POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

domenica, dicembre 8

MILLE ANNI PER UN’ “AVE MARIA” 4 – “SANTA” MARIA "



MILLE ANNI PER UN’ “AVE MARIA”

4 – “SANTA” MARIA"

Entriamo, ora in una nuova dimensione. Mentre nella prima parte abbiamo pregato in chiave di “bene-dizione” e di “lode”, da questo momento la preghiera si apre alla “petizione”. 

Una grande supplica che si venne tessendo con voci anonime già nel basso Medio Evo, sino a conseguire – come abbiamo detto – il certificato di autenticità per opera di papa Pio V.

L’inizio di questa seconda parte della “Ave Maria” dà la sensazione che si continui a pregare – dirigendoci alla Madonna – in chiave di lode. Ma non abbiamo annunciato che questa seconda sezione era di supplica? Certo! Ciò che succede è che non c’è miglior prologo per introdurre una richiesta che il riconoscere la grandezza di colui al quale la dirigiamo. 

Per tale motivo iniziamo col proclamare: “Santa Maria!”.

Beatifichiamo e canonizziamo con questa preghiera Maria migliaia di volte. Mentre lo facciamo, sentiamo, però, anche la consolazione del fatto che la sua non è una “santità da piedistallo”, di quelle che elevano gli eroi o le eroine alla stratosfera celeste. 

L’aureola della santità di Maria non ci abbaglia. Al contrario, abbassa questa parola “santità”- tanto austera e abitualmente disincarnata – al livello nostro, quello del quotidiano e dell’intimo. Perché, che fortuna che esistano i santi e che ci sia possibile proclamare “santissima”, né più né meno che la nostra Madre! Questi sono la prova più palpabile del trionfo del Salvatore (“Figlio dell’uomo” – come spesso si auto definisce il Cristo Gesù), del successo della nostra povera specie umana e della possibilità che alberga in ognuno di noi! 

Da come morì Gesù – appeso ad un legno come un volgare facinoroso –, nessuno avrebbe scommesso un soldo sulla sopravvivenza di quella sua sublime dottrina. Ogni santo, ogni dettaglio di santità che appare lungo la storia, non è, invece, se non la dimostrazione palpabile del fatto che le piaghe di quel Crocefisso “infettarono” la carne e il sangue di milioni di esseri. Sino a giungere a noi!

Ed affermiamo che in ogni santo trionfa pure, per la medesima ragione, la specie umana. 

Come dolorosamente sperimentiamo, tutto si trova macchiato dalla bava immonda di quel male che chiamiamo “peccato”. Non esistono soltanto sette, ma settanta volte sette peccati capitali.

Questa carovana di uomini e di donne come noi, che attraversa la storia con il sostantivo di santi e l’aggettivo qualificativo di martiri, confessori, vergini ... dimostra, tuttavia, che qualcosa di limpido è rimasto; che, alla fin fine, il Maligno è stato vinto; che questa visione tanto pessimistica che teniamo della nostra povera umanità non è giustificata, giacché i santi … esistono! 

E sono di più, molto più numerosi di quanto si creda, perché la grazia di Dio opera con potenza.

Per questo, ogni volta che preghiamo esclamando: “Santa Maria!”, in Lei noi incontriamo la moltitudine che, secondo l’Apocalisse, «nessuno poteva contare». Come se Maria li stringesse tutti al seno, giacché, di fatto, sgorgarono dal seno della sua maternità spirituale: dal protomartire Stefano fino all’ultimo santo proclamato dal Papa; da quelle santità che brillano come di luce propria (quella di Pietro e Paolo, Gerolamo e Agostino, Francesco e Chiara, Domenico e Caterina da Siena, Teresa di Gesù e Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino, Massimiliano Kolbe e Edith Stein …), sino a quella degli innumerevoli santi anonimi, commemorati con affetto ogni 1° novembre nella festa di “Tutti i Santi”.

