Questo mio libro, scritto e pubblicato nel maggio del 2013 la cui impaginazione e progetto grafico e di Anna Montella, e le illustrazioni interne sono della stessa autrice, ovvero mie, di Danila Oppio
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Per ricordare Gavino Puggioni, con la sua prefazione del mio libro Smemoria e Memoria poetica, che il mio ringraziamento arrivi nell'Altrove dove recentemente è andato.
Danila Oppio
SMEMORIA e memoria poetica PREFAZIONE di Gavino Puggioni
Chi scrive e desidera essere letto ha sempre qualcosa da comunicare agli altri e in una qualsiasi forma, sia essa poetica o in prosa.
L’autrice scrive di cultura, di arte, di viaggi e di fiabe, per i bambini e i loro genitori. Di fiabe che sono rivolte anche agli adulti, se l'adulto vuol capire, di un’umanità infinita, piene d'amore per il prossimo e per il mondo che ci circonda.
Scrive da sempre poesie e qualcuna di esse si leggerà in questo libro.
Ora, e c'è da augurarsi sia solo l'inizio, si è cimentata in questo lungo racconto.
C'è, in tutte le righe che lo compongono, la ricerca del senso della vita che è tema a me caro.
E questa ricerca Danila l'ha fatta e si è affidata a un suo alter ego particolare, confuso e reale, immemore, altalenante fra un pensiero vero e uno, quello successivo, che ne mette in dubbio la sua stessa essenza.
Il titolo, “Smemoria” è il cuore di quel suo raccontare fantastico seppure vero, come vera è ormai tutta la nostra scrittura, ospitata virtualmente nei più svariati siti telematici.
Penso sia la prima volta che si mette per iscritto un dialogo privato, quasi intimo, che intercorre su internet e poi trasferito su carta per mandare in stampa.
Sibilla e il signor G sono i due personaggi che danno vita al racconto, lo animano, lo rendono vero in una sequela di e-mail prima timide e poi più coraggiose. Parlano di poesia, di personaggi più o meno famosi, dove fanno librare sentimenti in una catarsi tutta loro, intima seppure sconosciuta.
S’innamorano di quella loro scrittura, la esaltano pur sapendo della sua virtualità, che potrebbe celebrare l'abisso delle menti umane o, al contrario, sublimarne i contenuti seppur evidentemente privati.
L’autrice usa un linguaggio riflesso su dubbi, su ricordi evanescenti di una memoria che tale non è più, perché violentata da avvenimenti che Sibilla ha cancellato, riponendoli in quei cassetti che solo il signor G riuscirà ad aprire.
Sibilla è una creatura vera, senza memoria, appunto, ma ha confidenza con quel diavolo del suo computer col quale scrive e riscrive, in cui aveva conservato innumerevoli lettere, scritture, anche poesie sue e di amici che lei, pian piano, ritrova, se ne meraviglia, e ne chiede verità a quel suo corrispondente, anche lui rimosso dai ricordi, ma conservato nella memoria del Mac con l'indirizzo di posta elettronica.
L'autrice fa giocare Sibilla, la sollecita, la solletica nei suoi sentimenti e nelle emozioni che può aver provato, la spinge a ricordare, forse, un amore ma solo epistolare, che diventa enigmatico, non privo, però, di qualche verità che la stessa Sibilla e il signor G si ritrovano ad affrontare, facendo uso di alcune poesie, inviate come lettura, come emozione in cui credere.
Come si fa a ricordare quando la (s)memoria gioca a nascondino, coprendo e scoprendo inusitate ma anche tragiche verità che andranno ad affiancarsi a quelle loro due vite che vogliono vivere, ma che sono trascinate da dubbi, da insicurezze quotidiane e da sentimenti ancora poco conosciuti?
Il racconto diventa un condensato di emozioni che, nella realtà quotidiana, si possono provare a prescindere che siano lette in pagine elettroniche o vissute alla presenza del bene amato.
Leggendolo, se ne possono trarre considerazioni e anche pensamenti che occupano normalmente la mente umana e la portano a esaminare anche molti lati della vita nostra della quale crediamo giustamente di esserne protagonisti. E questo può e deve avvenire, perché se la vita va comunque vissuta, di essa dobbiamo scandagliare tutti i punti, le anse, gli aspetti positivi e negativi, che devono dare a ciascuno di noi l'esatto metro di quel che facciamo, al buio, nella luce, nei crocevia dei nostri sentimenti, nei rapporti col prossimo, con i bambini e con gli adulti.
