POETANDO
sabato, ottobre 29
UN'ISOLA DA AMARE - CAPRAIA di FOLCO GIUSTI - recensione di RENATA RUSCA ZARGAR
venerdì, ottobre 28
IL MONDO NUOVO: DISERTORI, CONTROLLORI E SOVVERSIV I NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO
LAVORETTI PER NATALE seconda parte di DANILA OPPIO
Ripropongo due lavoretti, la lanterna e la casetta, perché ora ho acquistato le lucine Led e quindi ho fotografato i due oggetti, in versione luminosa.
Seguono la busta con i tre personaggi del Presepe, realizzati con base di tappi di sughero e rivestiti con pannolenci. E una donnina nordica, sempre con sughero e pannolenci. Intendo realizzarne altre con colori diversi.
Quindi una donnina porta sapone, realizzata in pannolenci e due cuoricini per i quali studierò il modo per utilizzarli al meglio. Per ora attendo di avere altre ispirazioni!
Enjoy you!
Danila Oppio
lunedì, ottobre 24
LAVORETTI PER NATALE E NON SOLO...di DANILA OPPIO
Altri miei lavoretti per il Natale e non solo!
Mi diverto molto nell'eseguire questo tipo di lavoretti, è un piacevole passatempo. Non sono precisa, spesso a causa del desiderio di veder finito presto quanto è in lavorazione!
Spero mi perdoniate l'imprecisione!
Danila Oppio
sabato, ottobre 22
ABRAMO, RIFUGIATO A NIAMEY di P. MAURO ARMANINO
Abramo, rifugiato a Niamey
Il primo e più famoso Abramo veniva, secondo la tradizione biblica, dalla Mesopotamia. Migrante per scelta o per destino diventò il capostipite del popolo ebreo e, in genere, dei credenti ossia i sottomessi al precetto divino di abbandonare la propria terra. In ogni migrante e migrazione c’è qualcosa di questo mistero primigenio che potrebbe aiutare a leggere diversamente i processi migratori.
Profondamente umani e, nel contempo, straordinariamente divini, almeno da Abramo in poi. Potremmo affermare, senza scostarci troppo dalla realtà, che la migrazione e dunque il migrante, nasconde o evidenzia qualcosa di teologico. Una sorta di promessa legata all’abbandono della propria terra. Abramo era un irregolare per scelta.
L’altro Abramo, che si trova a Niamey dall’anno scorso, è invece classificato e riconosciuto come ‘rifugiato’ e, seppur meno noto del primo, ha una storia più complicata e dolorosa della sua. Nella sua regione di origine, il Darfur nel Sudan, ha vissuto e pagato di persona le conseguenze di una guerra senza fine. Racconta che, il giorno stesso del suo matrimonio, la sua casa è stata bruciata e sua moglie violentata. Suo padre e sua madre hanno perso gli arti inferiori. Le milizie hanno ucciso i suoi fratelli e sorelle. Lui stesso è stato rapito e obbligato ad occuparsi del bestiame per alcuni anni e poi è fuggito in Libia con la moglie e il fratello gemello, unico superstite della famiglia. L’inferno, e non la benedizione, lo pedinava anche in Libia.
Contrariamente all’altro Abramo lui è stato imprigionato per cinque anni in Libia dove il gemello è stato bruciato e la moglie uccisa. Il visto umanitario che aveva potuto ottenere dall’apposita agenzia delle Nazioni Unite e che l’avrebbe condotto in salvo altrove, è stato ritirato e venduto dalle milizie libiche per cinquemila dollari. Durante il soggiorno è stato più volte torturato alle gambe, alle braccia e alle unghie di mani e piedi. È stato rimpatriato, per accordi umanitari, nel Darfur, dal quale è scappato perché perseguitato per motivi religiosi. Si era infatti, nel frattempo, convertito alla fede cristiana. Sostiene che milizie ben addestrate a questo scopo lo seguono ancora oggi per eliminarlo.
L’altro Abramo, il minore potremmo dire, è ospite in una delle case di accoglienza delle Nazioni Unite per i Rifugiati, gestite da COOPI, cooperazione internazionale, una ONG italiana che da anni opera nel Niger. Lui, l’altro Abramo, non è all’origine di un nuovo popolo e la sua progenie assai meno numerosa che le stelle del cielo e la sabbia del deserto. Si è vestito, per l’occasione, con un completo scuro come fosse invitato ad una festa di nozze.
