POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, febbraio 24

MAHMOOD E ORNELLA VANONI CANTANO “SANT’ALLEGRIA” a Che tempo che fa (esi...


Ho seguito a spizzichi e bocconi alcune sequenze del Festival di Sanremo 2O25, e mi ha fatto molta tenerezza Lucio Corsi. Ma guardando un video di un pezzo musicale cantato da Ornella Vanoni, di 90 anni compiuti, unsieme all'elegantissimo Mahmood, mi sono commossa fino alle lacrime.
Lei ha ancora una bella voce, e il testo della canzone non si può ignorare: 

Sant’allegria di Ornella Vanoni

E sale e sale e risale più a fior di pelle
In cima a una montagna piena, piena di stelle
Scende e scende la sera, ma è così breve stasera
Nera, nera riviera, c’è chi spera e chi va

Una preghiera, due preghiere pregherò
Nel dubbio della sera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera

E sole, sole che sale, rosso che brilla
In mezzo a un desiderio cade, cade una stella
Stella, stella che cade fra le cose e le strade
Questo è quello che accade per chi viene e chi va

Sant’allegria, sant’amore che vai via
Ascoltami stasera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera

Ah, ah
Ah-ah, ah-ah
Ah, ah

E sale, sale e risale l’ombra di un fiore
Sereno arcobaleno, da dolore a dolore
Scende, scende la sera, ma è così breve stasera
Nere, nera riviera, c’è chi spera e chi va

Una preghiera, due preghiere pregherò
Nel dubbio della sera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera

Sant’allegria, sant’amore che vai via
Ascoltami stasera
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera

Ah, ah
Ah-ah-ah-ah
[Outro]
Un’altra frase, mezza frase aspetterò
Sperando che sia vera


domenica, febbraio 23

LA MILITARIZZAZIONE DELLA POLITICA OSSIA LA POLITICA MILITARIZZATA di PADRE MAURO ARMANINO

La militarizzazione della politica ossia la politica militarizzata

In vari stati dell’Africa Occidentale (e non solo) i militari sono al potere e la militarizzazione della politica che scaturisce da questo binomio dipinge dell’inconfondibile colore kaki le foto di famiglia di ministeri, governi e istituzioni. L’avvenuto colpo di stato alla politica non nasce affatto per caso perché si è estesa l’applicazione del molto citato detto di Carl von Clausewitz ...‘ La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi’. Nella nostra epoca hanno apparente vinto i guerrafondai, i fabbricanti di armi e di guerre perché alla base l’economia si è ridotta ad un campo di battaglia. La politica che avrebbe dovuto orientarla al servizio del bene comune ha scelto di camuffarsi come sua ancella obbediente e sottomessa. Con una democrazia schiava del denaro il fascino delle divise dei colonnelli e generali è quasi irresistibile per chi si è sentito tradito da avidi politici corrotti.

                 



La militarizzazione della politica pervade la società e il quotidiano vivere. Non casualmente i cittadini sono chiamati o destinati a trasformarsi in soldati, pronti a dare tutto per la patria così come immaginata o declinata dai militari. Anche il tempo si militarizza e, ovviamente, negli stati che hanno rovesciato i regimi civili o sostituito quelli militari, si parlerà di transizione, rifondazione, rigenerazione o di un’altra storia che comincia. I regimi militari, ‘obbedienti’ al volere del popolo si prendono un mandato di 5 o più anni (rinnovabili) per ridefinire il quadro ideale di uno stato finalmente e definitivamente sovrano. Ancora il popolo, ostinato, farà di tutto perché la giunta militare al potere possa presentarsi alle future elezioni che, con tutta probabilità, saranno,  libere, trasparenti e inclusive. Tutto sarà finalmente nuovo perché quanto fatto finora non era che volgare politica di arricchimento personale e di demolizione delle prerogative dello Stato.

