POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, settembre 29

CHIEDERE SCUSA AI PROPRI FIGLI di Padre MAURO ARMANINO



Chiedere scusa ai propri figli

Per non essere stati all’altezza dell’eredità ricevuta dai propri padri. Per non aver realizzato con onestà la missione a noi confidata. Per avere tradito le parole da cui tutto nasce e a cui tutto torna. Per avervi mentito sul senso della vita nell’impressione di essere stati saggi. Per le mancanze di fedeltà e di coraggio dinnanzi alle scelte e le promesse fattevi. Per la codardia con la quale abbiamo smesso ad un certo punto della nostra vita, di sovvertire il mondo. Per non aver osato dare, donare e domandarvi tutto e senza condizioni. Per i compromessi coi quali abbiamo perso di vista l’essenziale della vita. Per aver imparato e poi avervi insegnato ad essere accomodanti con la verità e la falsità delle cose. Per aver perso del tempo a non sognare assieme a voi. 

Cosa significa essere poeta in tempo di guerra?
Significa chiedere scusa,

Per non essere morti prima di voi. Per aver sepolto sul nascere il mondo nuovo che voi immaginavate dovesse accadere. Per le speranze mistificate in un facile ottimismo a buon mercato. Per avere spinto a sbarazzarvi di un Dio fragile e bisognoso per il dio del denaro e delle cose vendibili. Per non essere stati presenti nei momenti in cui era necessario e non esserci ritirati quando era invece importante farlo. Per le guerre mai dichiarate e per quelle mai combattute. Per aver travestito la pace in tranquilla e mediocre ingiustizia per evitare di lasciarvi soli a coltivarla. Per non aver osato amare abbastanza da bruciare i meschini regolamenti degli interessi di parte. Per non avere fatto silenzio nel vostro dolore.

chiedere continuamente scusa, agli alberi bruciati,
agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate,


Per le inutili raccomandazioni a diventare uguali alla maggioranza. Per non avere piantato con voi tutti gli alberi che avremmo dovuto far crescere nel deserto. Per gli occhi spenti, a partire da un certo giorno, perché incapaci di stupore e di ingenua meraviglia. Per non avere cercato insieme i sentieri ancora da scoprire e aver preferito seguire quelli fin troppo battuti. Per non aver contestato le frontiere che contribuivano a discriminare i poveri e per avere scartato gli inutili. Per aver osato abitare nelle case costruite sull’iniquità e all’ombra dei potenti. Per non aver saputo leggere e raccontarvi i segni dei tempi per timore di essere giudicati esagerati. Per non avervi insegnato a scrivere il silenzio delle notti.

alle lunghe crepe sul fianco delle strade,
ai bambini pallidi, prima e dopo la morte
e al volto di ogni madre triste,
o uccisa! (Il loro grido è la mia voce, Poesie da Gaza)



Per le macerie che vi lasciamo oggi come principale eredità. Per le armi che avremmo dovuto eliminare per sempre dal nostro immaginario. Per non avervi preso per mano e portati lontano al momento giusto.

Mauro Armanino, Casarza Ligure, settembre 2025






Africa e Italia in unione nella preghiera
con Padre Mauro Armanino

lunedì, settembre 22

TEOREMI E PROFEZIE di PADRE MAURO ARMANINO

Teoremi e profezie 


Panorama di Casarza Ligure

Tornato definitivamente dal Niger da un paio di mesi, mi sono rimesso a fare i conti con la mia terra di origine. Il pezzo di Liguria tra colline e mare, tra paesini dell’entroterra che si spopolano e turisti di spiagge per i fine settimana. Una popolazione che invecchia con nascite rare e occasionali di nuovi cittadini e abitanti nel pianeta terra. Stranieri coi soldi, dunque rispettati, graditi, attesi e contesi. Poi gli altri stranieri, tra i ‘dannosi’ clandestini e quelli ’utili’ per la cura, l’accompagnamento, l’industria, l’agricoltura e i servizi non più ambiti dai locali. Sembrano definitivamente spazzate via le pazienti costruzioni delle cattedrali, del tempo e le case di pietra.

