POETANDO
lunedì, novembre 28
venerdì, novembre 25
LA SOVRANITA' PERDUTA (E RITROVATA) NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO
martedì, novembre 22
IMMAGINARE LA DONNA COME UN ESSERE UMANO di RENATA RUSCA ZARGAR
Immaginare la donna come un essere umano
Quando si pensa a un artista, scrittore, pittore o scultore che sia, si fantastica che venga preso, ogni tanto, da un’ispirazione incontrollabile e che gli urga di esprimere la sua creazione. Pare un po’ la famosa raffigurazione di Einstein con i suoi capelli ritti sulla testa.
Può darsi.
Di solito, però, non è così.
Di solito, nulla è semplice e scontato e l’opera artistica è preceduta dallo studio di quel soggetto e da una motivazione forte: si vuole comunicare agli altri, oltre che a se stessi, una realtà, un problema, una visione storica o sociale.
Perché si crede importante quella comunicazione e si è visionari al punto di illudersi che possa migliorare la società.
Dunque, usualmente, per me, scrivere significa prima di tutto dare rilievo ai problemi sociali, in particolare alla disparità di genere e alla violenza contro le donne.
Possono essere storie occidentali oppure orientali, ma sempre sono vicissitudini femminili perché bisogna raccontare, secondo me, ciò che si conosce bene.
E io sono una donna.
Seguo, tra l’altro, da anni la lotta di un’importante Associazione internazionale (CIAMS Home - Coalizione internazionale per l'abolizione della maternità surrogata (abolition-ms.org ) contro la pratica del cosiddetto utero in affitto.
Questa volta, allora, per il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, presento il mio libro “Voglio il tuo utero”, un nucleo di due racconti che trattano della GPA, gravidanza per altri, quando la donna, ovviamente povera, diventa una fattrice senza sentimenti che serve solo a produrre un bambino da vendere. Oltre ai racconti, il testo si avvale di un’introduzione informativa e di un’Appendice con articoli di giornale.
Tale pubblicazione (ebook e cartacea) è disponibile sulla piattaforma Amazon e proprio dal 25 novembre sarà presentata a voce sul mio canale YouTube (325) Renata Rusca Zargar - YouTube ).
In Italia, la maternità surrogata è proibita e, quindi, si parla poco di questo soggetto. Eppure, politici, attori e personaggi che se lo possono permettere, vanno all’estero a farsi produrre un bambino e, quindi, tornano con il loro trofeo.
Forse, ce ne siamo resi un po’ conto allo scoppio della guerra in Ucraina, quando abbiamo visto neonati già pronti che non potevano essere ritirati dai committenti (abbandonati dalla madre biologica perché per contratto deve sparire subito dopo il parto) e ragazze incinte di bambini non loro che non sapevano dove andare.
Che cosa abbiamo pensato?
Soprattutto, mi chiedo, cosa abbiano detto le femministe che sostengono le donne.
Nulla di nulla.
Se leggerete questo volumetto, alla fine, è riprodotto anche un mio articolo del 2016, pubblicato da “Oggi” oltre che da vari altri giornali che si intitola proprio: “Le femministe hanno affittato il cervello?”.
Combattere la violenza sulle donne, infatti, è anche lottare contro questa pratica mostruosa che mette sullo stesso piano gli esseri umani e gli animali da produzione.
La co-fondatrice e co-presidente della Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata (ICAMS), Ana-Luana Stoicea-Deram, ha espresso così il suo parere sul mio lavoro:
“Entrambe le storie descrivono circostanze complesse con grande empatia e umanità; lei mostra come le coppie possono scegliere di diventare genitori attraverso la gpa e perché, in quali circostanze personali e macro-sociali, le donne sono portate ad accettare diventare madre "surrogata". Ci piacerebbe pensare che più persone la pensino come Leonardo ed Emilio, e che il destino delle madri surrogate possa essere quello di Darina e Mawunyo (Castel Gandolfo!). Ma soprattutto spero che il suo libro venga letto e che fornisca ai lettori la comprensione necessaria per capire che questa pratica non è mai, né dovrebbe essere, una soluzione per nessuno. Auguro al vostro lavoro un bel percorso verso il cuore e l'intelligenza del pubblico!”