In questa sussurrata o proclamata invocazione della “Santa Maria!”, sono, a loro volta, racchiuse tutte le nostre “sante marie”, in minuscolo: sono le nostre bambine, le nostre giovani, le nostre donne. Queste sono come successive edizioni 

*  di Maria bambina, presentata al Tempio;

* della madre gestante, senza parola di fronte al mistero della nuova vita      che sente agitarsi nelle sue viscere;

*  delle povere madri che danno alla luce in pace e con amore, però in          una  povera catapecchia;

*  di quelle che devono fuggire con figli e masserizie verso “Egitti”                  stranieri; 

*  o  che soffrono persecuzione per l’eroismo dei loro figli; 

*  della madre che raccoglie come qualcosa di sacro il loro cadavere              giustiziato;

*  di tutte le vedove e le “Soledades” di questa storia, che loro non                costruiscono, ma subiscono.

Noi le evochiamo tutte. Tutte le lodiamo, ogni volta che preghiamo dicendo: “Santa Maria!”.


–– Ci sia, pure, permessa una licenza teologica: non dimentichiamo, al ripetere “Santa Maria!”, nessuna di quella moltitudine di “Sante Marie” che popolano gli altari di un’infinità di chiese, di cappelle, o quelle che – scolpite più o meno artisticamente – ci guardano dalle immaginette sacre, dagli scapolari, dalle medagliette. Notò, in un’occasione, papa Giovanni Paolo II che «la devozione popolare era la preghiera delle anime semplici». Ebbene, in ognuna delle tantissime devozioni mariane risuona il medesimo ritornello: “Santa Maria!”. E Lei, che si piega maternamente a tutti i nostri infantilismi e popolarismi, l’accetta tutta compiaciuta.

In questa variopinta esclamazione acquistano pure senso le innumerevoli “Vergini” in cui sminuzziamo i quasi infiniti volti (talvolta stravaganti) in cui Lei si lascia scolpire. 

Nostra “Santa Maria” accetterà, persino, di convertirsi nella “santa del luogo”, cedendo alle nostre fantasie, che ci portano a dimenticare l’unicità e l’indivisibilità di Maria.


5 – «MADRE DI DIO»

Insistiamo ancora nel complimento, nella lode, diventata, in questo caso, professione di fede, proclamazione del dogma di tutti i dogmi. 

Se abbiamo ripetuto dinanzi a Maria le lodi dell’angelo e della cugina Elisabetta; se, in seguito, ci prostreremo ai suoi piedi invocando aiuto e protezione, tutto si deve a questa sua realtà, al fatto che la confessiamo come “Madre di Dio!”.

In cielo, per quanto ne sappiamo del mistero, non c’è tutto. In cielo non ci sono “madri”, e quando Dio volle aver bisogno di una, dovette scendere qui sulla terra per cercarla, per eleggerla fra le nostre donne. Sembra poesia; ma, insistiamo, è verità di fede.

Che mistero! Poter intrecciare queste due parole: Dio e madre (o anche: “Deìpara” e “Theotòkos”, come l’espressero in una forma strana il latino e il greco dei saggi)! 

L’ “Essere” più “in sé”, il più increato; Colui, la cui infinità sorpassa gli spazi, in questa giovane donna si fa piccolo virgulto; si lascia dar alla luce da Lei!

Ogni immaginazione viene meno. La mente non è capace di comprenderlo e, disgraziatamente, siamo soliti ridurre quest’immenso mistero nell’involucro facilone d’immagini tenerissime, canti natalizi infantili, canzoni molto materne e feste cariche di folklore.

La maternità di Maria non può essere ridotta a tutto ciò, per quanto sentita e sincera sia la devozione. Maria, in una parola, è una vocazione unita indissolubilmente alla coniugazione più vera di verbi come “amare” e “soffrire”. 

Per Maria, dopo il tremore dell’annuncio di Gabriele, dopo la riconoscente benedizione d’Elisabetta, dopo la tenerezza felice di tenere il Bambino tra le braccia ed avvolgerlo nelle fasce ..., sopravviene la crudele profezia del vecchio Simeone: «Una spada ti trapasserà il cuore».

I dolori che non patì nel parto, li patirà, prima, durante tutta la vita del Figlio, e poi, durante i primi passi di quell’altro frutto delle sue viscere chiamato “Chiesa nascente”. Anche se perdurerà – ampliato ed arricchito dal suo cuore, capace di poesia come nessuno – l’ineffabile gioia di essere … Madre!