Da un lato si smaterializza e si controlla, quando possibile, tramite le video-sorveglianze, le geolocalizzazioni e quanto appare sugli schermi televisivi o sui ‘social’. Difficile capire e discernere dove inizia il vero, il fittizio, l’invenzione o la realtà. Proprio quest’ultima, la realtà, mistificata, tradita e manipolata persiste, nella sua ostinata testardaggine, a rifiutare l’eutanasia verso cui il sistema di dominazione vorrebbe spingerla ad avventurarsi. Sarebbe comodo per i poteri politici, economici e talvolta religiosi. Meglio sarebbe, per loro, una costruzione che finge di essere e di proporre il reale che conviene e cioè funzionale agli interessi di quelli che contano. 


Tornato definitivamente dal Niger da un paio di mesi, la parola che le mie orecchie hanno ascoltato e i miei occhi hanno letto è la parola ‘guerra’. Possibile, probabile, necessaria, inevitabile, scellerata, ignobile, ingannevole, preventiva, di difesa oppure, semplicemente, scritta da qualche parte nella storia dell’Europa. Giornali, riviste, bollettini medici o allusioni falsamente gratuite non lasciano dubbi. Ci si riarma, impunemente e vergognosamente, e, lo sappiamo per esperienza millenaria, le armi, quando ci sono, vengono sempre e in qualche modo usate. Specie quelle che coinvolgono il pensiero e dunque le parole.


William Isaac Thomas

 Nulla accade senza di esse. Nessun mondo sarebbe possibile, senza le parole per crearlo, raccontarlo e tradirlo. Ed è per questo che riappare, in tutta la sua squisita semplicità e immediatezza il teorema di Thomas. Formulato dal sociologo William Thomas nel 1928 afferma che...’ se le persone definiscono certe situazioni come reali, esse saranno reali nelle loro conseguenze’. Drammaticamente lineare e attuale questo teorema, enunciato, la cui verità parte da proposizioni non dimostrate, conferma che la realtà (reale) non conta. L’importante è credere, cioè far credere in una realtà costruita ad arte per usarla a proprio uso e consumo.

Robert K. Merton, pseudonimo di Meyer R. Schkolnick (Filadelfia, 5 luglio 1910 – New York, 23 febbraio 2003), è stato un sociologo statunitense

Tornato definitivamente dal Niger da un paio di mesi è proprio questo il teorema che sembra essere puntualmente applicato nella vecchia (in senso proprio e non figurato) Europa. Un teorema che dà l’impressione di funzionare egregiamente quando i mezzi di comunicazione si allineano sulla narrazione dominante. Religiosi, intellettuali, partiti politici e quanti hanno peso nel sistema di spogliamento globale della dignità. Questa ritirata o dimissione programmata non farà che spianare il terreno alle conseguenze di quanto il teorema annuncia. Si chiama...’ profezia che si auto-adempie’, concetto introdotto dal sociologo Robert Merton, nel 1948.

Essa descrive come una previsione o credenza, anche se falsa, può indurre le persone a comportarsi in modo tale da realizzarla, confermandone la veridicità. Chi scrive non è mai stato troppo vicino ai ‘grandi’ ma cerca di cogliere frammenti di verità da ogni parte essi arrivino. Mi piace dunque citare, come cammino alternativo a ciò enunciato sopra quanto lasciato da Giorgio Armani. ...’Rispetto e attenzione per le persone e la realtà. E’ da lì che tutto comincia’.

