In questi giorni di festa, ho preso in mano un volume che non avevo mai sfogliato, di Franco Marcoaldi e Tomaso Montanari edito da Treccani. Si tratta di una raccolta di poesie varie, illustrate da stampe di quadri o di foto.
Verso la fine, ho incontrato la poesia MILANO, AGOSTO 1943 di Salvatore Quasimodo, che mi ha molto colpito.
Nel fare una ricerca più approfondita nel Web, ho "scoperto" il sito di Danilo Ruocco dedicato al Premio Nobel Quasimodo, e mi sono permessa di riprendere una parte del testo e alcune fotografie.
Questo il risultato della mia lettura e relative ricerche:
Il mio volume
La Basilica di Sant'Ambrogio colpita dai bombardamenti
La pagina della poesia inserita nel libro
sotto:
Il testo ricopiato per una migliore lettura
Milano, agosto 1943
Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.
Salvatore Quasimodo
Nell’agosto del 1943 Milano fu bersaglio di una serie di bombardamenti da parte degli Alleati anglo-americani che, oltre al capoluogo lombardo, colpirono anche le altre città industriali del Nord.
Quasimodo descrive la desolazione post-bombardamento. Anche se il nazi-fascismo andava debellato, il poeta è profondamente scosso dalla ferocia della guerra e dai lutti che essa porta con sé. Nella poesia, Quasimodo non parla di un lutto in particolare, ma di quello totalizzante riguardante la città di Milano che, nella poesia, risulta essere «morta».
Dei cadaveri, Quasimodo, traccia una descrizione, sommaria quanto efficace: essi sono «rossi» e «gonfi».
Dei vivi, il poeta non dà indicazioni descrittive, ma solo dettagli: di essi s’intravede una «povera mano», se ne sente il rumore dei loro aeroplani e si dice che essi «non hanno più sete».
Anche la Natura è stata colpita a morte: l’usignolo è morto precipitando dall’antenna e l’acqua potabile delle condutture non è più utilizzabile (ed è per questo che si ricorreva ai pozzi).
La poesia fa parte di Giorno dopo giorno
(analisi della poesia da parte di Danilo Ruocco)
Aggiungo un'altra lirica di Quasimodo:
Dalla Rocca di Bergamo Alta
Hai udito il grido del gallo nell'aria
di là dalle murate, oltre le torri
gelide d'una luce che ignoravi,
grido fulmineo di vita, e stormire
di voci dentro le celle, e il richiamo
d'uccello della ronda avanti l'alba.
E non hai detto parole per te:
eri nel cerchio ormai di breve raggio:
e tacquero l'antilope e l'airone
persi in un soffio di fumo maligno,
talismani d'un mondo appena nato.
E passava la luna di febbraio
aperta sulla terra, ma a te forma
nella memoria, accesa al suo silenzio.
Anche tu fra i cipressi della Rocca
ora vai senza rumore; e qui l'ira
si quieta al verde dei giovani morti
e la pietà lontana è quasi gioia.
Nota
La poesia nasce da un dato biografico: Quasimodo fu incarcerato a Bergamo come disertore per non aver risposto a una cartolina precetto (mai ricevuta) di richiamo alle armi.
Il manoscritto è datato febbraio-marzo 1943, e il componimento fa parte della silloge Giorno dopo giorno. Per questa ragione, fu posta una targa per Quasimodo alla Rocca di Bergamo Alta il 14 maggio 2019.
Si è svolta in quella mattina, alla presenza del Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, della Presidente del Consiglio comunale Marzia Marchesi, di Alessandro Quasimodo e della vicepresidente dell’Associazione culturale Salvatore Quasimodo di Palazzago Ines Soncini, la cerimonia di svelamento della targa in onore di Salvatore Quasimodo posta nel parco della Rocca di Bergamo Alta.
Durante la cerimonia è stato ricordato che Quasimodo, per non aver risposto alla cartolina-precetto inviatagli dalla Repubblica di Salò, nel febbraio-marzo del 1943 venne imprigionato nelle carceri di Sant’Agata in Città Alta a Bergamo.
Fu rammentando quella esperienza che Quasimodo scrisse la poesia Dalla Rocca di Bergamo Alta (in Giorno dopo giorno).
La targa ha la parte superiore “libera” per permettere di vedere il panorama di Città Alta e integrarsi con esso e recita:
"Incarcerato a Bergamo per antifascismo Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura, compose nel 1943 la poesia “Dalla Rocca di Bergamo Alta.
A perenne memoria, questa targa il Comune di Bergamo e l’Associazione culturale S. Quasimodo di Palazzago posero.
Bergamo, XIV maggio 2019"
Alla cerimonia erano, tra gli altri, presenti anche lo studioso quasimodiano Danilo Ruocco e la poetessa Rita Iacomino.
Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore presenta la targa
Come già detto all'inizio, ho tratto foto e testo dal sito dedicato a Salvatore Quasimodo, di Danilo Ruocco, che è nato a Bergamo nel 1969.
Laureato in Lettere Moderne è iscritto all'Ordine dei Giornalisti nell'Elenco dei Pubblicisti.
Scrive online di cultura, di spettacolo, di comunicazione e dì diritti civili.
E dal libro CENTO LUOGHI DI-VERSI – Un viaggio in Italia, che invece è mio, edito nel 2020 da Treccani, che mi ha dato lo spunto per una più dettagliata ricerca. La foto della Basilica distrutta dalle bombe è tratta dal libro in mio possesso, e le altre dal sito di Danilo Ruocco.
Ringrazio il dott. Ruocco per il bel servizio, dal quale ho attinto a piene mani, ma sono certa che non avrà nulla da eccepire e che potete visitare a questo link:
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