Molte persone confondono ciò che è critica
letteraria da quella che è invece recensione. Per critica poi non si intende
debba essere negativa, la critica è
ben altro. Per questo qui sotto ho voluto trattare dei due sostantivi, e per
finire ho inteso pubblicare un breve scambio di opinioni con un vero critico
letterario, a sua volta scrittore e soprattutto poeta: Roberto Vittorio Di
Pietro.
critica (Dall’Enciclopedia
Treccani)
Complesso delle indagini volte a conoscere e valutare, sulla
base di teorie e metodologie diverse, i vari elementi che consentono la
formulazione di giudizi su un’opera d’arte. Il concetto di c. letteraria e
artistica in genere, anticipato isolatamente da G. Vico ha il suo pieno e proprio sviluppo col
Romanticismo: è attività tutta moderna, come l’estetica, che ha per oggetto il
‘bello’ e alle cui vicende la c. è strettamente connessa.
Dai Greci sino
all’incirca al Settecento l’idea dell’arte è fondata sulla separazione tra
forma e contenuto: il valore dell’opera consiste in un particolare trattamento
della prima, in determinate funzioni sociali demandate al secondo. Ancorata a
criteri di valutazione fissati a priori, a griglie di riferimento prestabilite
entro cui collocare opere e autori, la c. letteraria e artistica ha carattere
sistematico, tecnico e normativo. Nel 16° e 17° sec., con la nuova nozione di
arte come ‘creatività’, manifestazione del tutto individuale, e della
singolarità dei modi espressivi, con il superamento della dicotomia
forma-contenuto e l’affermazione dell’autonomia dell’arte, viene anche a cadere
ogni pretesa d’indagine preordinata e razionale del fenomeno artistico. C. estetica Lo studio di un’opera d’arte per
giungere a un giudizio sul suo valore, sotto il profilo della ‘bellezza’; si
avvale di metodologie proprie ma anche derivate da altre scienze umane
(psicologia, semiotica, antropologia ecc.). C.
letteraria Presupposto di qualsiasi c. letteraria è l’accertamento
dei testi sui quali si esercita: la cosiddetta c.
dei testi, o testuale, detta anche filologia testuale, che li riconduce,
depurati di errori, omissioni, travisamenti compiuti da copisti, editori
precedenti ecc., alla forma originale o a una quanto più possibile vicina
all’originale. Tutte le ricerche che si designano col nome comprensivo di c. storica vertono sull’accertamento dei dati
che spiegano l’opera pur senza determinarla: le circostanze della composizione,
gli eventi biografici dell’autore, le situazioni storiche e ambientali in cui
visse, la sua educazione, i modelli letterari che si propose ecc.; e anche la
diffusione che l’opera ebbe, le sue edizioni, gli studi che suscitò, gli
influssi su altre opere: quell’insieme che si chiama la ‘fortuna’ di un’opera o
di uno scrittore. La locuzione c. storica negli studi storiografici è usata in
senso più ristretto, per indicare l’indagine intesa ad accertare l’autenticità
delle testimonianze rimasteci su un determinato personaggio o evento del
passato, il loro valore in assoluto e in comparazione tra esse ecc., indagine
che è chiamata anche c. delle fonti.
Nella c. si possono
individuare, schematizzando, due orientamenti o criteri di fondo: uno che tende
ad analizzare l’opera in rapporto a un contesto (c. storicista, sociologica,
antropologica); l’altra che studia l’opera essenzialmente nei suoi elementi
tecnici e strutture formali (c. stilistica, c. delle varianti, formalismo,
strutturalismo, semiologia). L’attenzione e il lavoro del critico sono rivolti:
alle trasformazioni linguistiche, quindi ai confronti tra il testo in esame e
le consuetudini linguistiche adottate nella tradizione letteraria, da un punto
di vista espressivo ( c. stilistica); ad
analisi testuali approfondite sul piano del significante e del significato,
laddove il testo è sondato non solo nella sua forma definitiva ma anche nelle
sue fasi di elaborazione ( c. delle varianti);
all’organizzazione formale dell’opera, come realtà autonoma dotata di regole
proprie, a scapito dei temi e del suo contenuto, e alla specificità del
linguaggio letterario rispetto a qualunque forma di comunicazione linguistica
pratica e strumentale ( formalismo);
all’opera intesa come una totalità autonoma costruita sui rapporti funzionali
delle singole parti, che la c. ha il compito di smontare nei congegni
compositivi ( strutturalismo); allo studio
dei processi di ‘significazione’ e alla definizione delle caratteristiche
proprie della comunicazione artistica ( semiologia).
