POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

domenica, luglio 30

LA MATITA di ANITA MENEGOZZO


La matita

Mi atteggio volentieri a non violenta

ma insospettabilmente 

è un po' che giro armata

Mi porto sempre dietro 

una provvidenziale matitina

di quelle del reparto ferramenta 

e la sua punta nera e micidiale 

è sempre come appena temperata 

Mi ispiro a mordicchiarla 

e appena trovo un po' di carta bianca

diventa più letale di una mina

In quanto assai piccina 

e ottima per asta di bandiera

Pochi secondi ad arrivare in cima

e in due minuti dopo è già ammainata

non si può mai sapere 

può servire 

Con questa insospettabile grafite 

potrò portare avanti 

la sola guerra infine che mi prenda

la guerra quella mia 

che non importa quale guerra sia 

purché sia senza tregua e così sia

Perché ciò che più conta

che la guerra sia vinta o che sia persa

è ritrovarsi dalla parte giusta

quella che paga il conto della serva


ANITA MENEGOZZO


SE RESTERÀ DI ME... di ANITA MENEGOZZO


 


Se resterà di me

Se resterà di me

anche soltanto un lampo di laguna 

un fiato che resista oltre la duna

vi imploro di posarli

sul caro lungomare del mio lido

Cappelli a larga tesa da dietro teli bianchi 

garriscono richiami dalla riva 

Intanto minacciati da ogni onda 

si ergono mirabili vestigia in miniatura

di guglie chiare sulla sabbia scura

conchiglie incastonate nere e rosa

Dolce sarà spiaggiarsi sulla rena 

dove anche il grande addio 

si compie senza affanno e senza pena

passando dolcemente per la cruna 

Non c’è polvere d’oro più preziosa

di questa sabbia fina

ancora intrisa delle nostre risa 

e ha un cielo tutto intorno per clessidra

ANITA MENEGOZZO


LA NONNA di GIOVANNI PASCOLI

“La nonna” di Giovanni Pascoli

Tra tutti quei riccioli al vento,

tra tutti quei biondi corimbi,

sembrava, quel capo d’argento,

dicesse col tremito, bimbi,

sì… piccoli, sì…

E i bimbi cercavano in festa,

talora, con grido giulivo,

le tremule mani e la testa

che avevano solo di vivo

quel povero sì.

Sì, solo; sì, sempre, dal canto

del fuoco, dall’umile trono;

sì, per ogni scoppio di pianto,

per ogni preghiera: perdono,

sì… voglio, sì… sì!

Sì, pure al lettino del bimbo

malato… La Morte guardava,

la Morte presente in un nimbo…

La tremula testa dell’ava

diceva sì! sì!

Sì, sempre; sì, solo; le notti

lunghissime, altissime! Nera

moveva, ai lamenti interrotti,

la Morte da un angolo… C’era

quel tremulo sì,

quel sì, presso il letto… E sì, prese

la nonna, la prese, lasciandole

vivere il bimbo. Si tese

quel capo in un brivido blando,

nell’ultimo sì.

Giovanni Pascoli


sabato, luglio 29

IL COLLEZIONISTA DI SABBIA di P. MAURO ARMANINO

 

                     Il collezionista di sabbia

C’è chi collezionava francobolli, quando le poste erano ancora come Dio comanda e chi colleziona etichette, tappi di bottiglie, farfalle, cartoline d’epoca, cellulari, magliette o semplicemente medaglie ricordo. Noi nel Niger, invece, collezioniamo sabbia. Quella delle strade che ci giunge fresca dal deserto col vento e che, dopo la pioggia, si infiltra dappertutto senza ritegno. C’è quella dei cortili, dei fiume Niger e degli affluenti, quella dei campi e quella dei deserti … la sabbia che cambia i suoi colori e la consistenza secondo il luogo e il momento. La sabbia è mobile, fragile, resistente, insistente, resiliente, migrante, richiedente asilo, sfollata, perduta e ritrovata dove meno la si aspetta. Anche la politica del nostro paese è di sabbia.

