POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

giovedì, aprile 13

SOGNO DI UN POMERIGGIO DI QUASI ESTATE di GIOVANNA GIORDANI

SOGNO DI UN POMERIGGIO DI QUASI ESTATE

Sono convinta che le forzature in natura non vanno mai bene. Così è stato per l'introduzione forzata dalla Slovenia degli orsi nei boschi trentini. Gli orsi, seguendo il loro istinto, hanno provocato gravi danni ad animali da allevamento e persone. Ora si vuole "educare" la popolazione che ama passeggiare nei boschi a mantenere certi comportamenti in caso di incontro con il plantigrado e viene anche omaggiata di un campanellino "antiorso"...

Stavo passeggiando in uno dei boschi del mio amato Trentino.

Come al solito ero affascinata dall’ascolto dei teneri ciangottii che provenivano dai rami degli alberi e dal lieve stormire delle fronde che sembravano rivolgermi il loro saluto di benvenuto. Tutto era pace, serenità. All’improvviso questa pace fu interrotta da un rumore di rami spezzati, scricchiolio di sterpaglie e tonfi pesanti alle mie spalle. Mi girai e rimasi impietrita da ciò che stava davanti ai miei occhi. Un enorme orso, ritto sulle zampe posteriori e le fauci spalancate iniziò a rugliare verso di me in modo che mi sentii raggelare il sangue. I suoi denti bianchissimi e appuntiti spiccavano orgogliosi e mi sembrò che anche il bosco dintorno ammutolisse di terrore. Rimasi immobile. Il cervello era solo capace di dirmi che avrei fatto la fine delle galline, pecore, mucche e asini di cui tale animale, come avevo letto e visto sui giornali, era ghiotto. Attesi. Non potevo fare altro. Le mie gambe erano diventate due macigni inamovibili.

L’orso richiuse le fauci e mi fissò intensamente. -  Forse non gli piaccio. - Sperai. 

Lui continuava a fissarmi con i suoi occhioni luccicanti di lampi di rimprovero, che non promettevano niente di buono, e sembrava mi dicessero:

 - cosa fai tu, qui, straniera? Come osi entrare nella mia casa senza aver suonato il campanello? –

Poi rugliò di nuovo tendendo verso di me le sue zampe anteriori. -         E’ finita – pensai e cominciai a gridare disperatamente: - Il campanellooooooo, dov’è il campanellooooooo???!!!!!! –

Ma mi rendevo conto che le mie grida erano afone per cui nessuno poteva sentirmi. Riprovai ancora, mentre l’orso ormai mi era addosso con la sua scura mole ondeggiante e le fauci spalancate. Poi il buio mi avvolse e mi svegliai madida di sudore, ma felice di essere comodamente seduta sul divano di casa. Mi resi conto di essermi assopita davanti alla tv, con il giornale sulle ginocchia dal quale spiccava il viso sanguinante dell’uomo ferito da un orso.

- Che ti succede? - mi si stava chiedendo con voce preoccupata. - Cos’è questa storia del campanello? -

- Oh, niente - risposi - mi raccomando, se andate a passeggiare nei boschi, non dimenticate di portare con voi un campanello. Lo esige il re dei boschi. Se entrerete nella sua reggia senza aver suonato il campanello, lui si arrabbierà parecchio, e… speriamo che ve la cavate! - 

- Giovanna Giordani -


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