Mi auguro anch’io che le donne, tutte le donne del mondo, possano compiere qualche passo avanti nella parità di genere e che soprattutto siano libere da ogni forma di violenza e sopraffazione.
I link per poter eventualmente acquistare sia il cartaceo oppure il Kindle:
VOGLIO IL TUO UTERO: Racconti : ZARGAR, RENATA RUSCA: Amazon.it: Libri
cartaceo
VOGLIO IL TUO UTERO: Racconti (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Libri
ebook
Renata Rusca Zargar
domenica, novembre 20
la WEBZINE del Caffè Letterario dal 2010 al 2013
Alcuni anni fa, dal 2010 al 2013, il Caffè Letterario La luna e il Drago dava vita alla Webzine del Caffè. Una rivista sfogliabile online che è uscita per 11 numeri. Arte, Cultura generale, rubriche e tanto altro ancora. Una bella avventura con tanti collaboratori.
Adesso ne ho fatto un compendio mettendo insieme tutti i numeri per fare un unico volume da tenere in archivio. Chi volesse sfogliarlo integralmente e gratuitamente può farlo a questo link:
Ci sei anche tu: Carmela Montella Cris Tina Marcello De Giorgio Angela Ferilli Gordiano Lupi Massimo Mariani Parmeggiani Antonella Albano Danila Oppio Ninnj Di Stefano Emanuela De Siati Emilia Calpini Emi Lia Giancarlo Galli Michele Manisi Eva Czerkl Maria Piliego Vito Roberto Josè Dali' Annamaria Gerlone Maria Grazia Monticelli Gabriella Pison Doriana Maggi Pierfranco Bruni Stefan Salvatore Blasi.
Anna Montella ha avuto la splendida idea di raccogliere i numeri della rivista in un'unico E-book. Ho partecipato anch'io a questa bella iniziativa!
Ora, nella Home Page di questo Blog, potrete sfogliarla anche voi!
Danila
sabato, novembre 19
SULLE CENERI DELLA GIUSTIZIA NEL SAHEL di P: MAURO ARMANINO
mercoledì, novembre 16
Non erano proprio gli ultimi lavoretti! di Danila Oppio
Ieri sera ho pensato che un unico gnometto si sarebbe sentito solo, così ne ho fatti altri due! Inoltre una fila di cuoricini per decorare la colonna in sala, accanto alla scala!
Adesso sono contenta!
Danila Oppio
lunedì, novembre 14
ULTIMI LAVORETTI NATALIZI di DANILA OPPIO
Ho deciso di smettere, questi sono gli ultimi lavoretti di ieri e oggi.
C'è anche uno gnomo luminoso che ha fatto mia figlia, e lo trovo bellissimo! Ho fatto diverse cosette: bamboline, gnomi, mini presepe, e non ricordo che altro. Ora penso di essere a posto per le decorazioni da esporre durante le feste natalizie, ne ho avanzati ancora tanti dello scorso anno! A voler seguire i tutorial che si trovano su YouTube c'è da perderci la testa, ma ho deciso di dire: Portobello ha detto STOP!
sabato, novembre 12
IL PADRE DI CASSANDRA E L'AMICO CALCIATORE di P. MAURO ARMANINO
Il padre di Cassandra e l’amico calciatore
Era un nome che gli piaceva e allora suo padre l’ha chiamata Cassandra che, nella mitologia greca, era una temibile veggente mai ascoltata. Era nata in Tunisia dove prima il padre e poi la madre, entrambi della Costa d’Avorio, avevano migrato con l’idea di raggiungere l’Italia. Suo padre, cantante di professione, era partito in aereo fino a Tunisi e poi, nell’attesa di imbarcarsi, lavorava cantando da manovale nei cantieri della città. Sua moglie l’ha raggiunto con un amico e assieme, dopo la nascita della bimba, hanno più volte tentato il mare. Una sola volta sono stati riportati a terra dalla guardia costiera tunisina. Avevano speso all’incirca 1 200 euro a persona mentre il posto per Cassandra era gratis. Le altre volte i ‘passeurs’ sono scomparsi coi soldi o le cose andavano storte. Così, visti i ripetuti fallimenti, hanno scelto di contattare l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, OIM, onde tornare al Paese di partenza, la Costa d’Avorio.
