Considerazioni sul mio ultimo romanzo di fantascienza
Prigioniera nello spazio
Scrivere di fantascienza è un'esperienza affascinante. Infatti, non si pongono limiti come per gli altri generi letterari, nulla può essere sbagliato perché tutto è basato su qualcosa che potrebbe avvenire ma non si sa.
Si tratta, dunque, di scatenare liberamente la fantasia e immaginare avvenimenti che non sono e, probabilmente, non saranno mai.
In fondo, però, ogni scrittore/trice è diverso/a e, dunque, come potrà costruire un futuro lontano che non conosce?
Forse, qualcuno di noi si chiederà persino se, un domani, ci saranno ancora sentimenti così come li intendiamo oggi e persino se esisterà l'amore.
Purtroppo, per come vediamo il mondo in questo periodo, tutto incentrato su militarizzazioni e guerre, al posto dell’amore sta vincendo la sopraffazione dell'uomo presunto "civile" sull’altro uomo. Quello che conta davvero è la guerra e lo sterminio di altri esseri umani insieme alla distruzione del Pianeta.
Io, viceversa, ho sempre creduto nell'amore: vengo da un tempo in cui si cantava: "mettete dei fiori nei vostri cannoni". Forse, perché anche allora c’era la guerra.
Ebbene, quando provo a fantasticare su un futuro sconosciuto non posso fare a meno di raccontare una storia d'amore e di sperare che i sentimenti prevalgano, infine, sulla brama di distruzione dell’umanità.
Credo anche che, se abbiamo una qualsiasi fede o convinzione morale, ci convenga sperare che l'amore esisterà ancora e che darà senso alle prossime esistenze. Un universo di carnefici, dalle mani sporche di sangue, non sarebbe bello da vivere per nessuno.
Amando le altre creature, spesso, si soffre, è vero, ma anche si è felici e si può trovare conforto ai dolori della vita.
Così, nella mia storia, ho narrato che un gruppo di donne terrestri venga rapito durante un viaggio aereo di linea e trasportato sul Pianeta Blu a novanta anni luce dalla Terra. Proprio perché alcuni extraterrestri di colore blu, molto più avanzati mentalmente e tecnologicamente, vogliono unirsi a donne del nostro Pianeta. In cambio, condivideranno con gli umani il loro progresso.
Nonostante la traumaticità del rapimento, Arianna, una giovane studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, si innamora di Axel, uno scienziato di quel pianeta.
Dovrà, infine, decidere: tornare sulla Terra dove c’era la sua vita e i suoi sogni o andare a vivere su quel Pianeta unendosi a una creatura tanto diversa?
Il mio romanzo, pertanto, non sarà un capolavoro della letteratura fantascientifica e non avrò inventato nuove armi di distruzione di massa per fare contenti i grandi della Terra.
Avrò però dato una speranza: che ci sia un momento, seppur lontano, in cui altri esseri come noi daranno spazio al bene e non al male. Preferiranno l'amore superando le differenze, invece di scegliere l'omicidio criminale generalizzato e impunito che è la guerra.
Qui si può leggere un estratto:
Renata Rusca Zargar
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