Mauro Armanino, Niamey27 gennaio, Giorno della Memoria
POETANDO
sabato, gennaio 28
L'IMPERO DEL SILENZIO NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO
venerdì, gennaio 27
lunedì, gennaio 23
AL DI LA' DELLA REALTA' di MARTINA D'URSO - recensione di RENATA RUSCA ZARGAR
Al di là della realtà
Al di là della realtà - Martina D'Urso
- Libro - Mondadori Store
Recensione di Renata Rusca Zargar
Mi è capitato, quasi per caso, di leggere questo primo romanzo di una giovane signora caprese. Sono rimasta subito assai colpita dalla prefazione della notissima Barbara Alberti che promuove le Nuove voci, cioè nuovi autori italiani.
Ho pensato, dunque, che fosse la solita pubblicità: in fondo, tutte le storie possibili e impossibili sono state già scritte nel grande oceano della Letteratura.
Ho iniziato, comunque, a scorrere le pagine, lasciandomi avviluppare dall’ambientazione ben inserita nella magica città di Napoli, con le sue bellezze, i suoi personaggi caratteristici, le sue tradizioni, “un vero e proprio stile di vita”, come evidenzia l'autrice. Persino, mi è parso di risentire in bocca il gusto della pasticceria napoletana assolutamente indimenticabile.
Ho trovato, inoltre, qualche passo di filosofia dell’esistenza stampato in carattere corsivo, come ad esempio, “Il vuoto”, “L’accontentarsi”, “La trasformazione del sentimento” e alcuni altri. Attraverso di loro, sono entrata direttamente nella psicologia dei protagonisti e nel senso profondo degli avvenimenti.
Nel testo, appaiono anche una ventina di righe dedicate a Capri, con la “sua tipica forma ondeggiante” che potrebbe “assomigliare” a tante cose come “una donna incinta stesa di lato” o “una principessa dormiente” e molto altro. Emerge, dunque, dal cuore l'isola desiderabile dove è bello andare in vacanza ma anche vivere, camminando immersi nella natura più fitta e odorando il sapore del mare.
Quello che, però, mi ha lasciata ancora più straordinariamente stupita è la vicenda raccontata, dolce e originale: una storia d’amore onirica, un sogno nei sogni dell’esistenza. Non ho potuto abbandonare le pagine fino a quando non ho saputo tutto di Gaia e di Marco, augurandomi trepidamente di poterli ritrovare alla fine felici come in una favola.
“Osa vivere la vita che hai sognato. Vai avanti e realizza i tuoi sogni.” (Ralph W. Emerson) è una delle importanti citazioni che si trovano nel libro. Non so se l’autrice desideri scrivere ancora altri romanzi. Penso che ne varrebbe la pena perché è davvero una bravissima storyteller. Rende speciali i suoi personaggi e cattura armoniosamente i lettori perché essi stessi prendono parte ad accadimenti immaginosi che ognuno vorrebbe aver vissuto.
Renata Rusca Zargar
sabato, gennaio 21
NOMI E STORIE DI SABBIA DAL SAHEL di P. MAURO ARMANINO
Cécé con Padre Armanino
Nomi e storie di sabbia dal Sahel
Cécé, che faceva il piastrellista nella sua Guinea d’origine è appena tornato dall’Algeria dove non poteva mai uscire dal cantiere edile dove aveva trovato, infine, un lavoro precario. Dice che lo pagavano a volte e meno del dovuto. Non valeva la pena rimanere ancora ed ha scelto dunque di tornare a casa per ritrovare lo stesso mestiere che aveva lasciato l’anno prima. Un’andata e un ritorno a tappe che traccia geografie politiche, frontiere immaginate, espulsioni, deportazioni, allontanamenti mirati e destini sconfitti. Il sentimento di vergogna per quanto investito in termini di tempo, denaro, energie, sogni e rimpianti si mescola con l’amaro sollievo di essere, malgrado tutto, ancora in vita. Non è poco di questi tempi nei quali i mari, i deserti e soprattutto l’uso delle frontiere non sono che sofisticati sistemi di eliminazioni a punti.
Arrivano il giorno dopo ma sono in città, a loro dire, da un paio di settimane. Entrambi originari della Liberia e partiti assieme alla volta del Sudan con la segreta speranza di raggiungere, via l’Egitto, l’Europa. Maurice ha fatto l’università e insegnava mentre Amos si affermava come tecnico nell’ informatica. Solo che nel Sudan la situazione è tragica a causa della resistenza alla dittatura militare. Trovano inutile e impossibile rimanere ulteriormente nel Sudan e qui sopravvivono dormendo dove possono ospiti del Mercato Grande di Niamey. Sono in attesa di rifare il cammino di ritorno al Paese che li ha abbandonati dopo averli illusi con un presidente e una pace senza pane e fantasia. Profumano di viaggio e di avventure mai sopite perché vanno in Liberia con qualche anno e alcuni deserti in più da raccontare a coloro che hanno lasciato a casa.