Mauro Armanino, Niamey, 23 ottobre 2022
Ndr. Danila: racconto mi ha riportato un vecchio ricordo: il canto ABRAM scritto tanti anni fa da Padre A. M. COCAGNAC. Il testo in francese potrebbe interessare i lettori del Niger e di ogni altro Paese francofono.
martedì, ottobre 18
LE FIABE DEL CAFFE' a cura di ANNA MONTELLA - LA LUNA E IL DRAGO CAFFE' LETTERARIO
LE STRADE DI NIAMEY di P. MAURO ARMANINO
Le strade di Niamey
Sono dei contenitori di sabbia equamente distribuita nelle corsie delle strade asfaltate e di quelle in terra battuta. Costituiscono a tutt’oggi il luogo principale d’incontro di mezzi e persone. Buona parte della vita, per una moltitudine di gente, succede sulla strada. Commercio, deambulazione, ricerca del pane quotidiano e convivialità spicciola. Quanto alla vita politica in strada, come ad esempio le manifestazioni politiche, a parte una recente e isolata eccezione, esse sono vietate dal 2018. In altri tempi ciò sarebbe apparso intollerabile mentre oggi questo stato di cose rasenta la banalità. Eppure, nel confinante Burkina Faso la strada e le piazze (e le caserme) giocano un ruolo primordiale. Proprio oggi, il 15 di ottobre del 1987, fu assassinato il capitano Thomas Sankara, presidente di questo Paese fratello. Sono passati 35 anni e la sua memoria continua ad inquietare e interrogare i giovani africani d’oggi, in cerca di testimoni autorevoli.
Le strade di Niamey rendono visibili coloro che sovente non lo sono, vuoi per scelta oppure per dimenticanza. I mendicanti emergono dal ‘sottosuolo’ specie di venerdì che poi è il giorno della preghiera nelle moschee più capienti. Contribuiscono ad assicurare, in cambio di una modica elemosina, il guadagno del paradiso ai benefattori o comunque un accorciamento consistente delle pene legate alle mancanze più gravi. Giocano dunque, senza forse immaginarlo, un ruolo salvifico del tutto ragguardevole. Proprio come gli scolari delle numerose scuole coraniche, impegnate ad offrire i primi rudimenti del Corano e allo stesso tempo ad inculcare, nella testa degli scolari, che la mendicanza è una virtù da coltivare. I mercanti e venditori, che lungo le strade hanno piazzato negozi, magazzini precari, laboratori, officine per riparare i pneumatici, meccanici per moto e cammellieri, assieme a vari portatori di handicap, cercano di rendersi prossimi dei clienti che transitano. Profittano delle rotonde intasate all’ora di punta coi vigili protagonisti.
Sì, perché, nel frattempo, tra la stagione delle piogge, le incertezze delle linee elettriche, l’assenza di manutenzione e, in generale, la precarietà dei colori, i semafori coi secondi contati hanno in fretta fatto il loro tempo. Si ritorna al regime abituale di stile anarchico-conviviale dove, infine, a passare per primi sono i mezzi più pesanti e i taxi che conoscono a menadito le insenature della sabbia stradale. Nelle strade ci sono i cittadini qualunque, coloro che ‘si cercano’, ossia quanti sopravvivono al quotidiano e gli animali che assicurano la compatibilità della capitale con la tradizione. Capri, dromedari e asini hanno un posto riconosciuto e accettato dalla collettività urbana: quasi un privilegio di cittadinanza. Cani e gatti sono rari.
La strada è stata riconoscente, infine, per la pioggia scesa ieri sera, fuori tempo massimo, eppure gradita. Una benedizione, affermavano con certezza i fedeli che gremivano la cattedrale di Niamey, che l’hanno lungamente applaudita perché aveva accarezzato le loro preghiere.
