POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

venerdì, novembre 25

LA SOVRANITA' PERDUTA (E RITROVATA) NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO




La sovranità perduta (e ritrovata)
 nel Sahel


Noi, popolo nigerino sovrano, deciso a consolidare quanto acquisito nella Repubblica e l’indipendenza nazionale...Inizia con queste parole il preambolo dell’ultima Costituzione della settima Repubblica del Niger, rivista e corretta dopo l’ultimo colpo di stato militare del 2010. All’articolo 4 della stessa si ricorda che...’ La sovranità nazionale appartiene al Popolo ’ (maiuscolo nel testo). Già, la sovranità, parola che conserva un fascino particolare nel nostro immaginario sociopolitico. Essa deriva da ‘sovrano’, latino medioevale che indica qualcuno che si trova al di sopra e dunque designa l’esercizio del potere su un luogo e persone determinate. I suoi sinonimi, poi, non lasciano adito al dubbio...’autorità, dominazione, impero, padronanza, superiorità, supremazia, onnipotenza’...Parlare di sovranità esprime dunque la capacità di decidere che fare della propria storia, personale e collettiva e cioè come autodeterminarsi. 
Se questo è vero allora sovranità e dignità camminano assieme come sorelle e, come ricordava lo scrittore Charles Péguy a proposito della piccola speranza, c’è la terza delle sorelle, la più piccola che le tira entrambe. Nel nostro caso la sorella minore, porta il nome di libertà. Essa conduce le due altre sorelle per mano, tirandole a volte dalla sua parte, giocando se occorre e strattonandole quando le due sembrano stancarsi di camminare. In vari Paesi del Sahel, infatti, la sovranità e la dignità sono entrambe orfane della libertà. La sovranità appare soprattutto tradita dagli intellettuali di regime che hanno preferito sedersi alla mensa dei potenti invece che sostare con l’indigenza dei poveri, di cui hanno dimenticato l’origine. Hanno svuotato le parole del loro senso e verità, prostituendole per un’effimera fama che il vento del deserto spazzerà via in fretta. Di loro non resterà nulla per le nuove generazioni che attendevano parole di speranza.
La sovranità venduta è quella dei politici che hanno dilapidato, dall’epoca delle indipendenze degli anni ‘60 fino ai nostri giorni, il patrimonio di lotte, ideali e fermenti di un mondo differente ereditato dall’anelito alla libertà. Figli del sistema, hanno assimilato e interiorizzato lo stile coloniale di potere per il quale governare significa dividere, accumulare ed espropriare quanto di più sacro c’è al mondo: la giustizia. Si perpetuano grazie alla complicità e alla passività del popolo che comprano e svendono al miglior offerente del mercato globale. La sovranità confiscata, invece, è opera dei fabbricanti d’armi e gli imprenditori della violenza che si avvale dell’ingiustizia. Essi la usano per trafficare mercanzia pregiata e si circondano di ideologie religiose per giustificare e infliggere la sofferenza e la morte ai poveri, abbandonati alla loro sventura dallo Stato. 
La sovranità ritrovata, invece, è quella che i migranti generano grazie alle frontiere dalle quali sono attraversati. Le regalano a chi sa accoglierla come un dono prezioso. Quel giorno si farà una grande festa di nozze per tutte le donne dimenticate dalla storia.

    Mauro Armanino, Niamey, 27 novembre 2022

martedì, novembre 22

RACCOLTE CURATE DA ANNA MONTELLA, tra queste antologie ci sono molti miei racconti o poesie.


 

COMFORT ZONE* di ANNA MONTELLA


 

IMMAGINARE LA DONNA COME UN ESSERE UMANO di RENATA RUSCA ZARGAR

 


Immaginare la donna come un essere umano

Quando si pensa a un artista, scrittore, pittore o scultore che sia, si fantastica che venga preso, ogni tanto, da un’ispirazione incontrollabile e che gli urga di esprimere la sua creazione. Pare un po’ la famosa raffigurazione di Einstein con i suoi capelli ritti sulla testa.

Può darsi.

Di solito, però, non è così.

Di solito, nulla è semplice e scontato e l’opera artistica è preceduta dallo studio di quel soggetto e da una motivazione forte: si vuole comunicare agli altri, oltre che a se stessi, una realtà, un problema, una visione storica o sociale.

Perché si crede importante quella comunicazione e si è visionari al punto di illudersi che possa migliorare la società.

Dunque, usualmente, per me, scrivere significa prima di tutto dare rilievo ai problemi sociali, in particolare alla disparità di genere e alla violenza contro le donne.

Possono essere storie occidentali oppure orientali, ma sempre sono vicissitudini femminili perché bisogna raccontare, secondo me, ciò che si conosce bene.

