POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, febbraio 27

NON TI HO MAI SCRITTO UNA LETTERA D'AMORE di DANILA OPPIO


Oggi è stato pubblicato un mio scritto su Zoomma, un sito di San Marino. A sua volta Renata Rusca Zargar l'ha ripreso e pubblicato anche su Senzafine, il suo sito personale. Qui troverete la lettera d'amore dedicata a mio marito. L'ho scritta per un concorso indetto da Zoomma per San Valentino, anche se poi la pubblicazione è slittata ad oggi.

https://www.zoomma.news/non-ti-ho-mai-scritto-una-lettera-damore-di-danila-oppio/

Renata l'ha poi ripresa e pubblicata sul suo sito:

https://www.senzafine.info/2023/02/non-ti-ho-mai-scritto-una-lettera.html

Riporto qui il testo:


NON TI HO MAI SCRITTO UNA LETTERA D’AMORE di Danila Oppio

Amore mio infinito, 

dopo oltre cinquant’anni di matrimonio, è giunta l’ora che ti scriva una lettera d’amore.

In precedenza, non vi è mai stata l’occasione per farlo, eravamo sempre insieme, incollati come due piccioncini. Durante qualche breve assenza, abbiamo sempre scambiato telefonate poi, con la tecnologia moderna ci siamo inviati sms, utilizzando WhatsApp o e-mail.

Sento che è il momento di porvi rimedio.

Ora che siamo nonni da tanti anni, non significa che non abbiamo più l’età per scriverci lettere d’amore, soprattutto dopo aver letto entrambi quello splendido libro “Come una carezza – Lettere d’amore dell’Ottocento italiano” a cura di Guido Davico Bonino, dei tascabili Einaudi. Il titolo ha un senso, perché estrapolato da una lettera di Giovanni Verga “Ebbi la tua lettera come una carezza...”.

Contiene testi di lettere inviate all’amata da autori di grande calibro, poeti, politici e letterati. Allora non esistevano telefoni fissi o cellulari, tanto meno i computer quindi, se si voleva comunicare il proprio amore all’amato o all’amata, era necessario fissare, con penna e calamaio su un foglio di carta, i propri sentimenti, e inviarli ai destinatari. 

Ho un po’ invidiato quello stile di comunicazione, ormai desueto: osservare la calligrafia dell’amato, legare le lettere con un nastro rosso, e conservarle in un cassetto o un baule per tutta la vita: la loro storia annotata nel tempo. Ora la tecnologia ha soppiantato le epistole scritte a mano, per questo non hai mai ricevuto da me una missiva “vera”!

Grazie ad un concorso indetto da Zoomma, posso rimediare.

Vorrei dirti che la mattina, quando ci svegliamo, il calore del tuo corpo accanto al mio mi trasmette dolcezza. La nostra colazione, al tavolo della cucina, è un piacere insostituibile. Le nostre partite a carte dopo pranzo non possono mancare, sono entrate nelle nostre piccole tradizioni quotidiane. I nostri tre figli sono quanto nato dall’amore che ci unisce, e in nipoti che ci hanno donato, la testimonianza che la vita continua e della quale ne siamo artefici.

Ora gli anni ci pesano un po’, abbiamo dovuto rinunciare ai nostri lunghi viaggi, ci accontentiamo di uscire una volta la settimana per la spesa al Supermercato, ma stare sempre insieme, è il dono più grande che io possa aver ricevuto. 

Quando eravamo giovani, a questo non si pensava, presi dalle incombenze del lavoro tuo, della cura della casa e dei figli da parte mia, non si puntava troppo al futuro, ma ci occupavamo del presente. 

Ora siamo nel futuro che non immaginavamo neppure, è l’attuale che ci lega sempre più. 

Non amo le frivolezze, ovvero quelle frasi banali e stereotipate che si scambiano gli innamorati, spesso neppure troppo veritiere, penso che la mia dichiarazione d’amore possa concludersi con questa certezza:

Non posso immaginare la mia vita senza te al mio fianco. 

Ti dedico alcune mie poesie, scritte di nascosto, ma che voglio dedicarti ora, perché le persone imparino che l’amore non ha età, anzi, cresce nel tempo. L’innamoramento è destinato a finire, ma l’amore duraturo, quello che ha saputo accettare l’altro così com’è, con le sue debolezze e difetti, oltre che ai suoi pregi, è ben altra cosa, è questa consapevolezza che permette ad una coppia di far durare la loro unione.

Rami spogli

Le mie braccia

sono come rami spogli

se non ti affretti

ad appendervi

i tuoi abbracci.