Mauro Armanino, Niamey, 16 ottobre 2022
venerdì, ottobre 14
L’ultimo viaggio di Yūsuf - testo di FRANCESCO FERRANTE musica di LUCA DI MARTINO
giovedì, ottobre 13
Concorso gratuito LE PAGINE DEL NATALE indetto da LARGO LIBRO
Vogliamo segnalarvi la quinta edizione del grande Concorso nazionale gratuito "Le Pagine del Natale", che vedrà i vincitori inseriti in un'apposita Antologia realizzata per l'occasione.
Qui trovate il bando completo:
http://largolibro.blogspot.com/2022/08/le-pagine-del-natale-parte-la-quinta.html
ATTENZIONE: quest'anno gli elaborati vanno dedicati, in modo diretto o indiretto, al mondo dell'infanzia. Doniamo ai bambini (e al "lato bambino" di noi stessi) la luce di cui il mondo ha sicuramente bisogno in questo periodo molto difficile. La vera arte è e sarà sempre forza costruttiva, mai distruttiva.Aiutateci anche a far conoscere il bando il più possibile, condividendolo tra i vostri contatti.
Vi ricordiamo, inoltre, che è sempre possibile partecipare al Segnalibro com racconti brevi o poesie, al seguente link trovate tutte le informazioni in merito:
https://largolibro.blogspot.com/2019/10/i-2mila-segnalibri-uniniziativa-davvero.html
Condividete la vostra arte e sostenete l'editoria indipendente!
Alle prossime news.
Lo Staff
"L'ARGOLIBRO"
Casa Editrice e Libreria indipendente
Via G. Mazzini, 22 - 84043 Agropoli (SA)
Contatti: 3395876415
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MARUSSIA LEGGENDA UCRAINA di MARCO WOVZOG - considerazioni di DANILA OPPIO
mercoledì, ottobre 12
INTERVISTA ALLA SCRITTRICE RENATA RUSCA ZARGAR di ANTONIO ROSSELLO per IL CORRIERE NAZIONALE
Intervista alla scrittrice Renata Rusca Zargar
WRITTEN BY: ANTONIO ROSSELLO
11 OTTOBRE 2022
Questa intervista rappresenta un tentativo di comprendere cosa spinga lo scrittore a cercare luoghi d’espressione al di fuori della letteratura tout court; come Renata Rusca Zargar definisca la sua attività intellettuale e come nasca nello scrittore la necessità di un impegno e di un intervento critico sulla realtà. I temi affrontati sono molteplici ed implicano il rapporto complesso tra le forme dell’arte e una società le cui repentine trasformazioni comportano ridefinizioni semantiche e nuovi termini di linguaggio.
Intervista alla scrittrice Renata Rusca Zargar -
Il Corriere Nazionale
D: Qual è oggi a parere tuo la funzione sociale dello scrittore? Può esprimere un valore in termini di “sociurgia” (*)?
R: In epoche passate, sono state sviluppate due concezioni principali dell’arte in generale: una che considerava l’arte per l’arte, solo fine a sé stessa, e l’altra formativa educativa. Il nostro Manzoni o il divino Dante sono i massimi rappresentanti di questo secondo gruppo. Dunque, se l’arte si propone come mezzo utile alla società non è un fatto nuovo e io personalmente sono molto d’accordo. Il problema è stimolare una società che non legge, studia poco e per costrizione, non ama l’arte visiva di cui l’Italia è stata riferimento per l’umanità tutta.
D: L’arte può rappresentare una cura dei mali di questo mondo corrotto?
R: Come ho già detto, l’arte può insegnare, però bisogna prima trovare chi voglia apprendere. Mi sembra che nel mondo idiota dei social tutto questo sia molto improbabile. (Preciso che non voglio assolutamente dispregiare i social che sono utilissimi ma solo il cattivo uso che ne fa la maggioranza delle persone.)
D: La vera arte prevede un codice d’onore per il quale il messaggio sotteso alla propria opera vale per l’artista con lo stesso senso sacro della parola data?
R: Non posso sapere quale sia la vera arte oggi. Sarà il tempo dopo di noi a consacrarla. Certamente, gli artisti esprimono sé stessi, i propri valori, il tempo e le vicende della loro vita. Ma, come ripeto, il giudizio, similmente a quello sulla storia, spetta ai posteri.