E io sono una donna.

Seguo, tra l’altro, da anni la lotta di un’importante Associazione internazionale (CIAMS Home - Coalizione internazionale per l'abolizione della maternità surrogata (abolition-ms.org ) contro la pratica del cosiddetto utero in affitto.

Questa volta, allora, per il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, presento il mio libro “Voglio il tuo utero”, un nucleo di due racconti che trattano della GPA, gravidanza per altri, quando la donna, ovviamente povera, diventa una fattrice senza sentimenti che serve solo a produrre un bambino da vendere. Oltre ai racconti, il testo si avvale di un’introduzione informativa e di un’Appendice con articoli di giornale.

Tale pubblicazione (ebook e cartacea) è disponibile sulla piattaforma Amazon e proprio dal 25 novembre sarà presentata a voce sul mio canale YouTube (325) Renata Rusca Zargar - YouTube ).  

In Italia, la maternità surrogata è proibita e, quindi, si parla poco di questo soggetto. Eppure, politici, attori e personaggi che se lo possono permettere, vanno all’estero a farsi produrre un bambino e, quindi, tornano con il loro trofeo.

Forse, ce ne siamo resi un po’ conto allo scoppio della guerra in Ucraina, quando abbiamo visto neonati già pronti che non potevano essere ritirati dai committenti (abbandonati dalla madre biologica perché per contratto deve sparire subito dopo il parto) e ragazze incinte di bambini non loro che non sapevano dove andare.

Che cosa abbiamo pensato?

Soprattutto, mi chiedo, cosa abbiano detto le femministe che sostengono le donne.

Nulla di nulla.

Se leggerete questo volumetto, alla fine, è riprodotto anche un mio articolo del 2016, pubblicato da “Oggi” oltre che da vari altri giornali che si intitola proprio: “Le femministe hanno affittato il cervello?”.

Combattere la violenza sulle donne, infatti, è anche lottare contro questa pratica mostruosa che mette sullo stesso piano gli esseri umani e gli animali da produzione.

La co-fondatrice e co-presidente della Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata (ICAMS), Ana-Luana Stoicea-Deram, ha espresso così il suo parere sul mio lavoro:

“Entrambe le storie descrivono circostanze complesse con grande empatia e umanità; lei mostra come le coppie possono scegliere di diventare genitori attraverso la gpa e perché, in quali circostanze personali e macro-sociali, le donne sono portate ad accettare diventare madre "surrogata". Ci piacerebbe pensare che più persone la pensino come Leonardo ed Emilio, e che il destino delle madri surrogate possa essere quello di Darina e Mawunyo (Castel Gandolfo!). Ma soprattutto spero che il suo libro venga letto e che fornisca ai lettori la comprensione necessaria per capire che questa pratica non è mai, né dovrebbe essere, una soluzione per nessuno. Auguro al vostro lavoro un bel percorso verso il cuore e l'intelligenza del pubblico!”

Mi auguro anch’io che le donne, tutte le donne del mondo, possano compiere qualche passo avanti nella parità di genere e che soprattutto siano libere da ogni forma di violenza e sopraffazione.

I link per poter eventualmente acquistare sia il cartaceo oppure il Kindle:

VOGLIO IL TUO UTERO: Racconti : ZARGAR, RENATA RUSCA: Amazon.it: Libri

cartaceo


VOGLIO IL TUO UTERO: Racconti (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Libri

ebook


Renata Rusca Zargar


NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE! Tratto dal monologo "Mi chiamo Alice" di A...

domenica, novembre 20

la WEBZINE del Caffè Letterario dal 2010 al 2013

 


Alcuni anni fa, dal 2010 al 2013, il Caffè Letterario La luna e il Drago dava vita alla Webzine del Caffè. Una rivista sfogliabile online che è uscita per 11 numeri. Arte, Cultura generale, rubriche e tanto altro ancora. Una bella avventura con tanti collaboratori. 

Adesso ne ho fatto un compendio mettendo insieme tutti i numeri per fare un unico volume da tenere in archivio. Chi volesse sfogliarlo integralmente e gratuitamente può farlo a questo link:

Ci sei anche tu: Carmela Montella Cris Tina Marcello De Giorgio Angela Ferilli Gordiano Lupi Massimo Mariani Parmeggiani Antonella Albano Danila Oppio Ninnj Di Stefano Emanuela De Siati Emilia Calpini Emi Lia Giancarlo Galli Michele Manisi Eva Czerkl Maria Piliego Vito Roberto Josè Dali' Annamaria Gerlone Maria Grazia Monticelli Gabriella Pison Doriana Maggi Pierfranco Bruni Stefan Salvatore Blasi.

Anna Montella ha avuto la splendida idea di raccogliere i numeri della rivista in un'unico E-book. Ho partecipato anch'io a questa bella iniziativa!

