POETANDO

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domenica, marzo 9

MODELLO DEL LAICO CRISTIANO - SAN GIUSEPPE _ conferenza di Padre CLAUDIO TRUZZI OCD

 

87 MODELLO DEL LAICO CRISTIANO
SAN GIUSEPPE

1 – LA FIGURA DI SAN GIUSEPPE
«Rev.mo Padre, non so se sbaglio, ma sono incoraggiata a scrivere da una vostra risposta, in cui avete lamentato il fatto che san Giuseppe non abbia ancora, negli studi teologici e nella venerazione dei fedeli, il posto che gli compete. Mi sembra carente anche la liturgia (il suo nome è stato riammesso solo recentemente nel Canone della Messa); e soprattutto mi pare che si abbia paura a parlare di Maria come sua sposa. Eppure, il Vangelo ce la presenta così». Anna Mada P. - Napoli
È certo che l'Incarnazione del Verbo è avvenuta per opera dello Spirito santo nel seno della Vergine Maria, ma è altrettanto evangelicamente certo che Maria è «la sposa di Giuseppe, della casa di Davide» (cf. Mt 1, 18.20; Lc 2,4s.). Il titolo di "sposa" di Giuseppe è indispensabile a Maria per l'onore della sua maternità; il titolo di "figlio di Davide", riconosciuto a Giuseppe, è necessario per la messianicità di Gesù. Se, dunque, il Verbo di Dio ha voluto l'istituto della famiglia per incarnarsi, se ne deve dedurre che l'omissione di s. Giuseppe nel quadro della "maternità" di Maria non rispetta l'economia dell'Incarnazione, per la quale i titoli mariani di "vergine" e sposa sono inseparabili.
Una devozione che consideri Maria fuori della sua dimensione di "sposata", ne impoverisce indubbiamente la figura, in quanto non esprime esaurientemente la realtà storica del mistero dell'Incarnazione, che include la presenza di Giuseppe. Isolare Maria e Gesù da Giuseppe non è rispettare il disegno di Dio, il quale non ha voluto né Gesù senza "padre", né Maria senza "sposo".
Tutto questo comporta una equilibrata conoscenza della figura e della missione di san Giuseppe.
GIUSEPPE NEI VANGELI
Dove attingiamo i dati su san Giuseppe? 
Naturalmente dai Vangeli. 
E allora: Che cosa ci dicono i Vangeli?
Genealogia di Gesù Cristo
– Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo (Mt 1,16).
– Gesù, quando iniziò a insegnare, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli. (Lc 3,23).
Dai Vangeli dell’Infanzia di Gesù 
•  Annunzio della nascita di Gesù Cristo (Lc 1, 26-29)
«Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: – Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te –. A queste parole ella rimase turbata e si chiedeva che senso avesse un tale saluto. 
•  Giuseppe e l’angelo (Mt 1, 18-25)
«Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: – Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati –. 
Tutto questo avvenne affinché s’adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 
– Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio 
che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi–. 
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù». 
•  Nascita di Gesù a Betlemme (Lc 2, 1-7) 
«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo».
•  Fuga in Egitto (Mt 2,13-15)
«Essi (i Magi) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: – Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo –. 
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, affinché s’adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ******
•  Giuseppe ritorna dall'Egitto e si stabilisce a Nazareth (Mt 2,19-23)
Dopo la morte di Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto, e gli disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre, e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che cercavano di uccidere il bambino». Egli, alzatosi, prese il bambino e sua madre, e rientrò nel paese d'Israele. 
Ma, udito che in Giudea regnava Archelao al posto di Erode, suo padre, ebbe paura di andare là; e, avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea, e venne ad abitare in una città detta Nazareth, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno. 
•  Adorazione di Simeone e di Anna (Lc 2, 25-32) 
«Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: – Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele –».
•  Gesù dodicenne al tempio (Lc 2, 41-52)
«I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 
Dopo tre giorni, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: – Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo –. Ed egli rispose: – Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? –. Ma loro non compresero le sue parole». 
Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini».
Testimonianze
– «Non è questi il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?» (Mt 13, 55).
– «Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iosè, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui (Mc 6, 3).
– Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4, 22).
– Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazareth, figlio di Giuseppe. (Gv 1, 45).
– Dicevano: «Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come mai ora dice: "Io sono disceso dal cielo?"» (Gv 6,42).

