POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

mercoledì, marzo 27

LE PALME DI POLVERE A NIAMEY di P. MAURO ARMANINO

 

                       Le palme di polvere a Niamey

Le nostre palme sono di polvere come Il governo di transizione del Niger che ha decretato tre giorni di lutto nazionale. 23 i militari uccisi e diciassette quelli feriti il passato mercoledì nella zona delle tre frontiere, Mali, Niger e Burkina Faso. Secondo il bilancio ufficiale del ministro della difesa, anche varie decine di ‘terroristi’ hanno perso la vita. La Domenica delle Palme impolverate e insanguinate di Niamey. Proprio quello che è accaduto al vescovo Oscar Romero lo stesso giorno di tanti anni fa. Era il 24 marzo del 1980 e la palma del vescovo si è tinta del colore liturgico della festa odierna. Anche l’anno scorso, secondo l’agenzia vaticana Fides, la maggior parte dei missionari martiri si trova nel continente africano. Si tratta di un privilegio che conferma, in modo autorevole, quanto la testimonianza del vangelo sia ormai il pane quotidiano di innumerevoli cristiani. La palma del martirio ha trovato una mano africana.
Le nostre palme sono di polvere come la vita della povera gente che inneggia al Messia liberatore da ogni oppressione e inganno. Impolverate come le speranze perdute e ritrovate là dove nessuno le attendeva. Il nostro Paese, il Niger, è ancora negli ultimi posti nel recente rapporto pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per le Sviluppo, il PNUD. Ci riviene la palma di consolazione per l’ennesimo anno consecutivo. Una palma impolverata da promesse non mantenute, da paradisi umanitari mai realizzati e da colpi di stato militari a scadenze regolari che realizzano la profezia del ‘Gattopardo’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Perché nulla cambi deve cambiare tutto ed ecco che la profezia si auto avvera. Adesso spira il vento della sovranità nazionale, reale e non surrogata da decenni di larvato neocolonialismo travestito da aiuti. Le speranze autentiche si trovano là dove è difficile immaginarle, nella debolezza e fragilità degli ultimi.
Le nostre palme sono di polvere come il silenzio di coloro che, dopo aver creduto in un mondo nuovo hanno la stoltezza di continuare a sperare in un domani differente. Le palme della domenica a Niamey si portano durante il mese del Ramadan ormai avanzato. In esso i credenti musulmani praticano il digiuno dello stomaco, del male e si adoperano per condividere coi poveri i loro averi. Sono palme che si passano accanto senza darlo a vedere, l’una di polvere e l’altra di sangue, per il lutto nazionale a causa dei militari uccisi dalla follia di morte che si è propagata nel Sahel. Le lacrime delle famiglie che hanno perduto i figli in una guerra mai dichiarata e la lettura della passione che racconta dell’assassinio di un innocente tra le palme della croce. Qui da noi le palme sono di polvere e non potrebbero essere altrimenti per solidarietà col luogo e col tempo. Sono i bambini che, durante la preghiera, hanno intrecciato per gioco le palme a forma di croce.


