POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

giovedì, settembre 30

OPERE COLLETTVE - filo conduttore LA BELLEZZA - di ANNA MONTELLA e degli autori che hanno partecipato al Premio Letterario Internazionale "LA LUNA E IL DRAGO"


Come sapete per ogni edizione del Premio La Luna e il Drago mi cimento in un'opera collettiva che è un puzzle ricavato dalle opere che hanno partecipato al concorso e che sono state selezionate o sono destinatarie di un riconoscimento. Come sempre invito chi ha partecipato a riconoscere una frase o un verso della sua opera e a riportarla sotto questo post. Nei prossimi giorni ci sarà il verbale ufficiale. Buona caccia "al tesoro" 

Anna Montella

Come sempre, Anna non si smentisce. Da qualche anno studia come meglio presentare l'opera collettiva per dare risalto ai lavori dei vari autori. E la ringrazio infinitamente.

Danila Oppio

OPERE COLLETTIVE

A cura di Anna Montella, presidente del Premio e curatrice del  Caffè Letterario La Luna e il Drago.

L’opera comprende i contributi (un rigo per ogni opera selezionata) opportunamente mescolati tra loro per un risultato armonico, degli Autori selezionati per entrambe le sezioni A e B negli ambiti della XIII edizione 2O21 del Premio Letterario Internazionale “La Luna e il Drago”. Nei contributi sono compresi anche i versi (per le poesie) e le frasi (per i racconti) delle opere prime tre classificate di entrambe le sezioni e le opere cui è stata assegnata una menzione e/o un Premio Speciale.




Ho partecipato alla sezione racconti brevi, e la frase estrapolata da Anna dalla mia opera è la seguente:

le loro sfumature che paiono pennellate d’un grande Artista.

Danila Oppio



martedì, settembre 28

ANDREA NONNI - THE PILLOW: GIRONZOLANDO SU YOUTUBE di DANILA OPPIO

 


Gironzolando su YouTube, e guardando vari filmati, ho “Incontrato” video di alta cultura, visto luoghi incantevoli, mozzafiato, e soprattutto ascoltato le interviste che Andrea, poco ciarliero poiché preferisce che siano i luoghi o  la natura ad esprimersi, e la voce degli intervistati a raccontare la loro storia.
Andrea Nonni, conosciuto su YouTube con il nickname di The Pillow, è un vlogger italiano che nel corso degli anni ha “portato” i suoi follower in giro per tutta l’Europa, sempre alla ricerca di nuove storie interessanti da raccontare.
La sua esperienza sulla piattaforma, dove ormai conta oltre 460mila iscritti, inizia a Londra, luogo in cui lo youtuber originario dell’Emilia-Romagna ha lavorato per diversi anni. Andrea, grazie ad un’ottima padronanza della lingua inglese, porta sul suo canale interviste a cittadini di diverse nazionalità, in cui chiede pareri o conoscenze riguardanti la cultura italiana.
Negli ultimi tempi è molto attivo anche su Instagram. dove conta oltre 35.000 follower, ha spostato il proprio focus quasi esclusivamente sul “Bel Paese” decidendo di mostrare ai suoi follower storie, curiosità o stranezze sconosciute ai più ma che rendono l’Italia un paese senza eguali.
Digitando il suo nome su YouTube gli utenti possono anche imbattersi in video di alto valore culturale, che cercano di far abbracciare tradizioni molto differenti tra loro. Tra tutti, è ormai conosciuto il vlog in cui descrive giorno per giorno la sua esperienza con il Ramadan, vista e testata sulla pelle di chi, come lui, aveva avuto raramente l’occasione di intrecciarsi con il mondo islamico.

