Un’isola da amare – Capraia:
storie di uomini e di animali
Appunti di lettura di Renata Rusca Zargar
Folco Giusti è un narratore nato. Tempo fa, avevo letto il suo romanzo storico “L’isola dell’ultimo ritorno” in cui aveva saputo immergermi nel clima dell’Impero Romano, con avventure di guerra, tragiche crudeltà, fughe, trasferimenti, ma anche vicende d’amore, di martirio cristiano, di fede. Un testo che non avevo potuto abbandonare fino a quando non l’avevo finito, che mi aveva sconvolto, atterrito e commosso mentre mi comunicava una miniera di informazioni su un universo assai lontano da noi e che spesso tendiamo a edulcorare.
In quell’appassionante e perfetto romanzo storico appare pure l’isola di Capraia, dove Giusti ha vissuto parecchio da ragazzo e che ha continuato a frequentare nonostante la brillante carriera di professore di zoologia presso l’Università di Siena.
Nel volume “Un’isola da amare Capraia: storie di uomini e di animali”, egli racconta, quindi, i personaggi con i quali ha vissuto imprese di pesca, di caccia ma soprattutto di crescita e consapevolezza.
Giusti sa abbozzare quelle persone con un tratto vivace, rendendole affascinanti quanto il Rufio e il Rutilio romani, senza cadere mai, anche quando parla di sé o di suo padre, nell’inevitabile noiosità di tutti gli scrittori che toccano temi autobiografici.
Come detto, Giusti è un vero narratore, io lo definirei “genetico”, anche se poi ha affinato la sua penna nello studio e nella semplicità che, forse, gli viene proprio dall’assiduità con una terra che pochissimi conoscono.
Nel libro, come detto, egli ci narra di personaggi particolari, tipo il pescatore di foche, il pirata, il comandante, il detenuto, e altri. Ognuno vive esperienze straordinarie ma ovvie nella quotidianità della vita dalle quali, leggendo, si rimane irrimediabilmente sedotti. Dopo ogni storia, inoltre, c’è una parte informativa (mai noiosa neppure quella) sull’animale nominato nel capitolo con magnifici disegni di Rossella Faleni, mentre le vedute di Capraia sono di Cinzia Giusti. Non mancano le poesie sulle quattro stagioni ambientate nell’isola che aggiungono strabiliante fascino a un piccolo Eden che, ormai, ognuno di noi desidera visitare. “Rosso / di sangue intriso / l’occidente avvampa / - scrive, ad esempio sull’estate - e docili colli tramuta / in pazzi vulcani ardenti. […] Sale la nebbia / e in collane di perle s’impiglia / alle tele dei ragni […] e sopra l’infinito s’affretta / in una falce di luna / in albori cangianti / in misteri di stelle pulsanti.”
Dunque, arrivederci a Capraia!
L’ISOLA DELL’ULTIMO RITORNO:
UN’ISOLA DA AMARE
Nessun commento:
Posta un commento