POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, aprile 28

RICORDO DEL CUGINO OTTO HERMANN deceduto a NORIMBERGA à GERMANIA

 


Lieber Otto,

lieber Mann,
lieber Vater,
lieber Opa,
lieber Freund,

oh weh, Du bist von uns gegangen! Wir wollten Dich nicht gehen lassen, aber wir konnten dich nicht festhalten, Du wurdest gerufen und Du musstest gehen.

Dein Atmen wurde schwächer, Dein Herz hörte auf zu schlagen, schließlich löste sich Deine Seele von Deinem Körper und verschwand im weiß flackernden Licht, welches die Grenze zwischen denen markiert, die auf Erden leben, und denen, die es nicht mehr tun.

Es ist so unbegreiflich, dass Du nicht mehr da bist. Die Spuren, die Du hinterlässt, werden uns immer an Dich erinnern. Du wirst der Abendwind sein, der uns in den Schlaf wiegt, und die Morgenröte die uns an jeden weiteren Tag unseres Lebens weckt.

Wir sind unsagbar traurig. Du fehlst uns so sehr! Nichts mehr wird sein wie früher, es wird immer eine Lücke bleiben. Mit Dir sind wir wunderbare Wege gegangen. Wir haben gelacht, uns gefreut, gehofft...mit Dir sind wir auch durch dunkle Gassen gegangen, haben gebangt, geweint und doch wieder gehofft!

Wir weinen um Dich und werden unsere Wege weitergehen. Du bist nicht mehr bei uns, dennoch bis Du ganz nah! Du wirst ewig in unseren Gedanken, in unseren Erinnerungen und in unsere Herzen sein. Lieber Otto, lieber Mann, lieber Vater, lieber Opa, lieber Freund, wir werden Dich nie vergessen, denn wir sind für immer dankbar, dass wir Dich bei uns hatten.

Blumen und frisch gestreute Blütenblätter sollen Dich auf Deinem Weg in einen neuen Abschnitt Deines Seins leiten. Sie sind ebenso ein Willkommensgruß zum Einzug in eine neue Welt.

Schlaf nun in Frieden, schlafe sanft und hab für alles lieben Dank.


















I DIPINTI ATTRIBUITI A SAN LUCA - ricerca nata da uno scambio di scritti con Padre Nicola Galeno OCD

Ho scritto a Padre Nicola, dicendogli questo:

Molto bella quella tua poesia per Carol!! Mia figlia, come premio per aver ottenuto la licenza liceale, chiese di poter partire per Varsavia, dove alla Madonna Nera avrebbe potuto incontrare, con tanti altri giovani, Papa Wojtyla.  Ha percorso tantissimi Km da Varsavia alla Vergine Nera di Czestochowa (nota anche come Madonna nera) che è un'icona di tradizione medievale Bizantina della Madonna col bambino. La tradizione vuole che sia stata dipinta, su un asse di legno proveniente dal tavolo della Sacra Famiglia, da san Luca, che essendo contemporaneo alla Madonna ne avrebbe dipinto il vero volto. Nel 1382 l'icona venne portata al santuario di Częstochowa, a Jasna Góra dal Principe Ladislao II di Opole. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l'icona venne profanata a colpi d'ascia che le avrebbero provocato un sanguinamento miracoloso, e ancora oggi sono visibili gli sfregi. Per i polacchi Częstochowa si identifica con la storia delle lotte per l'indipendenza nazionale polacca. 

Quel che mi ha colpito il cuore, è che sia Papa Francesco che Papa Karol avevano presenti, come immagine della Madonna, due quadri che in qualche modo si somigliano.

Di entrambi i dipinti, si dice che sia stato San Luca stesso a ritrarre la Vergine col Bambino, perché erano contemporanei.

Non so che dire, so solo che sono due icone venerate da due Papi che abbiamo avuto e amato.

Tra le reliquie legate alla Vergine, l’icona della Salus Populi Romani segna un legame indissolubile con i cittadini, con i pontefici e con la storia. Un’immagine che è diventata familiare in tutto il mondo e nel tempo profondamente legata alla devozione di Papa Francesco che nel testamento ha chiesto di essere sepolto proprio nella basilica di Santa Maria Maggiore, accanto alla cappella Paolina che custodisce il dipinto della Vergine.

Secondo la tradizione, l’icona, dipinta dall'Evangelista Luca, sarebbe giunta a Roma da Gerusalemme e posta al Laterano, nell'oratorio pontificio. Fu donata da Papa Sisto III, tra il 432 e il 440, alla basilica di Santa Maria Maggiore dove da allora risiede, all’inizio sull’altare maggiore per poi essere spostata nella cappella Paolina o Borghesiana, dove si trova dal 1613. 

