C’era una volta la luna
di Renata Rusca Zargar
Illustrazione affettuosa di Zarina Zargar
C’era una volta…
Chissà quando, in quale dei mondi possibili e impossibili, la Luna brillava con la sua falce d’argento nel cielo blu.
Allora la notte era densa e tranquilla: il blu era profondo e infinito e nessun rumore veniva mai a turbare la quiete dell’universo.
Ma la Luna, seppure in pace con tutte le creature, non si sentiva felice.
A quel tempo, l’uomo non esisteva e non poteva, quindi, creare confusione come avrebbe fatto in seguito.
La Terra era affollata di alberi di ogni forma e dimensione e nelle acque, sparse qua e là, borbottavano piccolissimi esseri incapaci, però, di crescere e di iniziare la vita.
Tra tutti gli alberi, che si dondolavano dolcemente al vento, spandendo nell’aria un penetrante profumo di resina, un abete svettava più grande e possente sugli altri.
Il suo tronco compatto e maestoso si allungava verso l’alto del cielo quasi a penetrarlo con la sua cima da cui si dipartivano enormi rami frondosi e pesanti. Nelle lunghe notti, dove nulla accadeva e solo il buio scuro si stendeva nell’atmosfera, la punta dell’abete sembrava quasi toccare il cielo così profondamente da raggiungere l’alone chiaro della Luna.
Allora, per trascorrere le ore di un tempo che pareva non finire mai, la Luna e l’Abete, saggi e vetusti esseri viventi, si raccontavano storie di altri mondi possibili e impossibili, mentre negli stagni e nei laghetti sulla Terra i piccolissimi esseri ribollivano inquieti.
E fu così che il verde Abete dai rami carichi di foglie appuntite e la pallida Luna triste presero a volersi molto bene.
Le loro nozze furono celebrate nella dolce notte calda e serena di un tempo che non esiste più.
Presto, nella culla del cielo, nacquero tante piccole luci, le Stelle, abili ad animare tutto quel blu così profondo e infinito.
Negli stagni e nei laghetti, i piccolissimi esseri trovarono la forza di moltiplicarsi e crescere tanto da popolare la Terra e diventare, a poco a poco, ogni specie animale.
E, infine, comparve l’uomo che subito iniziò a tagliare alberi e uccidere animali.
Ma, ormai, si erano avviati tempi nuovi e mondi possibili, dove il rumore e la confusione, forse, avrebbero disturbato quelle antiche notti blu.
Solo se ascolti, qualche volta, la sera, quando il vento tace e la voce assordante dell’uomo si ferma un momento, forse, puoi udire mamma Luna e papà Abete raccontarsi ancora e per sempre storie di altri mondi possibili e impossibili.
Allora, anche l’alba radiosa aspetta un poco, prima di spuntare, curiosa di sapere come ogni storia, possibile e impossibile, si concluderà.
Renata Rusca Zargar
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