POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

martedì, dicembre 29

ASHOKA ICE CREAM di RENATA RUSCA ZARGAR


ASHOKA ICE CREAM
di Renata Rusca Zargar
Ashoka spingeva lestamente lungo Puza Road, a Delhi, il suo piccolo carrettino bianco e azzurro. Da un lato erano appese ordinatamente le file di coni per confezionare il gelato che si trovava all’interno del carrettino stesso, mentre copriva il tutto una tendina, sempre a strisce bianche e azzurre, sulla quale spiccava la scritta in grandi caratteri blu “Ashoka Ice Cream”.
Ogni mattina, Ashoka raggiungeva Ajmal Khan Road, una zona movimentata di negozi e di gente, dove il traffico e il rumore erano incessanti. Moto, auto, biciclette, autorisciò, si mischiavano ai molteplici passanti, come api che ronzano sul miele. Egli sistemava proprio là, in un angolino, il suo banchetto e cercava di guadagnarsi la giornata.
Ashoka non era vecchio, o almeno non ricordava quanti anni fossero passati dalla sua nascita, ma il suo aspetto lo faceva apparire piuttosto anziano, con una misera camicia scolorita addosso e un paio di pantaloni di cui non si capiva più il colore e la forma originale. Ai piedi aveva un paio di ciabatte l’una differente dall’altra.
Nella sua famiglia, i figli erano stati sempre numerosi: suo nonno ne aveva avuti ben quindici (un dono di Dio!), suo padre dodici ed egli ne aveva solo otto perché due, purtroppo, erano morti da piccoli. Per mantenerli, Ashoka aveva tentato diversi mestieri: da giovane faceva il manovale per un’impresa che costruiva e riparava le strade. Spaccare le pietre con un pesante martello sotto il sole bollente dell’India e respirare i vapori del catrame avevano consumato le sue energie ed era diventato ancora più magro di quanto fosse stato prima, come una pera secca. Così, l’avevano licenziato ed era andato, per un periodo, a raccogliere la frutta nelle campagne. Per ore e ore si arrampicava sugli alberi di cocco o di banane, poi accatastava i frutti nelle ceste e li portava al limitare della piantagione, dove altri li caricavano sui carri. Faceva sempre tanto caldo, il lavoro era assai duro e il suo corpo era divenuto persino più scheletrico, se possibile! La paga, invece, era ancora più scarsa e le necessità della famiglia aumentavano. Poi, finalmente, aveva trovato occupazione come uomo delle pulizie in un albergo abbastanza lussuoso. Con buona volontà, inginocchiato a terra, lavava i pavimenti e i gabinetti, spolverava l’arredamento e rifaceva i letti delle stanze senza un attimo di sosta. Il salario era ugualmente inadeguato ai bisogni ma, spesso, i clienti lasciavano una mancia o qualche oggetto che egli poteva rivendere. Così, giorno dopo giorno, aveva accumulato una piccola sommetta che gli aveva permesso di comprare il carrettino che lui aveva chiamato “Ashoka Ice Cream”.
Oltre che il suo (e quello della sua piccola impresa), Ashoka era stato il nome di uno dei più grandi sovrani dell’India, della dinastia dei Maurya, tanto tanto tempo prima.
Certamente, nominare così la sua attività gli avrebbe portato fortuna! Ormai, i suoi due figli più grandi lavoravano anche loro e, con un po’ di prosperità, avrebbero potuto aggiustare quelle due misere stanzette in cui vivevano tutti quanti. Ma il problema più grave era che c’erano ben tre figlie femmine da maritare, il che avrebbe comportato notevoli spese, se voleva sistemarle con persone per bene.
-Oh, Shiva, - pregava Ashoka, appollaiato sul carrettino in attesa di clienti - fammi guadagnare molto. La più grande delle mie figlie, Rada, ha vent’anni e dovremo fare una grande festa per il suo matrimonio. Vedi, stiamo cercando il marito adatto a lei, perché possa andare a vivere in una casa e non in una baracca come la nostra…
-Un cono, per favore!- qualcuno chiedeva – fragola e cioccolato.
-Dieci rupie.
-Shiva, - supplicava ancora l’uomo - fai che oggi possa vendere tutto il mio gelato!
- Due coni da venti rupie: papaya e mango.
- Un cono di crema…-
La giornata era stata buona e con essa molte altre: Ashoka, la sera, con le tasche zeppe di rupie spingeva il suo carrettino su per Puza Road, fino al gruppo di capanne dove lo aspettava la famiglia. Poi, dopo aver mangiato una ciapati e qualche lenticchia, si stendeva a terra sul pagliericcio e si addormentava.
La mattina presto, infatti, dopo essersi rifornito di gelati, ripartiva per Puza Road. Intanto, aveva preso l’abitudine di fermarsi al tempio di Shiva: lasciava per un attimo il suo carrettino davanti alla costruzione e, suonate le campanelle di buon augurio che si trovavano all’ingresso, entrava nel luogo fresco e pulito. Lord Shiva era là, sorridente e sereno con il suo tridente in mano e la compagnia del terribile serpente cobra.
- Forse potrò maritare mia figlia Rada con un nostro lontano cugino che ha un buon lavoro. Ma occorre molto denaro per i regali, per la dote… Usciva dal tempio fiducioso: Lord Shiva non si sarebbe dimenticato di lui.
Le giornate erano favorevoli: il caldo opprimente spingeva molti bambini, e persino gli adulti, a comprare i gelati. La sera, prima di dormire, contava le rupie guadagnate e faceva progetti. Anche i figli portavano a casa qualcosa e la moglie, finalmente, aveva potuto comprare alcuni piatti e bicchieri in metallo.
Ogni mattina, dunque, si riforniva di gelato, offriva un’elemosina al tempio e scendeva per Puza Road tra i vapori dei tubi di scarico delle centinaia e centinaia di mezzi che procedevano a zig zag, strombazzando avidamente sui clacson.
