POETANDO
domenica, marzo 9
MODELLO DEL LAICO CRISTIANO - SAN GIUSEPPE _ conferenza di Padre CLAUDIO TRUZZI OCD
sabato, marzo 8
I PAESI DA EVITARE QUEST'ANNO di PADRE MAURO ARMANINO
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Quali frontiere sono le più pericolose da attraversare? Safeture, piattaforma svedese la cui missione è quella di allertare i turisti sui rischi possibili del viaggio, ha stilato la lista annuale dei Paesi più pericolosi nel 2025. La carta prevede cinque livelli distinti di pericolosità, passando dal rischio ‘limitato’ per i Paesi più sicuri al ‘rischio critico’ per i Paesi da evitare. I criteri presi in considerazione tengono conto del livello di sicurezza, la criminalità, il rischio sanitario, l’ambiente e la qualità delle cure mediche. La destinazione più sconsigliata, per Safeture, è il Burkina Faso.
Segue poi la Repubblica Centroafricana soprattutto per la presenza del gruppo Wagner. Il Libano è da evitare, così come Myanmar, il Niger, i territori palestinesi, la Somalia, il Sudan, la Siria e lo Yemen. Altri Paesi, fuori lista ma citati sono l’Iran, l’Ucraina e il Mali. In effetti è da tempo che nel Paese dove vivo da 14 anni, il Niger, non è più ambita meta turistica malgrado i paesaggi offerti dal deserto. Vero, la situazione nell’ambito della sicurezza, dopo il rapimento dell’amico Pierluigi Maccalli nel 2018, è peggiorata. A giusto titolo sembra che fare turismo in questa zona del Sahel sia sfidare il buonsenso.
La citata piattaforma omette, per ovvi motivi, il Paese in assoluto più pericoloso, per turisti, viaggiatori, esploratori e curiosi. I parametri usati per gli altri Paesi ivi sono applicabili solo in parte. Detto Paese non si trova nelle carte geopolitiche ad uso dal grande pubblico anche perché, a tutt’oggi non possiede confini ben delimitati. Al contrario si tratta di frontiere ‘porose’ determinate dalla classe sociale e soprattutto dal capitale finanziario potenzialmente incalcolabile. Messo assieme, il reddito di alcuni cittadini di questo Paese, vale tanto quanto un centinaio di Paesi possono vantare.
Il Paese non ha un nome, esattamente come il ricco alla porta del cui palazzo si metteva il povero Lazzaro nella nota parabola del Vangelo di Luca. I poveri hanno un nome ma non questo Paese. Si trova senza nome ma coloro che lo compongono il nome l’hanno ed è ben conosciuto. Non possiedono una terra specifica a cui legarsi. Solo attivano interessi, banche, agenzie di notazione, speculazioni finanziarie e sfruttamento senza pudore dei lavoratori nelle industrie o attività economiche. Il profitto e la moltiplicazione illimitata del loro capitale sono il loro passaporto.
La legge che regge e governa il Paese è quella dell’esclusione della parte del mondo considerata inutile, superflua e, non raramente, deleteria. Ogni realtà giudicata ‘vulnerabile’ e di ostacolo per la buona marcia del loro sistema di spoliazione e sfruttamento globale sarà eliminato, con le buone e soprattutto le cattive maniere. Il Paese ha infatti dalla sua parte una sorta di polizia altrettanto globale che ha per mandato di mettere a tacere le voci dissidenti o critiche rispetto al loro sistema. I cittadini di questo Paese sono notoriamente molto religiosi e offrono quotidiani sacrifici al loro dio denaro.
Questo è dunque, in pochi tratti sommari, il più inaffidabile dei Paesi, poco citato e temuto ma in realtà l’unico che sarebbe da boicottare. Purtroppo, la trappola funziona ancora. Artisti, intellettuali, imprenditori politici e religiosi si lasciano lusingare da vane promesse di un mondo fatto a immagine e somiglianza di questo Paese da temere. Meglio ancora, in conclusione, i nostri Paesi di sabbia, di vento e di polvere. Ricchi di contraddizioni e della loro povertà. Pericolosi per i turisti ma ancora e malgrado tutto, umani.
Mauro Armanino, Niamey, marzo 2025
giovedì, marzo 6
Ciclo su "LETTERA AI POETI" di PAPA FRANCESCO . e lirica di Padre NICOLA GALENO OCD
domenica, marzo 2
L'ERA DEL DISPREZZO di padre MAURO ARMANINO
L’era del disprezzo
Ci sono molti modi per qualificare il nostro tempo e dargli il nome che gli spetta. Tra i possibili titoli che lo riassumono, rappresentano e esemplificano quello del ’tempo del disprezzo’ pare sufficientemente eloquente e azzeccato. Il disprezzo è considerare qualcuno indegno di stima, da disdegnare, svilire, abbassarne il valore. Tutti i campi di detenzione, le carceri, particolari luoghi di lavoro e le relazioni di classe sono attraversati da questa unica alterazione umana chiamata disprezzo.