Nondimeno ciò che si militarizza di più è il pensiero. Dalle parole al pensiero non c’è che un passo perché il pensiero usa le parole e le parole creano e definiscono il pensiero. Un pensiero militarizzato è quello che immagina il mondo e la società a forma di caserma dove tutto è sotto controllo gerarchico. Tra il ‘ministero della difesa’ e il ‘ministero della verità’ il passo è breve e si passa dall’uno all’altro con la conseguenza che la lettura della realtà assomiglia più ad un monolite che a un rivo che scorre secondo il terreno che incontra. Una sola lettura e dunque un’unica strategia, quella che il pensiero militarizzato avrà concepito e che la scontata adesione del popolo renderà effettiva. Con l’assentimento del popolo i militari al potere saranno auto promossi generali e uno di loro avrà il titolo di presidente della repubblica. Un’amnistia è proposta per chi perpetrato il ‘golpe’ mentre il presidente esautorato è ancora prigioniero nel palazzo presidenziale. Il pensiero militarizzato abbisogna di un nemico per ogni circostanza. Bene ricorda il saggio filosofo cinese Xunzi...’ il re è una barca e il popolo è l’acqua. L’acqua può sorreggere la barca e l’acqua può rovesciare la barca'.


      Mauro Armanino, Niamey, febbraio 2025

domenica, febbraio 16

CICLO PITTORICO SU CHIESE DI TRANI (BAT) foto e didascalie poetiche di PADRE NICOLA GALENO OCD

Ciclo pittorico su Chiese di Trani (BAT)


Chiese tranesi 133.376


Volli tornare a visitar le Chiese,

che furon per decenni frequentate

dai Nonni prima ancora che la vita

li facesse puntare verso il Nord.


Chissà perché noi figli nelle vene

ci sentiamo legati a questa terra,

che non ci vide nascere: restiamo

metà pugliesi e metà piemontesi.


Quanto mi affascinavano i racconti


della Nonna su quelle processioni


religiose! Sognavo ad occhi aperti,


sentendo che qualcosa mi mancava.


Sono tornato a rivedere le Chiese

volutamente quando sono chiuse.

Nessuno mai doveva disturbare.

il povero informatico pittore!

LA CATTEDRALE DI S. NICOLA PELLEGRINO 133.377

Come non definirti, Cattedrale,

regina incontrastata della Puglia?

LA CHIESA DEL CARMINE 133.378

Chiesetta accanto al porto, garantisci

ai pescatori tanta protezione!


LA CAPPELLA DEL CIMITERO 133.379

Mi sembri la custode più fedele

di quanti non conobbi sulla terra...

CHIESA DELLA MADONNA DEL POZZO 133.380

Chiesetta, ti vedevo dalla casa

d’un mio caro Zio falegname

LA CHIESA DEL MONASTERO 133.381

Dopo la Cattedrale il mar vedeva

in te la sua Chiesetta prediletta!

LA CHIESA DI OGNISSANTI (ABSIDE) 133.382

La Reginetta sei di questo porto.

Lo sembri tutelar maternamente!

LA CHIESA DI S. CHIARA 133.383

Il traffico si sposta nella storia.

Adesso sembri alquanto emarginata...

LA CHIESA DI S. DOMENICO 133.384

Unica Chiesa che vantare possa

una Villa sì bella al proprio al fianco!

LA CHIESA DI S. FRANCESCO 133.385

In una via tanto trafficata

un’oasi di pace tu mi sembri!


(Legnano 15-2-2025), Padre Nicola Galeno

sabato, febbraio 15

QUANDO TACERE NON E' (SEMPRE) UNA VIRTU' di PADRE MAURO ARMANINO


QUANDO TACERE NON E' (sempre) UNA VIRTU'


C’è silenzio e silenzio. In Africa occidentale si conosce e perpetua a tutt’oggi la ‘cultura del silenzio’ che copre, protegge, assume, soffre e tace su ciò che conta veramente. Spesso si dice l’inutile, il superficiale e l’apparente per tacere su quanto potrebbe far sospettare che qualcosa non quadra con la versione ufficiale dei fatti. C’è il silenzio degli umiliati, gravido di dolore e c’è il silenzio di chi non ha più nulla da dire. Il silenzio di chi resiste e quello di chi si arrende. 

Nei vangeli si narra che il Cristo tace dinnanzi al potere politico che gli chiede miracoli e in faccia al potere religioso che l’accusa di voler distruggere il tempio. Il suo precario e infinito tacere bene rappresenta la dignità della verità che non abbisogna di nessuna difesa per salvarsi. Il suo silenzio è denso dell’attesa di un avvenimento che squarci, infine, il velo che copriva il potere della menzogna. Solo più tardi verrà la parola, anzi, il grido che avrebbe ricordato al mondo che la verità non si svende.