Ora, nella Home Page di questo Blog, potrete sfogliarla anche voi! 

Danila 



sabato, novembre 19

SULLE CENERI DELLA GIUSTIZIA NEL SAHEL di P: MAURO ARMANINO



Sulle ceneri della giustizia nel Sahel

L’anno era appena iniziato a Niamey e nel resto del Sahel quando, verso le 4 del mattino di quel martedì, le fiamme hanno invaso i locali del ministero nigerino della giustizia. Gli archivi e le pratiche giudiziarie in istanza, tutto si è tramutato in cenere. Proprio come la giustizia di cui il palazzo, da allora decentralizzato presso lo stadio Seyni Kountché, coi muri anneriti dal fumo, era il simbolo. Siamo nel ‘lontano’ 2012 e pochi, a quanto sembra, ricordano il risultato dell’inchiesta che aveva attribuito il sinistro al solito ‘corto circuito’. Lo stesso avvenne col ‘Piccolo Mercato della capitale Niamey, a tutt’oggi desolatamente abbandonato. Le ceneri della giustizia, da allora, hanno proseguito il loro corso senza soluzione di continuità nella società intera e nei Paesi circonvicini. Una giustizia di ceneri o le ceneri della giustizia!
Com’è noto e non solo nel Sahel, dove lo stato esiste saltuariamente specie alle aree periferie del Paese, la giustizia è di norma selettiva. Nelle 43 prigioni di stato la quasi totalità degli ospiti sono membri delle classi subalterne e tutti sanno che senza un sufficiente ‘bagaglio’ economico di supporto, le pratiche rischiano di trasformarsi a loro volta in polvere. La selettività della giustizia bene si accorda con il suo ruolo ‘ancillare’ nei confronti del potere. Sembra difficilmente immaginabile, per il cittadino qualunque, l’applicazione di una giustizia uguale per tutti quando non tutti sono uguali per la legge. Vuoi per il censo vuoi per la vicinanza o meno dalla classe al potere, rimane assodato che la bilancia, simbolo della giustizia imparziale, non sia che una vecchia favola. Lo ricordava George Orwell nel suo romanzo ‘La fattoria degli animali’ che alcuni degli animali della fattoria sono più ‘uguali degli altri’.
Data di appena qualche giorno, invece, la cerimonia ufficiale per l’inizio del nuovo anno giudiziario che si è tenuta in un luogo altamente simbolico, il Centro delle Conferenze Mahatma Gandhi di Niamey. Il presidente della Repubblica, primo magistrato, ha ricordato all’uditorio che ‘nell’esercizio delle loro funzioni, i magistrati sono indipendenti e non sono sottomessi che all’autorità della legge’.  Un’affermazione che coglie l’essenziale del tema scelto per quest’anno giudiziario: ‘ Ruolo della giustizia nella costruzione dello Stato di diritto’. Il presidente ha poi aggiunto che... ’ il giudice è imparziale e il suo giudizio deve essere lo stesso nel caso di amici o nemici, di potenti o di deboli, di ricchi o di poveri… tutti dovrebbero essere trattati allo stesso modo malgrado le conseguenze’. Sono parole, naturalmente, scritte sulla sabbia che tutto memorizza e poi cancella con la stessa facilità a seconda degli interlocutori.
L’intervento dei pompieri e di altri agenti aveva permesso di circoscrivere il fuoco dopo oltre quattro ore di lotta. L’edificio del ministero della giustizia sinistrato, situato nella zona dei ministeri del centro città della capitale, datava dell’epoca della colonizzazione che ha lasciato anch’essa nel Paese ceneri fumanti. L’esito dell’inchiesta era invece scontato. Anche per questo il presidente, nella sua allocuzione, affermava solennemente l’addio della giustizia alla corruzione e concludeva in modo salomonico dicendo che...’ non c’è un giudice per il potere che lo ha nominato ma un giudice al servizio della giustizia’. In genere, da questa parte del mondo le elezioni presidenziali, per questo motivo, sono un banco di prova fatale e le Commissioni Nazionali Indipendenti si caratterizzano, in genere, per sancire la vittoria di chi governa. 
Anch’esse, com’è noto, scrivono volentieri i risultati sulla sabbia.

     Mauro Armanino, Niamey, 20 novembre 2022, Festa di Cristo Re
                                      
                                                       

                  
               

mercoledì, novembre 16

Non erano proprio gli ultimi lavoretti! di Danila Oppio

 Ieri sera ho pensato che un unico gnometto si sarebbe sentito solo, così ne ho fatti altri due! Inoltre una fila di cuoricini per decorare la colonna in sala, accanto alla scala! 

Adesso sono contenta! 

