POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, ottobre 27

LIMITI, CONFINI E FRONTIERE PER UN MONDO DI LADRI di Padre MAURO ARMANINO


Limiti, confini e frontiere per un mondo di ladri

In questo mondo di ladri, profeticamente cantava Antonello Venditti prima della conclusione del millennio scorso. Ladri di limiti, confini e frontiere che, come ricorda il recente ‘Indice Globale per la Pace’, contribuiscono ad allontanare la pace. I conflitti armati diventano più internazionali e attualmente sono 78 i Paesi coinvolti in guerre oltre i loro confini. La frammentazione politica, ricorda il rapporto citato, ha fatto aumentare anche tra gli Stati meno importanti la competizione per il potere. Non ci sono limiti alle ruberie che continuano a perpetrarsi sulla gente indifesa delle campagne e delle città. Non esistono confini al furto del futuro tramite la violenza che si manifesta e spesso si banalizza nelle relazioni internazionali e in quelle del quotidiano. Non si organizzano frontiere per assicurare la protezione contro la sistematica erosione dei diritti umani dei poveri.

In questo mondo di ladri i limiti sono posti all’umana mobilità che costituisce la realtà più consistente per rifondare il mondo. Si scavano fossi e si innalzano muri. Si coltivano fili spinati e si consacrano nuovi sistemi di controllo. Chi mette in esercizio il diritto a lasciare il proprio Paese è visto come un disertore, un avventuriero o un potenziale ‘criminale’. I limiti si trasformano in campi di internamento, identificazione e detenzione che hanno lo scopo di spegnere tutto quanto di umano ogni persona porta con sé. Ogni tipo di sogno sarà espunto o punito perché ogni potere che si rispetti nasce e si perpetua grazie alla soppressione di novità. Si giunge dunque alla contraddizione di uno Stato di diritto che da un lato limita la libertà di movimento delle persone e dall’altro non pone alcun limite alla propria arrogante violenza.


In questo mondo di ladri i confini tra democrazia e dittatura del pensiero si sfumano e talvolta sono resi inservibili. Tra bene o interesse pubblico, privato e comune i confini si fanno sottili e talvolta inesistenti. I confini tra politica, economia e partecipazione dei cittadini alle scelte che li riguardano sono variabili, mobili e adattabili a seconda della classe dominante. Invece, il confine tra chi banchetta copiosamente e indossa abiti di porpora senza fare caso ai ‘Lazzaro’ alla soglia del palazzo è ormai un abisso incolmabile. I confini dovrebbero comportare appunto fini comuni, con-fini in grado di trasformarsi in ponti o passerelle sulle quali dovrebbe poter camminare la giustizia. Il confine si è invece trasformato in una trappola per ‘confinare’ poeti, santi, rivoltosi, sognatori di mondi inediti e, con tutta evidenza, minacciosi per chi è attaccato all’attuale iniqua disuguaglianza.

In questo mondo di ladri saranno soprattutto le frontiere a costituire il baluardo essenziale per dividere, separare e regnare. Frontiere che mai sono creature naturali. Frontiere armate, militarizzate, barricate e luoghi dove la violenza si applica con competenza e metodicità. Frontiere come fronti dove si perpetuano le battaglie per la sovranità nazionale il cui prezzo sarà il sangue innocente offerto per la salute della bandiera. Frontiere che troppi escludono dalla comune appartenenza alla terra e alla destinazione dei beni. Frontiere di carta, di parole, di opinioni, di pelle sulle quali le religioni dovrebbero e potrebbero scavare delle feritoie dove passerebbe la luce di un futuro differente per tutti. Il segreto è quello di abitare le frontiere perché, come scrisse la poetessa americana Emily Dickinson ...’ non sapendo quando l’alba possa venire, lascio aperta ogni porta, che abbia ali come un uccello, oppure onde, come spiaggia’.