Accade di questi tempi nel Sahel quanto durante la propaganda dell’epoca totalitaria fascista veniva scritto sui muri e le coscienze. ‘Taci, il nemico ti ascolta’! Colui che scrive ha visto coi suoi occhi la frase citata su un muro cadente e abbandonato nel suo paese d’infanzia. Il tempo avrebbe infine cancellato tutto e, nel bambino che ero, la scritta è rimasta a lungo. I grandi mi avevano spiegato chi era il nemico e, non avendolo visto di persona, ricordo che da allora per me tacere era una sfida.

Si può tacere per paura delle conseguenze dell’espressione del proprio pensiero in parole dette, scritte o solo immaginate. Diceva con ragione lo scrittore irlandese Oscar Wilde che ...’la società perdona spesso il criminale, non perdona mai il sognatore’. In effetti la prima cosa che ogni totalitarismo cerca di controllare, mutilare e mettere a tacere sono proprio i sogni e cioè la capacità tutta umana di immaginare un mondo differente da colui che il potere impone.

In questo caso si innesca un fenomeno sociale ben conosciuto che va sotto il nome di autocensura. Essa consisterà a espungere da ogni espressione pubblica quanto potrebbe sembrare contradditorio rispetto alla narrazione ufficiale. Ogni regime totalitario crea un ‘ministero della verità’ che aiuta i cittadini a privilegiare quanto è legittimo esprimere in publico e quanto invece sarebbe oggetto di biasimo e di conseguenze nefaste. L’autocensura è una paura preventiva che tace il vero.

Talvolta si tace per complicità rispetto alle menzogne imperanti del sistema. Lo si fa per interesse, per arrivismo, per una fetta di potere o semplicemente per vivere nella mediocre e tranquilla vita che ogni potere garantisce ai propri sudditi fedeli. Complicità e viltà sono compagni di viaggio e l’uno non sta senza l’altro. Chi opera nell’ambito della comunicazione, i sindacati, la classe intellettuale e, non ultimi, i ‘leader religiosi’, ognuno a suo titolo, entra appieno in questo deludente gioco delle parti.

O allora si tace perché si ha tradito, in qualche misura, ciò nel quale si è sempre creduto e sperato. E questo è quanto di più grave possa accadere a chi poi insegna ai propri figli a fare altrettanto. Il silenzio che ne scaturisce non è che tristezza e rimpianto per quanto di più sacro le scelte operate hanno smantellato e ridotto in macerie. L’immagine delle macerie sembra essere il tipo di mondo che ci troviamo tra le mani. Riparare i pensieri, le parole, le relazioni è il lavoro che, in silenzio, ci attende.      Mauro Armanino, Niamey, febbraio 2025




mercoledì, febbraio 12

RICORDI DEL PASSATO, DI OLTRE 60 ANNI FA! di DANILA OPPIO



Gilberto Ziglioli



canzone Diavolo dei New Dada


Questa è la zona di corso Indipendenza, dove mi recavo presso i giardini per ripassare le lezioni scolastiche, insieme alle mie compagne di classe, che abitavano nei dintorni. In quelle vie abitavano anche Gilberto e Paki, che si sedevano in una panchina vicina alla nostra, per suonare le chitarre, e cantare le loro canzoni. Così ho capito che si trattava di uno dei membri dei NEW DADA e di uno del duetto Paki & Paki.  Pasquale Canzi e Pasquale Andriola si conoscono a Milano, città dove vivono, ed essendo entrambi appassionati di musica, decidono di formare un duo e poi divennero I NUOVI ANGELI. 
 


Gilberto con Paki, come si nota, a distanza di anni sono ancora molto amici.






Questa è una foto che ho "rubato" dalla pagina FB di Gilberto, lui è il primo a sinistra delle foto, ma se avete una buona fisionomia, e nonostante il lungo tempo trascorso, forse potrete riconoscere altre persone dello spettacolo, io ne ho visto qualcuna...ma magari potrei sbagliare. Mi ha fatto molto piacere riconoscere quel ragazzino che suonava la chitarra al parco di corso Indipendenza. (Zona Monforte) e apprendere che ha continuato la sua carriera artistica. Lo avevo già notato anche durante una trasmissione dove lui era tra i membri di un'orchestra della RAI.