Finalmente, l’esistenza stava cambiando in suo favore. Gli affari andavano bene, i figli guadagnavano, Rada era stata fidanzata e, dopo pochi mesi, sarebbe avvenuto il matrimonio. Ashoka aveva iniziato a riaggiustare le due stanzette in cui vivevano dieci persone. Stava pensando anche di condurre un tubo con l’acqua corrente in casa, invece di andarla a prendere con i secchi a un rubinetto poco lontano.
Solo, sempre più spesso, si sentiva stanco, mangiava ancora meno e quando, qualche volta, finalmente, insieme alla ciapati, c’era qualche verdura di buona qualità o una ciotola di riso e un po’ di frutta, l’accoglieva senza entusiasmo. Un giorno, tossendo, aveva sputato del catarro mischiato a sangue. Non ci aveva badato molto, ma poi era successo altre volte.
I preparativi per il matrimonio si facevano più pressanti. Sarebbe stata innalzata una tenda e almeno quattrocento persone sarebbero state invitate a pranzo. Poi la festa sarebbe continuata fino a notte e la sposa, dopo aver girato intorno al fuoco con lo sposo per sette volte, sarebbe partita per la casa del marito.
Sempre più debole, pochi giorni prima del rito, Ashoka si era recato nell’ambulatorio dell’ospedale. Decine e decine di pazienti aspettavano pazientemente, in coda nella stanza spoglia, di essere visitati. Poi, probabilmente, non avrebbero mai avuto abbastanza rupie da comprare le medicine.
-Tubercolosi - era stata la diagnosi.
- È grave?
- Sì. Ormai siamo a uno stadio molto avanzato. Avresti dovuto venire prima.
- Non c’era mai tempo e mancavano sempre i soldi… Quanto potrò vivere? - aveva chiesto lui, già rassegnato.
- Nessuno può dirlo, ma certo non a lungo! Comunque, ti darò una cura.
- Grazie, mia figlia deve sposarsi presto e non voglio creare dei problemi.
Silenziosamente, era tornato a casa e aveva continuato, mattina e sera, a spingere il suo carrettino lungo Puza Road. Così pure aveva elargito le sue elemosine quotidiane al tempio del Dio Shiva, sempre sereno e ben accogliente.
E, finalmente, il giorno del matrimonio era giunto. La sposa, bellissima, adornata di gioielli, con le mani e i piedi decorati con disegni all’henné, aveva affrontato la funzione sotto gli occhi commossi dei parenti e del padre.
Quindi, Ashoka, senza che nessuno se ne rendesse conto, era rientrato nella sua meschina casupola e si era steso sul giaciglio di paglia. Davanti ai suoi occhi, ecco, era giunto il serpente di Shiva. Grande, imponente, la sua sola testa riempiva l’intera stanza ed esso si dondolava spalancando le sue tremende fauci. Il resto del corpo, enorme, lucido di scaglie, era arrotolato dietro il capo che si ergeva osservando Ashoka pacatamente.
-Sono tanto stanco, non so trovare la forza per continuare questa festa -
Ashoka si era addormentato.
I commensali mangiavano, bevevano, conversavano e ascoltavano musica sotto la grande tenda della cerimonia. A notte fonda, prima che la sposa partisse per la casa nuziale, Ashoka si era alzato dal pagliericcio ed era andato a salutarla.
L’indomani sarebbe stata una giornata di lavoro, come sempre. Una parte del banchetto era ancora da pagare e occorrevano tanti e tanti soldi.
Ma gli affari seguitavano ad andare bene: sembrava quasi un sogno che, in pochi mesi, tutti i debiti fossero stati saldati!
-Oh, Lord Shiva, ti ringrazio! Rada è sistemata, i due ragazzi lavorano. Tra qualche anno ci saranno le due bambine da maritare ma anche i maschi più piccoli potranno lavorare. Se gli affari procedono bene, potremo avere un po’ di benessere. Presto, uno dei figli potrà prendere il mio posto al carrettino e chissà… che io non possa un po’ riposare! Lo so, sono molto malato, le forze mi abbandonano ogni giorno di più ma… sarà fatta la tua volontà.
Ashoka aveva offerto, come ogni mattina, una coroncina di fiori e una piccola elemosina. Poi, aveva riaffrontato Puza Road. L’aria sembrava ancora più irrespirabile e il cielo spesso e plumbeo rendeva l’atmosfera più pesante. I dieci milioni di abitanti della città sembravano transitare tutti di là, a quell’ora, con i loro tubi di scappamento che emettevano densi fumi nerastri che bruciavano gli occhi e penetravano nei polmoni.
Autobus e camion lo sorpassavano strombazzando.
Fu così che proprio un camion, per evitare un gruppo di taxi e risciò fermi alla sua destra, non riuscendo a frenare in tempo, aveva sterzato verso il bordo sinistro della carreggiata.
Davanti ad Ashoka era apparso l’eminente serpente di Shiva: questa volta riempiva tutta la strada miracolosamente vuota e pulita e la sua smisurata testa si alzava su, fino al cielo, splendidamente terso e profumato. Il cobra si dondolava al ritmo di una musica dolcissima e apriva la bocca sconfinata: un tunnel nero verso l’infinito. Ashoka, dunque, vi era entrato, sempre spingendo il suo carrettino, e si era avviato per i sentieri dove esiste solo riposo e pace. Shiva, il distruttore, l’avrebbe ripreso e ricreato, un giorno, per vivere un’altra vita e perfezionare il suo spirito.
Sulla strada, intanto, l’autista del camion, che si era accorto di aver investito qualcuno, era sceso dal mezzo, mentre la folla si assiepava intorno.
Ma nessuno aveva trovato la vittima.
Nella disadorna stanzetta dove aveva vissuto Ashoka, sul suo vecchio pagliericcio, però, un piccolo cobra aveva preso il suo posto. Nessuno lo avrebbe mai disturbato né esso avrebbe mai fatto del male ai componenti della famiglia. E gli affari sarebbero andati sempre bene.