                             
Mauro Armanino, Niamey, Domenica delle Palme 2024


sabato, marzo 23

UN MONDO POLARIZZATO DISUGUALE E PERICOLOSO di Padre MAURO ARMANINO


Don Chisciotte della Mancia    -   Pablo  Picasso  

                                
Un mondo polarizzato, disuguale e pericoloso

… Possiamo fare di meglio. Meglio dei cambiamenti climatici e delle pandemie fuori controllo. Meglio di un'ondata di trasferimenti di potere incostituzionali in un contesto di populismo crescente in tutto il mondo. Meglio di una cascata di violazioni dei diritti umani, meglio del massacro sfacciato di persone nelle loro case e nei loro luoghi di vita, negli ospedali, nelle scuole e nei campi dei rifugiati. Dobbiamo fare meglio di un mondo costantemente sull'orlo del collasso, un castello di carte socio-ecologico. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri, ai nostri figli e ai loro figli … (Dal ‘Rapporto sullo sviluppo umano 2024’, PNUD)
Nel frattempo, ci si riarma come non da tempo non accadeva. Senza inibizioni di sorta si torna a far parlare le guerre come unica strategia di risoluzione dei conflitti internazionali e locali. La radice di tutti i mali, la dimenticanza, sembra aver preso il potere nell’immaginario culturale e politico dei popoli. Senza la memoria delle macerie e del deturpamento irreversibile dei volti umani tutto ridiventa possibile. Le parole, espressione del pensiero e della visione del mondo che l’accompagna, si trasformano in armi di distruzione totale. Hiroshima e Nagasaki hanno gradualmente smarrito, col passar degli anni e dei testimoni, di essere un baluardo simbolico alle efferatezze umane. Forse non si è imparato nulla dalle sofferenze degli innocenti e le forze del male assoluto tornano a sedurre gli spiriti da tempo svuotati e espropriati dalla mercificazione del sistema capitalista. Uscire dal vicolo cieco nel quale è piombato il mondo è il titolo del rapporto.
Lo sviluppo umano, per le sue analisi, prende in considerazione tre aspetti. La speranza di vita, l’educazione e il reddito procapite dei cittadini. Questi fattori, combinati assieme e messi in relazione forniscono elementi di comprensione nell’ambito dello sviluppo umano integrale. Nove dei dieci Paesi nei quali lo sviluppo umano è più debole si trovano nell’Africa sub sahariana. Si tratta della Sierra Leone, il Burkina Faso, il Burundi, il Mali, il Ciad, il Niger, la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e la Somalia. Unico Paese extra africano è lo Yemen. Il rapporto del PNUD ricorda che i Paesi a governo populista presentano un tasso del Prodotto Interiore Bruto più debole degli altri Paesi. Il Niger, Paese nel quale ho il privilegio di risiedere da ormai 13 anni, continua, secondo l’indice del rapporto, a conservarsi fedelmente tra gli ultimi posti del pianeta. Ci si è gradualmente abituati a guardare la realtà dal basso che poi è un luogo di verità in quanto rivelatore del tipo di mondo che ci troviamo ad abitare. 
 Un mondo polarizzato, disuguale e pericoloso recita il sottotitolo del rapporto citato. Polarizzato nel senso che si trova diviso all’interno come all’esterno tra minoranze abbienti e masse escluse, marginalizzate o semplicemente ‘zavorra’ del sistema globale di apartheid. La polarizzazione è frutto e radice della graduale sparizione dei poveri e non della povertà. Le disuguaglianze si esprimono anche e soprattutto tramite le frontiere che di esse sono forse la metafora più eloquente. Frontiere economiche, politiche, culturali, religiose e simboliche. Un pezzo di carta e un visto possono radicalmente cambiare l’identità e il futuro di una persona. Le detenzioni, le deportazioni e i rimpatri forzati sono una delle espressioni più amare delle disuguaglianze umane. 
Un mondo pericoloso ricorda il rapporto. Pericoloso come, per chi e per quanto … Si vive, non da oggi, in questa continua strategia del ‘terrore’, ostaggi di paure, minacce, epidemie, guerre, carestie e mostri che ogni epoca inventa. Non tarderà dunque ad apparire, come da copione, il don Chisciotte della situazione che, col fedele scudiero che inutilmente cercava di farlo ravvedere, si batteva contro i mulini a vento come i nemici da abbattere. Facciamo invece nostre le parole di Rosa Luxemburg che diceva…’io mi sento a casa mia dappertutto in questo vasto mondo, posto che siano nubi, uccelli e lacrime’.