Pare che san Luca abbia dipinto diversi quadri che rappresentano la Madonna con il Bambino Gesù: 

Salus Populi Romani

E’ la più famosa di tutte, ed è custodita nella cappella Paolina della basilica di Santa Maria Maggiore. E’ una tavola restaurata verso il secolo XII di un originale molto più antico. E’ un’immagine sulla quale si sono scritte molte leggende circa la sua origine ed i molti prodigi compiuti dalla stessa. Uno dei suoi più famosi miracoli fu quello di liberare Roma dall’epidemia di peste, nel 590. Papa Gregorio Magno la portava in processione a San Pietro, proprio con questo proposito. Poco prima di arrivare, tutto il popolo vide l’Arcangelo Michele sopra la Mole Adriana nell’atto di rinfilare la spada nel fodero. Era il segnale che la peste sarebbe finita, e così fu. La Mole Adriana fu chiamata, da allora, Castel Sant’Angelo.

La Vergine Nera di Czestochowa dipinta da San Luca


L' icona della Madonna di San Luca - Bologna - Vergine Odighitria

L’immagine dell’Odigitria ( fonte http://www.iconedelveneto.it/le-icone-della-madre-di-dio/odigitria) occupa un posto privilegiato nell’iconografia della Madre di Dio, perché è comune all’Oriente e all’Occidente, anche se la sua origine è specificatamente orientale. E’ tra le icone più celebri della Madre di Dio. Il nome deriva dal greco οδηγός (odegós) che si traduce in “guida, condottiero”, da cui il significato attuale di “Colei che mostra la via”; e la via è appunto Cristo indicato da Maria con la mano destra.

Il nome gli viene dal santuario mariano di Costantinopoli dove l’immagine era custodita, quello detto “degli odigoi” o “delle guide” , dal nome dei monaci custodi del santuario che facevano da guide ai frequentatori del santuario (in maggioranza ciechi) venuti a chiedere la guarigione della Madonna. Col tempo il nome fu dato alla stessa Madre di Dio e alla sua icona che, usato nella forma femminile di “Odigitria”, le divenne un nome proprio. Ciò che aggiungeva lustro all’immagine era la sua fama di essere un ritratto fatto dal vivo a Gerusalemme dall’evangelista Luca mentre la Madonna era ancora in vita.

Luca, probabilmente l’abbreviazione di Lucano, era pagano ed era medico. Ai tempi della predicazione e morte di Gesù lui era lontano dalla Palestina. Infatti Luca era di Antiochia, l’attuale Antakia, nella Turchia Sud-orientale. Si convertì al cristianesimo verso l’anno 40, grazie alla predicazione dei primi cristiani in quella città. Dagli Atti degli Apostoli, attribuiti a lui stesso, e dalle lettere di San Paolo oltre che, come sempre, dalla tradizione, abbiamo molte informazioni della sua vita insieme con Paolo. E’ presente anche quando Paolo viene arrestato a Gerusalemme e durante la prigionia romana.

Luca è reputato una persona di grande cultura, come conseguenza di aver ricevuto una robusta formazione greco-ellenistica, in accordo con l’elevato stato sociale corrispondente alla professione esercitata. Coltivava anche l’arte e la letteratura. Pare molto probabile che conobbe personalmente la Madonna della quale poi, secondo la tradizione, fece diversi ritratti, dato che la pittura era una delle sue attività preferite. Il Vangelo di Luca è l’unico dei quattro che dà molti particolari e si dilunga sull’infanzia e l’adolescenza di Gesù, ed è l’unico che ci parla della Madonna prima della nascita di Cristo, dell’annunciazione, la visita ad Elisabetta e la nascita di Giovanni Battista. Quindi pare logico pensare che tutte queste notizie siano frutto di conversazioni con Maria, unico testimone ancora vivente. Come conseguenza di questa sua passione per la pittura e che la tradizione vuole che abbia fatto molti ritratti di Maria, viene anche considerato l’iniziatore dell’iconografia cristiana. Ci sono molte immagini della Vergine che gli furono attribuite, circa una ventina, quasi tutte in Italia, di cui sei a Roma. Alcune sono immagini bizantine giunte durante il periodo iconoclastico (730-843) per metterle al riparo da una possibile distruzione. La più antica di queste immagini non risale oltre il  V secolo.

Per maggiori informazioni, visitate questo sito di cui al sottostante link! Di dipinti di Luca ce ne sono sparsi ovunque in Italia e forse anche all'estero, qui sotto ho inserito solo quelli che si trovano a Roma.


domenica, aprile 27

L'ADDIO DI UN PAPA lirica di Padre Nicola Galeno OCD







Il 26 aprile 2025, Piazza San Pietro ha accolto l'ultimo saluto a Papa Francesco, in una cerimonia solenne e partecipata. Durante le esequie, un lieve vento ha sfogliato le pagine del Vangelo aperto sulla bara del pontefice, rievocando un'immagine simbolica già vista vent'anni prima, durante i funerali di Papa Giovanni Paolo II.