Qui collezioniamo anche i colpi di stato o i tentativi di compierlo. Dall’anno dell’indipendenza, nel 1960, sono almeno cinque gli effettuati senza contare i tentativi reali o immaginari di destabilizzazione istituzionale da parte dei militari. L’ultimo della serie, ancora in atto e senza una conclusione accertata, attende il proprio compimento. In effetti tra la politica e la sabbia ci sono attinenze, complicità, accordi, connessioni e financo interdipendenze. Le caratteristiche sopra enunciate della sabbia sono pure riferibili alla politica del Paese e forse dell’intero Sahel. Il pregio di questa realtà è che svela quanto altrove invece si nasconde. Voi lontani e stranieri, fareste meglio a non fidarvi, non siamo ancora l’oasi di stabilità attesa.

Dalle nostre parti, almeno, siamo coscienti dei nostri limiti e possibilità mentre altrove si finge che la democrazia sia inossidabile, granitica, immutabile e scontata. Qui, invece, la nostra sa bene di essere sabbiosa, precaria, adattabile, manovrabile e funzionale agli interessi di arrivisti del momento. Lo assumiamo come un dato di fatto e per questo, ad intervalli regolari, rimettiamo il gioco democratico alla linea di ripartenza per un’altra tornata che si sa d’anticipo, limitata nel tempo e nello spazio. Cose come i partiti, smantellati col loro consenso, la società civile, comprata e svenduta a piacimento e gli intellettuali, membri onorari del campo dei vincitori, fanno sì che l’ambito politico sia sparito, liquidato, confiscato.

Rimane allora lo spazio per i venditori di sabbia. L’organo scritto ufficiale del partito di governo, la cui sede di Niamey è stata bruciata proprio ieri, il noto ‘Sahel Dimanche’, riporta la notizia che alcuni giovani scolari si danno alla vendita di sabbia e di ghiaia. In effetti alcuni studenti poco abbienti, onde preparare il prossimo rientro scolastico, fanno all’antica e cioè spalano sabbia e poi la vendono con carrette tirate da asini agli autisti di passaggio. Dall’impresa si possono ricavare tra 2.500 e 4.000 franchi locali al giorno (da 4 a 6 euro). La politica del Paese potrebbe ispirarsi da questa onesta attività lavorativa. In attesa di scoprire come si muoverà il presidente del Comitato Nazionale per la Salvaguardia della Patria, CNPS, carretti, asini e anche tricicli motorizzati, appaiono come punti di riferimento per una nuova politica, appunto, di sabbia.

                    Mauro Armanino, Niamey 29 luglio 2023

giovedì, luglio 27

PAROLE di ANITA MENEGOZZO

Qui con Isabella Sordi

Parole

Le parole 

ben più che le stelle

il mio amore più grande


Son fantasmi di fate

balenii di falene

castelli di carte


Sono prive di pelle

sono prive di scarpe


Vanno e vengono

 ciononostante

come api operose

ed è un'intima gioia

guardarle posarsi

 in febbrile daffare 

sui moti del cuore


Ci danniamo a carpirne

 il segreto

a brandirle perfino

ma una volta raggiunto

 l'intento

le lasciamo da sole

in balia di ogni gesto

 inespresso


Perché ciò che si è scritto

una volta asciugato

 l'inchiostro 

non sarà mai più nostro


Le parole del resto

sono orfane tutte 

dal giorno del parto

e da vergini savie

si concedono prive

 di ottuse riserve

grazie a un patto

 di mutuo rispetto

che nessuno mai scrisse

e nessuno ha mai letto

Anita Menegozzo


SEMPRE BELLE di ANITA MENEGOZZO

 


SEMPRE BELLE



Se quante siamo donne
a larghe falde 
noi si posasse tutte 
le une 
sulle spalle delle altre 
se si riverberasse 
figliandoci sorelle 
ah 
come noi saremmo sempre belle 
ben oltre ad ogni cielo e 
ad ogni specchio.

 Se finalmente 
domine a noi stesse
 noi si gridasse in coro tutte quante 
paure via da noi 
e che sia per sempre 
come sarebbe dolce raccontarne
a figlie
delle figlie 
delle figlie

Ognuna come fummo ascolterebbe
scuotendo chiome incredule nel sole 
e costernando al punto
da farci dubitare 
di essere vissute mai diverse 
così che grato e dolce ci sarebbe 
persino quel non essere credute

Allora e solo allora
 errante cavaliere
 se sarai uscito vivo dalla storia
 nell'anima
 né macchia né paura 
 superflua l'armatura e la visiera 
allora e solo allora
 del nostro voler bene
 sarà amore

