Nell'autunno del 2007 Rodolfo Tommasi
mi disse che la Helicon faceva una nuova Antologia di cui era il curatore e se
avevo qualcosa per parteciparvi. Si sarebbe chiamata "LABIRINTO
CATOTTRICO" dunque poteva racchiudere tutto ciò che riguardava specchi e consimili.
Mi venne in mente un racconto mai finito: "Il Sacerdote delle Stelle"
e lo cercai sui miei fedeli quaderni dei Pensieri.
Ma, cerca che ti cerca, trovai solo
la prima parte, quella che motiva l'esistenza di questo 'Sacerdote' e poi c'era
un brano bellissimo che avevo da sempre a memoria. Ma la seconda parte non la
trovai mai.
Rodolfo giudicò lo stesso valido il
brano e lo accettò per l'antologia. (lo trovi su http://www.literary.it/ Il brano bellissimo potei aggiungerlo
appunto solo perché lo ricordavo a memoria ed è, più o meno:
" Seduto al pianoforte il
libro delle stelle aperto lì davanti, le cupole lontane buie contro il cielo.
I tasti muti. Gli
archi mossi appena dal vento di terre lontane.
Ascoltavo per la prima
volta le storie del mondo.
E adagio le mie mani
sfiorarono la musica"
L'ho ricordato anche adesso a
memoria, l'ho rivissuto, e so che non è perfettamente l'originale, ma il senso
e il sentimento c'è, grandissimo, tutte le volte che lo ripenso e lo riscrivo
io suono musica nel vento della notte... quella musica che non conosco e che
mai imparerò perché quante vite avrei dovuto
vivere sennò?
Bene, ricopiando Ravennah (questo è
il suo titolo) ho ritrovato finalmente la seconda parte che spero di trascrivere
domani.
Ecco dov'era! Porco cavolo! Ma questa
è archeologia!
Angela Fabbri
Il
Sacerdote delle stelle
in: Rodolfo Tommasi
Labirinto Catottrico, 2008
"Adagio
salì la scalinata azzurra che nell'ombra della sera lo portava al Tempio delle
Stelle. Per sempre Sacerdote. Poiché aveva vinto la sua battaglia. Lui,
l'ultimo essere umano della Terra.
Sotto
l'arcata il buio lo avvolse e lui non guardò indietro. Tanto, restavano per
sempre scolpite nel suo cuore le sedici lune tutte accese nel cielo e le sagome
buie delle città e il sorriso dell'ultimo
compagno che si era spento serenamente. Con la morte negli occhi Vlad gli aveva
detto allora: voglio che la tua anima sia forte e grande, più di quella di
tutti gli uomini. E quando fu lasciato solo, non gli restò che legarsi per la
vita a quell'ultima volontà.
Dentro di
lui erano morti tutti gli addii e d'improvviso la sua memoria s'era accesa e
tutto, tutto quello che la sua mente e il suo cuore avevano anche solo
sfiorato fino a quel momento, fu suo per sempre. Poiché era l'ultimo degli
uomini".
Così
comincia il libro di LAHAR.
Solo delle
leggende anteriori dicono come lui riuscì ad essere Sacerdote delle Stelle.
Rivendicò
questo diritto come essere unico, così come unico nell'universo è il Sacerdote
delle Stelle. E si preparò a lungo prima di battersi. La regola era:
Sarà il
miglior rappresentante vivente della sua razza, sotto tutti gli aspetti.
Questo
requisito era già suo: poiché era sopravvissuto solo lui, c'erano buone
probabilità che fosse anche il migliore.
Gareggiando
con i migliori dell'universo, brillerà fra di essi. Cosicché non ci sia dubbio
e tutti lo indichino come il predestinato.
Così la
nostra cara Terra morì. Poi qualcuno si prese cura di farla sparire dopo
averne filmato la fine. E di ristabilire le orbite dei pianeti. Qualcosa si
spezzò dentro di me, facilmente, ma, con mia grande meraviglia, scoprii che
potevo ancora vivere. E che riuscivo a scegliere vocaboli nuovi nell'infinita
varietà dei suoni che esprimono pensieri. Solo la mia voce non la udii più. E
sognai, per quello che mi sembrò una vita intera, tutto quello che potevo
sognare della Terra e dei suoi abitanti.
Finché il
tempo mi prese di nuovo in custodia.
La prima
cosa che mi si presentò alla mente fu il dolore di una perdita che allora avevo
solo ascoltato:
La donna
dentro al negozio parlava con qualcuno di suo padre, morto da qualche anno.
Anzi, si scambiavano la loro esperienza, perché anche l'altro aveva perso il
padre e diceva "Sono già passati sei anni, ma sembra
ieri..."
E lei
"Di più, certe volte sembra persino che non sia mai successo, non è
così?"
Oh, se è
così, avrei voluto risponderle adesso, ricordando la morte di mio padre e
ricordando che la Terra non c'era più.
Dopotutto,
anche a me sembrava ieri e che non fosse mai successo. Forse, agli esaminatori,
sottoposi anche questo mio ascolto, l'eco di un pensiero non mio, ma ormai
fatto mio.