Partono quasi subito la madre e la piccola Cassandra che aveva visto giusto fin dall’inizio e, parlando come poteva, consigliava di tornare a casa perché il viaggio non sarebbe andato bene. L’amico del padre, pure lui ivoriano, lavorava in campagna come contadino, coltivando legumi e giocando a calcio i fine settimana. Gli dicevano che era bravo e lui, di nome Aimè, si è fatto confezionare un nuovo documento di identità e ha raggiunto la Tunisia. Si vedeva ad occhio nudo che la sua data di nascita e il volto piuttosto adulto che indossava non coincidevano affatto. Sapeva per sentito dire che le squadre in Europa ingaggiano solo i giovani. Comunque sia, assieme alla piccola Cassandra e i suoi genitori, hanno tentato, fallendo, la traversata del Mediterraneo. Anche lui dunque, Amato com’è, pensa che sia l’ora di tornare al suo Paese.
Aimè e l’amico Niçoise, padre di Cassandra, si stancano di attendere i tempi biblici per il rimpatrio firmato OIM e partono per l’Algeria pensando che in questo Paese le procedure di rimpatrio siano più celeri. Dopo essere stati espulsi una volta dall’Algeria vi ritornano e si accorgono che la tempistica dell’istituzione per i migranti è la stessa dappertutto. Dopo qualche settimana, vengono a sapere che, ad Algeri, esiste un’associazione che aiuta i migranti al rimpatrio assistito. Iniziano il viaggio di ritorno via deserto e il camion che li trasporta accusa due guasti. Entrambi, unanimemente, assicurano che solo Dio, inspiegabilmente ha messo in moto il motore che si è definitivamente fermato non appena raggiunta Assamaka, la città di frontiera con Niger. Per raggiungere Arlit e poi Agadez hanno pregato i conducenti e venduto il paio di scarpe nuove che avevano custodito nel bagaglio. Prima di arrivare a Niamey, la capitale, ad un posto di blocco i poliziotti hanno esatto quanto rimaneva loro in tasca: 75 centesimi di euro.
Prima di partire il papà di Cassandra assicura che, appena tornato, cambierà il nome di sua figlia.
Mauro Armanino, Niamey, 13 novembre 2022
martedì, novembre 8
ULTIMA ORA di ZAHOOR AHMAD ZARGAR
Un nuovo libro di Zahoor Ahmad Zargar che, se volete, potete ordinarlo presso Amazon a questo link:
Un breve assaggio di questa raccolta di splendidi racconti indiani del Kashmir, dove è nato e vissuto l'autore.
In lontananza l’alba.
Luci arancioni e rosse spargono brezze di vento caldo e acceso blu mare nel movimento di onde ballerine intrepide come vite profonde e lontane essere universo.
Regna la vita.
Grido di gabbiano: come un urlo umano dell’essere frastuona nel sole il suo canto, voce dell’anima silenziosa e soffocata che prende vita nell’aria confusa da nuvole bianche pervase dal tempo.
Volano vorticosamente senza tregua in una chiazza nera grigia cielo spiriti di noi, esseri erranti, stanchi, assetati di sete...
E si alzano dal mare fantasmi con ali di gabbiani neri che invocano onde tortuose tormentate dolore di alzarsi al cielo e abbattersi nei colori tenebre orrore per far calare il buio.
Dov’è la felicità?
E s’odono respiri affannati, stremati dalla lotta nel rimbombare dell’essere, inerme, guerriero eterno.
Poi dall’abbattersi delle onde sogni implacabili come esseri vagabondi prendono vita verso il cielo respirando l’oblio infinito mentre gocce di rugiada si asciugano nell’universo.
Nell’aria tiepida della mattina il profumo di un ricordo d'amore.
INDICE
Introduzione di Samina Zargar
A MABUBA LA KUMARI LA PUTTANA NOORI
CIÒ È ALTRO DI QUELLO CHE SI CONOSCE
BADALTEH RISHTEH
IL PERDENTE
SONO STANCO
ULTIMA ORA
QUANDO SONO VENUTO DAL
KASHMIR LIGURIA
ULTIMA ORA
Dal mio cuore esce solo una preghiera: che il tempo non faccia diventare la mia casa come quelle che ho visto qui.