              Mauro  Armanino, Niamey, 24 marzo 2024

                                                                             

domenica, marzo 17

E LA NAVE VA.. NAVIGAZIONI NEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

E la nave va. Navigazioni nel Sahel




Dove non si sa. Difficile dire dove sta andando la nave di sabbia salpata l’anno scorso, a luglio dopo il golpe. Navigazione interrotta per ammutinamento, ripresa e orientata verso una destinazione sconosciuta ai più. La stagione del Ramadan che cade di questo tempo, appare propizia alle domande di fondo. La preghiera, il digiuno e soprattutto le opere di carità caratterizzano il cammino dei fedeli che si riconoscono in questo itinerario spirituale e sociale. Navigare domandando dove si va appare come un’esigenza per i passeggeri del veliero che lo spirito di penitenza invita alla sincerità e alla verità. L’azione più semplice parrebbe quella di indirizzare la domanda al capitano della nave. Anche in questo caso pochi avrebbero la risposta che cercano. L’ equipaggio indicherebbe al popolo l’orizzonte perché il capitano sembra introvabile.

C’è chi assicura di conoscere la meta della navigazione e chi non teme di condividere i dettagli dell’isola verso la quale si dirigerebbe il battello in questione.  Secondo alcuni in questa terra sembra scorrere latte e miele perché, finalmente, la sovranità sarebbe l’unica maniera di assicurare sicurezza ai confini ben difesi  da torri di polvere che il vento rende inespugnabili. Sembravano solcare un mondo differente, simile a quello che i padri della nazione avevano concepito nella loro ingenuità. Nel viaggio non mancavano i segni premonitori di ciò a cui avrebbe assomigliato l’isola verso la quale, presumibilmente, si dirigevano. Nel frattempo, sulla nave, la vita politica convenzionale, quella dei partiti e delle elezioni a scadenze regolari, era stata sospesa fino a nuovo ordine assieme alla carta costituzionale. 

Si favorivano però gli scambi informali tra amici, simpatizzanti, passeggeri e financo tra la ciurma. Le notizie del mondo esterno al bastimento erano saggiamente selezionate e i viaggiatori sembravano accontentarsi di ciò che la radio di bordo, costantemente in funzione, propinava. Si era infatti costituito, in modo del tutto informale, un ufficio o ministero delle ‘verità’ utili, possibili, probabili o inaccettabili a seconda del soggetto in discussione. Nella navigazione non mancavano i pirati, i commercianti e i venditori di sogni. Questi ultimi, peraltro, erano riusciti a ritagliarsi una grossa fetta nel mercato dell’ascolto. Nelle lunghe notti di bonaccia, sotto una luna complice, i venditori non mancavano mai di orecchie attente ai loro racconti pieni di futuro. Assicuravano all’uditorio che nell’isola lontana avrebbero trovato tutto ciò che era stato loro negato e del quale avevano il pieno diritto di usufruire. 

Ciò di cui erano stati ignobilmente derubati sarebbe diventato loro proprietà. Un mondo libero dove la dignità e la giustizia per tutti sarebbero diventati l’unica legge. Quanto ai pirati e i commercianti di armi erano entrambi parte del sistema che solo fingevano di combattere. Intanto, l’isola in questione, anelata e temuta, sembrava allontanarsi e avvicinarsi allo stesso tempo a seconda dello sguardo del mozzo che funge da vedetta. Proprio lui, una mattina di buonora, avvistò ciò che gli sembrava un lembo di terra. Cominciò a gridare di eccitazione per svegliare il capitano e i membri dell’equipaggio. Poco dopo però, con disappunto, si accorse che si trattava di gruppi di naufraghi appesi a scialuppe di salvataggio. Uno di loro, portato a bordo, disse che la loro nave aveva abbandonato l’isola dove avevano creduto di trovare il mondo 

  Mauro Armanino, Niamey, marzo 2024


lunedì, marzo 11

I buoni e i cattivi delle rivoluzioni di P. Mauro Armanino

      