Mauro Armanino, Casarza Ligure, settembre 2025



mercoledì, settembre 17

FRAGILITA', FERITE E UN FUTURO POSSIBILE di Padre MAURO ARMANINO

   Fragilità, ferite e un futuro possibile

Non basteranno i sistemi di sorveglianza più sofisticati, le aree video- controllate, le geolocalizzazioni o i controlli facciali. La vita è e rimane fragile per tutti ed è solo una questione di tempo. Una manciata d’anni o poco più. La metafora della sabbia o della polvere non sono mai fuori luogo e probabilmente più ancora laddove si cercano certezze e si finge l’impressione di perennità. Basta poco per destabilizzare piani, progetti e linearità. In questa fragilità che gli anni, le malattie, gli avvenimenti inaspettati ci impongono come ineludibile, appare qualcosa di grande che, in genere, rimane nascosto quando tutto sembra andare bene. Com’è noto le parole rivelano molto del nostro sentire attuale perché offrono (e nascondono allo stesso tempo) ciò che in realtà mettiamo prima di tutto, oppure abbiamo smarrito. Una di queste parole è la ‘sicurezza’ che, ormai da anni, si propone e impone come chiave di lettura di ogni politica che si rispetti. Nulla di nuovo sotto il sole. Qualcuno disse in una parabola che il proprietario, sazio degli affari, voleva ingrandire i suoi granai e poi godersi finalmente la vita. ‘Stolto’ dice il racconto, ‘questa notte stessa ti verrà chiesta la vita. Quello che hai accumulato a chi gioverà’. Così termina chi accumula per sé e non per la vita.

Anziani, ammalati e chi si attorta di solitudine nelle case per anziani. Gente col bastone, spingendo una carrozzella o condotta sottobraccio, spesso, da una straniera che talvolta trascura la sua propria famiglia per assistere gli infermi altrove. In tutto ciò si nasconde una grande verità e una silente ferita. La verità perché è proprio nei momenti di debolezza e fragilità che si smaschera ciò che si nasconde quando tutto sembra filare liscio e le forze illudono, come fanno i monumenti, di eternità. Mentre la ferita è quanto permette all’umano nascosto di emergere. Le ferite lo sappiamo, sono in realtà delle ‘feritoie’ attraverso le quali si infiltra l’umano che era stato confiscato, appunto, dall’apparente ‘sicurezza’ del momento. Le ferite, nelle nostre società, sono innumerevoli e in gran parte censurate da un sistema per il quale ogni debolezza, in quanto sintomo di mortalità, sarà da cancellare come una intrusa. Il tradimento ricorrente dei politici (o dei militari) al potere. L’economia studiata per escludere i deboli. Una scuola creata per perpetuare il sistema e un servizio sanitario ad eliminazione dei non abbienti. Tutto ciò e altro, congiura per rendere la debolezza, la povertà e ogni tipo di indigenza, come vergognoso e di cui parlare il meno possibile. 

Perché, in fondo, non rimane che un’unica domanda che attraversa la fragilità e le ferite che ad essa vengono ricondotte. La domanda che si pone come orizzonte di ogni cultura, filosofia, religione o progetto politico. Si potrebbe formulare come un futuro nascosto nel presente o un presente che già contiene e genera il futuro. Che tipo di mondo stiamo creando quando crescono le esclusioni, le eliminazioni e le distruzioni in diretta sugli schermi televisivi come macabro spettacolo quotidiano di impotenza dinnanzi al male. 


Un mondo di trincee, barriere, fili spinati, ponti inagibili o chiusi di proposito per perpetuare un sistema di potere che, lo sappiamo per esperienza, è foriero di morte e desolazione. Un mondo dove gli invisibili dovrebbero rimanere tali e dove le grida e la mobilità di chi non vuole scomparire senza lasciare traccia viene equiparato al terrorismo. Un mondo dove sono dichiarati beati coloro che calpestano i diritti e la dignità dei poveri. Che tipo di mondo abbiamo ereditato e che tipo di mondo lasceremo alle generazioni che verranno? E’ la sola domanda che valga la pena essere tradotta in tante lingue e poi affidata proprio a loro, i fragili e coloro giudicati non degni di prendere la parola. Solo dal silenzio, ascoltato, delle loro ferite aperte potrà rinascere un mondo nuovo.

