coscienza di questa molteplicità. Beato chi ha un modo e uno solo d’esprimersi ed è sempre sicuro e pago di quello. Ma beato anche Picasso che adopera contemporaneamente i linguaggi più diversi, in un unico slancio di libertà, ed è sempre Picasso.”
(Italo Calvino)

“Se la narrazione di una storia e la declamazione di una poesia tornassero ad unirsi, potrebbe succedere qualcosa di grande e molto importante. Gli uomini non si stancheranno mai di raccontare storie. E se al piacere di ascoltare un racconto si associa il piacere procurato dalla nobile fattura del verso, allora il poeta potrà dirsi nuovamente un artefice a tutto tondo. Voglio dire che si dimostrerà capace di narrare una storia e di cantarla pure; e noi non percepiremo le due cose come distinte, così come una volta non le percepivamo diverse in Omero o Virgilio.”

(Jorge Luis Borges: “Lezioni Americane - Invenzione della Poesia”)

“Il mio ideale, più che di una poesia scritta, è di una poesia pronunciata, se non altro mentalmente: una poesia che inerisca integralmente all’uomo, la cui musica sia il respiro stesso della voce, il cui ritmo sia il gioco stesso dei muscoli, l’ampliarsi del torace nel respiro.  E questa poesia penso non possa fare a meno di strutture tradizionali,  perché la tradizione formale si è elaborata attraverso la struttura stessa dell’uomo nel corso della storia.”
(Sergio Solmi)

“Il cinema è forma di scrittura in cui
al posto dell’inchiostro c’è la luce.”
(Jean Cocteau)
*
“Poesia è forma di scrittura in cui
al posto della carta c’è una scena
e al posto dell’inchiostro c’è la voce.”
(Roberto Vittorio Di Pietro)





I.

Te lucis ante terminum
rerum Creator poscimus
ut pro Tua clementia
sis praesul et custodia.
Procul recedant somnia
et noctium phantasmata.  
Pietà per la nazione
che dorme il sonno di quelli
 che hanno la pancia troppo piena.
(Pierpaolo Pasolini)


Dichiararsi sereni
significa
non avere pensieri che ci riguardino.
(Jules Renard)

LA  NOTTE
(epigramma)

Fra morbide coltri tranquille?...
Tra i molli profumi d’un sogno?...
Respirarla da insonni
 la Notte!
Ad uno ad uno
  saggiarne gli odori:
con fervore inseguirne 
 gli affanni i sussulti i tormenti:
senzienti inoltrarsi
nel buio d’un altrove
 che invoca riposo
e in pace non dorme.


II.

“Gadda usava l’aggettivo spastico per qualificare le deformazioni dell’espressione letteraria vista come ‘spasmo poetico’ o ‘tensione spastica dell’intelligenza dell’autore e del lettore’. E’ questa macchina letteraria spastica che agisce attraverso l’autore, la vera responsabile dell’opera; ma essa non funzionerebbe senza gli spasmi di un io immerso in un tempo storico, senza una sua reattività, una sua ilarità convulsa, una sua rabbia da dar la testa contro i muri.”
(Italo Calvino)

In omaggio a Bertolt Brecht
                                           UN SIPARIETTO

Quante scene mi hanno provveduto
le mie scene medesime…
(Carlo Goldoni)

A QUATTR’OCCHI
nel dehors
di un anonimo Bar/Tavola Calda
nel cosiddetto“Triangolo Industriale”
(ovvero: fra turpi imprecazioni
e assurdi solecismi
S C A M P O L I
di più infami oscenità)