lunedì, dicembre 28

LUNA CURIOSA di MARIELLA OPPIO


LUNA CURIOSA

Luna curiosa.
La guardo.
Si è fermata un istante.
Forse scorgeva i miei occhi
che fissavano lassù.
La luna gonfia di boria
sfidava il mio sguardo.
Un solo istante...
ed ecco imprigionata.
Ora è nella mia stanza
nella magia di uno scatto, 
prigioniera
della mia fantasia.

Mariella Oppio
26.12.20

 

mercoledì, dicembre 23

MIGRANTI d'ASPORTO di ANGELA FABBRI


MIGRANTI   d’ASPORTO

Stanotte, a un certo punto, mi sentivo incredibilmente STANCA e SOLA e ABBANDONATA.

Allora mi sono venuti in soccorso i MIGRANTI  << Ma pensa un po’ a noi altri che siamo sì ben stanchi e soli e abbandonati, sulle nostre barche da ASPORTO >>.

Non so, la stupidaggine mi è venuta spontanea, forse perché tutto qui da noi in Italia (visto che non c’è Pranzo di Natale e Cenone d’Anno fuori casa) parla fitto fitto dei RISTORANTI da ASPORTO e delle loro meraviglie scodellate direttamente a casa nostra ancora CALDE…

Qualcuno forse vuole a casa un migrante ancora caldo, fragrante di gioventù?  

(Angela Fabbri da Ferrara, notte fra 21 e 22 dicembre 2020)  

Nota dell'autrice:

" Se avrò coraggio la spedirò a Danila e Renata perché una cosa simile solo io avrei potuto avere il coraggio di scriverla e loro di pubblicarla " 

Ciao. Angela

Nota della blogger

Il coraggio lo hai avuto e l'ho preso per mano a mia volta. 

Ciao. Danila


  


PENSIERI di MARIELLA OPPIO


PENSIERI

Vorrei essere vento
che dissolve i miei pensieri. 
Vorrei essere acqua.
Ogni foglia che naviga e va. 
Vorrei essere nuvola
per notare la pochezza del mondo.
Vorrei essere tramonto
per immergermi nella sua luce
Vorrei essere farfalla
per volare lontano. 
Vorrei essere barca
per navigare nel calmo mare.
Vorrei essere fantasma
per nascondermi al Mondo
e andarmene con poco bagaglio
sopra le stelle,
sfumando da lassù
tutta la mia malinconia.

Mariella Oppio
22.12.20


 

FINO A QUANDO (Poesia ispirata al Salmo 13) di UMBERTO DRUSCHOVIC


 

sabato, dicembre 19

BUONE FESTE da Danila e da Maristella Angeli


 Il dipinto di Maristella Angeli mi suggerisce di augurare a tutti gli amici di questo blog serene festività.

