POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, marzo 8

I PAESI DA EVITARE QUEST'ANNO di PADRE MAURO ARMANINO



Finora ho collegato l'Isola che non c'è con l'articolo di Padre Mauro, ma ho solo voluto alleggerire il problema che invece è molto grave! Padre Armanino non specifica a quale Paese si riferisca, ma penso abbia in mente tutti quei Paesi occidentali che credono solo al dio denaro e non tengono in considerazione quei popoli che invece avrebbero un gran bisogno di aiuti concreti!
 I Paesi da evitare quest’anno


Quali frontiere sono le più pericolose da attraversare? Safeture, piattaforma svedese la cui missione è quella di allertare i turisti sui rischi possibili del viaggio, ha stilato la lista annuale dei Paesi più pericolosi nel 2025. La carta prevede cinque livelli distinti di pericolosità, passando dal rischio ‘limitato’ per i Paesi più sicuri al ‘rischio critico’ per i Paesi da evitare. I criteri presi in considerazione tengono conto del livello di sicurezza, la criminalità, il rischio sanitario, l’ambiente e la qualità delle cure mediche. La destinazione più sconsigliata, per Safeture, è il Burkina Faso.

Segue poi la Repubblica Centroafricana soprattutto per la presenza del gruppo Wagner. Il Libano è da evitare, così come Myanmar, il Niger, i territori palestinesi, la Somalia, il Sudan, la Siria e lo Yemen. Altri Paesi, fuori lista ma citati sono l’Iran, l’Ucraina e il Mali. In effetti è da tempo che nel Paese dove vivo da 14 anni, il Niger, non è più ambita meta turistica malgrado i paesaggi offerti dal deserto. Vero, la situazione nell’ambito della sicurezza, dopo il rapimento dell’amico Pierluigi Maccalli nel 2018, è peggiorata. A giusto titolo sembra che fare turismo in questa zona del Sahel sia sfidare il buonsenso.

La citata piattaforma omette, per ovvi motivi, il Paese in assoluto più pericoloso, per turisti, viaggiatori, esploratori e curiosi. I parametri usati per gli altri Paesi ivi sono applicabili solo in parte. Detto Paese non si trova nelle carte geopolitiche ad uso dal grande pubblico anche perché, a tutt’oggi non possiede confini ben delimitati. Al contrario si tratta di frontiere ‘porose’ determinate dalla classe sociale e soprattutto dal capitale finanziario potenzialmente incalcolabile. Messo assieme, il reddito di alcuni cittadini di questo Paese, vale tanto quanto un centinaio di Paesi possono vantare.

Il Paese non ha un nome, esattamente come il ricco alla porta del cui palazzo si metteva il povero Lazzaro nella nota parabola del Vangelo di Luca. I poveri hanno un nome ma non questo Paese. Si trova senza nome ma coloro che lo compongono il nome l’hanno ed è ben conosciuto. Non possiedono una terra specifica a cui legarsi. Solo attivano interessi, banche, agenzie di notazione, speculazioni finanziarie e sfruttamento senza pudore dei lavoratori nelle industrie o attività economiche. Il profitto e la moltiplicazione illimitata del loro capitale sono il loro passaporto.

La legge che regge e governa il Paese è quella dell’esclusione della parte del mondo considerata inutile, superflua e, non raramente, deleteria. Ogni realtà giudicata ‘vulnerabile’ e di ostacolo per la buona marcia del loro sistema di spoliazione e sfruttamento globale sarà eliminato, con le buone e soprattutto le cattive maniere. Il Paese ha infatti dalla sua parte una sorta di polizia altrettanto globale che ha per mandato di mettere a tacere le voci dissidenti o critiche rispetto al loro sistema. I cittadini di questo Paese sono notoriamente molto religiosi e offrono quotidiani sacrifici al loro dio denaro.

Questo è dunque, in pochi tratti sommari, il più inaffidabile dei Paesi, poco citato e temuto ma in realtà l’unico che sarebbe da boicottare. Purtroppo, la trappola funziona ancora. Artisti, intellettuali, imprenditori politici e religiosi si lasciano lusingare da vane promesse di un mondo fatto a immagine e somiglianza di questo Paese da temere. Meglio ancora, in conclusione, i nostri Paesi di sabbia, di vento e di polvere. Ricchi di contraddizioni e della loro povertà. Pericolosi per i turisti ma ancora e malgrado tutto, umani.