Vivono, assieme a James, i suoi quattro figli e la madre, sotto una precaria tenda che non protegge da nulla. Come nuovi ‘naufraghi dello sviluppo’, come li definiva l’amico economista Serge Latouche anni or sono. Superstiti di un modello di società che non solo crea ma abbisogna di naufraghi come loro. Utili per tenere a bada la ciurma della nave, perché non si ammutini per dell’assenza di terra all’orizzonte. O allora sono anch’essi da annoverare tra i disertori che fuggono da quanto di più certo hanno, come noi, ereditato: una terra, le loro radici, una lingua e una storia. Rischiano un altrove senza avere le stesse garanzie di Abramo che, già anziano, aveva scelto di abbandonare la sua terra, con una parvenza di promessa divina.
Invece Alfred giura che non era mai passato da noi, che era tornato dall’Algeria, che lì era stato prima braccato e poi espulso. Che aveva perso il suo bagaglio rubato alla stazione dei bus e per questo non aveva documenti! Niente della sua storia, lo avrebbe confessato il giorno dopo, corrispondeva al vero eppure era la sua unica storia del momento. Lui e altri nomi sono gli artisti di un mondo che, forse, solo la sabbia può tornare a creare con un sorriso di complicità.
Mauro Armanino, Niamey, 22 gennaio 2023
martedì, gennaio 17
IL FEMMINISMO DELLE DIFFERENZE - presentazione di RENATA RUSCA ZARGAR
sabato, gennaio 14
IL PREZZO DELLA SABBIA E LA SABBIA DA BUTTARE DI NIAMEY di P. MAURO ARMANINO
Il prezzo della sabbia e la sabbia da buttare di Niamey
C’è sabbia e sabbia. Quella che si vende, quella gratuita e quella da buttare. La sabbia bianca è più cara di quella rossa ma entrambe sono aumentate di prezzo a Niamey, capitale e cantiere permanente. I motivi dell’aumento dei prezzi della sabbia da costruzione sono molteplici. Complice il livello dell’acqua del fiume è più difficile trovare posti utili all’operazione. Le tasse della municipalità e il rincaro del gasolio rendono il viaggio di sabbia col camion più oneroso a seconda dalla distanza da percorrere. Molta gente vive della sabbia. Gli scavatori, i rivenditori, i trasportatori e infine i lavoratori sui cantieri che, grazie alla sabbia, sbarcano il lunario in questi tempi di recessione armata.
La sabbia gratuita si respira con la polvere, si porta in giro senza accorgersene, si adagia come un tappeto e si confonde con la cronaca. Il quotidiano dei cittadini né è impregnato perché, dalla politica all’economia passando per il lavoro, la sabbia è come un cane fedele che aspetta il ritorno a casa del padrone. Inutile lamentarsi della lentezza della connessione del net, dell’incertezza della linea telefonica appena riparata o delle fatture esorbitanti dell’elettricità. La sabbia costituisce come il collante di un mondo che, senza di lei, cadrebbe nel mercantilismo più feroce di cui la gestione della pandemia del Covid ha dimostrato i limiti.
La sabbia da buttare, invece, si trova di norma lungo le strade della città. Passano con irregolare scadenza i pulitori che, armati di giubbetto verde, ramazza, pala e carriola, ammassano la sabbia e poi la spostano più in là di qualche metro. Essa, consapevole della sua identità, torna appena possibile al posto a lei assegnato dal destino. La sabbia da buttare è costituita dalla maggioranza del popolo che vive nell’indigenza. Appare il più sovente come carico da buttare, se necessario, per salvare la nave dal naufragio. Sono decretati inutili, invisibili e superflui. Sono coloro che si sanno attraversati dalle elezioni presidenziali, le campagne elettorali, i progetti di sviluppo e le promesse di un paradiso nel caso tutto il resto andasse male.
Delle tre sabbie citate, quella che è aumentata di prezzo, quella gratuita e la sabbia da buttare, sarà quest’ultima che, come preziosa eredità, rimarrà per sempre sulle strade della storia.