I buoni e i cattivi delle rivoluzioni 


Arrivano i buoni

Arrivano, arrivano


Il Niger ha vissuto il suo primo putsch nel 1974. Fu organizzato da un quartetto di ufficiali guidati dal tenente colonnello Seyni Kountché il quale giustificò la sua presa di potere con le difficoltà sociali evidenziate dalla carestia … ‘Dopo15 anni di regno segnati da ingiustizia, corruzione, egoismo e indifferenza nei confronti del popolo al quale pretendeva di assicurare benessere, non possiamo più tollerare la permanenza di questa oligarchia’. Ci troviamo nello stesso anno nel quale Edoardo Bennato lanciava una canzone il cui testo inizia come enunciato sopra e continua come segue…


Finalmente hanno capito che qualcosa qui non va

Arrivano i buoni e dicono basta

A tutte le ingiustizie che finora

Hanno afflitto l'umanità


L’ultimo (per ora?) della serie dei putsch è stato giustificato dal discorso dal presidente della transizione, il generale Abdourahamane Tiani, all’occasione degli auguri per la festa dell’indipendenza nel passato mese di agosto…’ È questa la sede per ribadire con estrema chiarezza che l'unica ragione dell'azione del CNSP è e rimane la salvaguardia della nostra patria, il Niger… Semplicemente, sono in gioco le vite del popolo nigerino e l'esistenza stessa del Niger come Stato … vi sono i problemi ormai endemici della corruzione diffusa e dell'impunità, della cattiva gestione, dell'appropriazione indebita di fondi pubblici, del clanismo di parte, della radicalizzazione delle opinioni e delle posizioni politiche, della violazione dei diritti e delle libertà democratiche, della deviazione del quadro statale a vantaggio di interessi privati e stranieri, dell'impoverimento delle nostre popolazioni laboriose’… Stesse cose, cinquant’anni dopo.


Quanti sbagli, quanti errori

Quante guerre e distruzioni

Ma finalmente una nuova era comincerà


La storia umana è una mescolanza di sabbia. Ivi si rincorrono imperi, regimi di eccezione, repubbliche, monarchie, dittature e rivoluzioni. Alcune più note e altre meno ma tutte con l’inconfessata speranza di un mondo differente, nuovo o semplicemente migliore del precedente. Solo che nella storia succede come nella vita perché nulla si crea e nulla si distrugge del vissuto. Si girano le pagine del libro le cui pagine sono scritte dalla sabbia, cancellabili e, proprio come la vita, fragili. Troppe volte le promesse dei fautori di rivoluzioni non erano che colpevoli miraggi. Altre volte le legittime aspirazioni del popolo si trovano poi tradite dalla realtà del quotidiano. L’esperienza insegna infatti che bene e male, saggezza e follia, verità e menzogna si mescolano e confondono a seconda delle stagioni e dei rapporti di forza. Allora da uno stato di eccezione si passa alla normalità o. se vogliamo, è la banalità del male che anela ad un ulteriore putsch con altri giusti che, finalmente, metteranno i ‘cattivi’ in grado di non nuocere.


Arrivano i buoni ed hanno le idee chiare

Ed hanno già fatto un elenco

Di tutti i cattivi da eliminare


Le liste sono flessibili e sfuggevoli perché, anch’esse, di sabbia e dunque mutevoli. Non casualmente si celebrano processi sommari di delinquenti notori. Vengono istituiti spesso comitati di salute pubblica, di protezione della rivoluzione e si salveranno dal ripudio solo coloro che danno assicurazioni di trasparente onestà, gente con ‘le mani pulite’. Sono loro i prescelti per governare o comunque orientare e conservare lo spirito della rivoluzione. La giustizia mostra in tutta evidenza ciò che ci sia aspetta da lei e dunque l’asservimento volontario al potente di turno. Spariscono cittadini, attivisti, corrotti e corruttori del sistema. Liste che si aggiornano in continuazione sotto la guida di gente ‘illuminata’ dallo spirito del tempo e dal senso della storia dei vincitori. Naturalmente questo processo di identificazione dei ‘cattivi’ si apparenta ad un cantiere permanente per vocazione e soprattutto domanda tempo, anni ed è ciò che si definisce come ‘rivoluzione permanente’. Tutto ciò durerà finche i nuovi padroni saranno, prima o poi, loro stessi vittime del loro tempo di transizione. Arriveranno altri buoni, migliori dei precedenti per completare il lavoro.