Soffio lieve

Il nostro amore

è come un soffio lieve

che leggero sfiora

la pelle in superficie.

E’ un alito di vento

tanto poco greve

che quasi non lo sento.

M’accarezza gentilmente

e poi s’invola via

avvolgendo l’anima

in un afflato di melanconia.

Sull’ala di gabbiano

scrivo un richiamo

che a volo radente

porta alla riva lontana.

Dello stesso mare

se tu sei una sponda

io sono l’altra.

Se sono stella

Se sono stella

forse cadente

nel tuo cielo

incandescente

trasparente

Tu sei sole

che scalda e fonde

congelati pensieri

In liquide alate forme

iridescenti


Ti stringo in un caldo abbraccio

Tua moglie

sabato, febbraio 25

SPOSI PROMESSI NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO

 

Sposi promessi nel Sahel

Il giorno del loro matrimonio ‘tradizionale, il 3 novembre del 2015, i ribelli hanno attaccato il villaggio, bruciato case, asportato gli animali e la sposa ancora che era incinta. Laura sarebbe stata rilasciata qualche tempo dopo in buona salute malgrado le sevizie subite dai rapitori. Nel Sud Sudan la guerra è andata avanti per anni diventando, per alcuni, uno stile di vita e un’economia lucrativa. La separazione del Sudan con la creazione del più giovane stato del mondo non ha mantenuto le promesse sperate di pace e prosperità. Succede che la ricchezza delle risorse petrolifere, assieme a non risolti conflitti etnici, è diventata una maledizione. Francesco, sposo di Laura, sapeva bene che la vita era un rischio e, senza troppo calcolare le conseguenze, ha portato altrove la sua donna, abbandonando per sempre la patria che lo ha tradito.

Dopo aver transitato in un campo profughi nel Sudan e attraversato il Ciad, per ignoti sentieri del destino si trovano entrambi a Niamey, riconosciuti come aventi diritto alla protezione umanitaria dell’Alto Commissariato delle NAZIONI Unite per i Rifugiati (HCR). Francesco e Laura, ai quali si sono aggiunti due figli, sono ospiti di una delle case adibite all’accoglienza dei rifugiati. In attesa di una positiva soluzione del loro caso, il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale. In media una persona rifugiata ‘abita’ questa particolare identità per non meno di dieci anni, prima di trovare uno sbocco accettabile alla propria vicenda. Il Niger, tra i Paesi più poveri del mondo, per la sua collocazione geografica e una relativa stabilità, nel caotico contesto dei paesi vicini, accoglie sul suo suolo migliaia di sfollati, migranti e rifugiati. In uno degli ultimi rapporti pubblicati dall’HCR si parla di 255.309 rifugiati, 46 735 richiedenti asilo, 376 809 sfollati interni e 37 591 in varie altre situazioni. I migranti sono, come sempre, invisibili.

Francesco e Laura si sono sposati in chiesa sabato scorso. Lei al sesto mese del terzo bimbo mentre uno è deceduto alla nascita. Con i disegni sulle mani, l’abito bianco, i capelli inventati per l’occasione e un trucco appena accennato attorno agli occhi, Laura sembrava la regina di Saba che arriva dal re Salomone con il solo regalo che valesse la pena, lei stessa. Francesco, suo marito, con un completo scuro affittato per l’occasione, ha provveduto agli anelli, un orologio e monili come regali per la sposa. Un pugno di persone per cantare, una famiglia come testimone dell’evento e il riso, non buttato agli sposi ma cucinato in un sobrio momento di festa in tutta intimità. La cerimonia svoltasi nel pomeriggio si è conclusa all’imbrunire mentre la polvere, ostinata compagna di viaggio, ha coperto del suo velo opaco gli auguri e le promesse di felicità.

Hanno offerto caramelle per i bambini presenti alla festa perché qui non c’è l’uso dei confetti da buttare alla sorte dei fortunati. Hanno ripreso il loro posto precario nell’appartamento a loro affidato e, contrariamente a quanto la vita ha loro riservato, si sono promessi rispetto, fedeltà e un futuro assieme. Sognano per loro una nuova patria, una casa e un mondo nel quale per vivere non si debba scappare per anni. Francesco e Laura e sono gli sposi promessi di un’altra storia da raccontare ai loro figli.

     Mauro Armanino, Niamey, 25 febbraio 2023

giovedì, febbraio 23

AVVISO AI NAVIGANTI di DANILA OPPIO


Avviso ai naviganti:

Pregherei chi posta dei commenti in forma anonima, di apporre il proprio nome sotto i commenti stessi. Non so chi ringraziare e mi dispiace non sapere chi ha letto gli articoli pubblicati. 