Danila Oppio

Raro! I New Dada - "Il Ritorno dei New Dada" (1967)

lunedì, febbraio 10

Jerry Hasani - Quicksand Feat. Ilenia Tosto (Official Video)


Domani questi ragazzi  saranno a Roma, presso il Senato della Repubblica, per presentare il loro canto contro il bullismo.

sabato, febbraio 8

STRANEZZE DA COLPO DI STATO NEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

Stranezze da colpo di stato nel Sahel 

di Padre Mauro Armanino

In Costa d’Avorio ero stato testimone del passaggio dal partito unico al multipartismo degli anni ’90. Per la prima volta il ‘saggio’ e padre della nazione era stato sfidato da un altro candidato che qualche anno dopo sarebbe diventato il presidente della Repubblica. In Argentina ci si trovava nell’epoca della svolta liberista del peronista Carlos Menem. La dittatura dei militari era ancora nell’aria e la memoria degli ‘scomparsi’ faceva fatica ad affermarsi. Nella provincia di Cordoba, nella quale ho vissuto per qualche anno, prima di passare ai ‘pesos’ la moneta era rappresentata da tagliandi stampati dalla Provincia per contenere l’inflazione e il debito. In Liberia ho assistito alla conclusione della lunga guerra civile e l’attacco di Monrovia da parte del LURD, Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Democrazia. Per la prima volta i miei occhi hanno visto una guerra e soprattutto le sue conseguenze sulla popolazione. In particolare, sui poveri che hanno passato la vita scappando per spesso vivere anni in campi profughi o rifugiati fuori dal Paese. Ho assistito alla forzata partenza di Charles Taylor, capo ribelle diventato padre-padrone del Paese per il tempo sufficiente a creare il caos. 

Arrivato nel Niger un anno dopo il colpo di stato di Salou Djibo, nel 2011, per fortuite circostanze del calendario, quando il presidente eletto Mahamadou Issoufou prestava il giuramento alla Costituzione della Repubblica, la settima della serie dall’Indipendenza del paese nel 1960. Come molti altri cittadini del Niger sono stato sorpreso dal colpo di Stato del 26 luglio del 2023. Durante il pranzo un giornalista italiano mi chiedeva per telefono come vanno le cose in città dopo ‘il colpo di stato’. Uscito sulla strada adiacente il cortile della casa la strada era al solito scorrevole coi taxi, i veicoli privati, i cammelli, gli asini col carretto e gli ovini oziando nella sabbia che bordeggia la strada. Un colpo di stato di ‘palazzo’, avremmo saputo presto dai mezzi di comunicazione, che ha consistito nell’imprigionamento del presidente Mohammed Bazoum e famiglia, nella sua propria residenza. La guardia presidenziale, di per sé creata per proteggerlo, ha ritenuto suo dovere metterlo agli arresti domiciliari. Gli altri corpi militari hanno aderito al ‘pusch’ e da quel giorno il Niger esperimenta un regime di eccezione che assume le funzioni dello stato. Poche e soffocate dai militari le reazioni dei militanti affiliati al partito presidenziale. Dopo pochi giorni, la sede del suo partito è stata vandalizzata e così pure l’ambasciata di Francia con l’accusa di essere il capofila per destabilizzare il nuovo regime. Da allora, con fondamento o senza ci viene ricordato che i nemici sono dappertutto. D’altra parte, sappiamo che non è necessario che una cosa sia vera. Basta credere che essa sia creduta vera!

In modo repentino la stampa e in genere i media che osannavano l’operato del presidente ora ostaggio hanno cambiato registro. Il regime appena abbattuto era diventato, non senza qualche elemento di verità, l’origine di tutti i mali che affliggevano il Paese. Dalla corruzione al terrorismo passando per una democrazia falsata per terminare con l’economia in sfacelo. Lo stesso strano fenomeno si registrava con la quasi totalità della ‘società civile’ e i sindacati che aderivano con entusiasmo al nuovo regime. Quanto poi alla classe intellettuale che secondo l’amico Rahmane Idrissa*, era da tempo scomparsa, non ha tardato a fare proprie le scelte, gli orientamenti e la retorica ‘sovranista e indipendentista’ del regime militare. Sospesa la costituzione, i partiti e la vita politica del paese, i politici hanno osservato uno scrupoloso e assordante silenzio da interpretare in vario modo. Incompetenza, adesione fedele al regime, attendismo, viltà o convenienza. Probabilmente nessuno lo saprà mai. I leader religiosi di confessione musulmana, egemonica nel Paese, hanno offerto i loro servizi, preghiere, adesione e disponibilità ad accompagnare la marcia della libertà e dignità perduta e ritrovata grazie ai militari. Le altre confessioni religiosi, senza troppo esporsi, hanno comunque garantito la propria fedeltà mettendosi al passo.