D: L’arte è una risposta concreta alle tante parole vuote di larga parte di intellettuali e politici?
R: Non è detto. Ci sono tante persone che si credono artisti o intellettuali ma non lo sono. Ognuno di noi, anche la persona più semplice, senza tante distinzioni e classificazioni, deve adoperarsi per rendere migliore la società. Non deve mai vivere solo per sé nel suo Olimpo privato ma dare un po’ del suo tempo e delle sue capacità, quali che siano, agli altri.
D: La vera arte, nel caso tuo la scrittura, ha prima di tutto un valore di rappresentazione o uno di catarsi?
R: Più che di arte parlerei di artigianato. Mi piace scrivere, credo di essere tecnicamente brava (sono stata insegnante di lettere), per il resto mi sto impegnando. Amo creare racconti storici e a sfondo sociale, ma soprattutto lavoro per sensibilizzare le donne e gli uomini contro la violenza sulle donne. Le donne sono il mio argomento privilegiato perché capisco il loro mondo, che è il mio, e bisogna sempre parlare di ciò che si conosce. Alcune storie sono ambientate in Oriente perché ho passato molto tempo in India. Il vero filo rosso della mia filosofia di vita e delle mie narrazioni, comunque, è l’Amore perché credo che senza Amore noi non siamo nulla.
D: Tornando alla seconda domanda, se introduciamo il concetto di sociatria (**), mi pare che anche tu ti ponga sul fronte della sua affermazione nell’arte e con l’arte. Questo nella misura in cui la sociatria, attraverso l’arte, può generare una via di verità, alimentando la mente, rieducare o, quantomeno, scongiurare la crescente e pericolosa carenza di pensiero, oltre che tendere ad avvicinare la persona alla virtù, sino a ritrovare in senso un più ampio un rispetto dell’umanità. Più in generale, c’è l’attenzione posta verso l’apertura ad una visione culturale ampia, dove possibili intersezioni fra gli ambiti morale, artistico, economico, educativo, giuridico, religioso…, se da una parte spronano l’individuo alla risoluzione del contrasto di turno, dall’altra schiudono un percorso di crescita. Che cosa ne pensi?
R: Sono molto delusa da questi tempi, forse perché non sono più giovane. Non vedo in giro energie creative e curative se non in casi molto rari. Penso che sia necessario studiare, continuare a studiare e ancora studiare. Non perdere mai, fino all’ultimo giorno della vita, la curiosità di apprendere, di informarsi (da fonti serie non certo da Facebook, spiando la vita altrui). Credo, infine, che sia conveniente essere molto più modesti.
D: Viviamo un’era di repentine mutazioni, contraddittorie e talora devastanti, che si riflettono su espansione demografica, mercati finanziari ed economici allargati, nuove tecnologie e mezzi di comunicazione, ecc. che se da un lato uniscono, omologando, dall’altro dividono e annientano, non garantendo dalle molteplici forme del conflitto.
C’è chi ha battezzato questa era “Globantropocene mediatizzato” (Globalizzazione+antropocene+mediatizzazione), ti pare un termine rispondente o una iper-aggettivazione senza costrutto?
R: Io ritengo che in tutte le ere ci siano stati dei gravi problemi. Qualche volta, immagino la vita nelle grotte, sulle palafitte o simili, e rabbrividisco. Per questo i genitori devono educare i figli in modo che possano affrontare consapevolmente i tempi che verranno, il progresso che è peculiare dell’intelligenza umana. Ogni famiglia deve occuparsi di trasmettere i valori morali e l’amore, in modo che le persone di domani possano rimediare agli errori commessi dalle precedenti generazioni. Le definizioni sono utili solo quando le persone sono state educate a rispettare gli esseri umani in generale e quando potranno adoperarsi per cambiare una situazione che ci vede tutti schiavi di pochi che possiedono le maggiori ricchezze del Pianeta. Io personalmente non so proprio come si possa fare, in pratica, a promuovere una società mondiale più vivibile. Vorrei la pace, il rispetto per tutte le identità sessuali, la giustizia sociale, l’onestà. Invece, mi sento totalmente impotente in questo mondo di corrotti, guerrafondai e sopraffattori. Allora cerco di fare del mio meglio nel mio piccolo, come ho insegnato sempre a figli e alunni.