Danila 

SANREMO: FALSITA' E CATTIVO GUSTO di RENATA RUSCA ZARGAR

 Sanremo: falsità e cattivo gusto


Le polemiche (o la pubblicità) relative al Festival di Sanremo non si sono ancora sopite e si continua a discutere di questo o di quello. Mi pare persino più degli anni passati. Di conseguenza, anch’io voglio esprimere le mie impressioni, tanto più che proprio tale Festival ha fatto un po' parte della mia vita nonostante io non ami, escluso alcune eccezioni, la musica italiana. 


Quando ero piccola, mia madre e mio padre andavano in vacanza a Chianciano terme e succedeva che mi portassero anche alle serate dove si esibiva Tonina Torrielli, cantante prediletta da mia madre. Allora, non avevamo ancora la televisione e i miei genitori sentivano le canzoni solo alla radio.
Diventata un po' più grande, le mie predilezioni sono andate senz'altro alla musica straniera, a cominciare dai Beatles per arrivare ai Pink Floyd, Led Zeppelin, Emerson Lake & Palmer e altre band.
Eppure, da quando ne ho memoria, ho sempre ascoltato Sanremo, ogni anno, sia per trovare uno o due motivetti piacevoli da riascoltare che per curiosare in un mondo che un po' mi appartiene come italiana.
Così, quando è il momento, mi concentro per qualche giorno sullo spettacolo: ascolto i testi, le musiche, i comici, i personaggi importanti e ogni altra occasione di intrattenimento. 
Certo, per me passa il tempo e, forse, comprendo meno le novità, mentre il Festival è sempre giovane, sempre nuovo di zecca.
Quest'anno, purtroppo, non ho trovato nessuna canzone che abbia parlato al mio cuore: mi ha dato l'impressione che, in generale, nonostante molti cantanti abbiano una bella estensione vocale, le parole siano state davvero misere. Mi ha colpita molto, ad esempio, che un’interprete capace come Giorgia sia stata mortificata da un testo con ridicole rimette (Parole dette male, appunto!) che se l'avesse scritto un alunno delle scuole sarebbe stato senz'altro bocciato.
Ho ascoltato, comunque, con attenzione le prediche (monologhi) che mi hanno insegnato a non essere razzista, a sentirmi libera e molto altro. Apprezzo queste lezioni generali da uno spettacolo definito “per famiglie”, così il popolino sicuramente ormai non sarà più sessista e non farà più distinzioni di colore. Il Festival, evidentemente, ha anche lo scopo di veicolare concetti per migliorare la società. Non saprei se lo scopo sia stato raggiunto o no; ricordo, però, il Festival di Fabio Fazio in cui davvero si poteva imparare qualcosa per stare meglio tutti insieme. C'era uno stile diverso, non vorrei dire più elegante o intelligente, forse più sincero e convinto.
Pazienza, tutto va bene lo stesso. 
A distanza di molti giorni, però, ancora si dibatte specialmente su due episodi studiati appositamente per attirare audience e per continuare ad attirarlo anche per il futuro, magari per incuriosire già sulla prossima edizione.


Uno appartiene al povero Blanco che ha preso a calci dei fiori e ha malmenato i musicisti che, nonostante la sua ira, evidentemente falsa, ridevano a crepapelle. 
Ora la critica severa ricade su di lui, sebbene sia stato tutto organizzato prima nei minimi dettagli, tanto è vero che la fiorista aveva tolto le spine alle rose perché egli non si facesse male!


L’altro episodio meschino è il bacio tra Rosa Chemical e Fedez, unito allo scimmiottamento di un presunto atto sessuale.
Tutti avevamo visto il bacio che si erano scambiati i Coma Cose alla fine della loro esibizione: un atto di tenerezza che ben esprimeva le emozioni di una storia d’amore con le sue difficoltà.
Fedez e Rosa, invece, hanno lanciato un messaggio di volgarità quasi ad affermare che una storia d’amore non possa essere altrettanto bella e dolce se si tratta di due uomini ma solo lasciva e oscena.
Visto che il Festival è per “famiglie”, rincorrendo spasmodicamente l’ascolto, si è persa un’ottima occasione per far capire la verità a chi ancora ha delle remore sugli omosessuali. Le persone che amano persone dello stesso sesso di nascita hanno dei sentimenti grandi e puri come chiunque altro e non sono depravati sporcaccioni. Sperano e soffrono come tutti.
I due cantanti in questione, tra l’altro, all’affannosa ricerca di popolarità, non sono affatto omosessuali e così facendo hanno offeso e danneggiato la comunità LGBT+.
Sarebbe davvero stato un insegnamento nobile se un bacio affettuoso e dolce come quello dei Coma Cose fosse stato scambiato tra due uomini o donne omosessuali.
Tutti, infatti, culliamo in cuore gli stessi sentimenti, purché sinceri.
Ma, forse, al Festival di Sanremo non lo sanno ancora.

