POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

domenica, marzo 2

L'ERA DEL DISPREZZO di padre MAURO ARMANINO

L’era del disprezzo

Ci sono molti modi per qualificare il nostro tempo e dargli il nome che gli spetta. Tra i possibili titoli che lo riassumono, rappresentano e esemplificano quello del ’tempo del disprezzo’ pare sufficientemente eloquente e azzeccato. Il disprezzo è considerare qualcuno indegno di stima, da disdegnare, svilire, abbassarne il valore. Tutti i campi di detenzione, le carceri, particolari luoghi di lavoro e le relazioni di classe sono attraversati da questa unica alterazione umana chiamata disprezzo. 

Il disprezzo di tutto quanto è fragile e vulnerabile, indifeso come un bimbo appena nato o da nascere accompagna il nostro tempo. Un mondo che si basa sul potere della quantità di armi, denaro, prestigio e potere non può che disprezzare chi non appartiene all’esigua minoranza che ha pieno diritto di decidere la vita e la morte dei più. I primi ad essere disprezzati sono i poveri e i miserabili che vanno eliminati, espunti perché indecorosi nelle città a misura dei ricchi e opulenti oligarchi.

Il disprezzo per coloro che non si rassegnano a scomparire come inutile zavorra da buttare quando necessario per il sistema. Chi non entra in schemi e moduli prefissato è indegno di stima perché pericoloso come una parola nelle mani di un poeta o un sogno nascosto di un innamorato. Gli sfollati, i richiedenti asilo, i migranti e i rifugiati sono categorie marginali, di frontiera. Gente sfrontata che osa pensare e rischiare la vita per un destino scritto nella polvere. Gente del tutto fuori posto.

Il disprezzo della verità, della bellezza e di tutto ciò che è gratuito perché sono cose senza prezzo. Da di-sprezzare in quanto non traducibili in merci e dunque non commerciabili. Il disprezzo dei cittadini da parte di chi ha il dovere e potere di decidere la loro sorte ha assunto, in questi anni, proporzioni inedite. Solo esistono sudditi, schiavi, servi, prigionieri e esiliati da tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Le scuole per le élite dei giovani leader insegnano il disprezzo dei piccoli.

Il disprezzo della politica e della democrazia ne costituiscono la condizione essenziale. Dopo aver profittato dell’una e dell’altra per arricchirsi e raggiungere il potere saranno entrambe mandate al macero. Con loro sono rottamati i diritti fondamentali della persona umana, conquistati con lacrime e sangue. Basta osservare come i diritti dei lavoratori sono stati erosi in questi anni nei quali lo sfruttamento e i morti sul lavoro sono la guerra di cui nessuno più parla. Morti bianche per disprezzo.

L’era del disprezzo per la vita fabbrica, commercia, diffonde armi e guerre come diamanti e terre rare da coltivare con mercenari e gruppi armati. Si disprezza la pace perché regni sovrano il terrore che tutto immobilizza e crea sofferenze che non interessano a nessuno dei potenti. Il disprezzo del dolore, poi, è il sommo tradimento di quanto costituisce l’umano che ci dovrebbe accomunare. Il disprezzo del tempo tradisce il giorno, le ore della notte e tutto trasforma in un baraccone da circo perenne.

Difficile ipotizzare cosa seguirà all’attuale età del disprezzo. Ciò che importa sarà dunque seminare, le mani nude e con paziente follia, l’eretica utopia di parole nuove gettate al vento.



                        Mauro Armanino, Niamey, marzo 2025


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