         Mauro Armanino, Genova, ottobre 2025

giovedì, ottobre 23

ll prof. Hafez Haidar – studioso di dialogo interreligioso e di cultura araba, già docente di Lingua e Letteratura araba all’Università di Pavia

 


ll prof. Hafez Haidar – studioso di dialogo interreligioso e di cultura araba, già docente di Lingua e Letteratura araba all’Università di Pavia, narratore e saggista, fra le voci più originali del mondo arabo sul tema delle religioni, candidato al Premio Nobel per la Pace (2017) e per la Letteratura (2018) – ha presieduto il premio “Keep Racism Out” tenutosi durante l’evento “Globalizzare la Solidarietà – Keep Racism Out”, organizzato da WikiRazzismo, il cui progetto ha ricevuto il patrocinio di Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità.
Il progetto è nato in occasione della Settimana d’azione contro il razzismo 2021, un appuntamento tradizionale dell’Unar rivolto ad un ampio pubblico grazie ad un intenso calendario di iniziative di informazione, sensibilizzazione e animazione territoriale promosse in tutta Italia nel mondo della scuola, delle università, dello sport, della cultura e delle associazioni. L’evento è realizzato ogni anno in occasione della celebrazione in tutto il mondo della Giornata per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, fissata nella data del 21 marzo dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a ricordo del massacro perpetrato dalla polizia sudafricana nel 1960, a Sharpeville, di 69 manifestanti che protestavano pacificamente contro le leggi razziste emanate dal regime dell’apartheid.
Il Cav. prof. Hafez Haidar ha tenuto una lectio magistralis sul tema del razzismo e ha poi consegnato tre premi alla memoria a tre diversi esponenti di spicco nella lotta alle discriminazioni razziali: Léopold Sédar Senghor, L. Ron Hubbard, Carlo Urbani.
A margine dell’evento al prof. Hafez Haidar sono state conferite le Chiavi del Laboratorio Sant’Anselmo dal portavoce del Laboratorio Angelo Zanini, con la seguente motivazione: «Per l’opera “Il Razzismo spiegato ai Giovani”, parte del cammino per una cultura di pace».

Hafez Haidar, collaboratore esperto linguistico di Arabo presso l'Università di Pavia, è stato premiato il 15 marzo, in Campidoglio a Roma, tra i vincitori della XII edizione del Premio AlberoAndronico.

Tra gli insigniti con Riconoscimento Speciale una personalità di eccezionale rilievo: Hafez Haidar, candidato al Nobel per la Pace nel 2017 e ora al Nobel per la Letteratura, una delle voci più autorevoli nel mondo sui temi della Pace e del dialogo tra culture e religioni. Ad Hafez Haidar, 1° classificato nella sezione Narrativa d'autore non di madrelingua italiana, è stato infatti conferito anche il Premio

Speciale alla Cultura.

"È stato emozionante - ha dichiarato Pino Acquafredda, presidente dell'Associazione AlberoAndronico - premiare Hafez Haidar, poeta e scrittore libanese per nascita e italiano di adozione, candidato nel 2017 al Nobel per la Pace, Paolo Borrometi, custode libero di un giornalismo a "testa-ta alta" e Leo Gullotta, miglior attore per il cortometraggio Lettere a mia figlia del regista Giuseppe Alessio Nuzzo. Toccante anche il momento della consegna dei premi a Stefano De Carolis di Bari e a Pasquale Fallacara di Bitonto, entrambi dell'Arma dei Carabinieri".





Hafez Haidar con il regista Pupi Avati

E con il giornalista Sigfrido Ranucci


Ecco la sua recente opera:



Qui una raccolta di articoli ed interviste postate che ho "rubato" dal Web. Con questo esimio   professore ho contatti solo su FB, perché lo seguo nelle sue vicende poetiche o nelle premiazioni letterarie, dove spesso si incontra quale appartenente alle giurie varie.

Mi complimento con lui, per la sua enorme cultura, e per il desiderio di pace e di dialogo tra pensieri e religioni differenti. 

Con immensa stima

Danila Oppio




mercoledì, ottobre 15

mercoledì 22 ottobre 2025 alle 18 si terrà l'inaugurazione della mostra di pittura e scultura del maestro Alessandro Nastasio intitolata "Il simbolismo dei tarocchi - l'arte tra mitologia ed esoterismo"


Cari amici, in attesa di inviarvi l'invito della Regione Lombardia, vi anticipo che mercoledì 22 ottobre 2025 alle 18 si terrà l'inaugurazione della mostra di pittura e scultura del maestro Alessandro Nastasio intitolata "Il simbolismo dei tarocchi - l'arte tra mitologia ed esoterismo"

La sala è ubicata presso il Palazzo Lombardia, Spazio N3, Piazza Città di Lombardia 1 - Milano. 