Con il suo motto “Another Perspective” , Andrea vuole trasmettere al pubblico la capacità di stupirsi per ogni scorcio che la natura ci regala o per ogni storia che ci viene raccontata, ricordandoci che, in un mondo che ormai sempre di più mira verso nuovi orizzonti, la felicità possiamo trovarla anche di fronte ad un panorama mozzafiato.
Così ho “conosciuto” Rossella, l’ex postina che vive nel borgo calabrese Pentedattilo (cinque dita), che si trova in provincia di Reggio Calabria,  luogo abbandonato, e lei l’unica abitante.
Ogni volta mi commuove seguire i video di questi posti che sono veramente incantevoli, ci danno sospiro ad una vita più semplice, naturale e ad amare la natura che ci ama e ci nutre. Se il mondo fosse visto con gli occhi e con il cuore di questa splendida donna, sarebbe un mondo meraviglioso. Lunga. Lunghissima vita a persone così.


Poi c’è la storia del Re di Tavolara, il regno più piccolo del mondo. Dice Andrea: dopo aver conosciuto Enrico che vive da solo con la moglie sull'isola Asinara in Sardegna, lo abbiamo seguito alla scoperta dell'ex carcere. Le storie nascoste tra quelle mura sono tantissime, i racconti di Enrico ci hanno fatto viaggiare nel tempo e ci hanno aiutato a capire meglio la sua arte. Entrare in una vecchia cella e trovare la sua esposizione di opere in legno (recuperato dal mare) è forse la metafora migliore della sua storia, una storia di metamorfosi. 
Non mi era mai capitato di intervistare un Re. Siamo a largo del comune di Olbia dove, tra le magnifiche acque della Sardegna, svetta una gigantesca montagna. Su quell'isola disabitata, oltre due secoli fa, capitò casualmente un navigatore genovese: Giuseppe Bertoleoni. Si innamorò di quel paradiso a tal punto da fondare lì il suo regno e dopo sette generazioni quel regno esiste ancora: il regno di Tavolara. Qui sotto il link del video da gustare.



DOMANDE all'UNICO ABITANTE del BORGO FANTASMA

Qui siamo nell’entroterra ligure, dove vive, solo, un uomo dall’apparenza umile, ma di grande mente e cultura. Consiglio di ascoltare le sue parole direttamente dal video, non le potrei trasmettere io stessa, deve parlare lui. 
Mi sono commossa nell'ascoltare questo signore, padrone di se stesso e promotore di valori ormai dimenticati. Si comprende quanto sia intelligente quest'uomo! Pure la sua dialettica è fuori dal comune.. lo ascolterei per ore! Riporto una sola sua affermazione. “Vi stanno trasformando in merci, tu sei merce che deve consumare merce, ti creano dei bisogni indotti...” Tutta verità, cui lui è riuscito a sfuggire.Ho evidenziato il titolo, perché ritengo che le parole del signore che vive nel borgo fantasma, siano di grande profondità, senza nulla togliere agli altri.


Quel che sta facendo Andrea Nonni, con i suoi video davvero intelligenti e profondamente umani, merita un applauso! 
Vi consiglio, viaggiando su YouTube, di guardare e ascoltare altri video realizzati da lui, alias The Pillow. Basta digitare il suo nickname nel motore di ricerca di YouTube  e ne troverete altri, tutti molto interessanti. Si possono visitare luoghi inesplorati, mai visti e conosciuti. È possibile conoscere persone che hanno mollato la vita cittadina, decidendo di salvaguardare alcuni borghi o castelli diroccati, portandoli in vita, rendendoli al fascino di un tempo passato, mobilitando enti e associazioni perché se ne occupino, almeno a livello turistico. 
Ripeto, non mi va di riportare le parole dei personaggi intervistati, devono essere loro stessi a trasmettervi il loro sentire, e la loro saggezza vi entrerà nel cuore e nella mente.  Per ora vi ho presentato tre  personaggi: Rossella, il Re di Tavolara, e l’unico abitante di un borgo ligure fantasma.