All’interno di questa schematizzazione può prevalere una funzione valutativa,
con la formulazione di giudizi di valore (comune a storicismo, marxismo,
idealismo), o un intento esplicativo (c. strutturale, semiologica, ermeneutica
o teoria generale dell’interpretazione dei testi; c. psicoanalitica, in cui le
scoperte relative all’inconscio vengono applicate all’artista per individuare
le cause profonde della sua attività creativa), o ancora una funzione
illustrativa in cui il critico si fa mediatore tra l’opera d’arte e i suoi
fruitori, rendendone accessibili i nuclei tematici e i valori estetici.
Recensione
è un testo valutativo e interpretativo di un’opera
letteraria, scientifica o artistica, come un film, un’opera teatrale e
musicale, di cu vengono analizzati gli aspetti contenutistici ed estetici.
In genere le recensioni sono destinate ad un vasto
pubblico e vengono pubblicate su riviste e giornali. Il termine deriva dal
verbo latino "rĕcensēre" e significa
"esaminare", "passare in rassegna", "riflettere".
Una recensione è costituita dai
seguenti elementi
- informativi (trama senza
svelare il finale
- interpretativi
(analisi delle tematiche trattate)
- valutativi (valutare l'opera
recensita).
La recensione di un libro è rivolta ai potenziali
lettori e quindi la sua funzione deve essere quella di aiutarli a decidere se
leggere un libro o no, fornendo loro indicazioni sul suo contenuto e sulla sua
qualità. Obiettivo di ogni recensore è offrire al lettore gli strumenti per
avvicinarsi allo scritto in modo più consapevole, presentandogli possibili
chiavi interpretative dell'opera, mettendone in luce le peculiarità
stilistiche, inquadrando brevemente la storia personale e la carriera dell'autore e contestualizzando il contenuto del testo all'interno di filoni
più ampi.
È innanzitutto opportuno chiarire un primo, fondamentale punto: fare una
recensione significa scrivere un testo in cui, attraverso un riassunto e un commento personale di un libro che si è letto, si invoglia qualcun altro a comprarlo dimostrando di averlo letto accuratamente e saper
svolgere un’analisi critica a riguardo, mettendone in luce aspetti originali
che ti hanno colpito.
Sappiamo bene che si tratta di un
compito spesso non molto gradito e che anche i cosiddetti topi da biblioteca
mostrano una certa resistenza alla lettura di un libro che gli è stato imposto
da qualcun altro. Leggere è e deve rimanere un piacere
Da dove cominciare per scrivere la recensione di un libro? Dopo aver
letto l’opera, dovrai decidere se:
Procedere per punti (strutturando cioè il tuo testo come una specie di scheda-libro.
Scrivere un unico discorso.
Procedere per punti (strutturando cioè il tuo testo come una specie di scheda-libro.
Scrivere un unico discorso.
Non c’è una modalità giusta e una sbagliata: tutto dipende dalla tua
capacità di scrivere, dal tuo stile, dalla tua abilità nello
strutturare il tutto in un unico testo, che sia però completo e dotato di una
coerenza logica. Se sei alle prime armi ti converrà tuttavia procedere per
punti, in modo da non rischiare di perderti in un discorso troppo complesso.