ANITA MENEGOZZO

mercoledì, luglio 26

LA PENNA di ANITA MENEGOZZO

 


LA PENNA 

La penna giace
 muta e inaridita 
Mi guarda
 come chi non ha rimedio 
demotivata
 immota 
Vorrebbe dare un senso
 alla sua vita
 vergando se non altro
 qualche nota. 
Se ne sta dignitosa
 anche se arresa
 oggi
 che ogni parola è una
 scommessa 
e suona solo come una
 parola 
e quando suona tanto,
 suona fessa
 Sarà per imperizia mista a 
rabbia 
o chiara percezione della
 nebbia? 
Ammetto la mia parte
 della colpa.
 Ma come faccio a scrivere
 con lena 
con penne che han paura
 della carta?
 Non sono più
 le penne di una volta.

Anita Menegozzo

ARABISMI DI ETÀ MEDIEVALE NEI DIALETTI DEL CILENTO di Antonio Capano (e anche altrove) editoriali ripresi da varie fonti, compresa Danila Oppio


 

Leggo da un post di Carmine Mondelli una pagina molto interessante. Attraverso gli studi dell'autore, Antonio Capano, si scopre che molti vocaboli sono derivazioni (magari leggermente storpiate) della lingua araba. Non dimentichiamo che gli arabi, spesso definiti erroneamente Mori, hanno invaso prima la Spagna, dalla quale sono stati scacciati dopo lunghe guerre, per poi stabilirsi in Italia.  mi piace scoprire l'etimologia delle lingue, e anche i dialetti lo sono, che è voce della lingua colta, indicante "l'origine di una parola, o la derivazione di una parola da un'altra", significa inoltre la scienza che ricerca quest'origine, e significò pure quella parte della grammatica che studia le parole nella loro derivazione e nelle loro forme. Un po' di storia, ripresa da 


La conquista araba della Sicilia avviene nell'827 anche se l'isola aveva subito in tempi precedenti molte incursioni musulmane delle quali si ha notizia fin dalla metà del VII secolo. Gli Arabi del resto, erano molto vicini, in quanto installati sulla sponda africana del Mediterraneo. Ifriqiya (cioè l'Africa del Nord) ha ormai il volto musulmano, ed è governata da emiri locali in pratica autonomi come in Spagna. La Sicilia è inoltre bersaglio molto interessante, in quanto, sottraendo ai Bizantini le basi navali dislocate sulla costa meridionale dell'isola, gli Arabi avrebbero il pieno controllo sul traffico navale nel Mediterraneo centro-occidentale.
Lo sbarco avviene a Mazara del Vallo, al comando della spedizione vi è Assad Ibn al-Firat che punta su Siracusa, la capitale, che però resiste. Cade Girgenti (Agrigento) e dopo un anno di lotta si arrende Palermo, che diventerà capitale. Siamo nell'831. Successive sono la resa di Messina, Modica, Ragusa, passano dieci anni prima che si arrenda Castrogiovanni e venti prima che si arrenda Siracusa.
A questo punto gli Arabi vorrebbero invadere l'Italia Continentale, ma sono divisi da essa dallo Stretto di Messina. Per questo nuovo capitolo della storia ci vengono incontro le cronache latine del IX e dell’XI secolo. Si parla di Saraceni a Brindisi, a Taranto. Soggette a scorrerie saracene furono la Sardegna e la Corsica, ma maggiormente la Calabria, la Campania e il Molise dove gli Arabi si insediarono per qualche tempo. Si ricordano il sacco del Monastero di Montecassino e quelli delle Basiliche di San Pietro e San Paolo a Roma e ancora, nel 935, erano in Liguria a Genova. Gli Arabi risalivano anche l'Adriatico verso Ancona, spingendosi fino a Cherso. Vanno considerati durevoli i due emirati di Taranto e Bari (dall' 847 all' 871).