Note:
(*) “Sociurgia”. In alcuni ambienti della società civile, culturali ed artistici si sta discutendo e portando avanti la concettualizzazione di un termine innovativo: «sociurgia» (un nome composto ibrido, latino e greco, che da societas, ossia «società», + ἔργον, ossia «opera», letteralmente significa «opera sociale»). Si denota quindi una funzione sociale attiva, operante, in cui la promozione e la divulgazione costituiscono una dimensione che sul fronte di cultura, arte, tradizione… inferisce tutto il resto, la conoscenza, la curiosità, la relazione, i valori sociali. Quella interdipendenza naturale, necessaria, etica che non concepisce cultura, arte, ossia tutto ciò che attiene lo spazio dello spirito, appunto, come luogo a parte, elitario e autoreferenziale, ma come bene pubblico. Mezzo comune di progresso e civiltà. Forse nulla di sostanzialmente nuovo, ma una rinnovata dialettica tra contenuti e forme, utile a creare movimento per recuperare dal passato insegnamenti, dalla presente nuova linfa e tentare di oltrepassare contraddizioni sotto gli occhi di tutti.
(**) “Sociatria” deriva da due termini: sŏcius, che in latino significa “amico” o “alleato”, mentre iatreia deriva dal vocabolo greco che corrisponde a “terapia” o “guarire”. Nella lingua inglese. il termine “Sociatry” fu ideato da Jacob Levy Moreno, uno psichiatra rumeno, naturalizzato austriaco e statunitense, che, a metà del XX secolo, concepì innovative teorie e metodi basati su una nuova forma di ricerca attiva (action methods), oltre che su un nuovo approccio sistemico della psichiatria sociale. Fu, infatti, il creatore dello psicodramma, del sociodramma, della sociometria e di quella che egli chiamò la sociatria, la cura della società attraverso il gruppo.
Profilo biografico dell’autrice
Renata Rusca Zargar
Renata Rusca Zargar. Savonese, impegnata in ambito sociale, studiosa di cultura islamica e indiana, insegnante in quiescenza di letteratura e storia nelle Scuole Superiori, abilitata anche in Filosofia, ha pubblicato diversi saggi e romanzi. Ha insegnato Scrittura Creativa gratuitamente per un ventennio agli anziani.
Cura un blog, noto in Italia e all’estero, di cultura, ecologia e società:
Nella sua Pagina Autore di Amazon ci sono alcuni suoi libri: RENATA RUSCA ZARGAR su Amazon.it: libri ed eBook Kindle di RENATA RUSCA ZARGAR
https://www.amazon.it/RENATA-RUSCA-ZARGAR/e/B08BXRB62G%3Fref=dbs_a_mng_rwt_scns_share
martedì, ottobre 11
TEMPI DI FRATERNITA'
SOMMARIO OTTOBRE
EDITORIALE
La redazione - Un’agenda dal basso pag. 3
CULTURE E RELIGIONI
E. Vavassori - Vangelo secondo Matteo (104) pag. 8
CASSANDRA
G. Codrignani - Pasolini sì che vedeva lontano pag. 5
PAGINE APERTE
L. Berzano - Si ama quanto è desiderabile pag. 4
G. Bianchi - Quel che ricordo della II guerra mondiale pag. 7
R. Orizzonti - Di speranze deluse in carcere si muore pag. 10
P. Bavazzano - Giovani e anziani in Italia: Istat 2022 pag. 12
L. Giario - La negazione del diritto alla casa pag. 14
D. Pelanda - L’utopia di un carcere “senza sbarre” pag. 17
G. Bianchi - I talenti pag. 20
L. Tussi - Intervista a Raffaele Crocco pag. 21
L. Borghi - Il segreto delle api pag. 23
ELOGIO DELLA FOLLIA pag. 24
EDITORIALE
A cura della redazione
Un’agenda dal basso
Data: 20 Settembre 2022
Autore: a cura della redazione
Quando verrà pubblicato questo articolo, saranno
note le risultanze delle elezioni e le
forze politiche vincenti staranno lavorando
alla formazione del governo. Il fatto di
non sapere chi potrà vincere ci incoraggia
a proporre un’agenda per il nuovo governo,
libera da pregiudizi e condizionamenti di varia natura
che ci consentono di provare a fare un esercizio di
verità, esponendo le cose che ci stanno a cuore e che vorremmo
fossero realizzate nel corso della legislatura. Potrà
sembrare un discorso vano aprire il libro dei sogni,
ma solo immaginando l’impossibile si può realizzare il
possibile. Confidiamo che questo tentativo aiuti il lettore
a liberare la mente dall’immaginario precostituito dall’esterno
per vedere i problemi concreti e dimenticati e
ideare soluzioni creative, tanto più necessarie quanto più
difficile risulta il contesto.