-…Mio fratello…dicevo…cinque lingue,
tre lauree a pieni voti e, in più, alle spalle
una carriera proprio… eccezionale…
-Già pensionato?...
-Appunto
-Embèh?...Cioè?...
-Sai quanto gli dà l’INPS a fine mese?
Mille e sette! All’incirca la metà
di un lordo falcidiato dalle imposte!
-Anch’io son tartazzato…cosa credi?!
Da quando sto a riposo…diobassstardo…
Fra l’IRPEF… comunaali… reggionaaali…
Puliti…quattro e otto.
Ossiaa…di netto?!
-Netto o pulito il conto è sempre uguale…
E l’IMU? Per… due muri! che ci ho ‘n giro?
E’ l’ora di finiàmola…checcazzo!
-Sicché…fammi capire…avresti un lordo?…
-…ch’è il doppio, cristo! Eccome, una merdaaata…
-Non eri?...se non erro… un dipendente…
-…Minchia, statale sì! Più di trent’anni
a rompermi i coglioni, come un…fesso!
Porcamadonna a fare il passacarte…
Puttanatroiacagna…se ci penso!
-Non lamentarti
- Ah no?... e che ci fai?
oggi? con un mensile come il mio?!
Con questa… moglie! che ci ha… la diabete…
oltre al polistirolo…e i treglicèeeri…
E ci devi sborsare… i specialisti!!!…
E tacche! e risananze! e tutte quante
le pillole… cumpresse …che da un po’
anch’io mi tocca prendere…perché…
ci ho sta pressione del cazzo che balla
-La mutua…non?...
- Ma ccùcila, sta bocca!
Che sto governo stronzo, cazzo, gneente…
più gnente non ti passa se non paaghi!
Manco se ci hai …la pròsteta…che scoppia!
-Non ti lagnare. In fondo…ai tempi tuoi…
c’è stato chi t’aveva…come dire?...
collocato…per beeene…al posto giusto…

-Camerieeere! Su, portaci al miooo…amico…
Ti posso ‘ffrire…almeeeno…
- Lascia stare
- Un goc…ciat…tino?... Eddàai!…
- No, no…non bevo.
Mio figlio…ch’è ingegnere…hhh… da tre anni,
non riescehhhancora….
- E booono! …Statti zitto.
Lùngami quel… folietto. Dài, Giannn…
-Claudio.
Capiiito…che ci avevi di bisogno.
S’oggi mi ho mosso…fino da Sanremo…
l’ho fatto per iutarti…o no?...
-Sì…grazie.
- Come che già si chiama, il tuooo?...
- Gil…berto…
-Beh, un posticcino forse ce lo trovo…
ci ho sempre qualche gancio…’ndove conta.
Camerieereee! Checcazzo…questo qui…
manco ti caaaga…
 - Andiamo, lascia perdere
-Non dico… come usciere ‘n parlamento…
mica si riccia ‘l naso al tempo d’oggi.
Può darsi qualche buco… in un culsèenter?...
Bisogna di sapersi contentare.
Domani chiamo a Mimmo e lui… il tuo figlio…
vedrai che, se ci ha culo, faccio bingo.
Ma te?...sei ‘ncora…attivo? cioè ‘n servizzio?
Fai sempre il raggio…gnere? o che cos’eri…
Non ci ho memoria ormai…
-Insegno…hhh…lettere.
-Qui a… Rho?...
- Ma no! A Vercelli, da un bel pezzo.
Vivo a Milano…faccio il…hhh…pendolare…
-Quando che puoi… staccare?...
E chi lo sa.
-Salta sull’APE
- Meglio…un monopattino...
-Cio…èee? Che minchia dici?...Sai, alle volte…
mi sembri un…telequiz…come che parli!
Ehi, ca…mee….ri…eee…re!
Arr…iii…vooo
– E allora…forzaaa…
Un’ora, cazzarola! per servire?...
E adesso…posa lì…cos’altro spetti?...
Sco…gliàmoci…il grappino…cin… cin cin!…
Al tuo venire e quello anche del figlio…
-Non bevo, ho detto
- Ass…chènio? Quante storie!
Guarda che…t’offre Viiito…mica un… tirchio!
Due spicci di…risparmio…in paradiso…
ce l’ho ‘mboscati(Maaa…ssssilenzio…zzzìttati!
‘Tento che qua c’è gente…che ti sentono…)
-Chi? Lui?!…Il ragazzo?...
- (Sssss…bàsssala…sta voce!...
Quello, dai retta a me, ch’è un…farrabbutto…
Non vedi?...Ronza… e…scooolta…)
Ah sì? E…hhm… maa…gaariii?...
-(…Uno che non fa ‘n cazzo e…puppa! a sbaffo…
Te guardaci…la pelle… è n’affricano…
tutto orecchini…e orecchi! Un gran…ricchione…
di quelli che… sul Fèisspuk…ti sputtanano…)
-Senza maschera al volto, eppure in maschera?...
Fammiii… pagaa…re. Via, Lo Bianco…alziàmoci!…
- Che mminchia, e mo’!… ci dàaai?...puree…la mancia?!
- Come ebbe a dire un tale…un romanaccio:
“M’hai provocato?... E io…io me te magno!”

R.V.D.P.
alias Momo Sabazio

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