POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, dicembre 2

TRASGRESSIONE DI FRONTIERE di Padre MAURO ARMANINO






Trasgressione di frontiere

Si tratta del tempo dell’avvento, che fa rima con vento e avventura. Una venuta, quella di cui il Natale ci narra l’utopia, che appare come un passaggio, irregolare, di frontiere. Cielo e terra, divino e umano, santo e profano, straniero e compagno...l’altro e noi. Tutto quanto costitutiva la conformazione dello spazio e l‘organizzazione sociale della realtà è spazzato via. Il cielo e la terra si mescolano così come l’umano e il divino. Eternità e tempo sono entrambi santi così come il compagno e lo straniero che mangia lo stesso pane. Il primo trasgressore di frontiere è Dio. Pentito per averle inventate o forse permesse per debolezza nei confronti del suo popolo, ha scelto di renderle mero oggetto di studio per gli amatori di geopolitica o i politici per i quali esse non sono che strumento di controllo. L’av-vento porta lontano e si trasforma in av-ventura nella quale nuovi paesaggi creano storie nuove senza eroi e guerrieri. Senza frontiere per cui morire non c’è più nessuno e nulla da combattere. Le carte geografiche troveranno nei colori della speranza i nuovi confini della pace.

                  Mauro Armanino, Niamey, Avvento 2024

I DOMENICA DI AVVENTO - 1 dicembre 2024 - ANNO C -

Ndr: Aggiungo qualcosa sull'Avvento, che ho trovato nel Web.

Vangelo

La vostra liberazione è vicina. 

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Parola del Signore.

Spunti di riflessione

Oggi inizia l’Avvento, il tempo liturgico che preparandoci al Natale ci invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù. In Avvento, però, non viviamo solo l’attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo – quando alla fine dei tempi tornerà – preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose. Ricordiamo il Natale, aspettiamo il ritorno glorioso di Cristo, e anche il nostro incontro personale con lui: quel giorno nel quale il Signore ci chiamerà a sé. In queste quattro settimane siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, vivendo e crescendo nell’amore fra noi e verso tutti, per rendere i nostri cuori saldi e irreprensibili nella santità, (1,Tes 3,12-13): in una parola, vincendo noi stessi per donarci nell’amore.

Il Vangelo di questa domenica va proprio in tale direzione e ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico o dai ritmi convulsi delle giornate. Risuonano particolarmente incisive le parole di Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso…Vegliate in ogni momento pregando» (vv. 34.36).

Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale. Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue preoccupazioni, le sue gioie e i suoi dolori. Si rischia di ruotare sempre intorno a noi stessi. Tutto questo stanca, annoia e ci chiude alla speranza. Ecco allora trovata la radice del torpore e della pigrizia di cui parla il Vangelo. L’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità sia spirituali che materiali, prima di tutto di chi incontriamo ogni giorno e ci vive accanto. Dal momento in cui ho dimenticato me stessa ho trovato la mia pace ha confidato una santa. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. Sì, Per Te Gesù e per le anime ecco il nostro motto.

Il secondo atteggiamento per vivere bene il tempo dell’attesa del Signore è quello della preghiera. «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (v. 28), ammonisce il Vangelo di Luca. Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Che bello pensare che il nostro Angelo Custode - purtroppo tanto da noi dimenticato - quando apriamo gli occhi al mattino e il Signore ci dona un’altra giornata, ci ripeta: Coraggio, Alzati, Ti chiama!  Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Lui ci attende sempre. In questo nuovo Avvento, noi attendiamo Gesù, lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza. Pregare con amore, attendere fiduciosi Gesù, aprirsi agli altri, essere svegli, non chiusi mai in noi stessi, nelle nostre ferite, delusioni o risentimenti!

Ma se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest’altro, e ci lasciamo contagiare dal viverlo come festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo. Invece noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza. Vigiliamo perché è così facile farci distrarre dal mondo e dalle sue proposte che ci impediscono di sollevare lo sguardo, il cuore e la mente in Dio. Lentamente anche se non ce ne accorgiamo diventiamo freddi e poco generosi. Accogliamo il proposito all’inizio di questo tempo di Avvento di visitare più spesso Gesù Eucaristico nel Tabernacolo per riscaldarlo con il nostro fervore e affetto. Contemplarlo con fede e amore e come mi attende e mi aspetta per riversare su me i suoi più stupendi favori: luce, forza, coraggio e tanto desiderio del Cielo. Ecco un bel consiglio che attraverso la sua esperienza con Gesù, ci dona Santa Caterina Labouré: “Quando vado in cappella, mi pongo davanti al Buon Dio e gli dico: Eccomi, Signore, dammi quello che vuoi. Se mi dà qualcosa, sono molto contenta e lo ringrazio. Se non mi dà niente, lo ringrazio lo stesso, perché me lo merito. Allora gli dico tutto quanto affiora allo spirito: gli racconto le mie pene e le mie gioie e ascolto. Se lo si ascolta, egli parlerà, perché con il Buon Dio bisogna parlare e ascoltare. E quando si va a lui semplicemente e sinceramente, Egli parla sempre”.