Ebbene,
io, cos'altro sono se non lo specchio di una razza?
Il tempio
era piccolo e il vento lo attraversava in un'onda felice. Lì inginocchiato, il
nuovo sacerdote pregava.
Io devo
adesso scrivere il futuro.
E non
dovrebbe essere difficile per il grande sacerdote che ha il libro delle stelle
aperto davanti.
Seduto al
pianoforte, il libro delle stelle aperto lì davanti, le cupole lontane buie
contro il cielo.
I tasti
immobili e gli archi mossi appena dal vento di terre lontane. Leggevo per la
prima volta le storie del mondo e adagio le mie mani sfiorarono la musica.
Mentre
l'aria infinita voltava le pagine del libro.
Io so.
Questo diceva la mia musica.
Io so. E
questo mi coinvolge e mi allontana.
Io so.
E
l'universo ascoltava.
Chiedendosi
cos'è sapere e come mai io so.
Ebbene: il mondo ha molte storie.
Il
Sacerdote delle stelle
in: Rodolfo Tommasi
Labirinto Catottrico, 2008
"Adagio
salì la scalinata azzurra che nell'ombra della sera lo portava al Tempio delle
Stelle. Per sempre Sacerdote. Poiché aveva vinto la sua battaglia. Lui,
l'ultimo essere umano della Terra.
Sotto
l'arcata il buio lo avvolse e lui non guardò indietro. Tanto, restavano per
sempre scolpite nel suo cuore le sedici lune tutte accese nel cielo e le sagome
buie delle città e il sorriso dell'ultimo
compagno che si era spento serenamente. Con la morte negli occhi Vlad gli aveva
detto allora: voglio che la tua anima sia forte e grande, più di quella di
tutti gli uomini. E quando fu lasciato solo, non gli restò che legarsi per la
vita a quell'ultima volontà.
Dentro di
lui erano morti tutti gli addii e d'improvviso la sua memoria s'era accesa e
tutto, tutto quello che la sua mente e il suo cuore avevano anche solo
sfiorato fino a quel momento, fu suo per sempre. Poiché era l'ultimo degli
uomini".
Così
comincia il libro di LAHAR.
Solo delle
leggende anteriori dicono come lui riuscì ad essere Sacerdote delle Stelle.
Rivendicò
questo diritto come essere unico, così come unico nell'universo è il Sacerdote
delle Stelle. E si preparò a lungo prima di battersi. La regola era:
Sarà il
miglior rappresentante vivente della sua razza, sotto tutti gli aspetti.
Questo
requisito era già suo: poiché era sopravvissuto solo lui, c'erano buone
probabilità che fosse anche il migliore.
Gareggiando
con i migliori dell'universo, brillerà fra di essi. Cosicché non ci sia dubbio
e tutti lo indichino come il predestinato.
Così la
nostra cara Terra morì. Poi qualcuno si prese cura di farla sparire dopo
averne filmato la fine. E di ristabilire le orbite dei pianeti. Qualcosa si
spezzò dentro di me, facilmente, ma, con mia grande meraviglia, scoprii che
potevo ancora vivere. E che riuscivo a scegliere vocaboli nuovi nell'infinita
varietà dei suoni che esprimono pensieri. Solo la mia voce non la udii più. E
sognai, per quello che mi sembrò una vita intera, tutto quello che potevo
sognare della Terra e dei suoi abitanti.
Finché il
tempo mi prese di nuovo in custodia.
La prima
cosa che mi si presentò alla mente fu il dolore di una perdita che allora avevo
solo ascoltato:
La donna
dentro al negozio parlava con qualcuno di suo padre, morto da qualche anno.
Anzi, si scambiavano la loro esperienza, perché anche l'altro aveva perso il
padre e diceva "Sono già passati sei anni, ma sembra
ieri..."
E lei
"Di più, certe volte sembra persino che non sia mai successo, non è
così?"
Oh, se è
così, avrei voluto risponderle adesso, ricordando la morte di mio padre e
ricordando che la Terra non c'era più.
Dopotutto,
anche a me sembrava ieri e che non fosse mai successo. Forse, agli esaminatori,
sottoposi anche questo mio ascolto, l'eco di un pensiero non mio, ma ormai
fatto mio.
Ebbene,
io, cos'altro sono se non lo specchio di una razza?
Il tempio
era piccolo e il vento lo attraversava in un'onda felice. Lì inginocchiato, il
nuovo sacerdote pregava.
Io devo
adesso scrivere il futuro.
E non
dovrebbe essere difficile per il grande sacerdote che ha il libro delle stelle
aperto davanti.
Seduto al
pianoforte, il libro delle stelle aperto lì davanti, le cupole lontane buie
contro il cielo.
I tasti
immobili e gli archi mossi appena dal vento di terre lontane. Leggevo per la
prima volta le storie del mondo e adagio le mie mani sfiorarono la musica.
Mentre
l'aria infinita voltava le pagine del libro.
Io so.
Questo diceva la mia musica.
Io so. E
questo mi coinvolge e mi allontana.
Io so.
E
l'universo ascoltava.
Chiedendosi
cos'è sapere e come mai io so.
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