Danila Oppio

lunedì, settembre 27

UGO FOSCOLO di TOMMASO MONDELLI recitata da RODOLFO VETTOR (LETTORE)

https://www.facebook.com/letture.dirodolfo.1/posts/922814358460043

UGO FOSCOLO
“Salve Zacinto! All'antenoree
de' santi Lari Idei ultimo albergo
e de' padri, darò i carmi e l'ossa,
te il pensier: ché piamente a queste
Dee non favella chi la patria oblia.”
( Ugo foscolo Le Grazie, inno l vv 198 – 111)
Era il mille settecento settantotto
e già della Serenimma il biscotto
nomata Zante e diede al Niccolò
del Foscolo i natali e incominciò.
Esule sempre fu per questa via
più classica e romantica tranvia
Di Ellenica d'immagini eruzioni
classiche e romantiche emozioni.
Albione mille ottocento ventisette
concluse in indigenza sua ventura
la esultanza di neoclassica cultura
l'Italia unita il volle e vi credette
riportare in patria le sue le spoglie
ancor Firenze in casa sua le coglie.
“Se l'ombra dei cipressi, dentro l'urna”
il sonno avrà sua quiete e non ritorna
E tu se “Onor del pianto, Ettore avrai”
in chi la patria servita, mai più morrai.
Quel limite dei giorni per ciascuno
come l'ore danzar vedrai nessuno.
Tommaso Mondelli
0:17 / 1:36
"Ugo Foscolo" di Tommaso Mondelli poesia vincitrice del Premio Pro Loco Limbiate al premio letterario @La girandola delle parole.
Voce recitante: Rodolfo Vettor
Montaggio a cura di Francesca Moretti

IL VIDEO LO POTRETE VEDERE SOLO SE CLICCATE SUL LINK ALL'INIZIO DI QUESTO POST. PURTROPPO NON RIESCO A TRASFERIRLO QUI. BUON ASCOLTO E VISIONE.
DANILA



domenica, settembre 26

FRONTI, FRONTIERE E RIBELLIONI DAL SAHEL di P. MAURO ARMANINO



Fronti, frontiere e ribellioni dal Sahel

Non ci fossero, bisognerebbe inventarle. Le frontiere sono fatte così come si fa col nemico: non ci fosse dovremmo inventarlo. Senza di lui sarebbe impossibile o perlomeno difficile giustificare la politica, l’economia, le religioni, le guerre e persino il turismo. Cadrebbe come un castello di sabbia vicino al mare il sistema sul quale si fondano le nostre civilltà. D’altra parte, lo sappiamo bene, le parole non sono mai ‘innocenti’ e la parola frontiera, almeno nelle lingue neolatine, lo dimostra. Frontiera deriva dal latino frontis, fronte. Fronte popolare, fronte di resistenza, andare al fronte…è andare allo scontro diretto col nemico. Le frontiere diventano limiti oppure ‘border’ in inglese che significa linea reale, artificiale o immaginaria che separa aree geografiche, politiche o sociali tra loro. Frontiere e nemici compongono gli elementi dell’immaginario sul quale si costruisce la quotidiana esistenza dell’umanità. Le armi, i mercenari, i passaporti, i permessi di soggiorno, gli esuli, i migranti e financo i pass sanitari, sono un tutt’uno con le frontiere e il nemico. Tutto si regge col binomio frontiera e nemico. Non ci fossero, dovremmo inventarli.

Fortuna ci sono loro, i trasgressori di frontiere. Che poi sono coloro che non si lasciano determinare né dalla storia né dalla geografia imparata a scuola fin dalla tenera età. Paesi, continenti, mari, fiumi e deserti con altipiani a disegnare i contorni che solo le politiche e i rapporti di forza hanno deciso di delimitare. Ai migranti, tutte queste divisioni non dicono nulla e, anzi, sono una spinta per disobbedire ai dettami della vecchia saggezza di un tempo passato. Mogli e buoi, si diceva, dei paesi tuoi, e allora perché andare lontano, correre inutili rischi, morire a centinaia e arrivare infine dove si troveranno altre frontiere da smantellare. Non ci fossero, dovremmo inventarli, i migranti e non solo perché danno lavoro a tanta gente che ha l’ambizione di assisterli, organizzarli, consigliarli e infine classificarli tra i vulnerabili. Sarebbero da inventare perché senza di loro pure noi, fintamente stanziali, saremmo perduti per sempre a noi stessi. Grazie allo straniero, infatti, diventiamo ciò che non avremmo mai pensato di essere. Essi sono il nostro più autentico specchio quotidiano. Loro hanno imparato a loro spese che le frontiere servono solo per essere tradite.