Il disprezzo di tutto quanto è fragile e vulnerabile, indifeso come un bimbo appena nato o da nascere accompagna il nostro tempo. Un mondo che si basa sul potere della quantità di armi, denaro, prestigio e potere non può che disprezzare chi non appartiene all’esigua minoranza che ha pieno diritto di decidere la vita e la morte dei più. I primi ad essere disprezzati sono i poveri e i miserabili che vanno eliminati, espunti perché indecorosi nelle città a misura dei ricchi e opulenti oligarchi.
Il disprezzo per coloro che non si rassegnano a scomparire come inutile zavorra da buttare quando necessario per il sistema. Chi non entra in schemi e moduli prefissato è indegno di stima perché pericoloso come una parola nelle mani di un poeta o un sogno nascosto di un innamorato. Gli sfollati, i richiedenti asilo, i migranti e i rifugiati sono categorie marginali, di frontiera. Gente sfrontata che osa pensare e rischiare la vita per un destino scritto nella polvere. Gente del tutto fuori posto.
Il disprezzo della verità, della bellezza e di tutto ciò che è gratuito perché sono cose senza prezzo. Da di-sprezzare in quanto non traducibili in merci e dunque non commerciabili. Il disprezzo dei cittadini da parte di chi ha il dovere e potere di decidere la loro sorte ha assunto, in questi anni, proporzioni inedite. Solo esistono sudditi, schiavi, servi, prigionieri e esiliati da tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Le scuole per le élite dei giovani leader insegnano il disprezzo dei piccoli.
Il disprezzo della politica e della democrazia ne costituiscono la condizione essenziale. Dopo aver profittato dell’una e dell’altra per arricchirsi e raggiungere il potere saranno entrambe mandate al macero. Con loro sono rottamati i diritti fondamentali della persona umana, conquistati con lacrime e sangue. Basta osservare come i diritti dei lavoratori sono stati erosi in questi anni nei quali lo sfruttamento e i morti sul lavoro sono la guerra di cui nessuno più parla. Morti bianche per disprezzo.
L’era del disprezzo per la vita fabbrica, commercia, diffonde armi e guerre come diamanti e terre rare da coltivare con mercenari e gruppi armati. Si disprezza la pace perché regni sovrano il terrore che tutto immobilizza e crea sofferenze che non interessano a nessuno dei potenti. Il disprezzo del dolore, poi, è il sommo tradimento di quanto costituisce l’umano che ci dovrebbe accomunare. Il disprezzo del tempo tradisce il giorno, le ore della notte e tutto trasforma in un baraccone da circo perenne.
Difficile ipotizzare cosa seguirà all’attuale età del disprezzo. Ciò che importa sarà dunque seminare, le mani nude e con paziente follia, l’eretica utopia di parole nuove gettate al vento.
Mauro Armanino, Niamey, marzo 2025
lunedì, febbraio 24
MAHMOOD E ORNELLA VANONI CANTANO “SANT’ALLEGRIA” a Che tempo che fa (esi...
Sant’allegria di Ornella Vanoni
E sale e sale e risale più a fior di pelle
In cima a una montagna piena, piena di stelle
Scende e scende la sera, ma è così breve stasera
Nera, nera riviera, c’è chi spera e chi va
Una preghiera, due preghiere pregherò
Nel dubbio della sera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera
E sole, sole che sale, rosso che brilla
In mezzo a un desiderio cade, cade una stella
Stella, stella che cade fra le cose e le strade
Questo è quello che accade per chi viene e chi va
Sant’allegria, sant’amore che vai via
Ascoltami stasera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera
Ah, ah
Ah-ah, ah-ah
Ah, ah
E sale, sale e risale l’ombra di un fiore
Sereno arcobaleno, da dolore a dolore
Scende, scende la sera, ma è così breve stasera
Nere, nera riviera, c’è chi spera e chi va
Una preghiera, due preghiere pregherò
Nel dubbio della sera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera
Sant’allegria, sant’amore che vai via
Ascoltami stasera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera
Ah, ah
Ah-ah-ah-ah
[Outro]
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera
domenica, febbraio 23
LA MILITARIZZAZIONE DELLA POLITICA OSSIA LA POLITICA MILITARIZZATA di PADRE MAURO ARMANINO
La militarizzazione della politica ossia la politica militarizzata
In vari stati dell’Africa Occidentale (e non solo) i militari sono al potere e la militarizzazione della politica che scaturisce da questo binomio dipinge dell’inconfondibile colore kaki le foto di famiglia di ministeri, governi e istituzioni. L’avvenuto colpo di stato alla politica non nasce affatto per caso perché si è estesa l’applicazione del molto citato detto di Carl von Clausewitz ...‘ La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi’. Nella nostra epoca hanno apparente vinto i guerrafondai, i fabbricanti di armi e di guerre perché alla base l’economia si è ridotta ad un campo di battaglia. La politica che avrebbe dovuto orientarla al servizio del bene comune ha scelto di camuffarsi come sua ancella obbediente e sottomessa. Con una democrazia schiava del denaro il fascino delle divise dei colonnelli e generali è quasi irresistibile per chi si è sentito tradito da avidi politici corrotti.