Mauro Armanino, Niamey, 15 gennaio 2023
lunedì, gennaio 9
ANNO NUOVO E POLVERE ANTICA: IL TEMPO DEL SAHEL di P. MAURO ARMANINIO
Anno nuovo e polvere antica:
Il tempo del Sahel
Cambiamento climatico o no, la polvere portata dal vento è arrivata puntuale come un orologio svizzero di una volta. Qui nel Sahel abbiamo tutto il tempo del mondo, all the times in the world, cantava il grande Louis Armstrong. Sotto il sole del Sahel abbiamo un tempo per tutto e tutto per un tempo, proprio come affermava a partire dall’esperienza, il saggio Qoelet. Un tempo per partorire e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per deforestare. Un tempo per piangere e uno per ridere, un tempo per lamentarsi e un tempo per danzare. Un tempo per abbracciarsi e un tempo per astenersi. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per custodire e un tempo per buttare. Un tempo per parlare e un tempo per tacere, un tempo per amare e un tempo per odiare. Un tempo per la guerra e un tempo per la pace che il Sahel ha persa. Chi potrebbe affermare, dice ancora il saggio, che qualcosa è accaduto per la prima volta?
Altrove non c’è più tempo e anche per questo si moltiplicano gli orologi in modo esponenziale. Li si trova dappertutto, dai cellulari alle insegne delle farmacie passando per i negozi senza dimenticare quelli ancora ai polsi dei nostalgici. Il tempo non basta mai per la semplice ragione che quando diventa la misura del denaro o come una preda da cacciare sarà sempre altrove: un passo in avanti. Qui sappiamo bene che il tempo va abitato con rispetto e stupore per quanto può offrire ogni giorno perché ogni giorno è una vita. Ci si attarda a salutare senza contare il tempo e se qualcuno muore tutto si ferma ad oltranza per vivere bene il commiato. Qui nel Sahel, tra il tempo e la vita, si è sviluppata un’ingenua complicità perché ciò che conta è il presente. La casa, il lavoro, la salute, la scuola, i matrimoni, la politica e persino le religioni, costituiscono l’esempio più eloquente dell’incertezza che trova nella polvere il suo destino. La polvere è da noi la misura del tempo.
Sono cambiati i calendari perché si è deciso che l’anno nuovo è arrivato e poi, nell’insieme, tutto continua come e quanto prima. Non c’è nulla di magico nella storia umana perché essa non fa che raccontare a memoria quello che le abbiamo insegnato con le viltà e gli eroismi di ogni giorno. Ecco perché vale la pena mettersi in ascolto della polvere, fedele compagna quotidiana del Sahel. Umile, paziente, tenace, fedele, costante e lieve, arriva col vento come alleato e offre a tutti, senza distinzioni di ceto sociale o discriminazioni di classe, la sua gratuita Epifania. In effetti tra il tempo e la polvere si è instaurata come un’alleanza che il passare delle stagioni e degli imperi non ha fatto che rendere più autorevole. La polvere copre il tempo con delicata premura e il tempo, da parte sua, ricorda alla polvere che in lei e da lei tutto nasce e tutto torna. L’eternità non è che polvere che il vento porta lontano, verso il mare.
Mauro Armanino, Niamey, 8 gennaio 2023
venerdì, gennaio 6
IL SEGRETO DI AMRIT KAUR di LIVIA MANERA SAMBUY - recensione di DANILA OPPIO
SIDDY, LA STELLINA VAGANTE di GIOVANNA GIORDANI
E' una fiaba che avevo scritto qualche anno fa per i bambini piccoli e cresciuti...Un caro saluto a voi che avete la pazienza e la bontà di leggere! GIOVANNA GIORDANI
SIDDY, LA STELLINA VAGANTE
Siddy era una stellina molto piccola ed era quasi senza luce. Era nata così, da una famiglia di stelle grandi e magnifiche che si potevano ammirare nel cielo. I suoi genitori-stelle e le sue sorelle-stelline le volevano molto bene e si rammaricavano che non potesse splendere come loro. Nelle limpide notti d’inverno le stelle si specchiavano fra di loro, ma Siddy non rifulgeva come le altre e se ne stava in disparte con un’ombra di tristezza sul faccino circondato dai suoi piccoli raggi quasi invisibili.
Gli anni passavano e dal cielo le stelle assistevano a tutto quello che avveniva sul pianeta Terra dove vedevano gli umani che spesso si azzuffavano e si facevano del male, ma qualche volta, per fortuna, alcuni si abbracciavano. Alle stelle piacevano particolarmente quelli che si abbracciavano e non si facevano del male.
Certe notti le stelle si accorgevano che alcuni umani si soffermavano a guardarle tanto intensamente solleticando così la loro vanità e allora si divertivano e ridevano diventando così sempre più splendenti.