Danila Oppio







lunedì, novembre 14

ULTIMI LAVORETTI NATALIZI di DANILA OPPIO

 Ho deciso di smettere, questi sono gli ultimi lavoretti di ieri e oggi.

C'è anche uno gnomo luminoso che ha fatto mia figlia, e lo trovo bellissimo!  Ho fatto diverse cosette: bamboline, gnomi, mini presepe, e non ricordo che altro. Ora penso di essere a posto per le decorazioni da esporre durante le feste natalizie, ne ho avanzati ancora tanti dello scorso anno! A voler seguire i tutorial che si trovano su YouTube c'è da perderci la testa, ma ho deciso di dire: Portobello ha detto STOP!  




Sopra il runner con gli gnometti



Gnomo Bagonghi con e senza illuminazione


Gnomo Tobia


Gnomo di mia figlia

sabato, novembre 12

IL PADRE DI CASSANDRA E L'AMICO CALCIATORE di P. MAURO ARMANINO


                           Il padre di Cassandra e l’amico calciatore

Era un nome che gli piaceva e allora suo padre l’ha chiamata Cassandra che, nella mitologia greca, era una temibile veggente mai ascoltata. Era nata in Tunisia dove prima il padre e poi la madre, entrambi della Costa d’Avorio, avevano migrato con l’idea di raggiungere l’Italia. Suo padre, cantante di professione, era partito in aereo fino a Tunisi e poi, nell’attesa di imbarcarsi, lavorava cantando da manovale nei cantieri della città. Sua moglie l’ha raggiunto con un amico e assieme, dopo la nascita della bimba, hanno più volte tentato il mare. Una sola volta sono stati riportati a terra dalla guardia costiera tunisina. Avevano speso all’incirca 1 200 euro a persona mentre il posto per Cassandra era gratis. Le altre volte i ‘passeurs’ sono scomparsi coi soldi o le cose andavano storte. Così, visti i ripetuti fallimenti, hanno scelto di contattare l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, OIM, onde tornare al Paese di partenza, la Costa d’Avorio.

Partono quasi subito la madre e la piccola Cassandra che aveva visto giusto fin dall’inizio e, parlando come poteva, consigliava di tornare a casa perché il viaggio non sarebbe andato bene. L’amico del padre, pure lui ivoriano, lavorava in campagna come contadino, coltivando legumi e giocando a calcio i fine settimana. Gli dicevano che era bravo e lui, di nome Aimè, si è fatto confezionare un nuovo documento di identità e ha raggiunto la Tunisia. Si vedeva ad occhio nudo che la sua data di nascita e il volto piuttosto adulto che indossava non coincidevano affatto. Sapeva per sentito dire che le squadre in Europa ingaggiano solo i giovani. Comunque sia, assieme alla piccola Cassandra e i suoi genitori, hanno tentato, fallendo, la traversata del Mediterraneo. Anche lui dunque, Amato com’è, pensa che sia l’ora di tornare al suo Paese.

Aimè e l’amico Niçoise, padre di Cassandra, si stancano di attendere i tempi biblici per il rimpatrio firmato OIM e partono per l’Algeria pensando che in questo Paese le procedure di rimpatrio siano più celeri. Dopo essere stati espulsi una volta dall’Algeria vi ritornano e si accorgono che la tempistica dell’istituzione per i migranti è la stessa dappertutto. Dopo qualche settimana, vengono a sapere che, ad Algeri, esiste un’associazione che aiuta i migranti al rimpatrio assistito. Iniziano il viaggio di ritorno via deserto e il camion che li trasporta accusa due guasti. Entrambi, unanimemente, assicurano che solo Dio, inspiegabilmente ha messo in moto il motore che si è definitivamente fermato non appena raggiunta Assamaka, la città di frontiera con Niger. Per raggiungere Arlit e poi Agadez hanno pregato i conducenti e venduto il paio di scarpe nuove che avevano custodito nel bagaglio. Prima di arrivare a Niamey, la capitale, ad un posto di blocco i poliziotti hanno esatto quanto rimaneva loro in tasca: 75 centesimi di euro. 

Prima di partire il papà di Cassandra assicura che, appena tornato, cambierà il nome di sua figlia.

                                                  

     Mauro Armanino, Niamey, 13 novembre 2022


martedì, novembre 8

ULTIMA ORA di ZAHOOR AHMAD ZARGAR



ULTIMA ORA

Un nuovo libro di Zahoor Ahmad Zargar che, se volete, potete ordinarlo presso Amazon a questo link:

https://www.amazon.it/ULTIMA-ORA-ZAHOOR-AHMAD-ZARGAR/dp/B08DSX3BNW/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=3VXTAA6A9JAV1&keywords=ULTIMA+ORA+DI+ZAHOOR+ZARGAR&qid=1667926417&qu=eyJxc2MiOiIwLjEzIiwicXNhIjoiMC4wMCIsInFzcCI6IjAuMDAifQ%3D%3D&sprefix=ultima+ora+di+zahoor+zargar%2Caps%2C94&sr=8-1

Un breve assaggio di questa raccolta di splendidi racconti indiani del Kashmir, dove è nato e vissuto l'autore. 