* La gioia – grazie all’aver appreso l’arte di custodire tutto nel suo cuore –     di rivivere freschi i piccoli ricordi di Gesù bambino e adolescente.

*  L’orgoglio materno dinanzi alla fama riconosciuta al giovane profeta. 

*  La spontanea benedizione di quella paesana che gridò: «Benedetta la        madre che ti dette alla luce!». 

* E, soprattutto, la gioia intima che colmerà ormai per sempre il suo             cuore,   nel costatare la sua maternità moltiplicata in milioni e milioni di      seguaci del Figlio. 

* La gioia di essere proprio Lei l’eletta per dispensar loro ogni specie di         aiuti e, in modo speciale, la grazia della loro salvezza definitiva.

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• Il seno di Maria ha capovolto i ruoli  (Sant'Efrem, Inno "De Nativitate"11, 6-8. 
(dato da Benedetto XVI nell’Udienza generale del 28. 11.2007)

«Signore venne in lei per farsi servo. 


Il Verbo venne in lei per tacere nel suo seno. 
[...]


Il pastore venne in lei ed ecco l'Agnello nato, che sommessamente piange. 


Poiché il seno di Maria ha capovolto i ruoli: 


Colui che creò tutte le cose ne è entrato in possesso, ma povero. 



L'Altissimo venne in lei (Maria), ma vi entrò umile. 


Lo splendore venne in lei, ma vestito con panni umili. 


Colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame. 


Colui che abbevera tutti conobbe la sete. 


Nudo e spogliato uscì da lei, egli che riveste (di bellezza) tutte le cose». Sant'Efrem, Inno "De Nat

•  Buddista convertita da Maria

Suor Caterina-Maria era pagana, buddista e anticlericale… 

Racconta:

 «Grazie alla mia grande sorella, mia madre ha voluto convertirsi al cattolicesimo e mi chiese di seguirla. La mia risposta fu ferma: “No, e giammai‘”. 

Due anni di lotta spirituale sono passati prima che mi decidessi, infine, a battezzarmi. 

Ma non credevo assolutamente in Dio. Dio, per me, non esisteva. Se ho chiesto il battesimo, è stato unica-mente per amore di mia madre e per farle piacere, nient’altro.

 

La mia incredulità doveva durare sino al momento in cui il prete versò l’acqua battesimale sulla mia fronte. In quell’istante, mentre l’acqua colava lungo il viso, il mio cuore di pietra crollava nell’Amore infinito e il mio sguardo, fissando la croce, diceva: “Signore, io t’amo”. 



All’uscita dalla Messa, mia madre m’ha offerto un rosario come regalo di battesimo. Avevo già visto mia madre pregare tutti i giorni questa specie di “collana”. Lei lo recitava anche di notte. La sua immagine in preghi-era, sovrapposto al viso di una “Bella Signora”, era il mio “quadro” preferito. Sapevo che pregava per me, il suo figlio “prodigo”. Da quel giorno del mio battesimo, la recita del rosario è divenuta, al seguito di mia madre, la mia preghiera preferita».

• “Figlia di suo Figlio?!”

Un padre domenicano, missionario in Giappone, recitava in treno il suo breviario. Come segnalibro aveva una bell’immagine della Madonna con il Bambino in braccio. 

Accanto a lui un passeggero, semplice e ancora pagano, fissò a lungo quell'immaginetta, poi, infondendosi coraggio, chiese: «È vostra moglie quella?». 

Il missionario sorrise divertito e rispose: «No, signore, è mia madre!».

L'altro riprese: «Allora questo bel bambino che ella tiene in braccio siete voi, quando eravate piccolo...?».

E il missionario con il medesimo sorriso: «Non precisamente, anche se mi assomiglia. È mio fratello maggiore». Altamente meravigliato, quell'uomo restò a lungo in silenzio come se tentasse di scoprire l'enigma, quando il missionario intervenne: «Ebbene, come trovate voi mia madre?».