Che tu scelga la prima o la seconda strada, non cambierà ovviamente ciò che dovrai scrivere all’interno della tua recensione. In linea generale, le nozioni che dovrai inserire saranno le seguenti:
1. Accenni sull’opera in questione: titolo, anno di pubblicazione, nome della casa editrice
2. Breve biografia dell'autore
3. Breve panoramica sul suo stile, sulle sue opere e sul periodo in cui scrive
4. Recensione del libro vera e propria che dovrà articolarsi così:
1 Trama del libro 2 Analisi stilistica 3 Commenti e giudizi personali
La parte più consistente della recensione del libro sarà quindi
costituita dalla trama del libro, dall’analisi stilistica dell’opera e dai
commenti e giudizi personali. Vediamo insieme come sviluppare ognuno di questi
punti:
1) Trama del libro
La trama del libro deve dimostrare che tu hai letto realmente l’opera in
questione, eppure – a differenza di quanto si crede – non è questo il passaggio
a cui dovrai dedicare più tempo. Cerca di essere sintetico (una quindicina di righe basteranno)
e di riportare i fatti più salienti del
libro.
2) Analisi stilistica
Questa è probabilmente la parte a cui dovrai dedicare più tempo e attenzione. Per aiutarti, cerca di rispondere alle seguenti domande:
· I periodi utilizzati
dall’autore sono lunghi e complessi o semplici?
· C'è un utilizzo particolare della punteggiatura?
· Il lessico (ovvero
le parole utilizzate) è semplice o ricercato?
· Prevalgono i dialoghi o le descrizioni?
· Qual è il genere dell’opera?
· Come si caratterizzano i personaggi?
Cerca di scovare anche eventuali figure retoriche, prima fra tutte la metafora: è importante capire se l’autore sta cercando di darci un messaggio fra le righe o se tutto è ben esplicitato. Ovviamente, nel rispondere a queste domande, dovrai creare un testo che abbia una propria consequenzialità logica, che non risulti come un semplice elenco di risposte.
3. Commenti e giudizi personali
L’ultima parte della tua recensione di un libro dovrà essere occupata da un tuo giudizio personale. Evita la banalità e cerca piuttosto di parlare degli aspetti dell’opera che ti hanno colpito, stando ben attento ad argomentare ogni volta le tue opinioni e le tue impressioni. Rifletti su ciò che ti ha lasciato, su quali emozioni ha suscitato in te e su qual è il messaggio che porti con te alla fine di questa esperienza meravigliosa che è la lettura di un libro.
Carissimo Roberto,
tengo a precisare che ho una mia idea sulle
recensioni.
Se sono positive, e scritte da un amico o
dallo stesso Editore, servono a spingere la vendita di un libro. Questo è
ovvio.
Se sono critiche letterarie, vale lo stesso
discorso.
Ma se sono vere e proprie critiche
demolitrici, è come se qualcuno volesse affossare l'opera dello scrittore o
poeta.
Così come avviene per le pellicole
cinematografiche.
Oneirikos
non ha la pretesa di essere un libro d'autore, o edito da un Editore famoso,
per cui è un libro scritto soprattutto per gli amici.
Dai ringraziamenti si comprende chi mi ha
suggerito alcuni passaggi, tratti dagli scritti di ognuno di loro. Lei, per
esempio, che da un suo trattato sul Pascoli, ho preso una parte significativa
nel contesto del mio romanzo, o Anna
Montella della quale ho citato il suo libro Doppelgänger e che mi ha ringraziato nella recensione che ha scritto sul mio
libro. I dialoghi tra Eve e Adam sono ripresi, solo in parte, da scambi
di email tra me e Tom, su alcuni argomenti. Mi erano sembrati interessanti o
divertenti, e li ho salvati in un file. Ma non tutto quel che dice Adam sono parole
sue. Lui non sapeva che stavo scrivendo un romanzo e non ne conosceva di
conseguenza il contenuto. Ho pensato di riprendere alcune sue considerazioni
perché calzavano a pennello con il contenuto del libro. Le ho però modificate
in parte, per renderle più aderenti al tema.
Le amiche e gli amici poeti o scrittori scrivono:
bravissima, ottimo, complimenti....e c’è chi non ama queste espressioni che
considera "falsità" o piaggerie. A parte il fatto che io stessa mi complimento
con tutti e loro agiscono allo stesso modo con me, ma questo più che altro
serve per infonderci reciproco coraggio. Il solo fatto di averci provato,
merita un plauso, che l'opera sia davvero valida o meno.