PROFILO DI UN’ESISTENZA  
Componendo i vari tasselli come in un mosaico, così possiamo delineare l’esistenza di san Giuseppe. 
[I singoli aspetti caratteristici della sua figura saranno ripresi in seguito e approfonditi] 
•    Il Nuovo Testamento non attribuisce a san Giuseppe neppure una parola. 
•  Quando inizia la vita pubblica di Gesù, egli è probabilmente già scomparso (alle nozze di Cana, avvenute con Gesù ormai trentenne, infatti, non è menzionato), ma noi non sappiamo né dove né quando sia morto; non conosciamo neppure la sua tomba, mentre ci è nota quella di Abramo che è più vecchia di secoli. 
•  Il Vangelo gli conferisce l’appellativo di “Giusto”. Nel linguaggio biblico è detto “giusto” chi ama lo spirito e la lettera della Legge, come espressione della volontà di Dio. 
•  Giuseppe discende dalla casa di David, ma ormai vive soltanto del suo lavoro; di lui, infatti, sappiamo che era un artigiano che lavorava il legno. 
•  Non era affatto vecchio – come la tradizione agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo il cliché del “buon vecchio Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di Nazareth per fare da “padre putativo” al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un uomo nel fiore degli anni, intraprendente, dal cuore generoso e ricco di fede, indubbiamente innamorato di Maria. 
•  Con Maria si fidanzò secondo gli usi e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento, per gli ebrei, equivaleva al matrimonio. Esso durava 1 anno e non dava luogo a coabitazione né a vita coniugale tra i due; al termine dell’anno si teneva la festa di nozze durante la quale s’introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la vita coniugale. Se nel frattempo fosse stato concepito un figlio, lo sposo copriva del suo nome il neonato, riconoscendolo come proprio. Nel caso, invece, che la sposa fosse ritenuta colpevole d’infedeltà, ella poteva essere denunciata al tribunale locale. La procedura da rispettare era a dir poco infamante: la morte all’adultera era comminata mediante la lapidazione. Appunto nel Vangelo di Matteo leggiamo che “Maria, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla in segreto” (Mt 18-19). 
Mentre era ancora incerto sul da farsi, ecco l’Angelo del Signore a rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21).  
In ogni vocazione che si rispetti, al mistero della chiamata di Dio fa sempre da contrappunto l’esercizio della libertà, giacché il Signore non violenta mai l’intimità delle sue creature, né mai interferisce sul loro libero arbitrio. Giuseppe, quindi, può acconsentire o no. Per amore di Maria egli accetta: nelle Scritture leggiamo che “fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato, e prese sua moglie con sé” (Mt 1, 24). 
Egli ubbidì prontamente all’Angelo e in questo modo disse il suo sì all’opera della Redenzione. Perciò quando noi guardiamo al sì di Maria dobbiamo anche pensare al sì di Giuseppe al progetto di Dio. Forzando ogni prudenza terrena, e andando al di là delle convenzioni sociali e dei costumi del suo tempo, egli seppe far vincere l’amore, mostrandosi accogliente verso il mistero dell’Incarnazione del Verbo. 
Non è possibile, tuttavia, determinare esattamente l'età di Giuseppe al tempo del matrimonio con Maria: doveva probabilmente oscillare sui 30-40 anni. E se morì poco prima dell'inizio della vita pubblica di Gesù, doveva avere alla morte ca. 60-70 anni, tenuto conto che la vita nascosta di Nazareth duro ca. 32-34 anni
– Nella schiera dei suoi fedeli, il primo in ordine di tempo, oltre che di grandezza, è lui: san Giuseppe è senz’ombra di dubbio il primo devoto di Maria. Una volta conosciuta la sua missione, si consacrò a lei con tutte le sue forze. Fu sposo, custode, discepolo, guida e sostegno: tutto di Maria.
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 «San Giuseppe è un patriarca»?
«Padre, mi trovo alle volte in difficoltà classificare san Giuseppe tra i Patriarchi dell'Antico Testamento o del Nuovo. Ho visto più volte le due versioni, ma mi pare che debba prevalere la seconda, dal momento che compare nel Vangelo e che svolge il suo ruolo verso Gesù e Maria. Che ne pensa?».     Giacomo T, - Udine
Nell'uso corrente intendiamo per patriarca il capostipite di una nazione, il padre d’un popolo, d’una stirpe. Per l'Antico Testamento sono dunque patriarchi gli antenati del Popolo di Dio, «i padri» con cui Dio strinse un'alleanza, che riguardava tutti i loro discendenti. Allorché l'Autore sacro inizia a narrare la liberazione dall'Egitto, dopo aver accennato alla durezza dell'oppressione sofferta dal Popolo di Dio, osserva: «Allora Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe» (Es 2,24). 
E la stessa Vergine, nel cantico del Magnificat, riferendosi alla salvezza operata da Dio per mezzo di Gesù, esclama: «Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre» (Lc 1 ,54-55). «I nostri padri», ossia «i patriarchi» di Israele, sono soprattutto Abramo, Isacco, Giacobbe e i suoi figli. 
L'età patriarcale si conclude con l'ingresso in Egitto, di cui narra il libro del Genesi.
Prima ancora d’essere pontefice con il nome di Benedetto XIV, questi scrisse riguardo a san Giuseppe: «San Giuseppe deve essere chiamato patriarca, perché egli è il padre putativo di Gesù Cristo, il capo di tutti gli eletti». Giuseppe può, quindi, ben essere chiamato patriarca (anche se questo titolo è oggi meno in uso di un tempo), perché ebbe una discendenza prodigiosa nel Figlio di Dio e di Maria. E nessun altro, fuori di Giuseppe, può essere detto patriarca fra i personaggi del Nuovo Testamento.
Sia la genealogia di Matteo, sia quella di Luca conducono a Giuseppe, e ciò soltanto tramite a Gesù. Perché san Giuseppe è l'ultimo anello degli antenati di Gesù. Egli è colui che lo inserisce nella famiglia di Davide, nel popolo di Dio, anzi nella stessa grande famiglia umana, che ha inizio con Adamo. (Cfr. Lc 3,23-38). Gesù è infatti il capostipite della nuova umanità, dell'umanità santificata. In lui c’è la benedizione promessa da Dio ad Abramo si realizza per ogni credente: «Non c’è più giudeo, né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