Lo so, verrebbe da gridare: ma quali feste con questo ultimo lockdown che impedisce di festeggiare con parenti e amici? Certo saranno giorni all'insegna della solitudine, ma piuttosto che rischiare, meglio evitare. Vi auguro che siano comunque sereni, passerà anche questo brutto anno bisestile, se ne andrà anche il Covid, e noi ci riapproprieremo della nostra libertà che pare perduta. Basta avere pazienza e tener viva la fiaccola della Speranza. 

Il prossimo 2021, che sommando i numero dà 5, ci permetterà di dire: give me five, dammi il cinque, e questo rappresenta la gioia di aver superato tutto questo.

Allora ripeto il mio augurio: 

SIATE SERENI! 

Danila

LA TAZZINA DI CAFFÈ di RODOLFO VETTORELLO


LA TAZZINA DI CAFFÈ

E’ così dolce, a volte, dirsi anziani.

Una tazzina calda di caffè,

poi stamattina,

una carezza timida per me

da lei che custodisce questa tana.

Fragilità la chiamano certuni

come per dire, l’inutilità,

di noi che non serviamo più a nessuno.

Restiamo chiusi come dei reclusi

ad osservare il traffico per strada.

Ci si misura a turno la pressione

e la saturazione, (ma cos’è?).

Tra poco tutto questo passerà,

per tutti o quasi, dice già qualcuno

ma non per noi che siamo, per età,

un male duraturo…

finché dura.

Eppure che dolcezza la mattina,

quella tazzina calda di caffè.

Rodolfo Vettorello

POVERI BOCCIOLI di MARIELLA OPPIO



 Poveri boccioli

 Illusi dal tempo,

invano avete tentato

di aprirvi al giorno.

Tristi come il mio cuore

i vostri petali chiusi

si offrono al tempo grigio

con la devozione naturale

che ogni fiore possiede.

Ecco.

Il vostro esempio

mi rincuora.

Oltre il vetro

dove tutto è smorto ,

i miei occhi vedranno

i colori della primavera.

Mariella Oppio

16 dicembre 2020


venerdì, dicembre 18

Joe Biden e Franchot Tone di Angela Fabbri e Danila Oppio


E ritorna il dialogo tra Angela e me su Joe Biden e Franchot Tone. Per non perdermi in ripetizioni, ricordo l’articolo pubblicato nel novembre scorso su questo stesso blog. E che potrete trovare al titolo e link qui sotto riportato:
E dopo la vittoria di JOE...BIDEN


È un film interessante, molto ben diretto e recitato. Credo valga sempre la pena far conoscere le cose che abbiamo frequentato, anche se le abbiamo in parte abbandonate. Questo film qui fa parte della cultura cinematografica che mi sono fatta per anni e anni, scrivendo anche, da molto giovane, alcune recensioni che vennero pubblicate allora. Perché buttare via il passato?  
Angela 

Così, Angela,  inserisco tra i nostri dialoghi un po’ di ricerche effettuate sul Web, come suggerisci tu, mischiate a mie considerazioni.
Danila

Tempesta su Washington è un film statunitense del 1962 diretto da Otto Preminger.
È basato sul romanzo vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa, prima opera di Allen Drury Advise and Consent che per i personaggi si era ispirato a varie personalità dell'epoca, da John F. Kennedy, al senatore Joseph McCarthy fino al presidente Franklin Delano Roosevelt.
Chi sono i due personaggi dei quali vogliamo parlare?
L’interprete in veste di Presidente è:



Franchot Tone, nome completo Stanislaus Pascal Franchot Tone (Niagara Falls, 27 febbraio 1905 – New York, 18 settembre 1968) scomparso 6 anni dopo aver interpretato il Presidente degli Stati Uniti nel film di cui parliamo. 



Joseph Robinette Biden Jr. è nato il 20 novembre 1942 al St. Mary's Hospital a Scranton, in Pennsylvania e nominato 46°Presidente degli Stati Uniti d’America.
Che hanno in comune questi due personaggi rispettivamente del mondo dello spettacolo e di quello politico? Il primo si è limitato a interpretare tale carica nel film Advise and Consent (Tempesta su Washington) una finzione cinematografica, il secondo lo è diventato nella realtà. Che altro hanno in comune? Secondo te, Angela, e anche secondo me ed altre persone, hanno una straordinaria somiglianza nei lineamenti del viso. E la cosa, come la trattiamo nelle nostre email, pare un ritorno al futuro, o se vogliamo meglio dire, un dejavu o una simil reincarnazione del personaggio ideato dallo scrittore di Advise and Consent Allen Drury. 
Se volessimo cercare uno scoop giornalistico, potemmo spararla che il nuovo Presidente USA sia figlio dell’attore. Ma così non è poiché Biden è figlio di padre Biden  e la madre si chiama Catherine Eugenia Finnegan, mentre Tone ha avuto due figli maschi, che portano il suo cognome. Si tratta quindi solo di somiglianza, e pare che esistano nel mondo diversi sosia di ognuno di noi. Comunque vi chiedo di far caso all'identico setto nasale e alla forma della bocca. 
Faccio seguire uno scambio di corrispondenza tra Angela e me, intercorsa in questi due ultimi giorni.