Renata Rusca Zargar

mercoledì, febbraio 22

Dal profilo FB di NORMA TROGU, pittrice di gran talento.

 

Norma con il marito Gino, anche lui valido artista, 

come dire: "Dio li fa e poi li accompagna!"

Ogni tanto mi piace curiosare nel profilo FB di NORMA TROGU poiché, oltre a pubblicare le sue opere pittoriche, a volte inserisce lavori altrui, molto interessanti. Ne ho scelti per il momento tre. Vale la pena guardarli e sorridere un poco, in questi momenti che spesso il sorriso si spegne nella profonda tristezza.

L'effetto è sbalorditivo!Basta una giacca e una maglietta!

Esempio de mucca che fa latte in polvere...

Foto: Helga Stantzel


Dice Cervantes en el Quijote: "Lascia parlare la carta e la lingua taccia"

Scultura di carta di Ivan Mirkovic.

Quadro con uomo 

Opera: Norman Rockwell

Effetto straordinario, tutto nel dipinto, pare che porti con sé una cornice e basta! Complimenti Norma, per le scelte ben centrate! Però un tuo dipinto non può mancare, molto simpatico e con una didascalia che fa sorridere:


Norma Trogu

Oh Sant'Agostino! Che birbantello!  

"Signore dammi la castità e la continenza, ma non subito"

Tecnica Mista: "Il canto della Sirena" 30 x 30


Plaquette per la giornata mondiale della poesia - LA LUNA E IL DRAGO - Poesia Drabble IL PONTE ROTTO di Danila Oppio


 



Ho partecipato con questa poesia DRABBLE per la plaquette in oggetto


Il ponte rotto

Un uomo insensibile

non possedendo

lo strumento 

utile per misurare 

ampiezza

dell’  amore ricevuto

non ne conosce

neppure l’ intensità.

 

Ma quello stesso

uomo sa calcolare

con assoluta precisione

la lunghezza

della lama e assestare 

fendenti mortali a lei

che tanto l’ ha amato.

 

E’ così che colpisce

ben consapevole

della sua forza

distruttiva.

“Quel ponte si è rotto” 

Le dice ridendo.

“E nemmeno il Governo

potrebbe ripararlo”.

 

E crudelmente

aggiunge beffardo:

Spero, con questo

di averti almeno

un poco divertito”.

Lei è ancora lì

che ride a crepapelle

fino a morirne

in una pozza di sangue 

e lacrime amare.