E quegli: «Superbamente bella!».

E il missionario: «Infatti, somiglia tutto al figlio, e per questo che è bella».   

Quell'uomo semplice sbarrò tanto d’occhi, e quasi correggendo, interruppe: «Cioè, volete dire che il bimbo somiglia a sua madre, e non viceversa...».

«No – continuò il missionario –: è la madre che assomiglia al Figlio di Dio!».

E si diede a spiegare il mistero di Cristo e della sua Madre Maria…

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MARIA DI SANTA TERESINA

La pietà mariana di Teresa non ha mai avuto le deviazioni subite in certe epoche della storia della Chiesa, quando la Vergine appariva essenzialmente come l'Avvocata delle cause disperate, la sola capace di difendere la nostra causa presso un Dio giustiziere, difficile da accontentare. la Misericordia era la specialità di Maria – Regina misericordiae –, mentre la Giustizia era piuttosto l'attributo di Dio – Rex justitiae!

Non solo la Bontà del Padre che si era giunti a dimenticare, ma la bontà del Figlio stesso. Su un labaro che porta la data del 1482 – e che serve oggi come pala d'altare nella chiesa di Montone – Cristo è rappresentato a petto nudo, che lascia vedere la piaga del suo fianco sinistro, mentre lancia giavellotti sulla città! Si ricorda pure come nel suo “giudizio finale”, Michelangelo rappresenti la Vergine mentre placa l'“ira divina” del Figlio che tende contro gli uomini il braccio vendicatore. 

Teresa non è mai stata vittima di simili rappresentazioni. Lei sapeva che la Vergine non era incaricata di temperare la severità del Padre, ma di rivelare la sua tenerezza. "Il sorriso incantevole" della Vergine del quale aveva goduto la vista il 13 maggio 1883 ai Buissonnets, fu per lei sempre un'eco, un'icona straordinariamente viva dello stesso Sorriso che Dio posa su ciascuno di noi.

Maria non è soltanto la nostra mamma affettivamente parlando – in quando ci ama con cuore di madre. Lo è effettivamente, generandoci realmente alla vita divina. 

Direi che a Nazareth la Vergine ha ottenuto brillantemente il suo diploma di educatrice specializzata nella formazione dei figli di Dio. 

Quando si pensa che Ella è stata incaricata di insegnare al Figlio diletto del Padre a divenire un uomo, a pregare con parola umane...! Bene! È ancora lei che è incaricata di iniziare i poveri uomini, quali noi siamo, ai costumi dei figli di Dio. Influenza tanto discreta, ma anche tanto reale quanto quella dello Spirito Santo.

Questa influenza, la Vergine l'esercita evidentemente nei riguardi di quelli e di quelle che non la conoscono, ma può esercitarla tanto meglio se i suoi figli si affidano coscientemente e volentieri alle sue mani materne.

Teresa, di tanto in tanto, fa allusione a questo inaudito mistero del quale lei vive. Se, per esempio, le piaceva andarsi a nascondere sotto il “mantello della Madonna”, non era soltanto per starvi al riparo da qualunque pericolo, ma era anche per unirvisi più strettamente a Cristo Gesù. 

Sotto quest'influenza materna della Vergine, sarà più facile vivere lo spirito d'infanzia del quale Teresa continua a ricordare l'importanza.

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•  Accade in una chiesa romana, anni or sono. 

Il dott. Wu, ministro cinese presso il Vaticano, piangeva dinanzi ad un’immagine di Maria Santissima, perché un suo amico non cattolico lo seguiva sempre fino alla porta della chiesa, ma non entrava mai. 

Ed egli supplicava così: “Madonnina mia, ecco ti affido questo amico. Per conto mio posso condurlo sino alla porta della chiesa; ma a farlo entrare spetta a te!”.

Si rizzò per andarsene. 

In fondo al tempio scorse il suo amico, finalmente inginocchiato dinnanzi alla Croce.

•   La lampada. «La devozione della Madonna è simile all’olio della lampada eucaristica: circonda ed alimenta la fiamma della nostra adorazione di Gesù» (Piero Bargellini).