Dio abbia cura di te. Tuo fratello
Zahoor
Di questo autore su Versi in Volo è stato pubblicato altro, che troverete qui:
https://versiinvolo.blogspot.com/search?q=L%27albero+dei+millefiori
A lavoro sei più cicala o più formica? #cicala #formica #lavoro
domenica, novembre 6
GLI ALBERI DI CUORI di DANILA OPPIO, con SANTINA FOTI e PAOLA BESANA
Non desidero prendermi alcun merito, ho visto e ammirato gli alberi di cuori realizzati da due signore, e ne ho fatto una mia versione. Non possedendo il panno dei colori esatti, ho utilizzato quelli che avevo.
Lo splendido albero di Santina Foti
L'originalissimo albero di Paola Besana
VERPì IL GRANDE PINO DEL BOSCO RACCONTA: FAVOLE di RENATA RUSCA ZARGAR
VERPÌ Il grande pino del bosco racconta: Favole
Mio nonno, che era carrettiere, abitava la casa che lui stesso con tanti sacrifici aveva fatto costruire e dove ho la fortuna di vivere anch’io. Egli vedeva, in alto, sulla collina dove si trova anche la chiesetta della Madonna degli Angeli, un grande pino verde che si stagliava con il suo ombrellone verso il cielo. Lo stesso che vedo sempre anch’io. Il pino era il suo meteo: dall’atmosfera dietro il grande albero, individuava come sarebbe stato il tempo. Se le nubi erano arricciate o gravide di scuro, come si diceva allora, bisognava correre a ripararsi in casa.
Qualche volta, è dolce tornare nella memoria a qualcosa che ci lega ai nostri cari dai quali, comunque, proveniamo e che resteranno per sempre dentro di noi.
Io non sono capace di comprendere il tempo che farà osservando il pino, eppure lo guardo lo stesso, fantasticando che sia un animatore della vita del bosco e che racconti storie alle altre creature.
Storie che gli ho rubato, per suggerire l’importanza di valori come l’unione famigliare, l’amicizia, l’amore, la necessità di una terra non inquinata per poter sopravvivere e soprattutto la fuga dai conflitti.
Ho immaginato, infine, che tutte le creature animate, quando finisce il loro periodo, lungo o corto, sulla Terra, tornino in cielo per prepararsi a una successiva venuta sul nostro Pianeta. Quest’ultima considerazione è per tutti gli eventuali lettori, grandi e piccoli, ma specialmente per me, perché è difficile prendere coscienza con leggerezza che presto bisognerà lasciare tutto quanto ci appartiene.
Forse, le favole del grande Verpì sono troppo semplici e inconsistenti. Infatti, non ci sono movimentate avventure ma solo tanti buoni sentimenti. Probabilmente, oggi, sono fuori moda.
Eppure, sono convinta che, se non si cerca il bene, non si possa essere felici e che tutti gli esseri umani abbiano diritto alla felicità.
Renata Rusca Zargar
https://www.amazon.it/gp/product/B0BCL5XYG2/ref=dbs_a_def_rwt_hsch_vapi_tkin_p1_i5
https://www.amazon.it/RENATA-RUSCA-ZARGAR/e/B08BXRB62G%3Fref=dbs_a_mng_rwt_scns_share
sabato, novembre 5
FRONTIERE UMANITARIE E SOCIETA' CIVILI NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO
Frontiere umanitarie e società civili nel Sahel
Le frontiere, in questo mondo finto-globalizzato, giocano vari ruoli e cambiano di aspetto a seconda delle circostanze e degli interessi del momento. Sono simboli e confini determinati della sovranità nazionale così come concepita e interpretata da qualche decennio a questa parte. Respingono, filtrano, facilitano, selezionano, giudicano, oppongono, interpretano e, non raramente, si armano e uccidono. Nel Sahel, come ricordano opportunamente alcuni ricercatori, le nostre frontiere sono ‘umanitarie’. Infatti, è per il bene vitale dei migranti, rifugiati, mendicanti o semplici avventurieri, che le frontiere si chiudono e il diritto alla mobilità è puramente e semplicemente confiscato. L’Europa, ad esempio, ha elargito milioni di euro al governo del Niger con lo scopo, neppure troppo nascosto, di fermare o ridurre il movimento migratorio verso il Nord Africa e dintorni. Si rendono praticamente impossibili i visti di ingresso nello spazio Schengen, vengono ‘criminalizzati’ i viaggiatori, sono sotto controllo militare le vie d’accesso più comuni e, infine, si costruisce la retorica umanitaria di salvare le vittime dei lager in Libia, creati e finanziati dall’Europa stessa.