Il primo emiro barese, al-Khal Fun ❉ rilasciò un diploma destinato a diventare un riferimento in tutti i secoli della conquista musulmana:
"Nel nome di Dio, clemente e misericordioso. Questa è sicurtà concessa dal servo di Dio, Omar, Principe dei Credenti, agli abitanti di Aclia. A tutti senza distinzioni, o malati o sani, egli garantisce la sicurtà per loro stessi, per i loro beni, per le loro chiese, per i loro crocefissi e per tutto ciò che riguarda il loro culto... Non saranno maltrattati per causa della loro fede, né alcuno fra essi sarà danneggiato.".
La Sicilia, dopo la conquista, gode di un periodo lungo di pace e prosperità, viene inserita in un'area ricca, il mondo islamico, culturalmente ed economicamente. Il tutto viene favorito dalla facilità delle comunicazioni, la disponibilità delle risorse produttivi, tecnologiche e ideologiche e dall'uso dell'arabo come lingua franca.
Religiosamente la Sicilia occidentale fu intensamente islamizzata, quasi al 50%. I Cristiani rimasti nell'Isola erano tollerati e protetti generalmente, ma nella condizione di dhimmî (comportava il pagamento di una tassa dagli aderenti ad una religione rivelata, viventi sotto la protezione dell'autorità musulmana).
I Musulmani di Sicilia hanno contributo intensamente allo sviluppo delle scienze teologiche:
Muhammad ben Khurâsân e Ismâ'îl ben Khalaf nella raccolta e nell'approfondimento degli ahâdîth. Assad ben al-Fûrat e Yahyâ ben Umar nello studio di diritto o figh.
Abd Allâh, di origine siciliana, ha tradotto all'arabo un trattato greco di botanica di Dioscuride. Nelle scienze linguistiche ricordiamo Mûsâ ben Asbagh, Abû abd-Allâh Muhammad al-Kattâni (1035-1118) e Sa'îd ben Fat'hûn. Come poeti siculo-arabi ricordiamo Abd al-Rahmân ben Hassan, Ja'far ben yûssuf e Ibn al-Khayyât. A quell’epoca era d'uso che i doti si spostassero frequentemente nell'Umma (mondo islamico) sia per frequentare altri dotti, sia per apprendere o per insegnare. Questo rendeva abbastanza vivace la circolazione delle idee.
Sono i Fatimiti di Ifriqiya che delegarono i fedeli Kalbiti a rappresentare la sovranità in Sicilia. Lo scenario è di discordie, rivolte di palazzo e delitti di Stato, incominciano a sorgere delle signorie locali e va anche fronteggiata la costante minaccia bizantina.
Nonostante l'arrivo di rinforzi dal Maghreb e l'eroica resistenza capeggiata da Ibn Abbâb (Benavet) Palermo cade nel 1072. La conquista normanna guidata da Ruggero il Guiscardo fu completata dopo 30 anni di guerra e fini nel 1091 con la caduta di Noto.
Finita la conquista Ruggero fece seguire una grande tolleranza per i Musulmani. Molti di loro furono arruolati come soldati in reparti speciali nel suo esercito. Nel 1111 viene incoronato Ruggero II, si faceva chiamare al-Mu'tazz bi-llâh e firmava spesso come al qiddîs (il re grande e venerabile), mantenne la Sicilia nella grande circolazione culturale e commerciale del mondo islamico. Per volere dello stesso re, il geografo al-Sharif al-Idrissî, figura rappresentativa della comunità islamica sicula, scrisse la famosa opera Al-Kitâb al-Rujâri (il libro di Ruggero), grande opera di geografia completata nel 1154. La sua corte era affidata anche ai funzionari di lingua e competenza araba; c'erano dei fityân (paggi), hâjib (ciambellani), Janîb (aiutanti di campo), Jâmadâr (addetti agli abiti) ecc...
La Sicilia ritorna cristiana con i Normanni, ma se furono lunghi i tempi della conquista, furono ancora più lunghi quelli della scomparsa della cultura musulmana dall'isola. Il periodo di maggior fioritura artistica e culturale della Sicilia musulmana ha coinciso con i tempi della terza dinastia Kalbita, Palermo fu capitale di arti, lettere e soprattutto poesia, questa Città divenne il faro di questa Civiltà che si propagò per tutta la Sicilia e giunse perfino a lambire il Mezzogiorno d'Italia. Non si contano gli influssi islamici nell'architettura, nella pittura, nella ceramica, nella decorazione per non parlare dei numerosi arabismi presenti nella nostra lingua (libeccio, scirocco, darsena, tariffa, fondaco, gabello, elisir, sofà, zenit, ecc...) e nei numerosi toponimi: Alcamo, Marsala, Caltagirone, Sciacca, ecc...