Abdourahmane (Rahmane) Idrissa 

Nel frattempo i tre Paesi del Sahel, governati da militari grazie a rispettivi colpi di stato, hanno creato l’Alleanza degli Stati del Sahel, hanno scelto di separarsi dalla Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale e creato un nuovo passaporto per i cittadini di questo spazio politico. Hanno favorito nuovi orizzonti diplomatico-militari con la Russia e confermato i legami esistenti con la Turchia, l’India, l’Iran e soprattutto la Cina, senza dimenticare i Paesi del Golfo. C’è chi pensa ad una moneta unica, ad una piattaforma di informazioni unificata, ad un esercito comune mentre alcune frontiere, in particolare quella, cruciale per il Niger, del Benin restano chiuse. Scacciata la Francia e gli annessi e connessi interessi legati all’uranio anche gli altri Paesi europei sono resi quasi invisibili. Solo l’Italia, tra i Paesi dell’UE conserva una presenza militare di formazione e di aiuti umanitari a scuole, bambini, malati, orfanotrofi, chiese e moschee. La commistione umanitario- militare non data di oggi e l’Italia l’applica, da tempo, con una politica di basso profilo in tutti i sensi. La vita è molto cara per i prezzi proibitivi degli alimenti di prima necessità. Il regime ha diminuito il prezzo del cemento, bene non alimentare, ridotto il prezzo della benzina alla pompa e dimezzato le spese mediche per le strutture mediche di base per i malati. Nel privato tutto continua come prima. Il punto cruciale rimane, come sempre, quello del lavoro. E’ solo grazie all’informale che la gente in città sopravvive.

La partenza voluta o forzata delle varie ambasciate europee e Cooperazioni, grandi ONG, e in genere di molti cosiddetti ‘espatriati’, occidentali di preferenza, ha contribuito a ridurre drasticamente le opportunità salariali che aiutavano migliaia di persone a vivere con una certa dignità. Sappiamo per esperienza che quando la politica è ammalata anche l’economia non è in buona salute. Pure il contrario è sembra vero. La resilienza delle popolazioni è proverbiale e costituisce la forza sulla quale contare per andare oltre le fasi di questa transizione non annunciata e dello stato di eccezione senza scadenze. Il popolo o per meglio dire i popoli che compongono lo stesso Paese osserva, ascolta, aderisce e, talvolta dissente. Chi pensa in modo diverso da quello dominante, descritto in qualche tratto sopra, è diventato ‘estraneo’ nel suo Paese, anti-rivoluzionario, traditore della patria o quantomeno sospetto. Ardire di professare questa dissidente ‘stranezza’ è come affidare al vento parole di verità che genereranno un futuro differente per tutti. Osare cioè il rischio della profezia.

         Mauro Armanino, Niamey, febbraio 2025

Ndr:* Abdourahmane (Rahmane) Idrissa è uno scienziato politico che sta abbracciando rapidamente la storia. Il suo dottorato in scienze politiche, con una specializzazione in democratizzazione e Islam politico in Africa, è stato ottenuto presso l'Università della Florida. Le competenze di ricerca di Idrissa spaziano da questioni di stati, istituzioni e democratizzazione in Africa al radicalismo salafita nel Sahel e ai progetti attuali sulla storia della formazione dello stato in Africa, con un focus sia sulle epoche moderne (Niger) che premoderne (Songhay).

Prima di entrare all'African Studies Centre Leiden, Idrissa ha fondato e gestito EPGA, un think tank di economia politica in Niger, formando studenti e coordinando progetti basati su metodologie di analisi di economia politica incentrate su migrazione, occupazione giovanile e demografia. Negli ultimi anni, EPGA ha lavorato in partnership con Clingendael su progetti per migrazione, questioni di sicurezza e governance tradizionale nelle zone di confine del Sahel.