sabato, febbraio 18

Come liberare la pace nel Sahel, istruzioni per l'uso - di P. MAURO ARMANINO



 Padre Pierluigi Maccalli e sotto con Padre Mauro Armanino

Come liberare la pace nel Sahel, 
istruzioni per l’uso

L’amico Pierluigi Maccalli, ostaggio per più di due anni nel deserto, è stato per tanto tempo incatenato dai suoi rapitori. Attaccato come si fa coi cani e coi prigionieri perché non fuggano dalla prigionia, aveva pochi metri di spazio. Proprio a lui, da sempre artigiano di pace nel suo cammino umano e missionario, è toccato in sorte di fare l’esperienza della violenza. In quella circostanza, nelle fredde notti sotto le stelle ancora più luminose del deserto, avrebbe confessato di avere scoperto la libertà. Da allora Pierluigi, nel suo Paese e altrove, condivide, a chi l’ascolta e legge i suoi scritti, una testimonianza di pace. Lui, innocente ostaggio della violenza armata in nome di un dio camuffato da giustiziere, ha trasformato le catene in libertà.
Nel Sahel, altrove in Africa e in Europa, non si fa che parlare di armi, munizioni, militari, tattiche e strategie per ‘neutralizzare’ il nemico. Pure noi in Niger, nel nostro piccolo, possediamo aerei, droni, basi militari, soldati e cimiteri in abbondanza. Non mancano gli investimenti per il settore della difesa e non mancano neppure, nella stessa capitale, le classi fatte di paglia che ogni anno riducono in cenere alunni e strutture. I gruppi armati di dio, dei soldi, dei commerci e soprattutto dei propri interessi, non sono che pedine, vittime anch’essi delle forze del male. Esse, le forze schiave del male, operano in modo aperto e misurabile e assieme occulto, perché indefinito negli effetti poco prevedibili. Di tutto ciò la corsa al riarmo è il segno.
I numeri dell’Istituto Internazionale della Ricerca sulla Pace di Stoccolma, evidenziano che l’anno scorso è stato marcato da una spesa militare senza precedenti, di 2.100 miliardi di dollari. Il business della guerra è generato dai conflitti armati, le scelte militariste dei paesi belligeranti o cobelligeranti, impegnati a rifornire gli eserciti sul campo. Si prepara poi il business della ricostruzione e i diversi paradisi umanitari con, sullo sfondo, l’industria bellica al comando della politica che si nutre della vita di migliaia di esseri umani. Finché il detto latino anonimo assicura che ’ per volere la pace occorre preparare la guerra’ non sarà messo nelle pattumiere della storia, non usciremo dalla logica della spirale della violenza, di cui anche Dio è vittima.
Ecco perché è da prendere sul serio l’invito accorato dell’amico Pierluigi a ‘liberare la pace’. Nelle politiche, nelle religioni, nell’economia, nelle relazioni e soprattutto nello spirito umano, occorre ‘ripudiare’ la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Disarmare e soprattutto dis-armarsi nel pensiero, nelle parole, nelle scelte e nello sguardo, per liberare la pace, incatenata dalla menzogna e la paura dell’altro.

                                                                                             
Mauro Armanino, Niamey, 19 febbraio 2023

martedì, febbraio 14

L'URLO - trailer del film

Concorso RICORDANZE de L'AQUILONE di Cortemaggiore Classificata al II Posto con la mia poesia A GIACOMO

 Oggi ho ricevuto il premio relativo alla mia poesia A GIACOMO, con la quale ho partecipato a Cortemaggiore (PC) e sono felice! Si tratta di un piatto dipinto a mano da Norina Rosi, sul quale è stata apposta l'etichetta che ho ingrandito, e che troverete qui sotto. Più sotto il Diploma d'Onore e infine il testo della mia poesia premiata. 





A Giacomo 

Se solo avessi con te scambiato 
su quell’ermo colle profondi sguardi
assorbito avrei nell’immensa quiete
silenzi che san d’eterno, Leopardi!

Con te accanto, sfiorata dal vento
starei in assorto silenzio pensando.
E nel mar dei ricordi, naufragando 
dolcezza infinita mi dona contento.

Chi ti conobbe fu per l’Infinito
e poche altre poesie studiate a scuola
“portar a memoria” scrissi sul diario,
A Silvia oppure Passero solitario.

O studiar La sera del dì di festa
Il sabato del villaggio, Alla luna 
Infin La quiete dopo la tempesta.
Nei testi di scuola, di altre nessuna.

Quanto hai scritto e imparato
leggendo libri al lume di candela
raccolti negli scaffali del tuo babbo
sfinendo gli occhi fino a tarda sera.

Cent'ottantacinque anni son trascorsi.
da quando l’amico Ranieri a Napoli 
pianse la tua morte. Goloso di dolcetti
tanto che nell’ultimo giorno di tua vita
mangiasti oltre un chilo di confetti.

Al termine della tua esistenza,
scrivesti La ginestra e, per compire
Il tramonto della luna, la certezza
che la tua vita era prossima finire.

Esprimi con i versi il tuo predire:
Ma la vita mortal, poi che la bella 
giovinezza sparì, non si colora 
 d’altra luce giammai, né d’altra aurora. 
Vedova è insino al fine; ed alla notte
che l’altre etadi oscura, 
segno poser gli Dei la sepoltura.
(Da Il tramonto della luna)
 
Danila Oppio

sabato, febbraio 11

MIGRANTI NEL SAHEL, VOCE DEL VERBO DEPORTARE di P. MAURO ARMANINO

Migranti nel Sahel, voce del verbo deportare

Le migrazioni fanno la storia e la storia è fatta di migrazioni. La mobilità è costitutiva dell’umanità perché la vita non è altro che una serie di cammini inventati nel tempo. La storia si ingegna a raccontare quanto ogni giorno trova scritto sulla sabbia prima che sia cancellato dal vento. Si tratta dei sogni che, impunemente traditi, rubati o confiscati dal sistema di polizia globale, sopravvivono e si tramandano alle generazioni future. I migranti, spesso senza avvedersene, sono delle migrazioni i drammatici artigiani e profeti. Per questo, senza destare sommovimenti, proteste e rimostranze degne di questo nome, sono ormai da anni oggetto di deportazioni. Basta andare sul net e scrivere questa sinistra parola, abbinata all’Algeria dei militari, del gas e del petrolio, per trovare in fretta una serie impressionante di notizie sul tema.