Così adesso i buoni hanno fatto una guerra

Contro i cattivi, però hanno assicurato

Che è l'ultima guerra che si farà

Finalmente una nuova era comincerà


Difficile affermare se quelle che abbiamo finora designato col nome pomposo di ‘rivoluzioni’ lo sono state davvero. Oppure sono state le cronache di tradimenti annunciati fin dal loro germe sapendo che tra i mezzi adoperati e il fine perseguito c’è complicità e continuità inscindibile. Forse l’unica e autentica rivoluzione che meriti questo nome è quella che non sa di esserlo, consapevole della sua intrinseca e umana fragilità. La sola che si avvicini a questa utopia è quella che la sabbia, gelosamente, nasconde agli occhi dei ‘buoni’.


Mauro Armanino, Niamey, 10 marzo 2024. 

giovedì, marzo 7

Una visione innevata della Val D'Aosta - Alessandra Giusti


Carissima Dani,

la grande nevicata non c’è stata. A Brusson 20 cm. Per fortuna, però, dai 1500 mt. in su, sono scesi metri di neve. Questo, se le temperature non subiranno un improvviso rialzo, consentirà riserve idriche. Ieri mattina, quando è iniziato a nevicare, ho scattato una fotografia dalla finestra, riprendendo l’angolo del prato dove ci sono la legnaia e la legna da ardere. E’ neve primaverile pesante, che provoca valanghe, non è bella neve soffice invernale. La Valle d’Ayas, insieme alla Valdigne (quella di Courmayeur) è l’unica delle vallate laterali della Valle d’Aosta che non resta bloccata da valanghe perché è molto ampia. Invece a Gressoney ci sono cinquecento turisti bloccati perché la strada è impraticabile, anche se si sono messi subito in moto i mezzi per rimuovere la valanga caduta sulla regionale. Stessa situazione a Cogne. Marzo resta fedele alla sua fama di mese pazzo.


Alessandra Giusti

Carissima Alessandra,

ti ringrazio per le splendide foto della nevicata che ha reso principesca la vallata come Biancaneve, mancano solo i sette nani!!Ben sapendo che è mio desiderio visitare la Val d'Aosta ma che per una serie di problemi di salute che non mi abbandonano da mesi, e che mi impediscono di viaggiare,  mi ricompensi con le foto che rimpiazzano egregiamente la visione delle vette innevate delle Alpi. Ti stringo al cuore con un grande abbraccio. Purtroppo non sono riuscita a pubblicare la seconda foto, di tanto in tanto il blog mi fa impazzire, spero non ti dispiaccia, ma ci sto provando senza ottenere risultati. 

Dani


lunedì, marzo 4

GIOCANDO A GUARDIA E LADRI (GATTO E TOPO) NEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

Giocando a guardia e ladri (gatto e topo) nel Sahel

Giocavamo da ragazzi cambiando i ruoli a seconda del giorno. I ladri che si nascondevano e cercavano di sfuggire alle guardie che li cercavano per arrestarli e metterli in ‘prigione’. Il giorno dopo avveniva il contrario invertendo le identità. Guardie perché c’erano i ladri e ladri che scappavano perché c’erano le guardie. Adesso non è più il tempo del gioco perché il gioco si fa nel tempo, nella storia odierna. Guardie e ladri hanno bisogno l’uno dell’altro per realizzarsi. All’epoca del servizio come volontario nel carcere di Marassi questo gioco delle parti mi era apparso in modo particolarmente evidente. Si trattava, in fondo, di ringraziare i ‘ladri’ per quanto operavano sul mercato della sicurezza essendo loro che garantivano la perennità dell’istituzione carceraria. Tanto più che i ruoli, come nel gioco, appaiono interscambiabili nel grande spettacolo che si mette in scena, tra farsa e dramma che si ripete. Questo gioco che, in altre latitudini può essere chiamato gatti e topi, cambia il nome ma non il principio. Un gioco delle parti.