Il maestro Nastasio e il curatore della mostra Nicolò Licata saranno lieti di ricevervi.

https://eventi.regione.lombardia.it/it/il-simbolismo-nei-tarocchi-di-alessandro-nastasio

Palazzo Lombardia, Milano

Il simbolismo nei tarocchi – L’arte tra mitologia ed esoterismo

DAL 23/10/2025 10:00 AL 12/11/2025 19:00

L’esposizione propone un percorso affascinante attraverso i ventidue arcani maggiori dei tarocchi, reinterpretati da Alessandro Nastasio con il suo tratto inconfondibile e la sua visione simbolica.

 Programma

Accanto ai tarocchi, saranno esposte anche alcune opere dedicate ai miti classici e alle visioni oniriche dell’artista che rivelano la profonda ricerca estetica e spirituale che da sempre caratterizza la sua produzione.

Un viaggio nell’arte simbolica di uno dei maestri milanesi più raffinati, capace di coniugare memoria, introspezione e mito in un linguaggio pittorico di rara intensità.

La mostra, ospitata nello Spazio N3 di Palazzo Lombardia, sarà aperta al pubblico dal 23 ottobre al 12 novembre 2025, dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00, con ingresso libero e gratuito.

Inaugurazione: mercoledì 22 ottobre ore 18:00.

Il Maestro Alessandro Nastasio e il curatore della mostra, Nicolò Licata, saranno presenti all’inaugurazione e lieti di accogliere il pubblico e la stampa.

Biografia artista

Alessandro Nastasio è nato a Milano nel 1934, allievo prima di Ibrahim Kodra e poi di Aldo Salvatori alla Scuola del Nudo all’Accademia Brera, dove dal 1966-67 ottiene la cattedra di pittura ed esercita poi la docenza.

La frequentazione dell’Atelier Giorgio Upiglio e delle fonderie MAF e De Andreis lo pongono in contatto con i maggiori artisti europei.

Opera dagli anni Sessanta con mostre e rassegne in spazi pubblici e privati ottenendo il consenso della critica più qualificata.

Vivace la sua collaborazione con architetti di chiara fama anche in merito alla progettazione ed esecuzione di numerosissime opere di arte sacra in tutta Italia e all’estero.

Sue opere figurano nei più importanti musei del mondo.

pubblicazione di Danila Oppio

domenica, ottobre 12

Normalizzare la violenza: la mobilità criminalizzata di Padre MAURO ARMANINO

Sanremo: conferenza

Normalizzare la violenza: la mobilità criminalizzata

Non è casuale. La deportazione dei migranti, rifugiati e richiedenti asilo si è estesa alla stessa velocità della globalizzazione delle merci e dei capitali. In molti dei Paesi occidentali e, gradualmente anche nel Sud del mondo, i campi di raccolta, identificazione, transito ed espulsione si sono moltiplicati. Fare poi appello a Paesi terzi ritenuti ‘sicuri’ in quanto a rispetto dei diritti umani è una pura finzione giuridica senza fondamento. Le violenze insite nelle sinistre operazioni citate, per la loro pervasività e soprattutto per le collusioni coi poteri politici, sono da tempo ‘normalizzate'. Non fanno notizia, non danno scandalo, non sono pietra di inciampo, non fanno vergognare, non destano reazioni notabili, non generano sconcerto e non lasciano, apparentemente, traccia.

Non è casuale. La mobilità, per la sua intrinseca carica sovversiva, è stata ‘criminalizzata’. Rivendica un’insopprimibile scorta di futuro da inventare per società dove una delle caratteristiche fondanti è, appunto, il controllo dei cittadini. Diventa insopportabile, per il sistema che va per la maggiore, saltare gli schemi che hanno creato frontiere armate per fronteggiare l’arrivo dei ‘barbari’. Per i greci i barbari erano coloro le cui parole erano incomprensibili, forse non erano parole ma solo suoni selvaggi da cui distinguersi. La libertà di movimento e cioè la mobilità, seppur affermata al numero tredici della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è notoriamente riservata solo ad una parte degli umani che popolano la terra. 

Non è casuale. Infatti, a ben vedere, il mondo si divide tra quelli che possono viaggiare e quelli che dovrebbero sottostare a residenza sorvegliata. Tutto dipende da dove e da chi si nasce, tutto lì. Il resto sono corollari che la natura stessa ha pensato bene di catalogare. Ci sono i viaggiatori onesti per lavoro, i turisti, i pellegrini e i popoli nomadi. Arrivano poi coloro che, viaggiando senza chiedere permesso alle frontiere sono definiti clandestini, illegali, irregolari e, senza alcun dubbio, criminali. Le persone che dovrebbero scomparire in silenzio dove il destino li ha posti, ribellandosi apertamente alla stanzialità, diventano dunque il bersaglio favorito dei poteri. Sono visti e considerati come una minaccia permanente al disordine stabilito.