INTRODUZIONE
di Samina Zargar

In lontananza l’alba.

Luci arancioni e rosse spargono brezze di vento caldo e acceso blu mare nel movimento di onde ballerine intrepide come vite profonde e lontane essere universo.

Regna la vita.

Grido di gabbiano: come un urlo umano dell’essere frastuona nel sole il suo canto, voce dell’anima silenziosa e soffocata che prende vita nell’aria confusa da nuvole bianche pervase dal tempo.

Volano vorticosamente senza tregua in una chiazza nera grigia cielo spiriti di noi, esseri erranti, stanchi, assetati di sete...

E si alzano dal mare fantasmi con ali di gabbiani neri che invocano onde tortuose tormentate dolore di alzarsi al cielo e abbattersi nei colori tenebre orrore per far calare il buio.

Dov’è la felicità?

E s’odono respiri affannati, stremati dalla lotta nel rimbombare dell’essere, inerme, guerriero eterno.

Poi dall’abbattersi delle onde sogni implacabili come esseri vagabondi prendono vita verso il cielo respirando l’oblio infinito mentre gocce di rugiada si asciugano nell’universo.

Nell’aria tiepida della mattina il profumo di un ricordo d'amore. 


INDICE
Introduzione di Samina Zargar

A MABUBA LA KUMARI LA PUTTANA NOORI

CIÒ È ALTRO DI QUELLO CHE SI CONOSCE

BADALTEH RISHTEH
IL PERDENTE
SONO STANCO
ULTIMA ORA
QUANDO SONO VENUTO DAL

KASHMIR LIGURIA 

ULTIMA ORA

Dal mio cuore esce solo una preghiera: che il tempo non faccia diventare la mia casa come quelle che ho visto qui.

Dio abbia cura di te. Tuo fratello

Zahoor

Di questo autore su Versi in Volo è stato pubblicato altro, che troverete qui:

 https://versiinvolo.blogspot.com/search?q=L%27albero+dei+millefiori

A lavoro sei più cicala o più formica? #cicala #formica #lavoro



SEMPRE DIVERTENTI I VIDEO DI SAMINA ZARGAR! 

domenica, novembre 6

IL SEGNALIBRO PERSONALIZZATO DELL'AGENDA 2023 de LA LUNA E IL DRAGO

 


GLI ALBERI DI CUORI di DANILA OPPIO, con SANTINA FOTI e PAOLA BESANA

 Non desidero prendermi alcun merito, ho visto e ammirato gli alberi di cuori realizzati da due signore, e ne ho fatto una mia versione. Non possedendo il panno dei colori esatti, ho utilizzato quelli che avevo.


Lo splendido albero di Santina Foti


L'originalissimo albero di Paola Besana



E il mio...
Mi sono accorta solo al momento in cui scattavo la foto, che i due cuoricini viola non sono alternati, ma uno sotto l'altro. Non me la sento di rifare il lavoro, che ha richiesto un bel po' di tempo, per cui me lo tengo così! 
Questi tre alberi potrebbero servire per voi lettrici come suggerimento per realizzarne uno di vostra inventiva. Infatti le decorazioni cambiano in base e ciò che preferite o che avete a disposizione in casa. Così come i colori. 
I cuori dell'albero di Santina sono tutti cuciti a mano, mentre quelli di Paola, le due parti sono unite con la colla a caldo, io ho preferito cucirli e incollare solo al momento di assemblare i cuori. 
Suggerisco utilizzare tre tonalità di verde, dovrebbe venire benissimo.
Buon divertimento!

Danila Oppio



VERPì IL GRANDE PINO DEL BOSCO RACCONTA: FAVOLE di RENATA RUSCA ZARGAR

 


VERPÌ Il grande pino del bosco racconta: Favole 

Mio nonno, che era carrettiere, abitava la casa che lui stesso con tanti sacrifici aveva fatto costruire e dove ho la fortuna di vivere anch’io. Egli vedeva, in alto, sulla collina dove si trova anche la chiesetta della Madonna degli Angeli, un grande pino verde che si stagliava con il suo ombrellone verso il cielo. Lo stesso che vedo sempre anch’io. Il pino era il suo meteo: dall’atmosfera dietro il grande albero, individuava come sarebbe stato il tempo. Se le nubi erano arricciate o gravide di scuro, come si diceva allora, bisognava correre a ripararsi in casa.