La somiglianza tra il nuovo Presidente americano Biden e Franchot Tone è impressionante, unita poi al fatto  che l'attore ha interpretato un Presidente e Biden è stato eletto nelle recenti elezioni, lo diventa ancora di più. So che non lo sei, ma hai sempre scritto articoli di stampo giornalistico, perché dunque non farlo anche su questo argomento che mi pare ti intrippi moltissimo? 
Qui vedo un qualcosa di simile alle FRITTELLE DEL PAPA. Desideravi un Papa che rappresentasse il tuo pensiero, ed è arrivato Francesco. Quando avevi scritto quella tua che hai definito “parabola” ancora non era stato eletto. E qui con i due Presidenti, quello reale e quello interpretato in un vecchio film, pare veramente si tratti di un ritorno al futuro o un tuffo nel passato.
Per ora tuffiamoci in una tazza di caffè, buon risveglio!
Danila

Ma Biden e Tone. Basta cercare Tempesta su Washington e lì c'è un'immagine del Tone dell'epoca truccato per il film e troverai una somiglianza inverosimile! Oltretutto il Presidente nel film (che si basa su questo) cercava di far eleggere un Segretario di Stato che potesse portare avanti la sua politica economica dopo la sua morte, così come la Harris, in America dicono che potrà egregiamente sostituire Biden.
Tesoro mio, qui sì che c'è qualcosa d'importante, d'interessante, di GHIOTTO per chi ha tempo di scrivere e ne ha l'ambizione e cioè TU. 
Che fra l'altro ami scartabellare sul web, ma tanto ti ho già dato le dritte, non puoi perderti. 
Ciao, divertiti.
Angela (io di idee ne ho fin troppe e il tempo di realizzarne è troppo poco) 

Ed ecco come mi sono divertita! Non ho trovato che una foto di Tone tratta dal film in questione, quella con cui appare in compagnia di Henry Fonda. Ce ne sono molte relative ad altri film da lui interpretati.
Danila

mercoledì, dicembre 16

PREMIO LA CITTÀ DELLA ROSA : Menzione di Alto Merito per il libro STORIA DI VERA di DANILA OPPIO


 Oggi ho ricevuto la bella notizia che il mio libro STORIA DI VERA







col quale ho participato al concorso LA CITTÀ DELLA ROSA, ha ottenuto la 
MENZIONE DI ALTO MERITO, con relativi diploma e medaglia e ne sono felice. 


PREMIO INTERNAZIONALE DI ARTE LETTERARIA “LA CITTÀ DELLA ROSA”

VERBALE di GIURIA edizione 2020
Dopo attenta valutazione delle tante e pregevoli Opere giunte a concorso, le Giurie tecniche, in piena concordanza con la Presidenza Onoraria e con la Commissione Operativa, dopo aver confermato le Distinzioni (Premi alla Carriera; Eccellenza Donna International; Eccellenza Donna Italia; Premi della Rosa ), precedentemente conferite a illustri Personalità, e dopo aver stabilito il Riconoscimento di Merito per Autori non presenti in classifica finale ma egualmente meritevoli di menzione, ha così deliberato:
Qui cito solo i concorrenti che hanno ottenuto lo stesso mio premio:

Sezione D Narrativa edita e Saggistica Letteraria ' Aubrey e Lina Waterfield '
Menzione di Alto Merito:
Nicolina Ros e Luigino Vador con l’opera; Senza Ritorno; ( Pontegobbo Editore )
Alberico Solimes con L’opera Oltre il vetro ( Vertigo Edizioni )
Arturo Croci con L’; opera Coma ( Patrician Press Edizioni )
Danila Oppio con L’ opera Storia di Vera ( Ipazia Books )
Stefano Saccaggi con l’opera Un Blues per la Vita ( Artioli 1899 Editore )
Alessandra Delogu con L’opera Il Golp. Noi bambini il 16 marzo;(Edizioni Arpeggio Libero 2018 )
Roberto Castiglione con l’opera Ipazia: ( Antipodes Edizioni)


Non mi resta che attendere l'invio della medaglia dopo il traffico delle festività ma il mio GRAZIE va fin da ora a Marina Pratici e a Gaia Greco nonché ai membri della Giuria. 
Che mi è giunta oggi, 21 gennaio 2021, giorno del compleanno di mio padre, anche se ormai non lo festeggia più su questa terra. Ne sono particolarmente felice. 








