di Renata Rusca Zargar
Una volta, due fragole erano spuntate nel prato: nessuno sapeva quale fosse il motivo, forse erano venute da lontano o forse la rugiada del mattino aveva dato loro la forza di crescere.
I due frutti si volevano molto bene: la sera, reclinavano il capino rosso e si addormentavano insieme, al riparo di una grossa foglia verde.
Un giorno, poi, era spuntata anche un’altra piccola fragolina e così le due più grandi erano diventate mamma e papà.
Tutti gli animali del bosco erano venuti a vedere la piccola nata; il vento, carezzando le foglie, sussurrava: - Che bella! Che bella!
Il papà e la mamma si specchiavano nella loro creatura ed erano felici nel sentire la tenera voce chiedere informazioni per imparare e diventare grande.
Nel prato, la vita continuava tranquilla, finché, un giorno, spuntò ancora un’altra piccola fragolina. Questa, però, era un po’ più debole della sorella e la mamma e il papà erano tanto preoccupati per lei. Gli animali del bosco venivano a trovarla ogni giorno, il vento sussurrava piano per non svegliarla.
Ormai, l’attenzione di tutto il prato era solo per la piccolina e, quando la figlia più grande parlava, adesso spesso si sentiva rispondere: - Stai zitta, non vedi che tua sorella dorme? - oppure -Spostati, non vedi che dai fastidio? Non togliere il sole a tua sorella che deve crescere.
La povera fragolina desiderava solo appoggiare il suo capino rosso tra le tenere foglie di mamma e papà ma loro non avevano occhi che per l’ultima e adoperavano tutte le loro forze solo per lei. Qualche volta, interrogava la rugiada: - Perché papà ripara dal vento e dalla pioggia solo la mia sorellina? Perché la mamma mi trascura?
Ma le gocce di rugiada, che avevano milioni di sorelle, non sapevano nulla dei problemi delle piccole famiglie.
E così, la fragolina reclinava il capino, un po’ triste, e si riscaldava al sole.
Quando, invece, la sorellina si sentiva bene, anche mamma e papà diventavano felici e cingevano, con i loro steli, ambedue le loro figlie.
Ma se, qualche volta, l’ultima nata non beveva le gocce di rugiada o non riusciva a succhiare i sali dal terreno, la mamma si mostrava nervosa e non vedeva che lei.
La maggiore non poteva ancora capire che, qualche volta, i più piccolini hanno bisogno di attenzione e pregava: - Oh, mamma, perché mi mandi via?
E il vento che passava profumato non sapeva rispondere.
Nessuno ricordava più, infatti, le cure che il papà e la mamma avevano prodigato alla loro prima fragolina.
Nessuno ricordava il giorno in cui ella era spuntata vicino alle foglie di mamma e il papà l’aveva guardata con amore promettendo di proteggerla per tutta la vita.
Nessuno ricordava che, quando anche lei aveva bevuto troppa pioggia e si era ammalata, la mamma si era disperata tanto.
Solo il tempo avrebbe potuto cambiare quella situazione: infatti, poi, quando entrambe le sorelline sarebbero diventate grandi e forti, si sarebbero tenute compagnia e aiutate nel corso della loro vita.
Allora, mamma e papà avrebbero potuto dolcemente reclinare il capino rosso e dormire per sempre.
Bello questo racconto. Dolce e tenero. Duro come dura è la vita. Pieno d'amore come la vita. Che senza le piccole e le grandi famiglie, senza la pioggia e senza il vento profumato non sarebbe la stessa. Scritto dalla mamma di altre due fragoline...
RispondiEliminaGrazie, Renata.
Angela