MILLE ANNI PER L’ “AVE MARIA”
6 – PREGA NELL’ORA DELLA NOSTRA MORTE
Nonostante tutto, nessuno può negare che, fra tutte le “ora”, ce n’è una peculiare e decisiva: l’”adesso” della “ora della nostra morte”. Col pensiero a quel momento terminiamo ogni “Ave Maria”.
Però, o Madre, pensiamo sufficientemente a quel momento? “Passarono – si afferma convinti – quei tempi tetri in cui non si faceva altro che pensare alla morte!” Posti nel vortice della premura, del rumore, della pianificazione, della lotta per la vita, ci dimentichiamo troppo di tale realtà che si chiama morte. “Non è di buon gusto menzionare il tema”. S’impedisce al bambino di vedere il cadavere del nonno.
«Si passa tante volte vicino al cimitero che alla fine si cade dentro» (proverbio russo). Sarà bene evitare questo rischio. Padre Kolbe ammoniva: «La morte non s'improvvisa. Si merita con tutta la vita».
La morte, quindi, sposta necessariamente il discorso sulla vita. Sul “perché “si vive, e come si vive. «Dio ha fatto bene a mettere la morte alla fine della vita, anziché al principio, in tal modo gli uomini hanno tempo per prepararvisi», (J. Le Gentil). Resta da dimostrare che i più ci riescano...
La preparazione, manco a dirlo, non consiste nello stare ad aspettare. La vita non è una sala d'attesa in cui si rassegna, bene o male, ad accamparsi, finché non arrivi il treno che ci sbarca nell’ aldilà.
La vita è itinerario, impegno, amore. «Certuni, perché muoiono si sa che furono vivi» (L. Carrer).
Tutto sta nel non confondere “l'essere vivi” con “l'agitazione”, il progredire con il correre, la pienezza con l'agitazione, il crescere con l'accumulare. Osservava E. Fromm: «Morire è tremendo. Ma l’idea di dover morire senza aver vissuto è insopportabile».
Mi è sempre piaciuta questa preghiera di un credente: “Signore, fa' che la morte mi trovi vivo!".
Ci può essere una morte apparente. Ma ci sono anche, purtroppo, numerosissime “vite apparenti”.
Il cristiano è prima di tutto, un “celebrante della vita”.
Cristo ha dato la vita affinché noi potessimo appunto avere il gusto della vita.
La morte, tuttavia, non solo esiste, ma è il momento della nostra metamorfosi definitiva, dalla nostra nascita a una vita senza fine. Siamo coerenti: se in ogni “venire alla luce” c’è una protagonista, questa è la madre. Maria, quindi, come Madre, non può essere esclusa da questo momento: Ella gioca in esso la propria ragione d’essere, il senso della sua maternità.
Che grande preghiera, questa, d’invocare che Maria interceda per noi “nell’ora della nostra morte”!
Non sappiamo ciò che succederà in quell’istante; che spazio misterioso si aprirà ai nostri occhi.
Uno scrittore francese sostiene che in quegli ultimi momenti – istanti in cui l’uomo godrà di una visione molto distinta di Dio – giacché lo separerà solo una tenue frontiera – potrà, con una nuova luce, fare la sua elezione definitiva “per Dio” o “contro Dio”. Il Padre ci offre sino all’ultimo la sua grazia invisibile, grazie alla quale, l’uomo può elevare fino a Lui una preghiera perfetta.
È consolante sapere che l’incaricata di suscitare in quel momento chiave tale “grazia invisibile” sia lei, Maria, ricordando gli ostinati che siamo stati, lungo tutta la vita, nel chiederle che si ricordasse di noi in quel momento. Di fronte al pensiero di quell’ora, nulla può allargare tanto il nostro cuore timoroso come il saperla al fianco del nostro cuscino, presso il nostro respiro affannoso, di fronte allo sguardo appannato, vicina alla mente confusa. Maria, con il dono che promana da lei: quello della sua tenerezza materna.