••• San Giuseppe appartiene all'Antico o al Nuovo Testamento? 
Come ripete san Paolo, e anche noi ricordiamo nella Santa Messa, la nuova alleanza s’inaugura nella morte e resurrezione di Gesù: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue» (1 Cor. 11,25). 
Tutto fa capire, nel Vangelo, che Giuseppe morì prima della vita pubblica di Gesù. Morì dunque sotto l'antica alleanza, e da questo punto di vista, prima che lo Spirito scendesse sulla Chiesa, prima che fosse donato il battesimo di Gesù.
Ma il passaggio dall'antico al nuovo non si realizzò in un momento, non fu un evento istantaneo. La morte e la resurrezione di Gesù si completarono nella Pentecoste. E quella morte e resurrezione vennero preparate da tutta la vita antecedente, a partire dal momento dell'Incarnazione. 
In tutta quella parte dell'esistenza di Gesù, che va dalla Incarnazione alla vita pubblica, Giuseppe ebbe un compito straordinario, assolutamente unico. 
Toccò a lui, formare alla vita, soprattutto formare alla vita di unione con Dio, Gesù. La morte di croce distrusse proprio quel corpo che era stato affidato a Giuseppe ancor prima della nascita.  
Giuseppe fu l'unico uomo che Gesù ebbe a maestro e che chiamò «Abbà» – cioè babbo –, quel nome che egli rivolgeva nella preghiera a Dio e che insegnò ai discepoli ad usare. La condanna a morte di Gesù venne motivata religiosamente proprio per l'intimità e la confidenza dl figlio che egli manifestava verso Dio.
Come Giovanni Battista, anche Giuseppe mori prima di Gesù. Ma di lui parlano soltanto i libri del Nuovo Testamento. Perciò egli appartiene al Nuovo Testamento, come vi appartiene la concezione, la nascita, l'infanzia e la crescita dl Gesù.
I conseguenza: «dal momento che compare nel Vangelo e che svolge il suo ruolo verso Gesù e Maria», Giuseppe è il patriarca del Nuovo Testamento. Ed è l'unico. Di lui parlano i Vangeli scritti dopo la resurrezione; la sua figura viene ricordata nella fede di Gesù Figlio di Dio e solo a motivo dl questa fede; viene trasmessa alla luce dello Spirito donato alla Chiesa.
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La missione occulta di Giuseppe
Giovanni il Battista fu incaricato di annunciare la venuta ormai imminente del Messia. Si può pertanto affermare che fu lui il maggiore precursore di Gesù nell’Antico Testamento. 
È così che si devono intendere le parole di Gesù in Matteo, XI, 11: «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista».  
Il Signore, tuttavia, aggiunge subito: «Tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». 
Il “regno dei cieli”, è la Chiesa della terra e del cielo: è il Nuovo Testamento, più perfetto dell’Antico, benché certi giusti dell’Antico fossero più santi di molti del Nuovo. E allora, chi nella Chiesa è il più piccolo? 
Le parole misteriose di Gesù sono state interpretate in diverse maniere. Fanno pensare a quelle pronunciate più tardi da Gesù: «Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande» (Lc., IX, 48). Il più piccolo, vale a dire il più umile, il servo di tutti, che per la connessione e la proporzione delle virtù, è colui che possiede la più alta carità. 
E chi nella Chiesa è il più umile? Colui che non fu né Apostolo, né Evangelista, né martire (almeno esteriormente), né pontefice, né sacerdote, né dottore, ma che conobbe e amò Cristo Gesù non meno degli apostoli, degli evangelisti, dei martiri, dei pontefici e dei dottori..., l’umile artigiano di Nazareth, l’umile Giuseppe.  
Gli Apostoli furono chiamati a fare conoscere agli uomini il Salvatore, a predicare loro il Vangelo per salvarli. La loro missione, come quella di san Giovanni Battista, è dell’ordine della grazia necessaria a tutti per la salvezza. 
Ma esiste un ordine superiore a quello della grazia, costituito dal mistero dell’Incarnazione, l’ordine dell’unione personale dell’Umanità di Gesù alla stessa Realtà Trinitaria. 
A quest’ordine superiore appartiene la missione unica di Maria, la maternità divina, e anche, in un certo senso, la missione occulta di Giuseppe.  
               
(Père Réginald Garrigou-Lagrange (17 – 1)

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