               Mauro Armanino, Niamey, marzo 2025

giovedì, marzo 6

Ciclo su "LETTERA AI POETI" di PAPA FRANCESCO . e lirica di Padre NICOLA GALENO OCD







Per chi volesse approfondire, questo è il link dove trovare maggiori informazioni:


Nel frattempo ringrazio Padre NICOLA GALENO OCD per avermi procurato il materiale e scritto la sua splendida poesia qui riportata

domenica, marzo 2

L'ERA DEL DISPREZZO di padre MAURO ARMANINO

L’era del disprezzo

Ci sono molti modi per qualificare il nostro tempo e dargli il nome che gli spetta. Tra i possibili titoli che lo riassumono, rappresentano e esemplificano quello del ’tempo del disprezzo’ pare sufficientemente eloquente e azzeccato. Il disprezzo è considerare qualcuno indegno di stima, da disdegnare, svilire, abbassarne il valore. Tutti i campi di detenzione, le carceri, particolari luoghi di lavoro e le relazioni di classe sono attraversati da questa unica alterazione umana chiamata disprezzo. 

Il disprezzo di tutto quanto è fragile e vulnerabile, indifeso come un bimbo appena nato o da nascere accompagna il nostro tempo. Un mondo che si basa sul potere della quantità di armi, denaro, prestigio e potere non può che disprezzare chi non appartiene all’esigua minoranza che ha pieno diritto di decidere la vita e la morte dei più. I primi ad essere disprezzati sono i poveri e i miserabili che vanno eliminati, espunti perché indecorosi nelle città a misura dei ricchi e opulenti oligarchi.

Il disprezzo per coloro che non si rassegnano a scomparire come inutile zavorra da buttare quando necessario per il sistema. Chi non entra in schemi e moduli prefissato è indegno di stima perché pericoloso come una parola nelle mani di un poeta o un sogno nascosto di un innamorato. Gli sfollati, i richiedenti asilo, i migranti e i rifugiati sono categorie marginali, di frontiera. Gente sfrontata che osa pensare e rischiare la vita per un destino scritto nella polvere. Gente del tutto fuori posto.

Il disprezzo della verità, della bellezza e di tutto ciò che è gratuito perché sono cose senza prezzo. Da di-sprezzare in quanto non traducibili in merci e dunque non commerciabili. Il disprezzo dei cittadini da parte di chi ha il dovere e potere di decidere la loro sorte ha assunto, in questi anni, proporzioni inedite. Solo esistono sudditi, schiavi, servi, prigionieri e esiliati da tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Le scuole per le élite dei giovani leader insegnano il disprezzo dei piccoli.

Il disprezzo della politica e della democrazia ne costituiscono la condizione essenziale. Dopo aver profittato dell’una e dell’altra per arricchirsi e raggiungere il potere saranno entrambe mandate al macero. Con loro sono rottamati i diritti fondamentali della persona umana, conquistati con lacrime e sangue. Basta osservare come i diritti dei lavoratori sono stati erosi in questi anni nei quali lo sfruttamento e i morti sul lavoro sono la guerra di cui nessuno più parla. Morti bianche per disprezzo.

L’era del disprezzo per la vita fabbrica, commercia, diffonde armi e guerre come diamanti e terre rare da coltivare con mercenari e gruppi armati. Si disprezza la pace perché regni sovrano il terrore che tutto immobilizza e crea sofferenze che non interessano a nessuno dei potenti. Il disprezzo del dolore, poi, è il sommo tradimento di quanto costituisce l’umano che ci dovrebbe accomunare. Il disprezzo del tempo tradisce il giorno, le ore della notte e tutto trasforma in un baraccone da circo perenne.

Difficile ipotizzare cosa seguirà all’attuale età del disprezzo. Ciò che importa sarà dunque seminare, le mani nude e con paziente follia, l’eretica utopia di parole nuove gettate al vento.



                        Mauro Armanino, Niamey, marzo 2025