In questo mondo di ladri, come si cantava il secolo scorso in questo pazzo mondo, ci si ingegna a sviluppare le operazioni in tre settori qualificati.  il prioritario è quello delle parole che i ladri sanno essere il bene più prezioso e ricercato dell’umanità. Rubare il senso, il destino e lo scopo delle parole significa portarsi via il presente, il passato e, soprattutto, il futuro della società. Dalle parole, infatti, scaturisce la vita e allo stesso tempo ciò che la tradisce, come ad esempio le promesse, i giuramenti e le convinzioni. Rubare le parole è un orrendo delitto perché si tratta, né più né meno, di una manipolazione della realtà. Ed è esattamente questo, il secondo settore appannaggio dei ladri. Portarsi via la realtà o porzioni di essa costituisce un reato le cui conseguenze sono irreparabili. La falsificazione della realtà e cioè la sostituzione della verità alla menzogna è quanto di più pericoloso si possa immaginare. Di fatto, questa operazione incide profondamente sulla credibilità che gli adulti rivendicano sui giovani che provano a camminare su un sentiero friabile, senza riferimenti e prospettive. L’incertezza diventa allora l’unica prospettiva accettabile.

Infine, ovviamente, i ladri si portano via i soldi e dunque il potere che, molto spesso da essi appare inscindibile. Rubare denaro, risorse, corrompere, sottrarre fondi, prestare a usura, stampare moneta falsa e altre simili operazioni, sembra fin troppo consono col ruolo sociale affidato ai ladri. I cosiddetti ‘paradisi fiscali’, ampiamente accettati e riconosciuti, ne sono il sintomo più noto. Soldi e potere, allo stato attuale, sembrano anch’essi giocare a ladri e guardie. Queste ultime hanno anch’esse ambiti, territori e situazione che facilitano a realizzare la loro vocazione o missione. Ed è a questo punto che non possiamo non citare le frontiere. Altrove, come dalle nostre parti, esse sono uno dei rivelatori o ‘specchi’ del modo con cui funziona e si organizza una società qualsiasi nel mondo. Si pagano tasse per i documenti che mancano, per la merce che si trasporta, per i certificati medici, di vaccinazione e semplicemente per la nazionalità vista con sospetto dall’altra parte della frontiera. Si registrano nomi, percorsi, destinazioni e soldi che si nascondono per evitarne il sequestro o un prestito a tempo indeterminato. Peggio se si è migranti perché, visto il profilo del viaggiatore, tutti sono in diritto di appropriarsi dei soldi del viaggio. Le frontiere sono pericolose anche quando mancano i fili spinati o i sistemi di controllo facciale perché di esse campano le guardie. Frontiere fisse, mobili, acquatiche, aeree o immaginarie sono essenziali per l’identità delle guardie. 

L’altro ambito propizio alle guardie è quello politico. Ci sono i guardiani del tempio, della rivoluzione, dell’ortodossia, della verità costituita o di quella scelta al momento. Guai alla politica non ci fossero loro a proteggere un regime dalle derive libertarie o anarchiche sempre in agguato. Anche in tempi non sospetti le guardie del corpo e quelle giurate assicurano la funzionalità del sistema. Persino gli angeli, talvolta, si atteggiano a guardiani per rendere più semplice la vita dei fedeli. Si trovano, infine, i guardiani dei guardiani, specie più raffinata di controllo numerico e digitale. Nell’epoca del capitalismo cannibale o di sorveglianza sono proprio loro, i guardiani dei guardiani, a rassicurare le ideologie dominanti.

      Finché, prima della fine, non torneranno i ladri a ristabilire l’ordine che le guardie avevano rubato.

                                   


Mauro Armanino, Niamey, 3 marzo 2024