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Il santo Curato d'Ars quel giorno trovò in chiesa una donna immersa nella più grande angoscia.Era rimasta tragicamente vedova! Il suo dolore era grande, perché aveva perso il marito: s'era buttato da un ponte ed era annegato! Il santo Curato si avvicinò dolcemente e, ispirato da Dio, le sussurrò: «Tuo marito è salvo!». Incredula e stupita, la povera donna domandò: «Com'è possibile, padre?». Rispose il santo: «Tra il ponte e il fiume, c'era Dio! Volarono insieme, e nel volo tuo marito e Dio si riconciliarono». «Ma com'è possibile, padre?», insisté la donna. «È una grazia della Madonna! – rispose il santo Curato d'Ars –. Tu non lo sai, ma tuo marito, un giorno, tornando dai campi, portò fiori all'effigie della Madonna, che è sulla strada di casa tua. Poteva Maria dimenticare quel gesto gentile?».
•Testimonianza del Vescovo missionario di Athabaska, nel Canada Settentrionale, nel suo giubileo episcopale.«Quando avevo quindici anni i miei genitori si disperavano per la mia incorreggibilità. Né con le buone, né con le cattive si riusciva a nulla. Invece di andare a scuola, mi nascondevo e giocavo con i compagni. Una volta, di sorpresa, mio padre comparve in mezzo a noi, mi prese per mano e mi trascinò a casa.Mentre passavamo davanti alla chiesa, mi condusse dentro, all'altare della Madonna e recitò una breve preghiera, come sanno fare gli uomini: “Madre di Dio, ti raccomando questo mio figliolo, che mi fa disperare. Se puoi, fanne qualcosa di buono. Io non possa fare più niente”.Mentre così pregava guardai la statua e rimasi profondamente colpito dal volto di Gesù, che Maria teneva in braccio. Dopo tre anni, entrai in seminario. Divenni sacerdote e partii per le missioni. Mentre salutavo i miei genitori, mio padre mi disse, quasi celiando: “La Madonna prese allora le parole troppo sul serio. Ora sei tutto di Gesù! Maria, ora è tuo!».Prega per noi, Madre,anche per quest’ultima “ora”.Per questo, perché sappiamoche la prima domanda che ci farà il Padre,al giungere alla sua Casa, sarà:«Dove sta tuo fratello?».Come a Caino.*****LA MORTE … buone mani!Un contadino e il suo bambino erano in cammino verso un paese vicino, per la fiera annuale.La strada passava sopra un ponticello di pietra sgretolato e traballante per il fiume in piena.Il bambino si spaventò. "Papà, pensi che il ponte reggerà?", chiese.Il padre rispose: "La mamma di terrà per mano, figlio mio!".E il bambino mise la sua mano in quella della mamma. Con molta cautela attraversò il ponte a fianco di papà e mamma, e giunsero a destinazione.Ritornarono che calava la sera.Mentre camminavano, il piccolo chiese: "E il fiume, mamma? Come faremo ad attraversare quel ponte pericolante? Ho paura!". “Ti affido a papà. Ci penserà lui; tranquillo!”L’uomo forte e robusto prese in braccio il piccolino e gli disse: "Resta qui fra le mie braccia e sarai al sicuro!".Mentre il contadino avanzava con il suo prezioso fardello, il bambino si addormentò profondamente.Il mattino seguente il piccolo si svegliò e si ritrovò sano e salvo nel suo lettino.La luce del sole filtrava attraverso la finestra.Non si era neppure accorto di essere stato trasportato al di là del ponte, sopra il torrente impetuoso.Questa è la morte.– Pensate... di approdare sulla riva e scoprire che siete in Paradiso; di afferrare una mano e scoprire che è la mano di Maria; di respirare un’aria nuova e scoprire che è quella del cielo; di sentirvi rinvigoriti e scoprire che è l’immortalità; di passare dalla burrasca tempestosa a una calma sconosciuta; di svegliarvi e scoprire che siete arrivati a Casa!
Innamorato che non desidera incontrare …
Abramo, ormai vecchissimo, era seduto su una stuoia nella sua tenda di capo tribù,
quando vide sulla pista del deserto un angelo venirgli incontro.
Ma quando l'angelo gli si fu avvicinato, Abramo ebbe un sussulto:
non era l'angelo della vita, era l'angelo della morte!
Appena gli fu di fronte Abramo si fece coraggio e gli disse:
"Angelo della morte, ho una domanda da farti: io sono amico di Dio,
hai mai visto un amico desiderare la morte dell'amico?".
L'angelo rispose:
"Sono io a farti una domanda:
hai mai visto un innamorato rifiutare l'incontro con la persona amata?".
"Allora, Angelo della morte, prendimi"
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NON SONO LI'
Un grande e santo abate giaceva sul letto di morte.