Qualche volta, è dolce tornare nella memoria a qualcosa che ci lega ai nostri cari dai quali, comunque, proveniamo e che resteranno per sempre dentro di noi.

Io non sono capace di comprendere il tempo che farà osservando il pino, eppure lo guardo lo stesso, fantasticando che sia un animatore della vita del bosco e che racconti storie alle altre creature.

Storie che gli ho rubato, per suggerire l’importanza di valori come l’unione famigliare, l’amicizia, l’amore, la necessità di una terra non inquinata per poter sopravvivere e soprattutto la fuga dai conflitti.

Ho immaginato, infine, che tutte le creature animate, quando finisce il loro periodo, lungo o corto, sulla Terra, tornino in cielo per prepararsi a una successiva venuta sul nostro Pianeta. Quest’ultima considerazione è per tutti gli eventuali lettori, grandi e piccoli, ma specialmente per me, perché è difficile prendere coscienza con leggerezza che presto bisognerà lasciare tutto quanto ci appartiene.

Forse, le favole del grande Verpì sono troppo semplici e inconsistenti. Infatti, non ci sono movimentate avventure ma solo tanti buoni sentimenti. Probabilmente, oggi, sono fuori moda.

Eppure, sono convinta che, se non si cerca il bene, non si possa essere felici e che tutti gli esseri umani abbiano diritto alla felicità.


Renata Rusca Zargar


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sabato, novembre 5

FRONTIERE UMANITARIE E SOCIETA' CIVILI NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO



     Frontiere umanitarie e società civili nel Sahel

Le frontiere, in questo mondo finto-globalizzato, giocano vari ruoli e cambiano di aspetto a seconda delle circostanze e degli interessi del momento. Sono simboli e confini determinati della sovranità nazionale così come concepita e interpretata da qualche decennio a questa parte. Respingono, filtrano, facilitano, selezionano, giudicano, oppongono, interpretano e, non raramente, si armano e uccidono. Nel Sahel, come ricordano opportunamente alcuni ricercatori, le nostre frontiere sono ‘umanitarie’. Infatti, è per il bene vitale dei migranti, rifugiati, mendicanti o semplici avventurieri, che le frontiere si chiudono e il diritto alla mobilità è puramente e semplicemente confiscato. L’Europa, ad esempio, ha elargito milioni di euro al governo del Niger con lo scopo, neppure troppo nascosto, di fermare o ridurre il movimento migratorio verso il Nord Africa e dintorni. Si rendono praticamente impossibili i visti di ingresso nello spazio Schengen, vengono ‘criminalizzati’ i viaggiatori, sono sotto controllo militare le vie d’accesso più comuni e, infine, si costruisce la retorica umanitaria di salvare le vittime dei lager in Libia, creati e finanziati dall’Europa stessa.

Per condurre e, se possibile, portare a termine questa operazione altamente ‘umanitaria’, cioè salvare dalla perdizione chi cerca legittimamente un futuro differente, i poteri costituiti, da una parte e dall’altra del Mediterraneo, si affidano alle ‘società civili’. Queste ultime, cresciute a dismisura in questi ultimi decenni, sono per così dire il ‘braccio armato’ di ogni sorta di politiche volte a modellare la società secondo i dettami del potere. Sia esso il famigerato cambiamento climatico, la gestione delle migrazioni, l’uso delle risorse minerarie, la partecipazione politica dei cittadini e, ciliegina sulla torta, i ‘diritti umani’, le società civili sono come la cinghia di trasmissioni dei politici. Le associazioni, le ONG nazionali, regionali, Internazionali e globali sono là per arrivare dove partiti e istituzioni ‘normali’, compresi i parlamenti, non possono o vogliono arrivare. Possiedono una relativa libertà di manovra, non rendono conto a nessuno del loro operato e maneggiano cospicui capitali umani e finanziari. Formano come un esercito di contrattuali o ditte di appalto a cui demandare politiche, valori e strategie di intervento ‘democraticamente partecipativo’.

Le società civili, specie se radicate nel tessuto locale malgrado i finanziamenti esteriori, si presentano con un viso autoctono e dunque come una garanzia di fedeltà a pratiche certificate. Tutto ciò i politici lo sanno e per questo, con sagacia operativa, infiltrano le società civili con stile mafioso e creano realtà parallele alle esistenti impegnate nel cambiamento. Con le società civili ci troviamo dunque di fronte allo stesso mondo alieno che di civile ha molto poco. Le associazioni o ONG che intraprendono cammini alternativi di pensiero e di pratica vengono tenute d’occhio dal sistema e i leader delle stesse non raramente conoscono il colore e il sapore delle prigioni di stato. Spesso, a parte i militanti più seri, il transito in questi luoghi di ‘redenzione e rieducazione’, chi ne esce vivo sarà tenuto a comportarsi come conviene al sistema. Dividere per imperare è una pratica che ha dato i suoi frutti e, anche per questo, le società civili sono da tempo un bottino privilegiato per i cacciatori di potere. Distinguere i venduti e i collaborazionisti col sistema dai veri trasformatori non è troppo difficile. ‘Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei’, ricordava il buon don Andrea Gallo di Genova. Parafrasandolo potremmo dire, ‘dimmi chi ti finanzia e ti dirò chi sei’.