COMMISSIONE GIUDICATRICE
Presidente del Premio: MARINA PRATICI 
Presidenti Onorari:PIERFRANCO BRUNI, HAFEZ HAIDAR, GIOVANNA MULAS, ROBERTO VALETTINI, RODOLFO VETTORELLO 

Presidente di Giuria: SERGIO CAMELLINI 
Membri:
ANTONIO COLANDREA; CARMELO CONSOLI; SILVIA FRUNZI; GIOVANNI RONZONI; MINA RUSCONI; GAIA GRECO, Responsabile Segreteria con diritto di voto.

Presidente di Giuria:MELINA GENNUSO
Commissione Esecutiva: 

DAVIDE BARONI; VALENTINA COSCI; LAURA DELPINO; RITA INNOCENTI; LARA PANVINI,  ,GAIA GRECO, Responsabile Segreteria con diritto di voto.

Presidente Sezione ‘Opere dal mondo’: GUAMAN JARA ALLENDE NEUMANE
Membri: 
JANE BACON; JOAN JOSEP BARCELO; FRANCESCA BIANCHI; FEDERICA FURIA, GAIA GRECO, Responsabile Segreteria con diritto di voto. 

Danila Oppio

L'INCORONATO di ANNA MONTELLA

 


lunedì, dicembre 7

IERI E OGGI di MARIELLA OPPIO


Ieri e oggi

Il tempo sfiora il tempo.

Il cielo grigio fumo

spegne l'intorno,

ma la pioggia canta

e tra una fronda e l'altra

si ode un'orchestra.


Ogni foglia ha un suono,

ogni fiore si apre alla goccia

ogni schizzo rimbalza sui sassi.

Ogni lampo di luce

riflette l'argenteo picchiettio.

Ecco che l'angoscia

ora è gioia, è piacere.


Mi disseto al mutare del tempo.

Ogni giorno

porta con sé nuova linfa

e la serenità appaga

l'intimo stare.

Questa è felicità!

Mariella Oppio

5 dicembre 2020



 

domenica, dicembre 6

CHLOE'S PROMISE di BARBARA PANETTA - Presentazione e recensione di DANILA OPPIO

 

Vi presento una bella iniziativa di BARBARA PANETTA. Di cosa si tratta? Di un meraviglioso libro dedicato ai piccoli, per insegnare loro in modo semplice la lingua inglese. Ed è scritto anche a fine educativo. Il libro, del quale vi parlerò più avanti con maggiori dettagli, riguarda la storia della formichina Chloe. La nuova edizione è bilingue, in inglese e in italiano. 

Il personaggio



 Fin dal primo disegno, la formica Chloe appare piccola e carina, ma non troppo bella per rafforzare il concetto di bellezza che viene dall'interno piuttosto che dall'esterno. Ha grandi occhi espressivi e un sorriso amichevole. Indossa una sciarpa rosa e un cappello che la distingue dai fratelli e sorelle. Chloe è una gran lavoratrice disciplinata e ha sempre un approccio positivo. È una formichina socievole e coraggiosa che crede nel potere del lavoro di squadra. Ha 10 fratelli e sorelle e genitori esigenti. È una formica estroversa, a cui piace giocare con i suoi amici, ma soprattutto ama la musica. Suona il pianoforte e il suo compositore preferito è Chopin.

L'origine della storia

 


Era un giorno soleggiato; Barbara Panetta, autrice di Chloe's Promise, era seduta fuori nel suo giardino, gustandosi un espresso e cercando di tacere mentre sua figlia si esercitava al pianoforte. La sua attenzione si spostò su un gruppo di formiche che raccoglievano un minuscolo pezzo di biscotto, caduto accidentalmente a terra.

Le formiche sembravano molto impegnate e così determinate ... probabilmente determinate quanto sua figlia, che stava imparando un difficile pezzo di Chopin, un lavoro molto duro per una bambina di dieci anni e che richiedeva tanto sforzo e concentrazione.

Entrambe le figlie di Barbara avevano iniziato a studiare pianoforte dall'età di tre anni, e da allora ogni giorno avevano incluso la pratica intensiva anche nel fine settimana.

Quel giorno in particolare era così bello e soleggiato che Barbara pensava che le sue figlie meritassero un giorno di riposo. Invece di esercitarsi, dovrebbero giocare con i loro amici e divertirsi.

Quello è stato il momento in cui Barbara ha avuto un'idea, tracciando una sorta di parallelo tra le formiche e le sue piccole figlie.

E così è iniziata la storia.

Delineata la storia, Barbara ha collaborato con la psicologa dei bambini Giovanna Campolo per garantire che le parole usate e la morale fossero appropriate per i bambini di tre anni e oltre. Il risultato è un lavoro affascinante e illustrativo che sicuramente coinvolgerà qualsiasi bambino.

“ La storia - spiega - parla di una formichina di nome Chloe e dei suoi fratelli e sorelleL'obiettivo principale è il rapporto tra adulti e bambini piccoli, e soprattutto i modi in cui entrambi imparano a fidarsi e rispettarsi l'un l'altro e le scelte che fanno ”.