Una notte d’inverno particolarmente limpida e serena la nostra Siddy chiese ai suoi genitori di poter scendere sul pianeta Terra poiché le era sembrato di vedere, fra l’oscurità che lo avvolgeva, una luce particolare che sembrava perfino più bella e luminosa della loro.
I genitori-stelle dapprima risposero con un “no” deciso, ma poi, a seguito delle continue insistenze della loro figlioletta che era nata così diversa da loro, decisero di acconsentire, ma ad una sola condizione: avrebbe dovuto far ritorno prima dell’alba.
Siddy felicissima si mise in cammino e cominciò a scendere lentamente dal cielo verso quella luce che l’attirava come una calamita. La Terra ormai non era più così lontana e lei stava sorvolando grandi pianure, laghi, mari e montagne, seguendo sempre quella bellissima luce. Finché giunse sopra una grande prateria dove i pastori conducevano le loro greggi. A loro poi si univano altre persone e perfino dei re. Siddy ormai era proprio vicinissima e poteva anche sentire le loro voci. Ecco, parlavano proprio della luce verso la quale lei si stava dirigendo e riuscì a udire solo queste parole: - Verranno anche gli angeli e canteranno divinamente -. Siddy era davvero sempre più incuriosita e, mano a mano che si avvicinava alla sua meta, si accorse che quella luce speciale proveniva da una capanna dove stava una mamma, un papà e un bambino in una culla. Ma, meraviglia delle meraviglie, il bambino era attorniato da quel fulgore accecante che lei aveva visto dal cielo e tutto intorno un coro di angeli cantava dolcissime canzoni. Lei li aveva visti ancora gli angeli passeggiare dalle sue parti, ma non sapeva che sapessero cantare così bene!
Siddy era emozionatissima, sentiva dentro di lei una grande curiosità e, piano piano, cercando di non farsi notare si avvicinò a quella capanna e cercò di appoggiarsi leggera sul tetto da dove le sembrava di poter ammirare meglio quello spettacolo meraviglioso. Appena adagiata sul bordo del tetto di paglia Siddy si sentì pervadere da una grande gioia e, mentre gli angeli cantavano, le parve che il bambino nella culla le sorridesse. La piccola stellina si rese conto allora che qualcosa di straordinario stava accadendo proprio a lei, poiché la luce che emanava quel bambino la stava avvolgendo facendola splendere come non mai. Le persone che si inginocchiavano davanti a quel pargoletto nella culla alzavano lo sguardo anche verso di lei e si accorse di non essere mai stata così felice in vita sua. Passò così tutta la notte, una notte che Siddy desiderava non finisse mai. Ma, appena l’alba si annunciò all’orizzonte, si ricordò della promessa fatta ai suoi genitori-stelle e cercò di staccarsi delicatamente da quel luogo meraviglioso mentre quel bellissimo bambino ora stava dormendo col sorriso sulle labbra. Gli angeli avevano smesso i loro canti per non svegliarlo e tutto intorno regnava pace e serenità.
Siddy iniziò a muoversi lentamente, si ricordava benissimo la strada verso il cielo e raggiunse senza batter ciglio la sua famiglia stellare. Quando i suoi genitori, le sue sorelle e tutte le stelle del vicinato la videro arrivare la accolsero con un grande “ohhhhhh”, poiché Siddy era diventata una stella di una luminosità indescrivibile e la sua luce era diversa e senz’altro più bella di quella delle altre stelle. Le fecero tante domande e allora la stellina che una volta splendeva poco, raccontò del suo incontro con il Bambino nella culla circondato da quella luce che lei aveva voluto raggiungere dal cielo e di come quella medesima luce l’aveva avvolta durante tutta la notte. Raccontò di come gli angeli avevano cantato delle bellissime canzoni vicino alla culla di quel luminoso bambino e di come poi lui si era dolcemente addormentato.
- Credo di aver capito – disse a Siddy la sua mamma-stella - quel bambino splendeva di una luce che, al confronto, la nostra è ben poca cosa, e te ne ha voluta donare un po’ perché l’hai voluta vedere da vicino -
- Siamo fieri di te carissima figlioletta - dissero allora i suoi genitori-stelle.
- Anche noi - ripeterono in coro tutte le altre stelle.
Poi nel cielo si fece una grande festa e Siddy era veramente al colmo della felicità.
Anche ai giorni nostri, nelle notti serene e senza vento, scrutando attentamente il cielo stellato, si può intravedere la bellissima Siddy e, a fissarla bene, può succedere che lei faccia giungere un suo piccolo raggio negli angolini dei cuori che accolgono volentieri la luce ineguagliabile della bontà.
Giovanna Giordani