Padre Nicola Galeno OCD ricorda quanto successe 20 anni fa, quando il vento sfogliò e pagine dell'Evangeliario posto sulla cassa mortuaria di Papa Papa Giovanni Paolo II,  in polacco Jan Pawel II (nato Karol Józef Wojtyła). 
A quel tempo il padre Carmelitano si trovava in missione a Oita, in Giappone. 
Con questo articolo ricordiamo i due Papi che sono tornati in Cielo: Karol e Francesco. 

L'ISOLA DEI BAMBINI MAI ARRIVATI di Padre MAURO ARMANINO

L’isola dei bambini mai arrivati

 Ndr: Ho scelto questa immagine che rappresenta in modo chiaro l'isola dei bambini mai arrivati, ovvero il Mar Mediterraneo, che li ha inghiottiti nelle sue acque. Danila

Molti di loro sono certamente passati dal Niger, Terra di Mezzo. Li abbiamo incontrati e poi dimenticati. Erano accompagnati da uno o entrambi i genitori oppure confusi tra fratelli, amici e conoscenti d’occasione. Hanno attraversato non si come il deserto e, per gli strani sentieri del destino, sono riusciti ad imbarcarsi e tentare il Mare di Mezzo, il Mediterraneo. Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia onusiana per la protezione dell’infanzia l’UNICEF, in dieci anni, circa 3.500 bambini hanno perso la vita nel mare, sulla rotta del Mediterraneo centrale. Questa porzione di mare è riconosciuta come la frontiera più mortale del mondo.

Ciò significa, sempre per il rapporto citato, che in questi ultimi dieci anni ogni giorno un bambino è scomparso nel mare. Mancava perfino la mano di uno dei genitori a dare l’ultimo aiuto. Sette bambini su dieci che hanno effettuato la traversata viaggiavano soli. Quanti sono giunti sull’altra riva e interrogati hanno confessato che, durante il viaggio, molti di loro hanno sofferto violenze fisiche e altri sono stati arbitrariamente detenuti. Sono fuggiti da guerre, conflitti, violenze, miseria e soprattutto l’abbandono di una parte d’ Africa che ha tradito e venduto il loro futuro ai commercianti di vite umane. I bambini fanno parte delle oltre 20 mila persone morte o disperse nel corso egli ultimi dieci anni nello stesso Mare.

L’isola dei bambini si è creata da sè, come per caso, un giorno feriale di un anno che nessuno ricorda. Il numero dei piccoli migranti mai arrivati aumentava al quotidiano e si rese necessario, col tempo, organizzare la vita della colonia e far sentire i nuovi arrivati come a casa loro. All’inizio non è stato facile perché i bambini cercavano di imitare quello che ricordavano della società dei grandi. Armi, guerre, muri come frontiere e parole armate generatrici di violenza e divisione. Si organizzò dunque una prima assemblea consultativa aperta a tutti i residenti senza distinzione. Si decise all’unanimità che l’isola sarebbe stata guidata senza più tener conto del sistema creato dai grandi.

Inventarono strade, cortili, piazze, giochi e feste. Alcuni dei più grandi che già avevano imparato un mestiere si industriarono a trasmettere ad altri il loro sapere. Le bambine più grandi organizzavano la cucina, la cura dei più piccoli e rallegravano la vita dell’isola con canti e danze improvvisate. L’isola dei bambini mai arrivati era anch’essa migrante e, in realtà, non andava da nessuna parte. Si muoveva, invisibile o visibile secondo le stagioni e, come esse, mutevole nei colori e nella forma. Quando, da lontano, spuntava un’imbarcazione i bambini migranti innalzavano una bandiera inesistente e accendevano fuochi sperando che il fumo avrebbe segnalato la loro presenza.

L’isola è ben là fino a tutt’oggi e continua a ricevere nuovi ospiti ai quali viene chiesto il nome, l’età e il Paese di origine. Nel caso di neonati i nomi sono scelti a seconda dei giorni di sole, di pioggia e di vento. Non c’è una rotta prestabilita perché l’isola inventa ogni giorno nuovi orizzonti e c’è chi giura d’averla vista passare ma c’era nebbia quel giorno. Alcuni dei primi residenti immaginano che un giorno l’isola dei bambini si trasformerà in un continente che avrà dimenticato per sempre l’arte della guerra.

(Ho trovato un'opera che rappresenta in modo orribile ma chiaro, eseguita nel 2019, Lo zerbino col bambino migrante gettato nel mare: chi lo salverà?