Sono sinonimi del verbo deportare, verbo transitivo … (che si dice di un verbo che non esaurisce l'azione in sé ma la estende su un “oggetto”), esiliare, bandire, confinare, relegare, deporre, proscrivere, trasferire a forza. Tutto è detto perché il verbo ‘transita’ sull’altro, appunto, come ‘merce di scambio’. Solo perché l’altro è riducibile ad ‘oggetto’ che la storia ha reso le deportazioni tristemente famose e attuali. Esse sono state applicate su vasta scala in Europa durante la Seconda guerra mondiale e poi applicate dappertutto.

‘Le deportazioni degli africani dall’Algeria al Niger continuano … in condizioni caotiche e persino mortali’, è scritto sul sito di ‘Meltingpot’ del 4 gennaio scorso. Algeria, l’Onu accusa: migranti deportati e abbandonati nel deserto al confine col Niger, del 21 maggio 2018…lo stesso sito ricorda che almeno 10 mila migranti sono stati abbandonati a partire da settembre. Continuano su larga scala le deportazioni dall’Algeria mentre le operazioni di rimpatrio verso i Paesi di origine sono state notevolmente rallentate, segnala il sito italy24press, del 3 gennaio di quest’anno. Algeri deporta nel deserto i migranti e a denunciarlo è l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM). Secondo l’organizzazione alcuni sono stati abbandonati dai trafficanti, altri sono stati deportati dalle autorità algerine. Riferito sito della rivista missionaria Africa’.

Questo verbo deriva dal latino deportare, infinito presente attivo di deporto, "portare via"… Nell’epoca dello schiavismo, Nel Sahel e altrove in Africa, si è cominciato col ‘portar via’ le persone a milioni dal Continente. Si è continuato col ‘portar via’ la sovranità dei popoli con colonialismo e poi col neocolonialismo che è perpetuato sotto altre vesti dalle attuali élite al potere. In questi decenni le geopolitiche della miseria hanno cospirato per ‘portar via’ il futuro dei giovani del Continente.

 ‘Sono migliaia i fantasmi nel deserto ai confini con la Libia. Migranti e profughi africani e asiatici prelevati dalle carceri libiche ed espulsi nel Sahara. La loro sorte è ignota. La denuncia viene dall’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu che a novembre ha pubblicato il rapporto 'Unsafe and Undignified', insicuri e privati della dignità. Nel 2019 e nel 2020 ha avuto notizie di 7.500 espulsioni arbitrarie di migranti e richiedenti asilo in Sudan, Niger e Ciad. Numero sottostimato, sostiene lo studio, per l’impossibilità di ottenere dati certi. Solo a dicembre o gennaio 2020 ci sono state oltre mille espulsioni nel deserto dalla Libia in Niger. I migranti vengono prelevati da centri e portati nei centri di raccolta dalle quali le unità di pattuglia in frontiera li deportano’. E’ il giornale Avvenire che pubblicava questa notizia tempi addietro.

Tutta deportazione, dunque, nasce dal ‘portar via’ ciò che costituisce quanto di più prezioso possieda una persona: il desiderio di un mondo differente. Un mondo che privilegi l’importazione di beni e capitali, l’esportazione di materie prime e di giovani come ‘mercanzia’ da trafficare, non può che utilizzare la deportazione come strategia di governo. Ed è proprio questo sistema che i migranti rivelano, denunciano e, a modo loro, sconfiggono.

       Mauro Armanino, Niamey, 12 febbraio 2023

martedì, febbraio 7

UNA PREGHIERA PER LA PACE a SAVONA di RENATA RUSCA ZARGAR e ZAHOOR AHMAD ZARGAR

Una preghiera per la pace

di Renata Rusca Zargar

Io credo che su otto miliardi di abitanti del Pianeta siano poche migliaia quelli che cercano la guerra: i trafficanti di armi, chi ha venduto loro l'anima in cambio di ricchezza e chi sa manipolare e condizionare le persone comuni.

Infatti, credo che le aspettative del genere umano non siano certamente di uccidere, torturare, martoriare uomini, donne e bambini, togliendo loro casa e lavoro e abbandonando i paesi in macerie. Credo che nessuno, così facendo, possa trovare la pace interiore.

Ricorderò sempre di aver visto nel Ladakh in India sventolare le bandierine di un’antichissima tradizione buddista di preghiera il cui scopo era inondare il mondo con pensieri di pace e di bontà.