              Mauro Armanino, Genova, settembre 2025


domenica, settembre 7

CON QUEL CHE RESTA DEL MONDO di Padre MAURO ARMANINO

 


Con quel che resta del mondo
Dopo il ritorno definitivo dal Niger e 14 anni di permanenza nel Sahel maltrattato da gruppi armati che usano la morte e il terrore come strategia. Dopo che le frontiere che si armano da troppe parti e i muri spuntano dappertutto al quotidiano. Dopo i morti migranti di chi cerca un altro mondo nel mondo. Dopo che le armi e le guerre che le utilizzano per perfezionarle sembra ormai la diplomazia tra Paesi con interessi divergenti. Dopo che gli imperi tornano a mostrare con arroganza il volto cinico del potere che non avevano mai abbandonato. Dopo che le illusioni del progresso illimitato e della globalizzazione felice sono state realizzate. Dopo che la giustizia sociale appare tradita e venduta per alcuni denari di ‘ coesione sociale’. Dopo che le grandi narrazioni della storia hanno lasciato il posto alla cronaca del quotidiano. Dopo i colpi di stato militari che tutto promettono di rifondare perché nulla cambi. Dopo tutto ciò ci si dovrebbe domandare che fare con ciò che resta del mondo.
Dopo l’ipocrisia del diritto internazionale con applicazione variabile. Dopo la democrazia esportata di forza e mistificata alla sorgente dalla sete di potere e del denaro. Dopo aver mutilato il mistero della persona umana alla sola dimensione del commercio e del consumo. Dopo aver continuato a scavare il fosso che separa i mondi tra chi può viaggiare liberamente e chi è destinato a scomparire tra i superflui. Dopo aver dichiarato e subito dopo confiscato l’affermazione che tutte le persone nascono uguali in dignità e possibilità. Dopo avere lottato per anni le conquiste del lavoro e vederle diluirsi nello sfruttamento programmato dell’esclusione a partire dalla nascita. Dopo le ideologie che hanno ingabbiato la realtà falsificandone i contorni e la portata sovversiva. Dopo aver creduto alla redenzione attraverso la violenza sacrificale degli innocenti. Dopo avere mentito per anni sul senso della storia per ritrovarsi in una storia senza senso. Che fare con ciò che resta del mondo.
Dopo l’epoca coloniale quella imperiale e infine quella del nulla o nichilista. Dopo che la merce e il mercato diventano tutto e tutto diventa mercanzia, compreso il corpo umano. Dopo che le parole sono state, svilite, svuotate, offese, manipolate e travisate da impostori. Dopo che si è banalizzata la violenza. Dopo che il confine tra vero e falso è reso negoziabile a seconda degli interessi. Dopo che la giustizia si è gradualmente trasformata in carità poi diventata appannaggio dell’ambiguità umanitaria. Dopo che i ricchi e i potenti hanno confezionato il mondo a loro immagine e somiglianza. Dopo che le religioni affiancano il potere per garantirne la durata e la stabilità. Dopo che le informazioni sono gestite da mestieranti e mercenari al soldo del dittatore di turno. Dopo che si confonde la pace con la dominazione della menzogna. Dopo che sembra impossibile credere ancora che un altro mondo è possibile. Che fare con ciò che resta del mondo.
Ricucire, ripulire, rinnovare, ricreare e ridare statuto e dignità alle parole. Rigenerale la politica e rimetterla davanti e prima delle scelte dell’economia. Ripristinare il senso della democrazia sostanziale a partire dai dimenticati, emarginati e traditi. Riscrivere la storia con e degli umiliati, impoveriti, abbandonati e svenduti del sistema. Riprendere ad ascoltare il silenzio perduto nel dolore delle madri e dei padri. Ridare spazio ai sogni e alle visioni dei giovani, soli a immaginare un mondo che ancora non si intravvede. Riconciliare l’utopia del disarmo senza sfilate militari, fabbriche di armi e testate nucleari. Rieducarsi a cancellare dal lessico ogni traccia di nazionalismo armato perché escludente dell’altro. Risuscitare la verità sepolta nelle lacrime degli esiliati quando troveranno una dimora. Riparare i ponti abbandonati e distrutti dall’indifferenza. Rifare quel che resta del mondo per affidare al vento, ogni mattina, le poesie dei bambini.
Mauro Armanino, Casarza Ligure, settembre 2025

giovedì, settembre 4

La Parole à STE MONIQUE en septembre 2025 di Padre MAURO ARMANINO

 

Maison SMA  e padre Mauro Armanino

    La Parole à STE MONIQUE en septembre 2025

                                                    Lc 14, 25-33

Ecouter

. De grandes foules faisaient route avec Jésus – Pour écouter sa B.N. du Règne…chemin vers JRS

. il se retourna et leur dit – Donc il était devant…disciples= celui qui suit !

