La ragazza vive la sua giovinezza isolata, i genitori la circondano di attenzioni, la madre, Agnes, molto amorevole, le trasmette la passione per la pittura. Insieme si dipingono ad acquarello cartoline di Natale, per poi rivenderle. Questa piccola attività diventa un modo per contribuire al sostentamento della famiglia.
Maud a pochi anni di distanza perde i suoi genitori, nel 1935 il padre, John Dowley e nel ’37 la madre Agnes. Il fratello maggiore, Charles, divenuto erede universale, la costringe a ritirarsi nella casa di una zia a Digby.
Non ci sono gioie per Maud che, con il suo carattere mite, continua ad essere travolta dagli eventi. Dopo una relazione con il giovane Emery Allen, nasce Catherine, ma Emery non si assume nessuna responsabilità e Maud è costretta a dare in adozione la sua unica figlia, con la quale non si ricongiungerà mai.
Maud, nonostante tutte le avversità, mantiene una grande forza d’animo e sente sempre di più il bisogno di crearsi una vita indipendente. Risponde così a un annuncio di ricerca di una domestica. Maud si reca a casa di Everett Lewis, un venditore ambulante di pesce. In realtà non era una vera e propria casa, ma una piccola baracca, composta da un’unica stanza e un sottotetto, che serviva da camera da letto. Nella casa non c’era nessun comfort, non c’erano né acqua né elettricità, solo una stufa a legna che serviva per riscaldare e cucinare.
Ma Maud in quella umile dimora trova tutto ciò che desidera: la libertà.
Lentamente il rapporto tra Maud ed Everett si trasforma, finché decidono di sposarsi. Maud dipingeva, dipingeva continuamente. I suoi colori invadono la piccola dimora, ogni angolo viene dipinto, in ogni superficie c’è una traccia del passaggio dei suoi pennelli: sui vetri, le porte, le finestre, le mensole, le pareti.
La coppia vive poveramente, in una casa fredda che fa peggiorare le condizioni di salute della pittrice, ma Maud non si arrende e instancabile continua a lavorare e a dipingere. Fuori dalla baracca appende un cartello con scritto: “Painting for sale”.
Si sparge la voce e le persone raggiungono l’umile casa per comprare i suoi quadri, e per ordinarne altri. Per la maggior parte della sua vita lavora così, nell’anonimato, fino a quando nel 1964 il quotidiano nazionale di Toronto, lo Star Weekly, le dedica un articolo portando all’attenzione del pubblico l’arte di questa artista unica.
"Maud Lewis – scrive Stefania Delendati – una delle artiste folk canadesi più conosciute, aveva qualcosa di speciale. È stata un esempio del trionfo dello spirito umano sulle avversità, un modello di resilienza, parola che oggi va di moda e che lei, non conoscendola, ha messo in pratica con naturalezza. Una donna intensa, appassionata e particolarissima, delicata nel corpo e dotata di una forza mentale eccezionale. Chi si trova davanti alla ricostruzione della sua minuscola casetta, stenta a credere che una persona con i suoi problemi di salute abbia potuto viverci per oltre trent’anni".
Dopo l’articolo dello Star Weekly, nel 1965 arriva il documentario della CBC-TV, la intervistano nella sua casa e così diventa nota in tutti gli Stati Uniti, anche il presidente in carica, Richard Nixon, le commissiona un paio di dipinti
I suoi dipinti sono contraddistinti da una vivacità di colore e da una semplicità di forme, ritraggono scene di vita quotidiana, bucolici paesaggi disseminati di alberi, fiori, animali. Sono solitamente di piccole dimensioni, essendo Maud limitata nei movimenti. La sua arte commuove profondamente, come colpisce la semplicità di questa coppia che vive con umiltà e dignità.
L’artista dovette arrendersi alla malattia il 30 luglio del 1970. Everett fu ucciso da un ladro, che si era introdotto nell’abitazione, nel 1979.
Dopo la morte di entrambi i coniugi Lewis, la casa iniziò a deperire. Ma, grazie alla sensibilità di alcuni cittadini dell’area di Digby, la casa è stata poi consegnata alla cura della Art Gallery della Nuova Scozia ad Halifax, che l’ha restaurata e trasformata in casa museo con la galleria permanente dei dipinti di Maud.