La militarizzazione della politica pervade la società e il quotidiano vivere. Non casualmente i cittadini sono chiamati o destinati a trasformarsi in soldati, pronti a dare tutto per la patria così come immaginata o declinata dai militari. Anche il tempo si militarizza e, ovviamente, negli stati che hanno rovesciato i regimi civili o sostituito quelli militari, si parlerà di transizione, rifondazione, rigenerazione o di un’altra storia che comincia. I regimi militari, ‘obbedienti’ al volere del popolo si prendono un mandato di 5 o più anni (rinnovabili) per ridefinire il quadro ideale di uno stato finalmente e definitivamente sovrano. Ancora il popolo, ostinato, farà di tutto perché la giunta militare al potere possa presentarsi alle future elezioni che, con tutta probabilità, saranno, libere, trasparenti e inclusive. Tutto sarà finalmente nuovo perché quanto fatto finora non era che volgare politica di arricchimento personale e di demolizione delle prerogative dello Stato.
Nondimeno ciò che si militarizza di più è il pensiero. Dalle parole al pensiero non c’è che un passo perché il pensiero usa le parole e le parole creano e definiscono il pensiero. Un pensiero militarizzato è quello che immagina il mondo e la società a forma di caserma dove tutto è sotto controllo gerarchico. Tra il ‘ministero della difesa’ e il ‘ministero della verità’ il passo è breve e si passa dall’uno all’altro con la conseguenza che la lettura della realtà assomiglia più ad un monolite che a un rivo che scorre secondo il terreno che incontra. Una sola lettura e dunque un’unica strategia, quella che il pensiero militarizzato avrà concepito e che la scontata adesione del popolo renderà effettiva. Con l’assentimento del popolo i militari al potere saranno auto promossi generali e uno di loro avrà il titolo di presidente della repubblica. Un’amnistia è proposta per chi perpetrato il ‘golpe’ mentre il presidente esautorato è ancora prigioniero nel palazzo presidenziale. Il pensiero militarizzato abbisogna di un nemico per ogni circostanza. Bene ricorda il saggio filosofo cinese Xunzi...’ il re è una barca e il popolo è l’acqua. L’acqua può sorreggere la barca e l’acqua può rovesciare la barca'.
Mauro Armanino, Niamey, febbraio 2025
domenica, febbraio 16
CICLO PITTORICO SU CHIESE DI TRANI (BAT) foto e didascalie poetiche di PADRE NICOLA GALENO OCD
Ciclo pittorico su Chiese di Trani (BAT)
Chiese tranesi 133.376
Volli tornare a visitar le Chiese,
che furon per decenni frequentate
dai Nonni prima ancora che la vita
li facesse puntare verso il Nord.
Chissà perché noi figli nelle vene
ci sentiamo legati a questa terra,
che non ci vide nascere: restiamo
metà pugliesi e metà piemontesi.
Quanto mi affascinavano i racconti
della Nonna su quelle processioni
religiose! Sognavo ad occhi aperti,
sentendo che qualcosa mi mancava.
Sono tornato a rivedere le Chiese
volutamente quando sono chiuse.
Nessuno mai doveva disturbare.
il povero informatico pittore!
LA CATTEDRALE DI S. NICOLA PELLEGRINO 133.377
Come non definirti, Cattedrale,
regina incontrastata della Puglia?
LA CHIESA DEL CARMINE 133.378
Chiesetta accanto al porto, garantisci
ai pescatori tanta protezione!
Mi sembri la custode più fedele
di quanti non conobbi sulla terra...
CHIESA DELLA MADONNA DEL POZZO 133.380
Chiesetta, ti vedevo dalla casa
d’un mio caro Zio falegname
LA CHIESA DEL MONASTERO 133.381
Dopo la Cattedrale il mar vedeva
in te la sua Chiesetta prediletta!