Non ci fosse, andrebbe inventata. La fronte è la regione anatomica corrispondente all’osso frontale, compresa tra le sopracciglia e la radice dei capelli. E’ parte della rivelazione del volto nel suo insieme, espressione dello stato d’animo e dell’umana coscienza. Un fronte, a fronte con l’altro che la comune vulnerabilità umana racconta secondo le stagioni della vita. Fortuna che quanti passano le frontiere si trovano poi a dialogare da fronte a fronte, ognuno con le sue paure e le proprie attese. 

Anche la ribellione abbisogna di fronti, che si scontrano e s’incontrano nell’unica offensiva che vale la pena raccontare. Nel Sahel, invisibili ai più, gli unici sovversivi non sospetti sono i migranti che partono senza tornare, con la loro fragile fronte come solo documento di viaggio.

                                              

  Mauro Armanino, Niamey, 26 ottobre,

 giornata mondiale dei migranti e rifugiati

sabato, settembre 25

LA GIRANDOLA DELLE PAROLE - III Edizione - L'opera di DANILA OPPIO premiata al Concorso di Limbiate

 Il mio ringraziamento a Rita Iacomino, Presidente del Premio, che ieri mi ha inviato una serie di foto scattate da suo fratello, nel momento in cui le hanno offerto un meraviglioso bouquet di fiori. Alle sue spalle lo slide della mia opera, premiata con Menzione Speciale per la sezione N - Poesia visiva, dal titolo MIRAGGIO, inserita in un mio dipinto ad olio, e oggi mi ha confermato che ha provveduto a spedire il premio al mio domicilio. Appena mi arriva, pubblicherò un nuovo post.







DANILA OPPIO

venerdì, settembre 24

RICORDI DELLO ZOO DI MILANO - Foto ricevute da Giovanna Teresa Capuzzi - editoriale di DANILA OPPIO

 



