Vi guardo dalla finestra,
siete alte e bianche,
come un velo di zucchero,
come la neve che scende,
avete molti anni,
mi avete visto nascere.
Su di voi si sono posate le rondini,
avete sentito i canti dei tordi,
la mia voce la conoscete,
anche il calore delle mie mani,
e mi parlate con lo sguardo,
con il vostro fruscio ,
con il muoversi dei rami.
Siete diventate vecchie,
gli anni sono passati anche per voi,
non avevate più foglie,
non sentivo più la vostra voce,
ma mi avete lasciato un messaggio,
di avere coraggio,
in questo unico e indimenticabile viaggio.
le montagne dormono,
i boschi sono sepolti,
i prati respirano piano,
e così tra il silenzio resistono.
Le strade sono vuote,
le case sono chiuse,
camini che fumano,
e una luce dal caseificio.
Saliamo,
la coperta è più pesante,
pini che spuntano dalla neve,
rami che si piegano dal peso,
rumore di qualcosa che si spezza,
e davanti a noi il bianco Vezzena.
Guardo fuori dal finestrino,
i miei occhi sono incollati al vetro,
vedo prati infiniti,
angoli di boschi scuri,
pini che sonnecchiano solitari,
e ascoltando una canzone,
entro in un sogno.
Un sogno tutto bianco,
un sogno cha sa di latte fumante,
di scarponi che sprofondano sulla
neve,
e tutto è così dolce,
lassù nella piana del Vezzena.
IO E MARLEY
Insieme siamo seduti sopra ad una roccia,
il bosco ci abbraccia con il suo frusciare,
si sta avvicinando la sera, è fresco,
e guardiamo la valle,
che piano piano si sta spegnendo.
Mi annusi gli scarponi,
profumano di resina,
un’aria fredda sale verso di noi,
mi scaldo una tazza di tè,
ormai tutto è scuro,
e tra le montagne sogniamo.
Corri con un bastone tra i denti,
ti rotoli nel tappeto di foglie,
mi guardi e mi salti addosso,
mi parli con la tua voce,
non è difficile capirti,
sai solo dire amore.
UN MAZZETTO DI NARCISI
Siamo nati tra le montagne,
è iniziata la primavera,
e siamo corsi per i prati dietro
casa,
a raccogliere dei mazzetti di
narcisi.
Ci siamo messi ai bordi delle strade,
per venderli ai turisti,
per far loro
sentire un profumo
un profumo dolce,
un profumo forte,
un profumo vero,
il profumo delle nostre montagne.
LA VOCE DI PEDESALTO
Abitava vicino ad una cascata,
sentiva il sussurro dei boschi dietro
casa,
un lupo faceva la guardia davanti al
cancello,
e silenzioso lavorava il ferro battuto.
Di notte nessun rumore,
si sedeva fuori e ascoltava,
il canto del vento e la voce
dell’acqua.
Un pomeriggio stava andando nel suo
prato,
aveva una casetta,
dove governava i conigli,
dove vicino impiantò due alberi,
e all’improvviso un fiocco di neve,
era arrivato l’inverno,
che coprì ogni cosa,
in quell’angolo di valle,
dove viveva la voce di Pedesalto.
LA MIA NEVE
( Salendo in inverno verso Lavarone, il
paesaggio e le emozioni che si sentono ammirando i boschi e i paesi innevati
sono uniche e indimenticabili)
tutto è addormentato,
il cielo sembra fatto di latte,
e la strada continua,
ecco, Folgaria è qua.
Saliamo ancora,
i ceppi spuntano dal manto bianco,
come biscotti,
da una tazza fumante di latte;
gli aghi sono di un verde intenso,
e guardo davanti a me,
eccolo, il Becco di Filadonna,
coperto da un velo di zucchero,
e così, tranquillo,
sotto la coperta dorme.
Una casa tra i boschi,
il camino che fuma,
tra i faggi un lago;
vedo ragazze pattinare,
un paese di nome Chiesa,
un paradiso di nome Lavarone.
RESISTI ALPINO
Resisti alpino,
tra la neve e il freddo,
tra la nostalgia e il dolore,
resisti,
tra un corpo di un amico caduto
e i piedi congelati da notti
all’addiaccio,
tra i tendoni pieni di neve
e la forza di spalarla ogni ora.
Resisti,
tra i fili spinati delle trincee,
e la terra di nessuno,
dove la morte è dietro l’angolo,
resisti alpino, resisti,
tra la tua tenacia e la penna nera,
perché come te,
non ci sarà nessuno.
MENADOR
Un colpo di piccone,
una roccia che si spacca,
e silenzio.
Un khindar che cammina,
sulle spalle una gerla di caciotte,
e silenzio.
Un montanaro con un asino,
fasce di legna sulla groppa,
e silenzio.
Una donna che arriva a Caldonazzo,
si ferma e tira un sospiro,
e silenzio.
Un camoscio che sbuca dalla roccia,
salta e si infila nel bosco,
e silenzio.
Un camino acceso al Monterovere,
tutti riuniti intorno,
fuori inizia a nevicare,
e un dolce silenzio.
Incastrata tra le montagne,
nella frazione di Barcarola,
c’è una bellissima trattoria,
eh sì, la trattoria da Nando.
Un orologio che batte le ore,
dei tavoli con un giornale,
montanari che seduti sulle sedie
si bevono qualcosa, e parlano.
Senti un profumo di mangiare,
ti mangi un panino con la porchetta,
e una signora ti offre tante caramelle,
è ora di ripartire,
dobbiamo salire,
verso le cime imbiancate,
verso Lavarone.
PETER
Aspetto che arrivi l’inverno,
per vederti e sentirti parlare,
per stare insieme tra le montagne,
e ritornare per un po’ di tempo
bambino.
Mi hai insegnato tante cose,
con la tua voce da Ascaro,
un po’ selvaggia,
dove si sentono gli abeti delle
Vezzene,
le rocce e l’imponenza del Becco,
l’aria delle lunghe nevicate.
Mi hai insegnato a non scivolare,
ad avere un passo sicuro e deciso,
a resistere,
in questo mondo che va avanti,
dove la voce delle persone,
supera quella sincera delle montagne
Grazie Maestro!
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