Alla fine, Smemoria mi ha regalato pensieri e parole che per me, poco aduso alle mirabilie odierne, vanno tradotte, direi incastonate, in quello scrigno aureo il cui contenuto, solo e unico, si chiamerà sempre amore e... senso della vita.
E per ricordare Tommaso Mondelli e altre persone che gentilmente hanno scritto una loro recensione di SMEMORIA e Memoria poetica.
Romanzo SMEMORIA di Danila Oppio
Recensione di Tommaso Mondelli
Sono china su un blocco di appunti, con la matita in mano, indecisa se disegnare un volto umano, o se far svolazzare qualche verso.
Un modo meraviglioso di usare la penna e disporre le parole per un racconto romanzato.
Il racconto di Danila Oppio, inizia con queste parole ed è tra questi svolazzanti fogli di carta che sono pensieri, che inizia il tormentoso viaggio del personaggio Sibilla diretto alla ricerca di se stessa, della sua identità e della sua memoria, svanita nel nulla. Così che tutto si inabissa in un tunnel che appare senza via di uscita.
La tenue luce di quegli appunti e il ritrovo di una consonante nell'alfabeto, della lettera G. che dice tutto e nulla e insieme a delle poesie vergate senza principio né fine, inizia quel cammino che, passo dopo passo, seguito da una fiammata generata da una sigaretta sufficiente a squarciare quel velo che toglie le parentesi di una vita virtuale interpretata in modo singolare dall'autrice di questo prezioso manoscritto. Di particolare attenzione risulta la differenza tra i due dialoganti: Sibilla un personaggio conosciuto, il proprio, mentre quello di G. è un personaggio sconosciuto, anonimo, ma idoneo tuttavia a dare vita ad un armonioso e singolare dialogo.
Ma chi è questo G. ancora avvolto nel mistero che fa dire a Sibilla: Ho letto quei tuoi versi. Hanno suscitato in me domande, che ora ti porgo: quella poesia l'avevi scritta per me? Ero io colui la cui presenza t'illuminava? E tu ora dove sei? Quelle altalene senza corde, cosa rappresentano? La risposta di G. non si fa attendere: "Sibilla cara lo sai molto bene che le poesie sono moti dell'anima, che non sempre si rifanno a fatti o sentimenti davvero vissuti e provati". La forza della poesia è la potenza dell'amore verso la catarsi che è luce della mente e del cuore.
Strada facendo, come spesso accade, il personaggio G. si innamora di Sibilla e a quel punto la stessa raccoglie il fatto con un certo imbarazzo e quasi di colpevolezza, ma il dialogo fortunatamente continua e questo indica come a volte una gestione irriflessa di un aspetto può condurre a situazioni estreme, che in questo caso, per qualche istante di attesa ha scongiurato la possibile chiusura del dialogo e favorito la soluzione fortunata della vicenda.
Il romanzo Smemoria di Danila Oppio varca la soglia principale dell'edificio ed entra nel novero delle opere letterarie per la scorrevolezza e un nuovo moderno stile, tanto per struttura quanto per significato.
L'aspetto strutturale è nuovo ed entra nell'argomento con una certa timidezza, con un filo di incertezza sull'itinerario da seguire e una dubbia apertura ai due personaggi del romanzo di un uomo e donna, di amore e dolore, incertezza e speranza. I capitoli in numerazione romana indicano le tappe che sono XII, come le dodici tavole. E una significativa appendice sull'amore cantato da Fabrizio De André dal titolo la Marcia Nuziale.
L'apertura allo scorrere fluido e l'alternarsi dei due personaggi immaginari, Sibilla e G, posti ai due lati della scacchiera che l'autrice muove alternativamente con la genialità di un maestro d'orchestra, si avvia speditamente e con spettacolare chiarezza verso l'epilogo che conduce all'incontro tra Sibilla e la propria memoria. Non meno significativa è la scoperta e l'incontro col personaggio G., pedina necessaria e insostituibile per il ritorno della temporanea assenza della memoria.
Quando con abile maestria di consumata scrittrice si alterna da una sedia all'altra del tavolo della scacchiera a tessere il dialogo dei personaggi dalla stessa inventati, interpretati, e dei quali ha vissuto l'ansia e la struggente ricerca della memoria che può avvenire solo col raggiungimento della stessa.