Il libro è arricchito da bellissime illustrazioni abbozzate da Barbara, che non è un'illustratrice ma ha utilizzato la sua passione per realizzare dei graziosi disegni. Ha usato l'acquerello piuttosto che l'elaborazione digitale, per mantenerlo il più semplice possibile.

Successivamente, il grafico Aurelio Scalabroni intenzionalmente ha aggiunto macchie di colore nella maggior parte delle pagine, dando l'impressione di un lavoro incompiuto e condividendo con i lettori l'idea che nulla sia perfetto.

Attraverso tali illustrazioni e l'uso di un linguaggio semplice, i bambini possono quindi identificarsi con i personaggi principali, confrontandosi con formiche laboriose, determinate e disciplinate.

Chloe's Promise mira a raccogliere fondi di beneficenza:

“Fin dall'inizio - afferma Barbara - la mia intenzione era quella di sostenere lo storytelling a casa tra genitori e figli durante la crisi del COVID-19. Credo che nei momenti difficili tutti possiamo contribuire, in modi diversi. Volevo anche davvero aiutare i bambini bisognosi, quindi tutti i profitti generati dal libro vengono donati a un ente di beneficenza locale registrato, il Momentum Children's Charity , che sostiene i bambini con cancro o condizioni di vita difficili. Vorrei che il mio libro potesse portare un grande sorriso a tutti quei bambini sfortunati ”.

Questo è sia un libro cartaceo che un video che beneficia della collaborazione di  Ben Shephard , presentatore di Good Morning Britain  e  Tipping Point di ITV  , che ha accettato con orgoglio di narrare la storia, e del musicista  Alessandro Viale, autore della colonna sonora.

Qui potrete seguire il video libro:

https://www.youtube.com/watch?v=4PPKo_m54SA

E qui ordinare, se volete,  il libro su Amazon, che credo sia solo nella versione inglese

https://plebu.co.uk/chloes-promise-paperback-available-on-amazon-co-uk-in-aid-of-momentum-childrens-charities/

Mentre qui potrete ordinarlo presso Amazon.it in versione bilingue

https://www.amazon.it/s?k=CHLOE%27S+PROMISE+DI+BARBARA+PANETTA&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss


Barbara Panetta è nata a Reggio Calabria nel 1974. Dopo la laurea in lingue si è trasferita a Buenos Aires per completare un master in linguistica sperimentale. Vive a Londra con la sua famiglia. I suoi studi linguistici e l’interesse per la psicoanalisi l’hanno portata a dedicarsi alla scrittura. Pubblica il suo primo romanzo nel 2015, Ricordi in movimento (Cavinato international). Si è occupata della traduzione di scritti critici specialistici collaborando con musicisti di fama internazionale. Ha partecipato a varie antologie di racconti e ne ha curate due: Lo dice il mare (Edizioni Il Foglio, 2017) e, in collaborazione con Luca Martini, On the Radio (Morellini, 2018). Ha pubblicato il suo primo racconto di genere horror nell’antologia 24 a mezzanotte (Officina Milena, 2019) a cura di Giuseppe Maresca e Luca Raimondi.

Barbara mi ha scritto, su suggerimento della Prof. Renata Rusca Zargar, per chiedermi di diffondere il suo libro. Ho pensato di raccogliere parte degli articoli online che trattano di questo suo nuovo lavoro, che ritengo molto interessante e utilissimo sia dal punto di vista educativo che per avvicinare i piccoli italiani alla lingua inglese o, viceversa, ai bimbi inglesi alla nostra lingua. Quindi, a mio parere, ha doppia valenza, inoltre i disegni che illustrano la storia sono davvero simpatici, posso così affermare con assoluta convinzione che CHLOE'S PROMISE (La promessa di Chloe) è di notevole pregio. Unita al desiderio dell'autrice di contribuire con la vendita del libro per dare un aiuto a Momentum Children's Charity, ritengo che sia un'iniziativa lodevole e da condividere. Se possiamo, diamole una mano e acquistare il libro per farne dono a figli e nipoti.

In questo contesto ho inserito tra le righe anche la mia  breve ma sentita recensione.Complimenti a Barbara e buon proseguimento nelle sue molteplici attività.

Danila Oppio

sabato, dicembre 5

A NATALE PUOI ...Ebook a cura di ANNA MONTELLA - Contiene la mia poesia IL NATALE DI CHI?




Ebook sfogliabile contenente poesie e drabble sul tema del Natale. Realizzato a cura di Anna Montella, per ora in versione elettronica, e presto anche in cartaceo, nel quale è pubblicata anche una mia semplice poesia. Lo potrete sfogliare cliccando sull'immagine simile a questa che rappresenta la copertina del libro, posta sulla destra della home page del blog. Per girare le pagine basta cliccare sull'angolo in alto a destra del libro. La mia poesia si trova nelle pagine 34 e 35 ma per agevolare la lettura la riporto qui sotto:

Il Natale di chi?