• Nell’ultimo quadro della sua “Vita di Gesù”, la collezione illustrata di tutto il Vangelo, il Tissot ha voluto rappresentare Maria ancora una volta. 

Voi pensate che sia la glorificazione, il suo trionfo finale? 

Vi sbagliate.

Maria è lì, sul Calvario, invecchiata, sola; laggiù Gerusalemme tra i bagliori degli incendi; più lontano il mondo avvolto nella nebbia.

È una visione significativa che commuove anche il mio cuore inaridito: la Madonna ritorna dove suo Figlio ha offerto la sua vita per noi: s’inginocchia là a guardare l’universo che non ha capito nulla e non vuol capire niente dello splendido amore che Dio continua ad offrirci...

Non abbiamo capito nulla; 

non vogliamo capire niente.

«LA MIA PIÙ BELLA INVENZIONE … È MIA MADRE...»

«La mia più bell’invenzione – dice Dio – è mia Madre.

Mi mancava una Mamma e l'ho fatta.

È Ho fatto mia Madre prima che ella facesse me. Era più sicuro.

Ora sono veramente un Uomo come tutti gli uomini.

Non ho più nulla da invidiar loro, poiché ho una Mamma.

Una vera.  Mi mancava.

Mia Madre si chiama Maria – dice Dio.

La sua anima è assolutamente pura e piena di grazia.

Il suo corpo è vergine e pervaso da una luce tale che sulla terra 

mai mi sono stancato di guardarla, d'ascoltarla, d'ammirarla.

È bella mia Madre, tanto che lasciando gli splendori del Cielo, 

non mi sono trovato sperduto vicino a lei.

Eppure, so bene – dice Dio – che cosa sia l'essere portato dagli angeli; 

beh, non vale le braccia di una Mamma, credetemi.

Maria, mia Madre è morta – dice Dio. 

Dopo che Io ero risalito verso il Cielo, ella mi mancava. Io le mancavo.

Ella mi ha raggiunto, con la sua anima, con il suo corpo, direttamente.

Non potevo fare diversamente. Era necessario. Era più conveniente.

Le dita che hanno toccato Dio non potevano immobilizzarsi.

Gli occhi che hanno contemplato Dio non potevano restare chiusi.

Le labbra che hanno baciato Dio non potevano irrigidirsi.

Quel corpo purissimo che aveva dato un corpo a Dio

non poteva marcire mescolato alla terra...

Non ho potuto, non era possibile... 

Mi sarebbe costato troppo.

Ho un bell'esser Dio, sono suo Figlio, e comando Io.

E poi – dice Dio –, l'ho fatto anche per gli uomini miei fratelli.

Perché abbiano una Mamma in Cielo.

Una vera, una di loro, corpo ed anima. La mia. 

È cosa fatta. Ella è con Me, dall'istante della sua morte.

La sua Assunzione, come dicono gli uomini. 

La Madre ha ritrovato il Figlio ed il Figlio la Madre.

Corpo ed anima, l'uno accanto all'altra, per l'eternità.

Se gli uomini intuissero la bellezza di questo mistero!

L'hanno finalmente riconosciuto ufficialmente. 

Il mio rappresentante sulla terra, il Papa, l'ha proclamato solennemente.

Fa piacere – dice Dio –, veder apprezzati i propri doni.

Da tanto tempo il popolo cristiano aveva presentito questo

grande mistero del mio amore filiale e fraterno...

Ed ora l'utilizzo maggiormente – dice Dio!

In Cielo essi hanno una Mamma che li segue con gli occhi, con i suoi occhi di carne.

In Cielo hanno una Mamma che li ama con tutto il cuore, con il suo cuore di carne.

E questa Mamma è la mia, 

che mi guarda con gli stessi occhi, 

che mi ama con lo stesso cuore.

Se gli uomini fossero furbi, ne approfitterebbero,

dovrebbero ben sospettare che Io non posso rifiutarle nulla.

Che volete, è mia Madre. Io l'ho voluto. Non me ne pento.

L'Uno di fronte all'Altra, corpo ed Anima, Madre e Figlio. 

Eternamente madre e Figlio.


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