Praticamente, lo stesso scopo della preghiera collettiva organizzata dalla diocesi di Savona Noli domenica 5 febbraio presso il Teatro Nuovo di Valleggia. Infatti, la rappresentante buddista, Roberta Francaviglia dell’Istituto Soka Gakai, ribadiva la speranza insita nella preghiera che ci migliora per non farci sentire impotenti. Citava, poi, le parole consolatorie del maestro vivente Daisaku Ikedo: “Anche un singolo individuo può cambiare il destino dell’umanità.”


Nella platea, un folto pubblico ascoltava i vari leader religiosi uniti nella ricerca del bene per tutti noi, un bene che oggi ci sembra tanto lontano. Tutti si affidavano a Dio, mentre la signora Natascia De Rosso introduceva l’evento e presentava ognuno dei relatori.

Tutti, a cominciare dal pastore avventista Eugen Havresciuc, riconoscevano che ognuno deve iniziare da se stesso il percorso di pacificazione, andando a dormire con la coscienza pulita. “Non si possono avere fabbriche di armi e chiamarsi cristiani!”  sottolineava.



Particolarmente toccanti erano la lettura del Salmo 85 del pastore della Chiesa Evangelica Metodista di Savona Marco di Pasquale, il canto “Shalom” che Amnon Cohen della Comunità Ebraica aveva inviato da Israele e il canto alla Madonna e al mondo inviato da padre Gheorghe Andronic della Chiesa Ortodossa Rumena.

Intanto, Monsignor Calogero Marino, Vescovo cattolico, rievocava, tra l’altro, l’impegno di Papa Giovanni Paolo II per la pace e il suo indimenticabile discorso ad Assisi. Parole sempre attuali, così come la dedizione di Papa Francesco, perché è di vitale importanza intendere che siamo tutti fratelli e sorelle che condividiamo la comune umanità e che la pace è come un cantiere aperto che chiede la cura di tutti.

Anche Suamini Shudda Ananda Giri dell’Unione Induista Italiana confermava che lo sforzo deve essere nostro per vincere i demoni interiori e che dobbiamo riappropriarci dell’azione. Concludeva declamando il mantra Shanti.

Così pure il Presidente della Comunità islamica, Zahoor Ahmad Zargar, elevava a Dio una preghiera molto seguita dall’uditorio: “Vogliamo l’intervento divino che tocchi i cuori di tutti gli istigatori di guerra e volga il loro cuore malvagio verso una migliore comprensione. Abbiamo bisogno di pace e armonia. Preghiamo perché regni la pace tra noi. Oh, Dio, Tu sei la pace, da Te viene la pace, a Te ritorna la pace. Rianimaci con un saluto di pace e guidaci alla tua dimora di pace. (Mohamed pbsl)”. Infatti, il saluto che i musulmani si rivolgono è proprio “As-salamu alaykum” che significa “la pace sia con te”.

È vero, noi persone di pace ci sentiamo impotenti davanti ai governanti del mondo che seminano morte e distruzione ovunque. Emily Dickinson però scriveva: "Se potrò alleviare il dolore di una vita o lenire una pena o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel suo nido non avrò vissuto invano." Cioè, cominciamo dal poco: se ognuno saprà seminare un granello di pace, forse, quel granello germoglierà e si unirà a tanti altri granelli che salveranno il Pianeta dal male.

Renata Rusca Zargar

Ho pubblicato in un precedente post il video relativo al discorso di Zargar, ma lo ripresento in questo link, se vorrete cliccarci su, lo ascolterete da qui.

"Dalla parte della pace" - con coro di voce in preghiera - Teatro nuovo ...

sabato, febbraio 4

LE VITE INCROCIATE DI NIAMEY di P. MAURO ARMANINO



                               Le vite incrociate di Niamey

C’è quella di John che, coi tre figli e la madre, scappano dalla guerra di Charles Taylor in Liberia nel 1990. Da Sanniquillie, luogo della pre- conferenza panafricana del 1959, va nella vicina Guinea. Nel ’94 si separa da Josephine e parte solo coi figli a Danane, in Costa d’Avorio, dove trova una nuova madre per loro di nome Andrea. Dopo il suo inspiegabile decesso avvenuto nel 1998 John, attraversando il Mali e la Mauritania, raggiunge il Marocco dove sua figlia primogenita, tramite un conoscente, era partita per studiare. Grazie a una Ong può mandare gratuitamente i figli a scuola mentre sua figlia Justina, che l’aveva fatto venire in Marocco, è inviata in Malesia per motivi di lavoro. John rimane per qualche anno a Casablanca e lì, nel 2009, scopre con amarezza di essere ammalato di AIDS e comincia le terapie mediche adatte per l’infezione. Siamo ormai nel 2012 e John, coi figli che hanno nel frattempo terminato la scuola, torna in Costa d’Avorio con la complicità dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, l’OIM. 