«Welcome (?)», l’opera d’arte contemporanea di Federico Clapis, è rimasta in balìa delle onde al largo di Catania per tre giorni. Recuperata il 12 agosto, sarà messa all’asta in settembre per sostenere la ong Mediterranea-Saving Humans. La si potrebbe definire un’opera molto «site specific». È uno zerbino con la scritta «Welcome» e un bambolotto che raffigura un bambino migrante aggrappato strenuamente che per giorni è stato lasciato in mare abbandonato al suo destino. L’opera d’arte è stata concepita dall’artista contemporaneo Federico Clapis La scritta è ovviamente provocatoria: quanto sono «benvenuti» i migranti oggi in Italia?) (Danila)

        Mauro Armanino, Niamey, 25 aprile 2025


sabato, aprile 19

Nel Niger, per i detenuti è vietato risorgere di Padre MAURO ARMANINO


Carl Heinrich Bloch  -  The Resurrection

Nel Niger, per i detenuti è vietato risorgere

Per la seconda volta in quattordici anni di permanenza nel Niger non passerò la Pasqua in prigione. Sembrerà strano non trovarmi tra i detenuti della casa di arresto e correzione di Niamey la mattina di Pasqua, dietro i muri. Sarò meno libero del solito perché  solo in carcere si capisce cosa voglia dire una tomba aperta e una pietra rovesciata. La prima volta fu a causa delle misure restrittive legate all’improbabile gestione del Covid e la presente in seguito all’applicazione della nota ministeriale sulle prigioni.  E’ dal 29 maggio del 2024 che il ministro della giustizia, della giunta militare, aveva vietato le visite e le attività di enti o associazioni nelle prigioni del Paese. Una misura ‘provvisoria’ e giustificata per motivi di sicurezza, ordine e controllo negli istituti penitenziari da parte delle autorità militari al potere da fine luglio 2023, in seguito al colpo di stato.
Secondo l’ong ‘Prigionieri senza frontiere’ alla data del 31 maggio 2023, su una popolazione di oltre 22 milioni di abitanti, il Niger conta 41 prigioni che ‘ospitano’ oltre 13 mila detenuti dei quali 8 400 sono in attesa di giudizio. Tra loro si contano 608 minori e 406 donne. Come per altri Paesi si registra una sovrappopolazione carceraria e un tasso di occupazione del 128 per cento. La nota ministeriale citata, vietando le visite e gli aiuti ai prigionieri, rende le condizioni di vita dei detenuti ancora più disumane di quanto esse siano. Con meno controlli da parte di associazioni sono anche i diritti umani ad essere erosi o confiscati. Tra questi c’è anche il diritto a risorgere, ossia a celebrare l’unica buona notizia che apre le porte ad un futuro differente dal passato. Le nuove autorità militari hanno approvato la nuova ‘Carta della Rifondazione’ senza pensare alla carta della ‘risurrezione’.
Vero, Ci sono problemi gravi legati all’insicurezza e un’evasione di prigionieri in un carcere di massima sicurezza invita alla prudenza e all’accortezza. La confusione tra mezzi e il fine costituisce uno degli ostacoli maggiori ad una autentica società democratica. Siamo ancora in un regime di eccezione che dovrebbe durare almeno cinque anni ed è per questo che sarebbe saggio permettere di celebrare la risurrezione in carcere. La rifondazione della storia passa da gente liberata dalle catene del passato.





       Mauro Armanino, Niamey, Pasqua 2025

lunedì, aprile 14

SEOUL - COREA DEL SUD . Viaggio attraverso gli scatti fotografici di mio figlio -

 

si viaggia anche con la fantasia e qualche splendida immagine

Non posso permettermi di viaggiare, a causa della mia precaria salute e per l'età non più giovane. Ma viaggiano i  miei figli, per lavoro o per diporto, e mi inviano foto davvero belle e ricche di inquadrature. Non ho neppure pubblicato tutte le foto che ho ricevuto, ma ho scelto quelle che più rappresentano una nazione davvero moderna. Magari ho ripetuto alcune foto, perché erano talmente tante, anche se alcune non le ho pubblicate, è possibile che altre le abbia duplicate!!

Vivere in Corea del Sud può essere un'esperienza emozionante e gratificante per molte persone. Il paese è noto per la sua ricca cultura, cibo delizioso e tecnologia avanzata. È anche un ottimo posto per coloro che cercano un buon equilibrio vita-lavoro e un luogo sicuro e confortevole in cui vivere .

La Corea del Sud è famosa per diversi aspetti: Tecnologia e innovazione: Sede di aziende leader come Samsung e LG, il paese è all'avanguardia nello sviluppo tecnologico. Cultura pop: Il K-pop, con artisti come BTS e Blackpink, ha guadagnato fama internazionale, così come i film e le serie televisive coreane.