Ndr: un altro aforisma di Don Andrea Gallo, che mi pare adeguato a quanto scrive Padre Mauro Armanino.

                                                              

Mauro Armanino, Niamey, 6 novembre 2022

giovedì, novembre 3

FOLIAGE A LEGNANO (MI) - condivisione editoriale di DANILA OPPIO

 Ieri un legnanese ha pubblicato sul suo profilo FB una bellissima foto scattata da lui, nel centro della città, dove scorre l'Olona, il nostro fiume spesso inquinato da aziende che scaricano lungo la valle, qualcosa di chimico. Pazienza! 

Il piccolo ponte che attraversa il fiume, ha presentato una immagine meravigliosa, ed io la salvo su questo mio blog, perché adeguata alla stagione e molto molto bella. Ringrazio il fotografo per avermi riempito cuore e occhi con questa foto.

Danila 

COME STAI? TUTTO BENE! - di dott.ssa ZARINA ZARGAR e dott.ssa MASSOBRIO psicologhe


 

Come stai? Tutto bene!
 Zarina Zargar 1 Novembre 2022  Dott.ssa Massobrio Dott.ssa ZargaremozioniPsicologia

Ragione e sentimento:

“Dottore, devo liberarmi di questa sensazione, voglio smettere di stare male!“.

Le emozioni fanno soffrire, sono turbolente e a volte mal tollerabili. È vero!
Siamo sicuri, però, che cancellando le emozioni negative dalla nostra vita potremmo finalmente arrivare a stare bene?
Proviamo a pensarci.
Senza le vostre emozioni sapreste con facilità che cosa vi piace? Sapreste che è l’aggressività del vostro capo che vi porta a cercare un altro lavoro? O che il vostro partner trascurandovi vi provoca una ferita?
In un mondo senza emozioni ci troveremmo disorientati e, sicuramente, molto più in difficoltà nel cercare di capire che cosa ci succede.

Capita spesso, nella pratica clinica dello psicologo, di incontrare persone che lamentano difficoltà emotive: vorrebbero fare sparire l’ansia che le blocca, la tristezza che le spegne, la rabbia che le logora e così via.
La richiesta è sicuramente comprensibile.
Dinanzi alla sofferenza, che sia fisica o psicologica, la tendenza naturale e più immediata è quella di fuggire.
Assecondare questo desiderio di fuga e tentare di trovare un escamotage per non provare più l’emozione scomoda e andare avanti alla svelta, però, sarebbe la maggior parte delle volte un errore.
Le nostre emozioni, infatti, sono fondamentali e ci dicono tanto su chi siamo, cosa vogliamo, cosa ci fa stare bene e cosa no. Se le escludessimo dalla nostra vita per dare spazio soltanto alla logica della ragione perderemmo tanto di noi stessi, perderemmo la possibilità di conoscerci e comprenderci profondamente.
Proprio per questo motivo le emozioni sono centrali in psicologia, permettono di accedere all’intimità della persona, alla sua vera struttura al di là di ogni apparenza.
Nello studio dello psicologo, quindi, si parla tanto di come la persona si sente e si cerca di arrivare al perché tante volte non sta bene, alla motivazione, per poi mirare al ristabilire un equilibrio più accettabile e sicuramente meno sofferente.
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La realtà come costruzione sociale – Berger e Luckmann
Esame psicodiagnostico
Ma quindi a cosa servono le emozioni?
Charles Darwin il famoso naturalista de “L’origine delle specie” aveva già intuito nel corso dei propri studi del 1800 che le emozioni hanno una funzione cruciale e adattiva per l’essere umano.
Egli si era impegnato a osservare più e più volte i movimenti dei muscoli facciali dell’uomo nel tentativo di comprendere e stabilire se tale mimica, in seguito all’emozione, fosse elicitata da fattori innati o appresi. Nel corso di queste osservazioni, però, era arrivato a convincersi che l’espressione emotiva riuscisse a comunicare dei contenuti e facilitasse, allora, la relazione sociale con gli altri membri della specie (Ekman P., 2012).