Non è casuale. E, di fatto, non c’è nulla di peggio, nella vita, che abituarsi, normalizzare, ‘naturalizzare’ l’esclusione sistematica di coloro che sono portatori di un nuovo soffio al presente. Assumere come tedioso fatto di cronaca la sparizione di migliaia di cercatori di mondi nuovi non potrà che incentivare una cultura votata alla morte. Sarebbe un errore credere di passare indenni la ‘banalizzazione’ della violenza di cui i campi di detenzione e le frontiere armate sono espressione. Ogni società che usa la violenza come metodo per dirottare, frenare e, in ultimo, tradire la mobilità, smarrirà irrimediabilmente il senso della vita e la sterilità sarà la sua sorte. Solo se ci accorgeremo che le nostre vite sono appese le une alle altre potremo, forse, aiutarci a sognare un altro mondo.

Mauro Armanino, Torino, ottobre 2025


sabato, ottobre 4

QUALE PATRIA PER I " SENZA" di Padre MAURO ARMANINO



                 Quale patria per i ‘senza’

La vita dei “senza” – che siano persone senza permesso di soggiorno, senza domicilio, senza cittadinanza, senza una terra, senza diritti –la possiamo comprendere solamente in relazione alla vita dei “con”, per così dire, ovvero coloro che beneficiano di queste cose generalmente date per scontate, in una relazione mediata dall’insieme delle istituzioni che contribuiscono a legittimare e mantenere tali disuguaglianze. (Didier Fassin)



Li ho visti, scoperti, conosciuti e, talvolta accompagnati, in Costa d’Avorio, in Argentina, in Liberia, nel Niger e a Genova in una Patria che mi è sempre più difficile riconoscere come tale. Si tratta dei SENZA di cui parla Didier Fassin nel suo libro ‘Le vite ineguali’. Senza la pace da decenni. Senza la parola da sempre. Senza rappresentanza nella politica. Senza una storia meritevole di menzione secondo i criteri dominanti. Senza identità per le statistiche della Banca Mondiale o degli Stati. Senza un volto.
Senza un passato degno di essere raccontato. Senza autorevoli testimoni del misfatto. Senza voce in capitolo nelle scelte dell’economia. Senza uno spazio degno nelle religioni ufficiali. Senza strade, monumenti o piazze a loro dedicate. Senza un nome da tramandare alle generazioni che verranno. Senza lacrime da vendere sul mercato dell’umanitario. Senza sapere quello che accadrà domani. Senza nessuna certezza da offrire ai propri figli. Senza una Terra Promessa verso cui andare.
Li ho visti, scoperti, conosciuti perché ne faccio parte. Si tratta dei CON che menziona il sopracitato Fassin. Con la possibilità di viaggiare ovunque. Con documenti in regola. Con una casa da abitare e un giardino da accudire. Con i vecchi da custodire e i testamenti da lasciare. Con una scuola per imparare come diventare docili sudditi e occasionalmente cittadini. Con sempre meno tempo a disposizione per vivere troppe cose alla volta. Con la possibilità di scegliere cosa mangiare e che fare per divertirsi.
Con una malattia che colpisce la fantasia e che rende superflui i bambini. Con la tristezza di chi ha smarrito il sentiero della vita. Con gli occhi troppo spesso incapaci di leggere il mondo. Con la bocca che fatica a dire parole vere. Con l’udito sordo al grido che attraversa il mare. Con le mani che hanno dimenticato di aprirsi. Con la memoria svenduta alla lista della spesa. Con il cuore diventato oggetto di speculazione edilizia. Con la paura di ciò che riserverà loro il passato. Con un conto in banca.
Ubi bene, ibi patria, la patria è dove si sta bene e dunque dove la vita è degna di essere vissuta. Si tratta di una frase latina attribuita a vari autori. Una patria, tutta da inventare perché appartiene di diritto ai ‘senza’. Il futuro, loro sottratto dall’inizio del mondo, fornirà il primo materiale di costruzione. Una patria dove l’ingresso sarà tassativamente vietato ai ‘con’. Potranno entrare a condizione che alzino gli occhi e tendano le mani, mendicanti, ai ‘senza’ della storia.

       Mauro Armanino, Genova, ottobre 2025