BOMBAY: LA STORIA DELLO ZOO DI MILANO
Da Milano Segreta

La nostra storia ha inizio durante la seconda metà del "800", quando nei Giardini Pubblici di Porta Venezia, iniziarono a comparire le prime voliere, i primi ambienti recintati per gli animali.
Anche Milano come tutte le grandi città aveva il suo parco zoologico, uno dei più antichi.
Appena si entrava, si veniva accolti dalle giraffe che allungavano la testa sui passanti cercando di rubare le noccioline e dal baccano fragoroso che facevano le otarie nella loro vasca dalle piastrelle azzurre; proprio di fianco alla vasca posteggiava spesso un piccolo banchetto di pesci che serviva ad adulti e piccini per "sfamarle".
Poco più in là, nelle "montagnette" scavate nella roccia dei Giardini (ancora oggi presenti dei cumuli) c'era una grotta refrigerata con una  piscina fredda: era l'ambiente di Gran Marnier, l'orso bianco.
C'erano anche leoni, leonesse, tutti animali nati naturalmente in cattività provenienti da altri parchi zoologici.
Ma su tutti gli animali, spiccava lei...era davvero la più amata da tutti i bambini e non solo, tutta Milano era letteralmente impazzita per lei, tanto che si era scatenata una sorta di gara fra alcuni nobili a chi offriva di più allo zoo per sfamarla e accudirla: Bombay, la grande elefantessa asiatica, nata in un circo indiano.
Bombay arrivò a Milano che aveva già 6 anni nel 1934.
Passò quasi un anno dal suo arrivo, ma qualcosa non funzionò per il verso giusto.
Ben presto i veterinari del parco si accorsero che Bombay andò in depressione: non mangiava più, era schiva, dimagriva sempre più...
Era un elefantessa nata nel circo e nel circo in cui fino a poco prima aveva vissuto, aveva tutti gli stimoli necessari per un animale nato in cattività a differenza di tutti gli altri attorno a lei: gli spostamenti, i suoi giochi, gli esercizi a cui era abituata, il contatto diretto con l'uomo, un ritmo di vita molto attivo. 
Mariuccia Ciapponi in Molinar la nobile beneficiaria dello zoo, ordinò al direttore di contattare il circo in India dove Bombay nacque ,per far venire a Milano il suo addestratore, colui che l'aveva cresciuta.
Fu pagato profumatamente per trasferirsi qui e prendersene cura. 
E cosi fu. 
Ben presto Bombay tornò ad essere se stessa, tornò a fare tutto ciò che era abituata a fare : calciava il pallone, allungava la proboscide in cambio di una carezza e schiacciava con le grosse zampe un organo costruito appositamente per lei facendolo suonare in cambio di una buona manciata di noccioline sotto gli occhi innamorati di grandi e piccini.
Spesso alzava con la proboscide, un cartello “Attenzione ai borsaioli” (il suo addestratore gli aveva insegnato a farlo soprattutto nei momenti di grande confusione).
La grande elefantessa tornò ad avere i suoi stimoli, tornò alla vita a cui era abituata, al contatto umano di cui aveva bisogno (il suo addestratore permise anche ai visitatori di poterla accarezzare, Bombay era abituata a ciò e aveva bisogno del contatto umano, cosa che prima il direttore dello zoo non permetteva, credendo potesse essere dannoso per l'animale). 
Mariuccia Ciapponi in Molinar conosceva ogni singolo animale dello zoo, conosceva le loro abitudini, il loro carattere, sapeva come e in che modo viziarli, conosceva le loro manie, i loro bisogni, ma ben presto tutto questo equilibrio fra uomo e animale verrà irrimediabilmente spezzato...
Negli anni avvennero nello zoo numerose nascite, di certo sintomo che gli animali erano ben tenuti, ma questo iniziò a causare molti scompensi e problemi logistici perché i Giardini Pubblici non sarebbero mai riusciti a contenere cosi tanti animali (iniziarono a raggiungere quota 300) in uno spazio di due ettari impossibile poi da ingrandire in quanto tutto abitato attorno. Cominciarono quindi a spandersi giuste e feroci critiche per come gli animali venivano sempre più sacrificati nello spazio.
Spazi che anziché allargarsi come solitamente avviene oggi in tutti i parchi, si restringevano sempre più, tutto iniziò ad essere terribile per quegli animali.
E nel 1991 lo zoo, non trovando altri benefattori che mettessero a loro disposizione i propri terreni in periferia per sviluppare un nuovo giardino zoologico più grande e attrezzato, (Mariuccia stessa non voleva più vedere i "suoi" animali cosi sacrificati), raggiunsero l'inevitabile e giusto verdetto finale, venne definitivamente chiuso: era il 1991, un altra epoca cessò di esistere.
Pochissimi anni prima, quando fu deciso in Comune che lo zoo doveva chiudere perché non più in grado di ospitare gli animali, molti di questi furono lentamente venduti e regalati ad altri parchi italiani e stranieri (molti furono regalati all'attuale ZooSafari di Fasano, in Puglia)...
A proposito, avete presente i fenicotteri rosa presenti a Villa Invernizzi in pieno centro di Milano? Altro non sono che discendenti dei fenicotteri rosa nati ai Giardini di Porta Venezia.
Nel mentre che tutti gli animali lasciavano lo zoo, Bombay fu l'ultima a rimanere: visse ai Giardini ben 51 lunghi anni, davvero tanto se consideriamo che la vita di un elefante asiatico si aggira attorno ai 47 anni.
Per capire quanto Bombay fosse ormai organica allo zoo, o forse meglio dire , quanto lo zoo fosse organico a Bombay riporto le parole dal libro "Il pappagallo dal ventre arancio" del naturalista Renato Massa: "Ricordo soprattutto le sincere parole di stima e amicizia del dottor David Taylor, il veterinario londinese che per anni aveva curato tutti gli animali dello zoo di Milano. Mi ricordo una delle sue ultime visite a Milano: l'addestratore di Bombay morì e Mariuccia lo aveva chiamato appositamente, perché deperiva a vista d’occhio nella tristezza dello zoo ormai svuotato e silenzioso, del suo circense scomparso e del suo spettacolino interrotto per sempre dopo 50 lunghi anni".
Ma Bombay è "ancora qui", fra noi, sapete dove? 
La trovate al Museo di Storia Naturale, proprio li, nei Giardini Pubblici di Porta Venezia dove ha vissuto la sua vita.
La trovate nella sala “Foreste equatoriali e ambienti umidi tropicali”, sappiatelo se vi capita di entrare in quel museo, o se ci siete già stati (dopo la sua morte fu imbalsamata ed è esposta li da allora).
Questa è la sua storia. Ed è la storia del giardino zoologico scomparso di Milano. Da una situazione di assoluto equilibrio per gli animali, passata poi a qualcosa di più brutto a causa degli spazi.
E non nascondo che nel documentarmi per raccontarvela mi sono molto emozionato e mi ha fatto molto, molto riflettere.
Perché spesso non ci rendiamo conto di quanto questi animali nati in cattività abbiano  bisogno di noi per tutta la loro vita. E che certi slogan come "mettiamoli in libertà" con animali come lei non possono funzionare. 
Come era abituata lei.
Bombay era nata per divertirsi e divertire. Per essere viziata e per far innamorare.
Con lei un epoca milanese è scomparsa. 
Nel 2015 è addirittura andato in scena uno spettacolo teatrale divertente e commovente sulla vita di Bombay chiamato "Suonale ancora, Bombay".
Oggi, la sua storia, così legata a Milano ,ma che quasi nessuno conosce, la possiamo solo rivivere osservandola dietro un vetro al Museo, per non dimenticarci di lei e di tutti gli animali che facevano parte di quei giardini, per ricordare, per continuare a sognare, per imparare da loro, almeno per un po’...
Angelo