Prima di elencare per punti i nostri desiderata, non pare
inutile riaffermare la necessità che il nuovo governo sia
fortemente ancorato allo spirito della Costituzione, nata
dalla Resistenza e fondata sul lavoro, sulla parità non
formale dei cittadini nei confronti della legge, su un principio
anti autoritario. In virtù di quanto espresso, il governo
deve agire sulla base di questi principi favorendo
“la corresponsabilità dei cittadini che è espressione di
sensibilità e di cura reciproca - oltre che nei confronti
dei loro valori e beni comuni” (S. Thanapulos).
L’Unione europea
Il manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli e Ernesto
Rossi, prevedeva un’Europa unita in uno Stato federale.
Ogni Stato europeo avrebbe conservato un’autonomia
politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari
popoli, delegando allo Stato federale solo quelle competenze
e poteri necessari per garantire l’unità politica della
Federazione. Un simile Stato federale avrebbe dovuto reggersi
su una Costituzione che garantisse tutti quei principi
di libertà e legalità irrinunciabili per uno Stato di diritto.
L’Europa però, con il tempo, ha visto aumentare considerevolmente
gli Stati membri, molti dei quali governati
da poteri che mortificano sempre più ogni forma di
democrazia e che difficilmente giurerebbero fedeltà ai
principi accolti da una simile Costituzione. Ma poiché
questi principi sono irrinunciabili, se si vuole veramente
dar vita ad una Federazione europea, la battaglia da combattere
sarà quella di dare vita ad una Europa a due velocità,
di cui una composta da quegli Stati di chiara impostazione
democratica. Auspichiamo che il nuovo parlamento
e il nuovo governo facciano di questa battaglia la
loro missione.
Natura e sostenibilità
La massima confuciana, secondo cui chi conosce quale
sia il bene e non fa nulla per raggiungerlo è un vile, descrive
perfettamente le élites contemporanee, compreso
l’attuale governo italiano dimissionario. Il 28 luglio è stato
il giorno in cui sono finite le risorse naturali per il 2022.
L’Italia è tra i paesi in cui il “giorno del sovra sfruttamento
della terra” arriva ancora prima della data globale:
il 15 maggio (un po’ meglio degli USA, il 13 marzo).
Il prossimo governo dovrà occuparsi della realizzazione
del PNRR che, sull’ambiente, mostra molte lacune conseguenti
alla ritrosia del ministro Cingolani a usare in
pieno le potenzialità delle energie rinnovabili.
Per non perseverare negli errori, crediamo occorra fare
una netta scelta di campo nonostante la guerra in atto:
non cedere alla facile tentazione di ripristinare l’uso del
carbone, abolire i sussidi pubblici pagati alle compagnie
petrolifere, limitare al massimo il consumo del gas in
modo tale da rendere superflui anche i gassificatori, dare
la massima priorità alle fonti rinnovabili e all’uso dell’idrogeno
verde. Auspichiamo che ci si impegni per raggiungere
entro il 2030 il 40 % di tali energie, per ottenere
il duplice obiettivo di contenere la CO2 e ridurre l’inquinamento
atmosferico. E ancora: dare impulso all’uso del
biogas proveniente da rifiuti organici, scarti agricoli, deiezioni
animali, ecc., con cui, in un anno, potremmo produrre
l’energia equivalente a tre centrali nucleari, e infine
sburocratizzare l’iter per ottenere i permessi di costruzione
di impianti che utilizzano fonti rinnovabili,
come il fotovoltaico, e incentivare le comunità energetiche.