VITA QUOTIDIANA E CULTURA
I costumi islamici in Sicilia si diffusero rapidamente. Appaiono i primi minareti da cui sembra che derivi il campanile e le prime moschee. I nuovi quartieri s'ispiravano allo stile moresco: ampie case bianche con piccole finestre. All'interno, circondato da un porticato, il patio, un cortile con fontane e piante. Alle pareti compaiono gli "azulejos" piccole piastrelle che formano mosaici, il pavimento era ricoperto da tappeti. I Musulmani amavano molto la vita sociale. Di solito si riunivano il venerdì, giorno di festa. A queste riunioni partecipavano solo uomini. Bevevano sciroppi di frutta e tè che alcuni mercanti avevano portato dalla Cina. Caffè e tabacco erano ancora sconosciuti. Amavano molto la musica e la danza, spesso si concludevano così i banchetti. Gli strumenti musicali più diffusi erano cinque: arpa, oboe, liuto, tamburo e chitarra.
Tenevano molto alle buone maniere e il comportamento a tavola era ineccepibile: mangiavano a piccoli bocconi, masticavano bene, non mangiavano aglio e cipolla, non si leccavano le dita e non usavano gli stuzzicadenti. Il gentiluomo musulmano si lavava ogni giorno, si profumava con acqua di rose, si depilava le ascelle e si truccava gli occhi. Per la strada ogni tanto si fermava davanti ai numerosi portatori di specchi per controllare e accomodare la propria acconciatura. Si vestiva con eleganza e non indossava pantaloni rattoppati. I passatempi preferiti dei gentiluomini erano la lotta dei galli, gli scacchi e la caccia. Tra il popolo erano diffusi il gioco dei dadi e quello della tavola reale.
Oltre che nei costumi della vita quotidiana, gli Arabi lasciarono profonde tracce del loro passaggio nella cultura: Palermo sorsero scuole arabe dove si insegnava la sfericità della Terra e i punti cardinali. Lo studio degli astri era molto diffuso e l'astronomia è loro debitrice di molto termini: azimut, zenit, nadir, ecc... Ancora adesso in Sicilia sopravvivono un po’ dovunque modelli di architettura araba e quando questa cultura dopo il mille si incontrò con quella normanna nacque la più alta civiltà del medioevo europeo, da cui più tardi derivò quella del Rinascimento.
Anche nell'agricoltura gli Arabi portarono innovazioni: le irrigazioni delle "huertas" (come quelle della "conca d'oro" presso Palermo), colture del cotone, della canna da zucchero e del riso, dell'arancio, coltura della seta, industrie tessili, ceramiche, ecc... Degno di nota è anche il grande sviluppo urbano, i musulmani avevano fissato definitivamente la capitale della Sicilia a Palermo che nel X secolo contava già 300.000 abitanti e in tutto l'occidente musulmano era seconda solo a Cordova. Molti porti sulla costa opposta del Tirreno: Amalfi, Salerno, Napoli, Gaeta erano economicamente nell'orbita di Palermo e della Sicilia musulmana. La moneta del califfato fatimita era il Dinar che aveva corso in tutta l'Italia meridionale ed era imitato altrove. Quando la conquista normanna (1061 - 1089 ) riunisce questo territorio musulmano ai territori cristiani d'occidente, gli scambi si fanno più intensi. Le tecniche della coltura della seta e la sua lavorazione arrivano ad esempio nell'Italia settentrionale (Lucca, Venezia).
La Sicilia e l'Italia meridionale hanno acquistato nell'epoca musulmana conoscenze d'ogni tipo, come la Spagna: conoscenze mediche, filosofiche, astrologiche, scientifiche. Questo fenomeno come abbiamo già detto continuerà durante il periodo normanno e alla corte di Federico II, la Sicilia e la Spagna costituiscono i punti più importanti attraverso i quali sono penetrati in Occidente gli influssi orientali, che contribuiranno a determinare quella che sarà l'opera di sintesi del grande Rinascimento italiano.

al-Khal Fun (è una mia considerazione, non certa ovviamente, ma il nome ricorda molto il termine dialettale "Cafone". 