Note
1 1. Il 4 ottobre del 2018, la figlia di Maud, Catherine, ormai diventata nonna, si è recata nella casa museo, con il figlio e i nipoti. Il figlio Benoit ha raccontato che Catherine parlava molto di rado della sua vera madre. Ma quel momento di ricongiungimento è stato per tutti una grande emozione: https://atlantic.ctvnews.ca/maud-lewis-descendants-have-special-homecoming-at-n-s-art-gallery-1.4122360
2 Negli ultimi anni, i suoi dipinti sono stati venduti all'asta con un costante aumento dei prezzi. Due dei suoi dipinti sono stati venduti a più di $16.000. Il prezzo d'asta più alto è di $22.200 per il lotto 196 "A Family Outing". Il quadro è stato venduto all'asta di Bonham a Toronto il 30 novembre 2009. Un altro dipinto, "A View of Sandy Cove", fu venduto nel 2012 per $20.400. Un dipinto ritrovato nel 2016, "Portrait of Eddie Barnes and Ed Murphy, Lobster Fishermen", in un negozio dell'usato in Ontario è stato venduto in un'asta online terminata il 19 maggio 2017 a un prezzo di $45.000
Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maud Kathleen Lewis
Nel 2016 è uscito il film Maudie - Una vita a colori, diretto da Aisling Walsh con protagonisti Sally Hawkins e Ethan Hawke, che racconta la storia della sua vita
Il museo di Maud: https://artgalleryofnovascotia.ca/maud-lewis
prima immagine: Maud Lewis di fronte a casa sua. Foto di Ron Cogswell. Fonte Flickr. CC BY 2.0
seconda immagine: La casa di Maud Kathleen Lewis. Foto di Jock Rutherford. Fonte Flickr. Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic license.Un’altra nota opera di Maud Lewis.
Il passaparola trasformò Maud in una celebrità. Nel 1964 il giornale di Toronto, «Star Weekly», pubblicò un articolo su di lei, e nel 1965 la CBC-TV le dedicò un documentario.Dopo la trasmissione, divenne una figura di culto in Canada, i suoi dipinti si vendevano anche a dieci dollari, un’inezia considerando che nel 2017 un quadro della Lewis è stato battuto all’asta per 45.000 dollari e un piccolo originale autenticato ne vale fino a 2.000.
La sua notorietà raggiunse gli Stati Uniti e durante la sua presidenza alla Casa Bianca, Richard Nixon le commissionò due dipinti. Era lei il capofamiglia, quella che portava a casa il pane, ma non pareva affatto farci caso. Il suo piacere più grande restava l’atto creativo in sé, vedere la felicità negli occhi di chi guardava i suoi disegni e con essi tornava ad apprezzare il piacere delle cose semplici.Durante i suoi ultimi cinque anni di vita, un flusso costante di persone si affacciava alla porta della sua casa, tutti erano intrigati dal suo spirito e da quello stile pieno di vitalità, dal suo vivere solitario. Solitario sì, ma anche insalubre e per nulla adatto ad una donna nelle sue condizioni di salute.Nel 1969 fu un continuo pellegrinaggio avanti e indietro dall’ospedale. Confinata permanentemente in casa, quando non era ricoverata, rimaneva nel solito angolo davanti alla finestra, dipingendo ogni volta che poteva. Morì nel nosocomio di Digby, il 30 luglio 1970, per le conseguenze di una polmonite. Il suo apparato respiratorio era rovinato dalla costante esposizione alle vernici e al fumo della legna.Aveva sessantasette anni, venne coricata in una bara per bambini e sepolta in una tomba per indigenti. Un finale ingrato per quella che ormai era una figura di culto in Canada.Dopo la sua scomparsa alcuni truffatori – tra cui, si dice, il marito – produssero dei falsi con l’intento di speculare sulla fama dell’artista, una pittrice prolifica che aveva lasciato centinaia di opere, un’icona del movimento popolare per la quale la domanda del mercato era aumentata.Fortunatamente non tutti miravano al vile denaro. Dal 1979, anno della morte di Everett per mano di un ladro, la casetta cominciò ad andare in rovina. Nella contea molti la consideravano un monumento, e così un gruppo di cittadini fondò la Maud Lewis Painted House Society, un’organizzazione che aveva lo scopo di raccogliere fondi per ristrutturare quella dimora dipinta con amore. Resisi però conto che l’impresa avrebbe richiesto molto più denaro di quanto sarebbero riusciti a racimolare, nel 1984 la casa venne venduta alla Provincia della Nuova Scozia e consegnata alle cure della Art Gallery of Nova Scotia, smontata, restaurata e rimontata all’interno della galleria, dove tuttora si trova come parte permanente della mostra di Maud Lewis.