Intorno a lui si erano raccolti i suoi monaci
e decine di affezionati studenti che si erano ispirati alla sua vita e alle sue idee luminose.
I più vicini a lui sussurrarono:
«Maestro, quando tu sarai morto, metteremo una grande e magnifica pietra sul tuo sepolcro.
Che cosa vuoi che le scriviamo sopra?».
Il vecchio saggio tacque un po' e poi sorrise:
«Scrivete:
lo non sono sotto la pietra».
Noi non saremo sotto la pietra…–
AMEN!
°°° Per riassumere – e non “sprecare” – l’“Ave Maria” ... AMEN! Così si conclude l’“Ave Maria”.
“Amen”, come espressione di abbandono filiale, di un atteggiamento tanto confidente quanto quello che da bambini adottavamo ogni volta che ci rannicchiavamo sul seno della mamma o cercavamo protezione aggrappati alla sua gonna... Il fatto è che dopo ogni “Ave Maria”, non può esserci altra attitudine.
Sin dalla fanciullezza, nel Catechismo ci insegnarono che il termine significa: “Così sia!”. Ora, con molta più esperienza su noi stessi e le nostre possibilità, limitiamoci a tradurla così: “Dio desidera che tu sia così”. Cioè, affermiamo d’essere d’accordo con la verità che racchiude.
Si racconta che un tale, discutendo con uno scrittore, gli avrebbe detto. “La messa in latino è più bella che in francese. Basta col citare semplicemente il “Kyrie eleison”, il “Credo”, il “Pater noster” e tutti gli “Amen”. Dimenticava l’interlocutore che tutti i “kyrie” sono greci e gli “amen” ebraici. Ignorava, soprattutto che l’amen è stato travasato tale e quale in molte lingue diverse, e persino in religioni ben distinte: come la cristiana, la giudaica, la musulmana. L’incontriamo, inoltre, in molti dizionari, e forma parte del linguaggio corrente, e non sempre religioso, di numerosi popoli. Può essere, persino, che l’utilizzo profano sia giunto a pregiudicare il suo significato religioso. Merita la pena, perciò, che dedichiamo alcuni minuti all’approfondimento del contenuto di tale espressione sino a convertirlo per noi in una vera attitudine orante.
Certo è che l’“Amen”, nel secolarizzarsi, ha assunto una sfumatura frequentemente peggiorativa. Per provarlo, basta ricordare tal espressione “Amen!” al termine di una discussione o discorso per ratificare – senza discernimento e come per timore o senza convinzione – tutto quel che succede o ciò che l’altro ha detto. In una cultura come la nostra, priva del discernimento personale – soprattutto quando giunge sino a noi la critica e persino la contestazione...– vale la pena porre l’“amen” al termine di qualsiasi decisione altrui, di qualsivoglia sermone o di qualunque discorso pubblico o privato?
– O non sarà una prova in più del fatto che non ci rendiamo conto di ciò cui pretendiamo apporre la firma con il nostro “Amen”?: es. «Dacci, Signore, umiltà. Amen. Sana gli infermi. Amen. Ti ringraziamo per quanto ci succede. Amen. Per i secoli dei secoli. Amen…
Stranamente, molto più curioso appare quando lo traduciamo col “Così sia!”. In questo caso si dà la sensazione che tutto quanto ratifichiamo, sia soltanto un vago e pietoso desiderio da parte nostra.
• Dobbiamo smetterla con le traduzioni ed iniziare a ricuperare tutta la forza espressiva che racchiude la parola originale. L’“Amen” deve ritornare a significare per noi come un rotondo: «Sì, te lo chiedo!», «Sì, l’accetto!», «Sì, mi impegno a ...».Bisbigliarlo meccanicamente alla fine di una preghiera, è tradire quest’espressione e persino la preghiera stessa. L’”amen” è molto più che una semplice “Sì”.Il vero “amen” assomiglia molto più ad una proclamazione, ad una lode vibrante, ad una decisione che impegna intelligenza, cuore e volontà. Ogni “amen” deve scoppiare sulle nostre labbra come prorompe l’“hurrah” che lancia una folla. Racconta san Gerolamo che al suo tempo – secolo IV – l’“Amen”, rimbombava nelle basiliche come un vero tuono celeste.
– Già nell’Antico Testamento si vincolava l’espressione “amen” con l’esclamazione di “Benedetto sia il Signore!”. Così il salmo 72. «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, l’unico che compie meraviglie. Benedetto per sempre il suo nome glorioso, e che la sua gloria riempia la terra! E tutto il popolo rispondeva: Amen, amen!».
