Elogio delle resistenze, improvvisate, del Sahel
Era da tempo che non accadeva a Niamey. Senza avvisare il temporale di sabbia ha colorato il cielo di oscurità rossastra e, per qualche minuto, la capitale è stata invasa dal buio. Solo la pioggia, caduta abbondante, ha riportato la normalità. Sono cose che succedono nel Sahel dove, per la gente comune, la pioggia forte porta con sé insicurezza e timore in città. In campagna, invece, i contadini che avevano già seminato il miglio, già seccato nel frattempo, ritrovano la speranza di riseminare le preziose sementi che consentiranno loro di sperare il futuro. In città si allagano le zona basse e le strade, tassativamente senza canali di scolo, aspettano il riapparire del sole per tornare agili e funzionali. La pioggia non fa dimenticare che se lontano si brucia il corano è forse qui vicino che si paga il prezzo dell’imprevedibile gesto compiuto.
I semafori che funzionano meglio, nei crocevia, sono quelli che non si accendono. Ognuno sa come e dove passare e, di fatto, non si formano le code che invece sono inevitabili quando i semafori sono in buona salute. Si costruiscono le case dove si può e le scuole per i ricchi sono ben conservate mentre per i poveri bastano quelle di fango e di paglia che brucia nella stagione secca. I banchetti di vendita si susseguono senza apparente logica lungo le strade e così le attività dei piccoli commerci le cui insegne, spesso accompagnate da disegni o proverbi, compaiono e spariscono la settimana seguente. Non parliamo del lavoro fisso che, pure qui, a parte l’amministrazione e i politici, è del tutto infondato. Solo quello informale permette alla stragrande maggioranza della popolazione di non essere inghiottita dalla miseria.
Se resistere fa rima con esistere è perché da queste parti, malgrado i reiterati tentativi di organizzare gli stati come le neocolonie vorrebbero, si fanno strada i militari, i commercianti e gli occasionali salvatori della Patria. In realtà, come sempre e dappertutto, si tratta della cattura del potere e allora le r-esistenze del Sahel sconfinano con l’organizzata anarchia di cui, il socialista ‘utopista’ francese Pierre-Joseph Proudhon, scrisse a suo tempo … ’ Essere governati significa essere, in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento, annotati, registrati, contati, valutati, timbrati, quotati, brevettati, concessi in licenza, autorizzati, postillati, ammoniti, impediti, riformati, rettificati, corretti … da esseri che non hanno né titolo, né scienza, né virtù’. Non sarà facile mettere in riga questa imprevedibile porzione d’Africa!
Nel frattempo, a Niamey risale la temperatura, la circolazione riprende i livelli normali del venerdì, giorno di preghiera e di elemosina per i poveri che si avvicinano ai luoghi di culto. Grazie a loro ci si guadagna il paradiso.
Mauro Armanino, Niamey, 21 luglio 2023
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