Nella posizione originaria, a Marshalltown, vi è invece una replica dell’abitazione in acciaio, mentre nel 1999, pochi chilometri più a Nord, sulla strada per Digby, un pescatore in pensione ne ha costruito una copia fedele, completa degli interni.Chi si trova davanti all’originale o a uno dei suoi “cloni”, stenta a credere che in quello spazio ristretto abbia potuto vivere una persona per oltre trent’anni. Maud era una “finta semplice”, mi si passi la definizione, come le sue opere, evocative e nostalgiche, che risultano infantili soltanto ad un occhio poco attento, perché in realtà hanno composizioni sofisticate e denotano un acuto spirito di osservazione.Aveva qualcosa di speciale, è un esempio del trionfo dello spirito umano sulle avversità, un modello di resilienza, parola che oggi va di moda e che lei, non conoscendola, ha messo in pratica con naturalezza. Una donna intensa, appassionata e particolarissima, delicata nel corpo e dotata di una forza mentale eccezionale.* Il presente testo è già stato pubblicato su Superando.it, il portale promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e viene qui ripreso per gentile concessione.
Maudie: Una vita a colori

Il signor Everett assume come governante Maudie, una donna molto fragile ma dall’anima profonda. L’uomo ben presto si innamora di lei. Tratto dalla vera storia di Maud Lewis.
La felicità è racchiusa in due cose: una finestra davanti agli occhi e un pennello fra le mani. Maud, fragile nel fisico ma lucidissima nella mente, riesce nonostante l’artrite deformante a vivere un’esistenza artistica e coniugale appassionata e appassionante.
Ispirato alla biografia della pittrice folk Maud Lewis, Maudie è il classico melò che vibra esclusivamente grazie alla performance toccante della sua interprete protagonista. Mai come in questo ruolo che la vede ripiegata nel corpo deforme ma vibrante nello sguardo, Sally Hawkins riesce a illuminare ogni singola inquadratura in cui è presente.
Fin dalla scena iniziale è sufficiente il suo occhio attento a sbirciare la mano deformata che stringe faticosamente il pennello mentre è sorretta da un braccio sofferente, per raccogliere l’intensità dedicata al personaggio dall’attrice inglese: un mondo unico e parallelo alla “normalità” è racchiuso in quell’attimo, sintomo di una forza straordinaria nel senso letterale del termine.
A farle da specchio è l’interpretazione intensa di Ethan Hawke nei panni del marito Everett Lewis: rozzo commerciante, semi analfabeta, solitario e certamente problematico, l’uomo sposò Maudie prendendosela in casa prima come donna di servizio e poi come moglie.
Più che l’universo artistico di questa donna particolarissima, il film di Aisling Walsh si concentra sulla storia d’amore fra i due, coppia di “freak” confinati nelle terre gelide dell’Ontario costiero, capaci di intendersi attraverso una “diversità” fatta di codici in miniatura, proprio come la fragile corporatura di Maudie. La commozione non manca nel corso della pellicola, specie verso un finale piuttosto ovvio e da nota biografia. Resta la convinzione che senza Sally Hawkins in questo film non esisterebbe.
Termino qui, ma ci sarebbe molto altro da scrivere su questa forte donnina, capace di trovare il modo per rendere speciali i suoi giorni, pur se colmi di dolore.
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