La Vergine Maria, che ci porta Gesù, ed è nostro modello e maestra in quanto ci ha insegnato il valore dell’attesa, della vigilanza e della preghiera, ci aiuti a rafforzare la nostra speranza nelle promesse del suo Figlio. Viviamo sempre con Lei, perché come Mamma buona e premurosa ci aiuterà ad accogliere la Grazia di Cristo e a distaccarci da tutto ciò che è contrario al nostro bene più grande.


domenica, dicembre 1

I RICHIEDENTI ASILO E LA DICHIARAZIONE DI NIAMEY di PADRE MAURO ARMANINO


La dichiarazione di Niamey

I richiedenti asilo e la dichiarazione di Niamey 

Ambroise arriva per vie traverse dal Centrafrica. Djibril è scappato dalla nativa Libia a causa di una persecuzione religiosa. L’amico Mohammed si è salvato da una morte certa in Somalia. Ibrahim, espulso dalla casa di accoglienza dell’Alto Commissariato per le Nazioni Unite dove si trovava da un anno, è stato derubato della somma datagli per pagarsi l’affitto. Moussa era da giovanissimo rifugiato in Marocco e adesso si trova, sperso anche mentalmente, a Niamey in cerca di una direzione da dare alla sua traiettoria di vita. Due giovani portatori dello stesso nome di origine etnica, Dinga, sono entrambi scappati dal Soudan del Sud, ultimo nato tra i Paesi riconosciuti che vive di guerra e di stenti. E poi tutti gli altri giovani, adulti, famiglie, donne e madri con figli. Accomunati da un’unica precaria identità. Richiedente asilo, porta scritto il documento rilasciato dalle competenti autorità locali. Grazie a questo effimero ‘riconoscimento’ con valore giuridico, essi godono di protezione umanitaria come ogni cittadino di questo Paese, il Niger, trasformatosi in ‘terra d’asilo’.
Si tratta di una dichiarazione di transitoria identità che sancisce uno stato di vita la cui durata puo contarsi in mesi o anni. Queste persone, cittadini indefinibili, sono il simbolo forse più eloquente della condizione umana, della nostra condizione di creature di polvere. Chiedere asilo e protezione, un luogo da vivere, una terra da camminare e un futuro da ricostruire è tutto quanto costituisce, assieme alle violenze e ferite, la nostra umanità perduta e, a volte, ritrovata. Non hanno una casa, una lingua da abitare, del cibo per nutrirsi, abiti per ripararsi e volti amici a cui confidare le loro lacrime. Sono, dei richiedenti asilo, il nostro specchio più autentico, vero e smascherato dagli orpelli delle retoriche umanitarie, filosofiche e talvolta traditrici, delle religioni. Siamo tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri, diceva profeticamente George Orwell, scrittore e critico sociale di origine britannica.
La ‘Dichiarazione di Niamey’ della ‘Conferenza di Solidarietà Antimperialista con i Popoli del Sahel’, tenutasi la settimana scorsa, rivela una volta di più il dramma della nostra epoca e dell’Alleanza degli Stati del Sahel, AES, in particolare. Si tratta della frattura tra fine perseguito e i mezzi per conseguirlo. Si evidenzia il fossato tra una lettura storica delle cause della miseria del Sahel e la giustificazione dei colpi di stato. Questi ultimi sono letti come ‘incapacità degli Stati a proteggere gli stessi dall’ aggressione imperiale francese e la complicità col terrorismo’. I golpe sono pure ‘espressione di malcontento popolare e appello al cambiamento’. Sappiamo per esperienza storica che tra il fine e i mezzi esiste un’inscindibile relazione di complicità. Anche il fine più nobile e degno, la sovranità e l’indipendenza totale, come richiamato nella Conferenza, sarà tradito se i mezzi non saranno in relazione col fine prefisso.
Il richiedente asilo vive sulla sua pelle la distanza tra il riconoscimento della sua vulnerabilità e l’abbandono nella vita reale. Lo stesso baratro che esiste tra l’annuncio di una trasformazione politica radicale e la sua censura nella vita politica dei cittadini. Tra altisonanti proclami di sovranità e una propaganda da regime che offusca la condizione del quotidiano dei cittadini, diventati per buona parte, dei ‘richiedenti asilo’ nel proprio Paese.



             Mauro Armanino, Niamey, dicembre 2024