il moto è questione davvero
delicata, da prendere con le pinze, e l'infinito -non solo l'infinita
divisibilità, come nel paradosso di Zenone- ne mina qualunque fondamento, senza
poi arrivare alla masturbazione filosofica. A ogni modo questo scrivere, quello
che mi riguarda, non ha mai nulla a che vedere con la manifestazione di un'idea
o di uno stato d'animo, sono canti di fantasmi, esorcismi, girandole cosmiche,
lucciole per lanterne e stelle per stalle e viceversa fino a tormentare la
dialettica, sono aperture, rintocchi, relazioni astrali. Non si occupano di me
o dei miei pensierini, né di problemi o soluzioni.
STANZE
Così lasciava il mondo un giornoRisoluto a regredire e certo
Ma sulla chiusa del concerto
Dalla botola un suggeritore fa:
“C’è una stanza fuori da ogni stanza! Rimani qua”
Un poeta alla malora
Guarda il suo scrittoio
Dove si annidano parole che mai colse
(Le migliori, si dispera)
E che si abbassa giornalmente un po’ di più
Arriva rasoterra, ma al suo povero culo
Che infine volle riposarvi
Una tarma rammentò:
“C’è una stanza in ogni stanza! Via di qua”
Guarda il suo scrittoio
Dove si annidano parole che mai colse
(Le migliori, si dispera)
E che si abbassa giornalmente un po’ di più
Arriva rasoterra, ma al suo povero culo
Che infine volle riposarvi
Una tarma rammentò:
“C’è una stanza in ogni stanza! Via di qua”
Lazzaro
si sollevò dal tavolo, dritto come un baccalà
E punzecchiando il suo boia:
"È questo il tempo della libertà!” (Esce)
L’altro, distratto:
“In questa stanza c’è un'altra stanza
Fuori da questa stanza c’è un’altra stanza
Non importa la sentenza”
Poco dopo
Rientrò in fretta il torturato:
“Son di molto stanco, dove posso accomodarmi, per carità?”
La stanza apparecchiata, tintinnante
da sempre lo attendeva
Gli parve il tavolaccio
Finalmente encomio pubblico
Da gran convivialità:
L’unica, lodevole e vana dignità.
E punzecchiando il suo boia:
"È questo il tempo della libertà!” (Esce)
L’altro, distratto:
“In questa stanza c’è un'altra stanza
Fuori da questa stanza c’è un’altra stanza
Non importa la sentenza”
Poco dopo
Rientrò in fretta il torturato:
“Son di molto stanco, dove posso accomodarmi, per carità?”
La stanza apparecchiata, tintinnante
da sempre lo attendeva
Gli parve il tavolaccio
Finalmente encomio pubblico
Da gran convivialità:
L’unica, lodevole e vana dignità.
Coucou Sèlavy
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