Penso a quel neonato
che morì sulla Croce
33 anni dopo esser nato
e che nei suoi ultimi 3 anni
forte fece udire la sua voce.

Ora chi più mai l’ascolta?
S’è cominciato a togliere
il Crocifisso dalle scuole
per non dover contrariare
chi ad altre religioni crede
e non lo vuol guardare.

Così il suo bel Natale 
certo si festeggia ancora 
ma senza alcun presepe. 
Resta per tradizione
una festa di famiglia
pur se la Sua nascita
non desta più meraviglia.

C’è l’abete che di luci brilla.
La slitta di Babbo Natale
che nella notte scintilla
da Rovaniemi colma di doni
sia per bambini capricciosi
così come per quelli buoni.

Ma a Lui io penso ancora
e Lo prego che guardi quaggiù
perché il Covid svanisca fin d’ora…
…Buon compleanno caro Gesù!

Danila Oppio

LA TRAVERSA DELLA NONNA - storiella virale ripresa dal Web

 


Non avendo trovato un'immagine adeguata, questo dipinto rappresenta donne che indossando il classico grembiule. Si chiama così perché copre il grembo, mentre la traversa copre anche il retro del corpo. Non so se avete fatto caso a ciò che usano i cuochi dei ristoranti? Tipo questo. Somiglia un po' alle traverse della nonna. Ora i cuochi indossano giacche o completi eleganti, ma per proteggerli dalle macchie,durante le preparazioni culinarie li coprono anche con queste traverse.  




Ieri ho ricevuto questa storiella che gira da anni in vari Blog e nel Web. Non so chi l'abbia scritta la prima volta, ma per me è la prima volta che la leggo. Spedita da Mariella De Venz a Mariella Oppio, l'ho ricevuta da quest'ultima, ma mi sono permessa di apporre qualche variazione, poiché la prima versione conserva un linguaggio un po' dialettale  e infantile e quel che ho fatto mi pare dia una resa migliore e così ve la propongo.

"Storia della traversa della Nonna"

Il primo scopo della traversa delle Nonna era di proteggere i vestiti, inoltre:
serviva da guanto per ritirare dal forno la padella rovente.
Era meravigliosa per asciugare le lacrime dei bambini e, in certe occasioni, per pulire le faccine sporche.
Dal pollaio, la traversa serviva a trasportare le uova e, talvolta, i pulcini! 
Quando arrivavano visitatori sconosciuti, serviva a proteggere i bambini timidi;
Quando faceva freddo, la Nonna l’arrotolava sulle braccia.
Questa buona vecchia traversa fungeva da soffietto, agitata sopra il fuoco a legna.
Era lei che trasportava le patate e la legna secca in cucina.
Dall'orto, serviva da paniere per molti ortaggi e dopo che i piselli erano stati raccolti, era il turno dei cavoli.
A fine stagione era utile per raccogliere le mele cadute dall'albero.
Quando i visitatori arrivavano all’improvviso, era sorprendente vedere la rapidità con cui la vecchia traversa poteva togliere la polvere;
All'ora di servire i pasti, la Nonna andava sul balcone ad agitare la sua traversa e gli uomini nei campi capivano all'istante che era giunta l’ora di sedersi a tavola.
La Nonna la utilizzava anche per posare la torta di mele, appena sfornata, sul davanzale a raffreddare. 
Ci vorranno molti anni prima che qualche invenzione o qualche oggetto possa rimpiazzare la buona vecchia traversa.

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E finisce qui il racconto che già gira sul Web, anche se rivisto da me. Da parte mia, aggiungo che i molteplici usi della vecchia traversa ora sono rimpiazzati da una serie di oggetti utili per la casa e la cucina, mentre la traversa (ma lo sapete in cosa consiste questa cosa?) bastava per ogni servizio.
La traversa era un grande rettangolo di canapa, raramente di lino (troppo costoso) che si avvolgeva un paio di volte intorno alla vita e si fermava con lacci annodati davanti, in modo da agevolare il togliere e mettere, tenuto conto del rapido cambiamento d’utilizzo da parte della Nonna. 
Oggi non ci basta più. Allora la traversa era l’oggetto indispensabile per molte versioni d’uso. 
Questa storia la riporto volentieri, poiché appartiene anche ai miei ricordi bambini. Le traverse mia nonna le appendeva ai ganci sulla porta della cucina, in modo da averne sempre almeno una pulita, quando quella che indossava era sporca di terra, dopo il raccolto nell’orto, o di schizzi di salsa di pomodoro o d’olio, dopo aver cucinato. Quindi, prima di aprire la porta di casa per accogliere ospiti, indossava una traversa pulita, se doveva mettersi ai fornelli per preparare il pranzo, o la ignorava, se si trattava solo di sedersi per gustare un buon caffè e fare quattro chiacchiere...perché mia nonna ci teneva a fare bella figura!
Danila