Questa è solo una pagina del testo dell'autore, e mi sono basata su questa, ma ho aggiunto un mio commento:


Qui sotto, articolo estrapolato parzialmente Dal Corriere di Napoli

L’argomento di oggi per la rubrica “Colori partenopei” è la presenza dell’elemento “arabo” a Napoli. Attraverso il racconto di Adriana Riccardi, una studentessa magistrale all’università “L’Orientale” di Napoli, andremo a scoprire cos’è la lingua araba e come ha influenzato la lingua napoletana.
L’influenza sulla lingua napoletana
Sicuramente la lingua araba è stata di grande rilevanza per il dialetto napoletano: ciò è dimostrato dai numerosi contatti verificatisi tra le due culture nel corso della storia fino ad oggi. Di fatto, la presenza di numerose etnie nel territorio non vanno affatto trascurate. Nella lingua napoletana, sono presenti numerosi arabismi, alcuni utilizzati con frequenza – anche inconsapevolmente – nel linguaggio quotidiano.

La studentessa ci fa vari esempi. La parola “cantaro” è un’unità di peso pari a 100 rotoli (circa 90 kg) e deriva dall’arabo “qintar”. Ricorre nella colorita espressione “Fa’ tre fiche nove ròtole e quatto ceuze nu cantaro”, riferita a chi “la fa troppo pesante”. Le parole “caraffa” e “giarra” sono denominazioni proprie della piccola brocca in vetro dal contenuto inferiore al litro e derivano da “garaf”.

La parola “mammone” è un lemma, che viene evocato per spaventare i bambini vivaci e deriva da “maymum” (scimmione). La parola “paposcia”, che indica una pantofola vecchia e deformata, viene ripresa da “babusc”, la classica calzatura orientale con la punta rivolta all’insù. Inoltre, abbiamo “abbezzèffe”, che significa “in gran quantità, abbondantemente” e deriva dall’arabo “bizzaf”. Infine, il termine “acciacco” (malanno, infermità) deriva dall’arabo “saqqa”.

L’inconsapevolezza dei napoletani
“Onestamente non credo che i napoletani siano consapevoli dell’importanza che la cultura araba ha avuto nel territorio. Non colpevolizzo i napoletani in quanto io stessa, prima di conoscere l’arabo, ero del tutto inconsapevole di ciò. Di fatto, soltanto coloro che posseggono un’ampia conoscenza della Storia (soprattutto per quanto riguarda l’area del Mediterraneo) e della cultura araba (compresa la lingua, chiaramente), possono dire di esserne a conoscenza”, ammette Adriana.

Ci sarebbe da dire molto di più, ma l'articolo risulterebbe troppo lungo.
Danila


DA FB che si è divertito a creare un profilo di DANILA OPPIO


 

Galleria d'ARTE di NORMA TROGU

 


Dalla pagina FB di NORMA TROGU

autore ZHANGXII



PRENDENDO IL TE' di NORMA TROGU

QUANDO ALLUNAGGIO FA RIMA CON OLTRAGGIO di ANNA MONTELLA

Per ricordare quanto sono belle le poesie di ANNA MONTELLA e per porgerle i miei auguri di buon onomastico!!


AUGURI A TUTTE LE PERSONE CHE SI CHIAMANO ANNA E GIOCCHINO



 

In particolare a Anna Laura Attanasio, a Anna Montella, a Anna Limido, a Anna Carloni, a Anna Chiara Macina e se ne ho scordate altre con questo bellissimo nome, auguri anche a loro!

Danila vi abbraccia!

sabato, luglio 22

ELOGIO DELLE RESISTENZE, IMPROVVISATE, DEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO



 Elogio delle resistenze, improvvisate, del Sahel       

Era da tempo che non accadeva a Niamey. Senza avvisare il temporale di sabbia ha colorato il cielo di oscurità rossastra e, per qualche minuto, la capitale è stata invasa dal buio. Solo la pioggia, caduta abbondante, ha riportato la normalità. Sono cose che succedono nel Sahel dove, per la gente comune, la pioggia forte porta con sé insicurezza e timore in città. In campagna, invece, i contadini che avevano già seminato il miglio, già seccato nel frattempo, ritrovano la speranza di riseminare le preziose sementi che consentiranno loro di sperare il futuro. In città si allagano le zona basse e le strade, tassativamente senza canali di scolo, aspettano il riapparire del sole per tornare agili e funzionali. La pioggia non fa dimenticare che se lontano si brucia il corano è forse qui vicino che si paga il prezzo dell’imprevedibile gesto compiuto. 