Per condurre e, se possibile, portare a termine questa operazione altamente ‘umanitaria’, cioè salvare dalla perdizione chi cerca legittimamente un futuro differente, i poteri costituiti, da una parte e dall’altra del Mediterraneo, si affidano alle ‘società civili’. Queste ultime, cresciute a dismisura in questi ultimi decenni, sono per così dire il ‘braccio armato’ di ogni sorta di politiche volte a modellare la società secondo i dettami del potere. Sia esso il famigerato cambiamento climatico, la gestione delle migrazioni, l’uso delle risorse minerarie, la partecipazione politica dei cittadini e, ciliegina sulla torta, i ‘diritti umani’, le società civili sono come la cinghia di trasmissioni dei politici. Le associazioni, le ONG nazionali, regionali, Internazionali e globali sono là per arrivare dove partiti e istituzioni ‘normali’, compresi i parlamenti, non possono o vogliono arrivare. Possiedono una relativa libertà di manovra, non rendono conto a nessuno del loro operato e maneggiano cospicui capitali umani e finanziari. Formano come un esercito di contrattuali o ditte di appalto a cui demandare politiche, valori e strategie di intervento ‘democraticamente partecipativo’.
Le società civili, specie se radicate nel tessuto locale malgrado i finanziamenti esteriori, si presentano con un viso autoctono e dunque come una garanzia di fedeltà a pratiche certificate. Tutto ciò i politici lo sanno e per questo, con sagacia operativa, infiltrano le società civili con stile mafioso e creano realtà parallele alle esistenti impegnate nel cambiamento. Con le società civili ci troviamo dunque di fronte allo stesso mondo alieno che di civile ha molto poco. Le associazioni o ONG che intraprendono cammini alternativi di pensiero e di pratica vengono tenute d’occhio dal sistema e i leader delle stesse non raramente conoscono il colore e il sapore delle prigioni di stato. Spesso, a parte i militanti più seri, il transito in questi luoghi di ‘redenzione e rieducazione’, chi ne esce vivo sarà tenuto a comportarsi come conviene al sistema. Dividere per imperare è una pratica che ha dato i suoi frutti e, anche per questo, le società civili sono da tempo un bottino privilegiato per i cacciatori di potere. Distinguere i venduti e i collaborazionisti col sistema dai veri trasformatori non è troppo difficile. ‘Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei’, ricordava il buon don Andrea Gallo di Genova. Parafrasandolo potremmo dire, ‘dimmi chi ti finanzia e ti dirò chi sei’.
Ndr: un altro aforisma di Don Andrea Gallo, che mi pare adeguato a quanto scrive Padre Mauro Armanino.
Mauro Armanino, Niamey, 6 novembre 2022
venerdì, novembre 4
AGENDA POETICA 2023 edita per LA LUNA E IL DRAGO da ANNA MONTELLA - contiene la mia poesia COME OFELIA - Danila Oppio
giovedì, novembre 3
FOLIAGE A LEGNANO (MI) - condivisione editoriale di DANILA OPPIO
Ieri un legnanese ha pubblicato sul suo profilo FB una bellissima foto scattata da lui, nel centro della città, dove scorre l'Olona, il nostro fiume spesso inquinato da aziende che scaricano lungo la valle, qualcosa di chimico. Pazienza!
Il piccolo ponte che attraversa il fiume, ha presentato una immagine meravigliosa, ed io la salvo su questo mio blog, perché adeguata alla stagione e molto molto bella. Ringrazio il fotografo per avermi riempito cuore e occhi con questa foto.
Danila