– Non si tratta, quindi di una parolina appena sussurrata. È un grido, un clamore che sgorga dalla fede di un popolo riunito.
• Simile “Amen!”, rotondo e giubilante, passa direttamente dalle sinagoghe alla prime comunità cristiane, e diviene parte della celebrazione eucaristica, dove l’assemblea lo proclama al termine d’ogni preghiera – la medesima cosa che facciamo noi, anche se con minor convinzione -.
– San Paolo lo utilizza nelle sue epistole come per porre la firma sotto un saluto, una supplica o ringraziamento: «Che la grazia di Nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti voi, “Amen!” (Gal 6, 18).
– Al tempo dei martiri l’“Amen” adotta la forma di “professione di fede”, e così passa alla liturgia, ricuperato con una “sazietà insaziabile”, secondo sant’Agostino.
– Santi e sante, come Giuseppe da Copertino o Teresa di Gesù sono molto devoti dell’“amen”. E “amen” ripeteva incessantemente Padre Foucauld, durante le sue prolungate meditazioni notturne.
L’"AMEN" di GESU’ e di MARIA
• Non dobbiamo dimenticare, ma, anzi, tener presente che Gesù lo utilizza ripetutamente all’iniziare varie delle sue affermazioni. «Amen, amen dico Vobis», che qualcuno traduce: «In verità, in verità vi dico», o «Vi do la mia parola», oppure «Ecco la mia verità» ...
1 – Ma più ancora, teniamo presente che questo "Amen" è anzitutto una persona, Gesù. Egli lo è stato durante la vita terrena, e lo è per tutti i secoli dei secoli, l’“Amen" più chiaro e completo alla volontà del Padre. Tutte le promesse e i piani del Padre trovano la più esauriente attuazione proprio nell’“Amen” del Figlio. – San Paolo ce lo ripete molte volte –.
– Nell’Apocalisse, Gesù torna ad essere indicato come l’“Amen” ed il Testimone fedele e veritiero.
2 – Il nostro cuore può allargarsi se mai contempliamo in Lui l’“Amen” di Maria. Quest’espressione, in lei si riveste di traduzioni molto peculiari:
– alcune volte verbali, come: "Si faccia!",
– altre, gestuali, come quello "stare" ai piedi della Croce;
– la maggior parte delle volte, però, consistono in quel misterioso "far silenzio", così peculiari! – dell’accettazione e dell’impegno personale mariano.
Come seguaci di Gesù e figli di tal Madre, pure noi abbiamo la vocazione di essere successivi echi degli "amen" che loro pronunziarono.
Tutti i suoi significati e tonalità si completano. “Amen” è al medesimo tempo: ratifica, lode, azione di grazie, gioia, solidarietà, proclamazione di una verità, chiamata di Dio e risposta dell’uomo.
Amen – INTERIORIZZAZIONE
Vedere, giudicare e agire.
È lo schema più classico di un vivere impegnato. Osserva con questa lente trifocale,
– quanto sta succedendo a te, in questo momento concreto della vita, riguardo la salute o stato d’animo,
– quanto alla vita del tuo spirito,
– quanto alla tua vita familiare,
– quanto alle tue relazioni sociali,
– quanto al tuo studio o lavoro.
E considera quante volte dovresti dire "Amen".
Ed ora esaminati:
– Quante volte ti sei impegnato a mutare tale situazione, invece di pronunciare semplicemente “Amen”?
– Quante volte non hai potuto far altro che accettare e dire. “Amen”? – Quando ti è costato più sforzo per pronunziarlo?
•• Ognuno di noi è cosciente di quando pronunziamo "amen" in modo abitudinario, e di quanto ci costa il gridarlo, in certe occasioni.
Ebbene, bisbigliamola, cantiamola o gridiamola mille volte questa parola.
Volesse il cielo che com’epitaffio del nostro sepolcro figurasse un giorno solamente questo.
"Qui riposa un figlio/una figlia, dopo aver pronunziato sempre
"Amen" a Gesù e a Maria, sua madre ".