Un importantissimo psicologo studioso delle emozioni, Paul Ekman, ha successivamente ripreso in esame gli studi di Darwin ed elaborato la propria teoria neuroculturale andando a confermare l’universalità dell’espressione emotiva delle emozioni primarie e anche la loro funzione comunicativa e adattiva (Ekman P., 1971).

Anche Reev, poi, un altro studioso del settore, ha approfondito gli aspetti legati alla motivazione e alla funzione dell’emozione attribuendo proprio alle emozioni una triplice funzione: adattativa, motivazionale e comunicativa/sociale (Reeve 2018).

Le nostre emozioni, quindi, sono essenziali e irrinunciabili. Sono la nostra bussola esistenziale in una realtà piena di variabili che è difficile valutare sempre con accuratezza.
Di tanto in tanto può succedere a chiunque, magari in situazioni concitate o momentaneamente troppo pesanti, di non riuscire a orientarsi all’interno di sé e non capire bene ciò che si prova.
La difficoltà è dettata da un evento in particolare, dalla fretta, da necessità non posticipabili…
Quando succede sistematicamente, però, le cose si complicano notevolmente per la persona: si trova a dover escogitare strategie alternative per comprendere ciò che le accade e agire di conseguenza.
Nel caso di una difficoltà costante, appunto, si può parlare in termini clinici di alessitimia.
Cos’è l’alessitimia?
Partendo dalle origini possiamo dire che il termine alessitimia è stato usato per la prima volta da Peter Sifneos per descrivere una difficoltà nell’identificare e descrivere i sentimenti (Sifneos, 2000). Tale difficoltà riguarda, appunto, sia l’elaborazione interna e la conseguente capacità di rilevare e comprendere i propri stati emotivi a livello cosciente che la loro verbalizzazione.
Sicuramente la pratica clinica e la ricerca scientifica concordano nel rilevare con frequenza un’associazione tra disturbi psichiatrici e alessitimia. Le spiegazioni in merito a questo fenomeno, la natura dell’interazione e la possibile influenza sui trattamenti terapeutici rimangono, però, molto controverse.
Uno studio condotto dall’università degli studi di Bologna, per esempio, individua come la presenza di alessitimia associata a tratti dipendenti di personalità possa influenzare negativamente la risposta al trattamento della sintomatologia ansiosa in modo significativo e possa creare degli effetti negativi anche sul trattamento della sintomatologia depressiva seppur, in quest’ultimo caso, in modo non significativo. Lo studio individua la possibilità che l’alessitimia possa essere un fattore di tratto in grado di interagire con altri tratti di personalità e in grado di modulare l’effetto dei trattamenti (Mori et al., 2012). Ciò rivela come potenzialmente questa condizione possa, in molti casi, fare la differenza.

Il concetto di alessitimia, però, spesso sfuma e si sovrappone ad altri tipi di deficit quali la disregolazione delle emozioni e il deficit nel riconoscimento delle emozioni altrui.
Nonostante questa sovrapposizione però ci si può riferire all’alessitimia come ad una condizione specifica o più probabilmente potrebbe collocarsi come un punto lungo uno spettro di disturbi emotivi (Pandey R. et al.).

Sicuramente non è in nessun caso facile entrare in contatto con le proprie emozioni, soprattutto quando sono percepite come sgradevoli e disturbanti.
E’ questione, come spesso accade, di pazienza, allenamento ed amore, perché è assolutamente possibile imparare a individuare e definire ciò che accade in noi e diventare sempre più abili nel prestarci attenzione.

Si può iniziare fin da subito.
Voi come state?
Prendetevi il tempo che vi serve per rispondere.


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Bibliografia

-Ekman, P. (a cura di), L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali. Edizione definitiva, tradotto da F. Bianchi Bandinelli e I. C. Blum, Universale Bollati Boringhieri-S. scient., 3ª ed., Torino, Bollati Boringhieri, 2012, ISBN 978-88-33-92296-6.

-Ekman, P. (1971). Universals and cultural differences in facial expressions of emotion. In Nebraska symposium on motivation. University of Nebraska Press.

-Mori E., Drago A., De Ronchi D., Serretti A. (2012); Alessitimia, personalità e outcome: uno studio naturalistico in pazienti con depressione maggiore e disturbi d’ansia; Journal of Psycopathology;18:138-144.

-Pandey R., Saxena P.,Dubey A., Emotion regulation difficulties in alexithymia and mental health; Europe’s Journal of Psychology, 7(4), pp. 604-623.

– Johnmarshall Reeve J (2018); Understanding motivation and emotion; John Wiley & Sons.

– Sifneof P. E. (2000); Alexithymia, Clinical Issues, Politics and Crime; Psychotherapy and Psychosomatics; vol. 69, No. 3; pp. 113-116.