Quel faticoso cammino appiccicato su quegli insignificanti pezzi di carta, senza capo né coda spalancano a Sibilla, e tenacemente voluto dall'autrice, finestre chiuse che si affacciano sulla via della serenità e dell'amore. Onde evitare che: ... se si esauriscono le parole tra due persone che si amano, magari rimangono gli sguardi, i sorrisi ... talvolta anche le lacrime. Sono modi per comunicare, che ad alcuni mancheranno sempre. Come a un monco manca la mano, e a un orbo, l'occhio.
Tutto il racconto procede in modo da portare la lettura al capitolo successivo e così fino all'ultimo senza pausa, tra il suono vibrante delle parole che sono il frutto e il colore e il calore di forza che nasce dal profondo di un cuore nutrito di alti sentimenti che non s'arrende davanti alle difficoltà dell'esistente e alle sconfitte disseminate lungo il cammino dell'avventura umana.
"Essere poeti non significa solo sapere scrivere versi. La poesia è uno stato d'animo, quello che ti fa guardare alle persone, alla natura, agli eventi con uno sguardo d'amore, di dolcezza, di comprensione, di sofferenza, ma sempre uno sguardo profondamente umano, diretto all'altro e non rivolto alla propria persona. Questo pensiero è lineare ad uno stile di vita che va al di là del concetto cristiano di amare il prossimo tuo come te stesso.
Si deve leggere il romanzo Smemoria di Danila Oppio per sentire appieno la forza dell'amore, per uscire a rivedere la luce di una memoria e vivere il perché della nostra unica e fenomenale esistenza terrena.
Danila, non fermare il tuo cammino su questa strada, che davanti a te è un'autostrada.
Ego gratulor tibi.
Tommaso Mondelli
https://versiinvolo.blogspot.com/2016/05/impressioni-di-lettura-di-scrittori.html
Ed ora ricordo anche Angela Fabbri, che ci ha lasciato qualche anno fa, con un suo scritto email, relativo al mio Smemoria.
Ti ho solo detto la verità. Che non ricordavi... E tra il cancellare dalla memoria e il cancellare le email...
Mi avrai anche detto? ma lo ricordi o lo supponi? Me l'hai detto o non me l'hai detto?
Insomma, vorrei sapere con chi sto parlando, non ne ho forse diritto? Penso proprio di sì. Ma forse no, chissà cosa ti frulla in testa adesso? E smettila di usare con me espressioni da bambina rimasta allo stadio 'anale'...
Mi chiedo se non sia colpa mia. Per il fatto che io ricordo troppo tu puoi permetterti di non ricordare. Solo che dopo devo spiegarti quello che non ricordi più e non sempre te ne convinci... Non sempre riesci a credermi, e questo per quel tuo non credere che la verità può esistere.
Ecco perché sono importanti i propri ricordi personali, solo così ognuno può sottomettere all'altro con cui parla (e se ci parla vuol dir che lo ama ma non necessariamente tutto dell'altro deve essere per forza esatto) la propria verità e dialogarne insieme.
Sono stata ruvida, lo so, mi sento come se avessi accarezzato un gatto contropelo...
Ma mi accade, è proprio così, quando mi trovo tra un’onda e l'altra e se ne rivien fuori la mancanza di significato della vita e quindi della mia vita.
Non sono una nave, non sono brava come loro a saltare dalla cima di un'onda a quella successiva.
Tra un'onda e l'altra io cado nel fondo, nel buco fra due onde, e lì perdo tutto, tutto quello che ho.
Questo è quello che mi succede, tra un libro e l'altro tra un racconto e l'altro e persino tra un piatto nuovo e l'altro. Questo è quello che mi è sempre successo, solo che è la prima volta che riesco a dirlo così bene.
E da quel buco devo scalare l'onda dall'interno, per risalire, con fatica e con rabbia, mentre tutta quell'acqua che mi si scarica addosso mi lava via quello che ho fatto. Perché ormai è nel passato. Ecco perché una volta completata un'opera, di qualunque natura sia, letteraria di cucina o di rapporti umani, questa non mi appartiene più. Ecco come non mi appartiene più.
E la cima dell'onda successiva è ancora molto lontana.
Angie
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