I semafori che funzionano meglio, nei crocevia, sono quelli che non si accendono. Ognuno sa come e dove passare e, di fatto, non si formano le code che invece sono inevitabili quando i semafori sono in buona salute. Si costruiscono le case dove si può e le scuole per i ricchi sono ben conservate mentre per i poveri bastano quelle di fango e di paglia che brucia nella stagione secca. I banchetti di vendita si susseguono senza apparente logica lungo le strade e così le attività dei piccoli commerci le cui insegne, spesso accompagnate da disegni o proverbi, compaiono e spariscono la settimana seguente. Non parliamo del lavoro fisso che, pure qui, a parte l’amministrazione e i politici, è del tutto infondato. Solo quello informale permette alla stragrande maggioranza della popolazione di non essere inghiottita dalla miseria.

Se resistere fa rima con esistere è perché da queste parti, malgrado i reiterati tentativi di organizzare gli stati come le neocolonie vorrebbero, si fanno strada i militari, i commercianti e gli occasionali salvatori della Patria. In realtà, come sempre e dappertutto, si tratta della cattura del potere e allora le r-esistenze del Sahel sconfinano con l’organizzata anarchia di cui, il socialista ‘utopista’ francese  Pierre-Joseph Proudhon, scrisse a suo tempo … ’ Essere governati significa essere, in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento, annotati, registrati, contati, valutati, timbrati, quotati, brevettati, concessi in licenza, autorizzati, postillati, ammoniti, impediti, riformati, rettificati, corretti … da esseri che non hanno né titolo, né scienza, né virtù’. Non sarà facile mettere in riga questa imprevedibile porzione d’Africa!

Nel frattempo, a Niamey risale la temperatura, la circolazione riprende i livelli normali del venerdì, giorno di preghiera e di elemosina per i poveri che si avvicinano ai luoghi di culto. Grazie a loro ci si guadagna il paradiso.

              Mauro Armanino, Niamey, 21 luglio 2023


giovedì, luglio 20

DIVERTIAMOCI PER NON PATIRE TROPPO IL CALDO, QUALCHE RISATA FA BENE!

 VI SPIEGO COME FUNZIONA IL GIOCO, NELLA PRIMA RIGA NUMERATA CERCATE IL VOSTRO GIORNO DI NASCITA, NELLA SECONDA IL MESE E NELLA TERZA IL VOSTRO SEGNO ZODIACALE. METTETE INSIEME LE PAROLE CHE CORRISPONDONO E...BUON DIVERTIMENTO!


altri due dipinti di NORMA TROGU - Galleria d'arte

 


Compleanno su quaderno


L'infanzia sognata


BEZ-KRES rivista letteraria polacca, dove sono pubblicate quattro poesie di DANILA OPPIO tradotte da IZABELLA TERESA KOSTKA nella sua lingua


Riporto il testo  del mio precedente articolo che ho pubblicato a questo link: 

https://versiinvolo.blogspot.com/2023/06/bez-kres-rivista-letteraria-polacca.html

Oggi ho ricevuto la splendida notizia da parte di Izabella Teresa Kostka, che ha tradotto quattro mie composizioni poetiche in lingua polacca e che saranno pubblicate sul numero di luglio del mensile polacco di cultura e letteratura "Bezkres/ Infinito", nella sezione dedicata alla poesia italiana contemporanea. 

Izabella scrive:  ospito con immenso piacere le poesie di Danila Oppio . Mi complimento con l'autrice per lo spessore del suo pensiero poetico e ringrazio la Redazione per l'attenzione dedicataci. Tutti i testi in originale italiano con la traduzione in polacco. Attualmente in stampa.

Le rispondo:

Carissima Izabella, sono molto felice per la pubblicazione sulla rivista Bez-kres, ti ringrazio immensamente per esserti occupata della traduzione in lingua polacca, e per avermi interpellato riguardo all'invio delle mie composizioni poetiche, che dimostrano un tuo gentile apprezzamento alle mie opere. A presto e grazie ancora della tua grande disponibilità. Un forte abbraccio

Danila

E oggi ho ricevuto le due copie della rivista polacca, e sono felicissima!







Mi scuso per le    scansioni un po' storte, ma non sono  molto precisa in queste operazioni