. Si quelqu’un vient à moi sans me préférer à son père, sa mère, sa femme, ses enfants, ses frères et sœurs, et même à sa propre vie, il ne peut pas être mon disciple- La radicalité demandée au disciple

. Celui qui ne porte pas sa croix pour marcher à ma suite ne peut pas être mon disciple- La croix comme signe les persécutions qui nous arrivent pour suivre Jésus et son évangile

. …si jamais il pose les fondations et n’est pas capable d’achever, tous ceux qui le verront vont se moquer de lui : Voilà un homme qui a commencé à bâtir et n’a pas été capable d’achever- ces deux paraboles pour inviter à bien discerner avant de s’engager à sa suite… !

.  S’il ne le peut pas, il envoie, pendant que l’autre est encore loin, une délégation pour demander les conditions de paix- La même message : s’engager demande du sérieux et sagesse…

. Ainsi donc, celui d’entre vous qui ne renonce pas à tout ce qui lui appartient ne peut pas être mon disciple- Quand posséder (personnes, argent, pouvoir, choses) devient une idole (= dieu) !

OU- Peut être en Judée

QUAND- Sur son chemin vers JRS (Lc 13, 22)

QUI-Jésus et foule des disciples…

Messages

. Jésus marche vers Jérusalem, lieux de sa passion !

. Disciple est celui/celle qui LE SUIT sur le même chemin … Jésus ne cherche pas des ‘clients’

. Être disciples demande la liberté du cœur (libres de toute possession)

. Evaluer honnêtement avant de s’embarquer à sa suite

. Savoir assumer aussi les conséquences du choix ! (= persécution = croix)Méditer

. Comment apprendre à suivre Jésus aujourd’hui ?

. Que faut- il laisser derrière ? qu’est ce qui nous ‘enchaine’ de nos jours ?

. Quel sont nos idoles ?


Padre MAURO ARMANINO - settembre 2025



mercoledì, settembre 3

SABBIA VENTO e TEMPESTA - 14 anni di polvere nel Sahel di PADRE MAURO ARMANINO


Cosa rimane dopo 14 anni nel cuore del Sahel? Sabbia, vento, tempesta e polvere.  In questo libro, gli elementi primordiali della natura non sono uno sfondo, ma i protagonisti. La sabbia custodisce le storie non raccontate  dei migranti. Il vento porta il soffio indomabile della libertà contro ogni oppressione. La tempesta è la violenza cruda del terrore. E la polvere, onnipresente, insegna l'umiltà di fronte a una verità complessa a mai trasparente. Una meditazione profonda che, dalle terre del Niger, parla all'anima di chi sa ascoltare.   

Mauro Armanino è nato a Chiavari (GE) nel 1952. Ha lavorato come metalmeccanico per alcuni anni a Casarza Ligure. Lasciata la fabbrica e l'impegno sindacale è partito in Costa d'Avorio neo 1976 come volontario. Nel 1979 è entrato nella Società delle Missioni Africane di Genova. Ordinato prete nel 1884 è ripartito per la Costa d'Avorio, come animatore dei giovani. Inviato a Cordoba in Argentina nel 1996, ha lavorato per 3 anni con i poveri nella periferia della città. Dal 2000 al 2007 ha convissuto  la guerra e la pace in Liberia. Al ritorno  si è inserito nel centro storico di Genova, ha conseguito il dottorato in antropologia culturale e ha collaborato  col cappellano  del carcere di Marassi fino al 2011.  Anno in cui è partito per il Niger. 
Dove ha vissuto per i 14 anni raccontati in questo libro.