Residente, per motivi di lavoro, nella città di Korhogo incontra Ramatou, originaria del Burkina Faso, già prima madre di due figli. Conosce la famiglia di lei nel suo Paese di origine e ivi celebrano le nozze secondo la tradizione. Tornati in Costa d’Avorio, John si improvvisa minatore e mette da parte il sufficiente per il viaggio che, col sogno di raggiungere l’Italia, l’avrebbe condotto in Libia. Per arrivarvi attraversa il Ghana, il Togo, il Benin, la Nigeria e il Chad. A Zuwarah tenta per due volte coi passeurs e perde almeno 1 400 dollari per imbroglio. Non gli resta che tornare a casa ed è proprio quello che John cerca di fare dopo essere passato per Djamena nel Chad e, col bus, aver raggiunto Niamey. Dorme in un alloggio di fortuna, la stessa che lo ha portato fin qui.

C’è quella di Diallo che, nato in Guinea, fa i suoi studi in Sierra Leone perché sua madre è originaria di questo Paese che la guerra civile e i diamanti hanno insanguinato. Alla morte del padre, nel 2018, parte per l’Algeria con la speranza di continuare gli studi. Passa nel vicino Marocco e, con altri 74 migranti stivati in uno ‘Zodiaco’, tenta di attraversare il mare per sbarcare in Spagna. Le guardie costiere marocchine, chiamate anche ‘Bamboula’ (nome di un tamburo), lo riportano al mittente e, in seguito, lo abbandonano nel deserto algerino. Pure lui, come John e tanti altri, fa il cammino a ritroso, tra banditi, militari, contrabbandieri, camion e marce di notte nel deserto. Per questi giorni di attesa ha trovato una precaria sistemazione presso la ‘3 STV’, una delle numerose compagnie di viaggi di Niamey, dove tutte le vite si incrociano. 




        Mauro Armanino, Niamey, 5 febbraio 2023


giovedì, febbraio 2

A DUE ANNI DALLA SALITA IN CIELO Della mia MAMMA VITTORIA di DANILA OPPIO

 


Ciao mamma adorata!

Due anni fa, a oggi, mi hanno chiamato dicendomi che stavi per terminare la tua lunga vita terrena. Il mese successivo avresti compiuto 101 anni. 

Siamo venuti a trovarti presso la RSA, ormai eri in pre coma e non so neppure se sei riuscita a sentire la nostra voce. Eri attaccata all'ossigeno e a una flebo. Ci hanno fatto indossare mascherine, cuffie e un camice, soprascarpe e guanti di plastica. Come avresti potuto, anche se fossi stata presente, riconoscerci?  L'indomani mattina ho ricevuto la telefonata che mi comunicava la tua dipartita. Siamo poi venuti, mio figlio ed io, a darti un ulteriore saluto quando eri già deposta nella bara. 

Eri diventata uno scricciolo, pelle e ossa, consunta dagli anni. Ancora adesso provo un dolore struggente nel ricordare quei momenti. Nei giorni seguenti ti abbiamo salutato con le esequie funebri, quindi ho tenuto le tue ceneri in casa mia fino al 4 di agosto. Il giorno successivo Don Alberto ha benedetto la tua tumulazione, era lo stesso giorno e mese di quando abbiamo sepolto papà, molti anni prima. Così ho voluto, per ricordarvi entrambi finalmente riuniti.  Abbiamo accompagnato la tua urna al cimitero del tuo paese d'origine, nel Veneto, dove è presente la tomba di famiglia, e dove già si trova mio padre, i miei nonni tuoi genitori e tuo fratello. Erano presenti parenti e amici più stretti, mia figlia con il marito, i norvegesi con il tuo ultimo pro-nipotino Leon, mio marito ed io.  Volevi ritornare lì e abbiamo esaudito il tuo desiderio. Le tue spoglie sono lontane,  ma sono sicura che parenti ed amici vengono a pregare sul tuo riposo eterno. 

Mamma, sei sempre nel mio cuore, mi manchi tanto ma so che vegli su di noi. 

Ti abbraccio e ti bacio con quotidiano ricordo e affetto profondo.

tua figlia Danila

CONTEST DRABBLE E POESIE PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA indetto da LA LUNA E IL DRAGO

 



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