LA CHIESA DI OGNISSANTI (ABSIDE) 133.382
La Reginetta sei di questo porto.
Lo sembri tutelar maternamente!
LA CHIESA DI S. CHIARA 133.383
Il traffico si sposta nella storia.
Adesso sembri alquanto emarginata...
LA CHIESA DI S. DOMENICO 133.384
Unica Chiesa che vantare possa
una Villa sì bella al proprio al fianco!
LA CHIESA DI S. FRANCESCO 133.385
In una via tanto trafficata
un’oasi di pace tu mi sembri!
(Legnano 15-2-2025), Padre Nicola Galeno
sabato, febbraio 15
QUANDO TACERE NON E' (SEMPRE) UNA VIRTU' di PADRE MAURO ARMANINO
C’è silenzio e silenzio. In Africa occidentale si conosce e perpetua a tutt’oggi la ‘cultura del silenzio’ che copre, protegge, assume, soffre e tace su ciò che conta veramente. Spesso si dice l’inutile, il superficiale e l’apparente per tacere su quanto potrebbe far sospettare che qualcosa non quadra con la versione ufficiale dei fatti. C’è il silenzio degli umiliati, gravido di dolore e c’è il silenzio di chi non ha più nulla da dire. Il silenzio di chi resiste e quello di chi si arrende.
Nei vangeli si narra che il Cristo tace dinnanzi al potere politico che gli chiede miracoli e in faccia al potere religioso che l’accusa di voler distruggere il tempio. Il suo precario e infinito tacere bene rappresenta la dignità della verità che non abbisogna di nessuna difesa per salvarsi. Il suo silenzio è denso dell’attesa di un avvenimento che squarci, infine, il velo che copriva il potere della menzogna. Solo più tardi verrà la parola, anzi, il grido che avrebbe ricordato al mondo che la verità non si svende.
Accade di questi tempi nel Sahel quanto durante la propaganda dell’epoca totalitaria fascista veniva scritto sui muri e le coscienze. ‘Taci, il nemico ti ascolta’! Colui che scrive ha visto coi suoi occhi la frase citata su un muro cadente e abbandonato nel suo paese d’infanzia. Il tempo avrebbe infine cancellato tutto e, nel bambino che ero, la scritta è rimasta a lungo. I grandi mi avevano spiegato chi era il nemico e, non avendolo visto di persona, ricordo che da allora per me tacere era una sfida.
Si può tacere per paura delle conseguenze dell’espressione del proprio pensiero in parole dette, scritte o solo immaginate. Diceva con ragione lo scrittore irlandese Oscar Wilde che ...’la società perdona spesso il criminale, non perdona mai il sognatore’. In effetti la prima cosa che ogni totalitarismo cerca di controllare, mutilare e mettere a tacere sono proprio i sogni e cioè la capacità tutta umana di immaginare un mondo differente da colui che il potere impone.
In questo caso si innesca un fenomeno sociale ben conosciuto che va sotto il nome di autocensura. Essa consisterà a espungere da ogni espressione pubblica quanto potrebbe sembrare contradditorio rispetto alla narrazione ufficiale. Ogni regime totalitario crea un ‘ministero della verità’ che aiuta i cittadini a privilegiare quanto è legittimo esprimere in publico e quanto invece sarebbe oggetto di biasimo e di conseguenze nefaste. L’autocensura è una paura preventiva che tace il vero.
Talvolta si tace per complicità rispetto alle menzogne imperanti del sistema. Lo si fa per interesse, per arrivismo, per una fetta di potere o semplicemente per vivere nella mediocre e tranquilla vita che ogni potere garantisce ai propri sudditi fedeli. Complicità e viltà sono compagni di viaggio e l’uno non sta senza l’altro. Chi opera nell’ambito della comunicazione, i sindacati, la classe intellettuale e, non ultimi, i ‘leader religiosi’, ognuno a suo titolo, entra appieno in questo deludente gioco delle parti.
O allora si tace perché si ha tradito, in qualche misura, ciò nel quale si è sempre creduto e sperato. E questo è quanto di più grave possa accadere a chi poi insegna ai propri figli a fare altrettanto. Il silenzio che ne scaturisce non è che tristezza e rimpianto per quanto di più sacro le scelte operate hanno smantellato e ridotto in macerie. L’immagine delle macerie sembra essere il tipo di mondo che ci troviamo tra le mani. Riparare i pensieri, le parole, le relazioni è il lavoro che, in silenzio, ci attende. Mauro Armanino, Niamey, febbraio 2025
mercoledì, febbraio 12
RICORDI DEL PASSATO, DI OLTRE 60 ANNI FA! di DANILA OPPIO
Gilberto con Paki, come si nota, a distanza di anni sono ancora molto amici.