Ho trovato nel Web l'articolo qui sopra, perfetto per le foto che la mia amica di FB ha pubblicato, scattate quando tanto tempo fa accompagnava la sua piccolina allo zoo nell'interno dei giardini Pubblici milanesi.  Mi ha fatto tenerezza rivedere Bombay in quelle foto, allora non possedeva la macchina fotografica, mi limitavo a fotografare con gli occhi e mantenere il ricordo nella memoria. Infatti, nel mio libro STORIA DI VERA, ho scritto qualcosa che riguarda la dolce elefantessa indiana.

Nei giardini pubblici di Piazza Cavour, esiste lo zoo. (Rimosso nel 1991). Vera non lo visita solo per ammirare gli animali esotici. C’è Bombay, un docile gigantesco elefante, che suona la campanella e l’organetto, destreggiandosi in tanti altri esercizi che il suo domatore gli ha con pazienza insegnato. Alla fine dello spettacolino, allunga la proboscide, fa il giro degli spettatori e se gli offrono noccioline le porta alla bocca, se invece sono monetine, le consegna al suo custode.

Ora il cranio di Bombay si trova esposto al Museo Civico di Storia Naturale, che si trova all’interno dei Giardini Pubblici, dove era situato anche lo zoo che, finalmente, è stato smantellato. Le gabbie erano malagevoli, poco spaziose perché gli animali si potessero muovere liberamente.

Danila Oppio