Danila
Ribadisco quello che
non mi stanco mai di affermare. Chiunque intenda fare della "critica
letteraria" in modo serio, deve rigorosamente attenersi ad una certa gamma
di possibili interpretazioni che soltanto il testo autorizza.
Sovrapporre il proprio pensiero a quello dell'autore è cosa che può anche fare
liberamente il lettore comune. Nessuno glielo può vietare. Ma atteggiarsi
sussiegosamente a "critici letterari ex cathedra" e
cadere in questa trappola significa, beh, peccare di stolta quanto
intollerabile presunzione. Credo che il suo libro abbia già ricevuto
sufficienti consensi per poter fare a meno di un ulteriore parere qualsiasi.
Roberto Di Pietro
Resto sempre convinta che chi scrive, di qualunque
argomento tratti, lo fa con cognizione di causa, perché sa quel che scrive. Che
poi il lettore possa non gradire, capita anche a me di leggere libri che sono
stati incensati dalla pubblica opinione, e da recensioni "gonfiate"
che poi, al lato pratico, mi hanno deluso. Quindi di norma leggo i libri di autori
che conosco, famosi o no, di cui apprezzo il pensiero e lo stile che gli è proprio.
E' come per la musica, c'è chi ama quella classica,
quella lirica, o jazz, e quell’altra fracassona delle rock band. Io amo tutti i
generi musicali, ma non li prendo a scatola chiusa. Scelgo i brani musicali che
incontrano i miei gusti, che mi trasmettono emozioni, che magari non sono le
stesse provate da altri. E meno male che accade questo, altrimenti ci sarebbe
un totale livellamento umano. Per esempio, il dott. Salvo Figura, nella sua
prefazione, è partito parlando con tono che appare come una critica negativa,
per poi finire entusiasticamente. E lei stesso, Roberto, in quella sua
articolata recensione, pur avendo notato refusi di stampa, ha apprezzato il
contenuto. E lo stesso hanno fatto Anna Montella che oltre ad essere creatrice
di eventi a sua volta scrittrice e poetessa, e che si occupa di creare
video-poesie e concorsi letterari, è anche la segretaria della Camerata dei
Poeti di Firenze. E Laura Vargiu ha anche lei scritto nella sua breve recensione,
di cui riporto questo stralcio:
“Potrebbe apparire un romanzo “anomalo”, questo nuovo lavoro di Danila
Oppio, nel senso che, a inizio lettura, il genere non risulta facilmente
inquadrabile e c’è il rischio di restare un poco spiazzati. Man mano che si
sviluppa il dialogo, tuttavia, si viene travolti (e coinvolti) dal flusso
ininterrotto delle parole”. Il lettore non si aspetti di trovare fra
queste pagine una narrazione fatta di azione e repentini cambi di scena in cui
Adam ed Eve si muovono; vi regna, semmai, una dimensione statica, quasi onirica,
dove però ci s’imbatte in un susseguirsi incessante di pensieri e riflessioni
che ripercorrono il percorso della vita passata di entrambi; ma non solo. È
anche un testo che trasuda sconfinata cultura: arte, letteratura, filosofia,
scienza, spiritualità…Ha scritto bene Salvo Figura, nella sua articolata
prefazione, che l’autrice lo ha condotto“ nell’Eden, poi in via Panisperna, nel
deserto del Nevada, tra le macerie di Hiroshima, ma anche nell’Empireo, nei
cieli di Dio e in quelli di Dante.
Alla fine, ho spedito il mio Oneirikos al Circolo
culturale Hostaria delle Immagini di Cortemaggiore, senza alcuna speranza,
invece ha ottenuto il Primo Premio. Lo so, non è un concorso tra i più
importanti, ma è conosciuto su larga scala. La coordinatrice è la professoressa
Carla Maffini, ex preside di liceo, ed è
stata insegnante di lettere. Penso che anche il suo giudizio e quello della
giuria, valga pure qualcosa, vero?
Danila Oppio
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