Idrissa è inoltre associato al laboratorio di scienze sociali LASDEL di Niamey e fa parte del comitato editoriale dell'African Studies Quarterly presso l'Università della Florida.


domenica, febbraio 2

SENZA PUDORE E SENZA PIETA' PER I POVERI di PADRE MAURO ARMANINO

 Senza pudore e senza pietà contro i poveri


L’eliminazione delle categorie pericolose si perpetra ormai a cielo aperto. Nella storia sono stati utilizzati campi di concentramento, di sterminio e ogni altro tipo di segregazione. Oggi non più. Tutto accade sotto i nostri occhi resi opachi dall’assuefazione, il controllo e una propaganda martellante che ci conduce a sinistri ricordi. Il politico e filologo Joseph Goebbels, ministro della Propaganda durante il regime nazista in Germania scrisse che...’una menzogna detta una volta rimane una menzogna ma una menzogna ripetuta mille volte diventa una verità’. Ciò accade coi mezzi di comunicazione in mano a coloro che trasformano la realtà a immagine e somiglianza del loro potere di dominazione.
Il disprezzo dei poveri, una delle perpetue categorie pericolose della società, si esprime nella politica, nell’economia e persino nella religione che di fatto è spesso legata ad entrambe. Essi, i poveri, sono letteralmente scomparsi da ogni agenda politica che si rispetti. Gli interessi sono ben altri e il neoliberalismo imperante e sfacciato di questi tempi lo evidenzia attorno al pianeta terra. Dal vergognoso vertice di Davos in Svizzera, nato per governare il capitale, alle ultime politiche del neo rieletto presidente Donald Trump dell’America prima di tutto. Per finire poi alle nostrane politiche saheliane governate dalla sabbia e dal vento. I poveri sono semplicemente cancellati perché inutili.
Senza pudore e senza pietà è in atto, da tempo, una lotta di classe che neppure si nasconde ... ‘La lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi’...Così disse Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del pianeta, commentando qualche anno fa l’ennesimo sgravio fiscale per i redditi più alti negli Stati Uniti. La grande menzogna si riferisce anzitutto a questa guerra reale che si maschera a seconda delle stagioni politiche ed economiche con lo sfruttamento, la sottomissione, l’egemonia del pensiero nelle università, I think tank e la fabbrica dei ‘giovani leader’ del futuro. Una guerra spietata che usa la guerra delle idee e le armi della guerra per governare con il timore di perdere i privilegi di classe.
Non apparirà casuale che le categorie ritenute vulnerabili nelle varie società siano come non mai sottoposte alla ferocia della violenza, giustificata per assecondare l’ordine della classe dominante. Sarà sufficiente osservare, ad esempio, come una parte dei migranti, rifugiati e sfollati diventino sempre più ‘ingombranti’ a livello globale. Incatenati, deportati, torturati, venduti, osteggiati, sfruttati e infine espulsi. Senza saperlo si trasformano in uno specchio del nostro mondo violento che riduce alla marginalità coloro che non entrano nel sistema controllato dei potenti. Eludono le frontiere armate che permettono a soldi, petrolio e affini di passare mentre le persone sono considerate come dei ‘disertori’. Mai fidarsi dei potenti che promettono pace e giustizia col denaro, le armi e l’inganno.
L’umiliazione dei poveri è senza limite. Non contano quando vivono e meno ancora quando muoiono. Nel Sahel sono i poveri contadini ad essere uccisi e spesso, come nel mare Mediterraneo, scompaiono senza bandiera, lutto o menzione di onore. I poveri sono traditi da promesse, parole e illusioni che si tramandano da regime a regime con, non raramente, l’avallo dei capi religiosi che godono della loro fiducia. Solo che questi ultimi, come diceva un amico, temono più le creature che il Creatore e dunque tacciono oppure si trasformano in garanti del sistema. Eppure, come dice il saggio... vanità delle vanità, tutto è vanità... e cioè soffio che il vento disperde. Dei potenti quel giorno non rimarrà nessuna traccia di eternità. Il mattino di quel giorno comincerà la storia, mai raccontata, dei poveri.

                      Mauro Armanino, Niamey, febbraio 2025

 Ndr:Qoh 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoelet, vanità delle vanità: tutto è vanità. Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male. Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!


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