Finanziare subito l'autoproduzione negli edifici pubblici
(scuole, ospedali, ecc.) e incoraggiare il settore privato
in questa direzione, al fine di ovviare anche alla carenza
delle fonti energetiche tradizionali.
Il carcere
Considerato da sempre un “mondo a parte”, percepiamo
il carcere come lontano e impenetrabile, e i suoi abitanti
sembrano appartenere ad un genere umano diverso. Non
bisogna costruire altre strutture carcerarie ma è necessaria
una conoscenza ed una sensibilizzazione sociale sull’argomento poiché, non dimentichiamolo, al suo interno
vivono uomini e donne in carne ed ossa che hanno sbagliato,
a cui dare la possibilità di redimersi, che meritano
un riscatto e il reinserimento sociale. Chiediamo alla politica
e a chi ci governerà di creare ed incrementare progetti
di reinserimento lavorativi e culturali tali da permettere a
queste persone, una volta scontata la pena, di potersi rimettere
“in carreggiata” per costruire il proprio futuro e i
propri sogni nella nostra società. Svuotando le carceri.
“Quattro suicidi negli ultimi quattro giorni, 58 dall’inizio
dell’anno. Le persone così diventano numeri. Un
dramma continuo, quello che riguarda le carceri italiane,
che non trova uguali negli ultimi anni. Un numero
elevatissimo di suicidi superiore a quello riscontrato nel
periodo di maggiore sovraffollamento, quando l’Italia
fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo
per le condizioni inumane e degradanti delle sue galere.
Ogni suicidio, va ricordato, è un atto a sé, legato alla
disperazione di una persona. Tuttavia, quando i suicidi
sono così tanti (nel 2022 uno ogni meno di 5 giorni) e in
carcere ci si uccide 16 volte in più che nel mondo libero,
l’intero sistema penitenziario e quello politico non possono
non interrogarsi sulle cause di questo diffuso malessere”
(Associazione Antigone).
Lavorare in sicurezza
Riflettere sul lavoro non è facile: alla luce dei non pochi
morti sul lavoro (538 nel primo semestre di questo anno,
con aumento del 12 % rispetto al 2021), dobbiamo mettere
insieme la realtà con i suoi infortuni mortali e le
normative e i principi fondamentali del diritto al lavoro,
così come i padri costituenti l’hanno pensato e scritto
nella Costituzione agli articoli 1 (la Repubblica è fondata
sul lavoro), 4 (il diritto al lavoro), 35 (la tutela del
lavoro), 37 (gli stessi diritti a parità di lavoro).
È qui in gioco evidentemente il diritto del lavoratore a
tornare a casa la sera. Visto che vogliamo credere ed operare
sulla base del bel libro dei sogni, chiediamo al nuovo
parlamento e al nuovo governo di promuovere davvero le
condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro (art. 4).
I sogni non sono desideri distaccati dalla realtà, ma sono
piuttosto la base per realizzare il buon governo delle nostre
istituzioni, con onestà e solidarietà.
Dal riarmo all’educazione alla pace
La recente invasione dell’Ucraina da parte della Federazione
russa ha provocato in Italia e nei paesi europei la
corsa al riarmo, con il conseguente aumento delle spese
militari, con l’obiettivo di spesa del 2% del nostro Prodotto
interno lordo. Nel 2014 la spesa dell’Italia corrispondeva
solo all’1,1% del Pil. È in atto un forte incremento
degli investimenti e dei costi delle armi.
Importante e significativo è il confronto delle spese per
gli armamenti con quelle sostenute per la scuola e l’istruzione:
nel 2025 le previsioni di spesa per queste ultime
scenderanno al 3,5% del Pil, in calo rispetto al 4% del
2020 e al 3,6% del 2015. Analizzando lo scenario mondiale
dei conflitti, emerge la loro oggettiva capacità di
generare nuovi conflitti, con distruzioni e morti crescenti.
Auspichiamo che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo
costruiscano percorsi concreti di educazione alla pace.
Non bisogna infatti temere le imprese difficili, dobbiamo
piuttosto aver fiducia in un futuro migliore. Per tutti.
http://www.tempidifraternita.it/public/editoriali/PHP20220920.htm