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La testimonianza mariana della celebre famiglia austriaca von Trapp
«Siamo tornati dal 'vecchio paese', l’Austria, con la nostalgia della preghiera davanti agli oratori dei cammini dedicati a Maria. Dato che non se ne trovano qui, negli Stati Uniti, ne abbiamo semplice-mente costruito uno. Durante il mese di Maria, spesso vi andiamo in piccola processione, recitando il Rosario o cantando degli inni. (…)
Dobbiamo perdere questo rispetto umano di ciò che i nostri amici e vicini di casa potrebbero pensare per tale esibizione della nostra fede: poiché noi viviamo negli Stati Uniti, abbiamo notato, in numerose occasioni, che l'americano medio è la persona più tollerante quando sente che quanto fate parte da una profonda convinzione interiore.
Per esempio, tre volte al giorno, la campana della nostra cappella suona l'Angelus, e allo stesso tempo, tutti in casa smettono di parlare, lasciano il lavoro che stanno facendo e recitano la preghiera: “l'Angelo del Signore annunciò a Maria”. Alle parole: “E la Parola si fece carne”, facciamo una genuflessione. Dopo l'Angelus, facciamo il segno della Croce e riprendiamo le nostre attività.
La maggior parte del tempo, abbiamo tra i nostri ospiti persone di diverse fedi religiose, ma non ho mai visto il minimo barlume di un sorriso, un segno di critica o di disprezzo, o qualsiasi altra cosa che noi, Cattolici timidi, ci aspettiamo di ricevere.
Ogni musulmano ci copre di vergogna: in certi momenti della giornata, egli prende il suo piccolo tappeto di preghiera e si inginocchia rivolto verso est, per recitare le sue preghiere, senza preoccuparsi di che cosa la gente possa dire o pensare. Ciò che la preghiera in direzione dell'Oriente è per un musulmano, è ciò che può essere l'Angelus per noi Cattolici». [Tratto dal libro di Maria Augusta Von Trapp: Intorno al mondo con la famiglia Trapp, 1955, Pantheon Books]
*** Al termine di queste meditazioni su Maria, concludiamo con una preghiera che riassume tutto ciò che possiamo contemplare e gioire delle meraviglie che Dio ha elargito sulla sua e nostra Madre.
O Santissima Madre di Gesù
permetti ch’io Ti saluti
con quelle stesse parole con cui Ti salutò
il giorno santo della Tua Annunciazione,
l’Angelo di Dio.
Permetti che Ti dica anch’io: «Ave Maria!».
Oh, Vergine Immacolata,
permetti ch’io ripeta come l’eco dell’angelica voce,
le parole che risuonarono nella Tua casetta,
quando sull’umanità sorse il giorno Tuo,
il giorno di cui il mistico nome è «Ave Maria!».
In quel giorno in Te sono state benedette tutte le generazioni.
In quel giorno la storia del mondo ricominciò di nuovo
con le arcane parole dell’Angelo, «Ave Maria!»
Con l’Ave Maria iniziò una nuova epoca,
Con l’Ave Maria sorse sull’umanità l’aurora della Grazia,
con l’Ave Maria iniziò il Tuo regno, o Vergine benedetta.
Permetti dunque che dica anch‘io: «Ave Maria!».
Lasciami pronunziare, lo so, con le mie indegne labbra il Tuo santo nome,
ch‘io ripeta ogni giorno, continuamente fino al mio ultimo respiro,
«Ave Maria!».
Fa’ che un giorno io canti in cielo
insieme a tutti gli angeli e i santi di Dio, «Ave Maria!».
Perché con queste parole Ti salutò quel giorno Gabriele,
ambasciatore del grande Re che chiedeva la Tua mano,
Te, o graziosissima figlia dell’uomo.
Oh, bellissima Vergine,
in te s’unì il cielo e la terra e nacque il Salvatore.
Perciò anch‘io non mi stancherò di dire:
«Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te!».
Tu sei benedetta fra tutte le donne e benedetto il frutto del ventre Tuo».
O Maria, o santissima Madre di Dio,
prega per noi peccatori.
Custodiscici per tutto il corso della nostra vita,
e quando sul declinare dei nostri giorni,
vedremo con terrore cadere su di noi l’ombra della morte
restaci vicino per scacciare con il Tuo dolce sguardo i fantasmi della notte.
Oh, resta vicino a noi come stesti vicino alla Croce
ed accogliesti del tuo Figlio l’ultimo respiro!
Nelle Tue mani raccomandiamo il nostro spirito
dicendo: «Ave Maria!».
(Ave Maria, preghiera ortodossa)
***
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