POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, giugno 11

IN NIGER MENDICANTI SI PUO' DIVENTARE di P. MAURO ARMANINO


Giovane Mendicante" di Bartolomé Esteban Murillo (Siviglia 1617-1682)
pittore Barocco nato a Siviglia, in Spagna.

Capolavoro della collezione spagnola del Louvre, il giovane mendicante è il primo dipinto di Murillo che entrò nelle collezioni reali francesi (acquistato personalmente da Luigi XVI nel 1782). L’interesse di Murillo per le rappresentazioni profane e, particolarmente, per quelle dedicate all’infanzia hanno fatto pensare che a Siviglia fosse stato attivo un esteso giro di committenti nordici: i soggetti di strada e di vita popolare ebbero infatti molto successo all’estero, ed è probabile che i numerosi mercanti fiamminghi attivi nella città andalusa, sedotti da tali temi, li commissionassero direttamente ai pittori del luogo.

In Niger mendicanti si può diventare

I genitori che, in cambio di un po’ di soldi, affittavano, o vendevano, i loro figli, normalmente per un periodo di tre anni, a dei personaggi, i cosiddetti ‘padroni’, che si industriavano per portarli nelle grandi città e maggiormente in Francia ed Inghilterra dove li obbligavano ai mestieri più umili e duri: lustrascarpe, venditori per le strade di statuette di gesso e di santini o di altre immagini o di fiammiferi, sguatteri, facchini, mendicanti, suonatori di organetto, spazzacamini, in certe fabbriche, senza cure, senza pulizia, alloggiati in tuguri infami, nella promiscuità e abiezione più ripugnanti…
Si tratta di bambini italiani sui quali, qualche anno fa, l’insegnante Michele Santulli scrisse in un articolo pubblicato dal sito ‘altritaliani’. Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire nella scontata saggezza di un tempo passato e sempre attuale. La mendicanza è costitutiva della nostra avventura umana perché, se ci pensiamo, vivere non è che passare da uno stato di mendicità radicale, ad altri stadi più coscienti ma sempre ‘mendicativi’. Dal neonato, radicalmente bisognoso e dunque mendicante di tutto, all’adolescente, al giovane e in fine all’adulto, cambiano solo le modalità ma alla radice rimane la ‘mendicanza’ come dimensione ineludibile della vita. Cibo, affetto, amicizia, sguardo, sorriso, riconoscimento, accettazione, fiducia e rispetto. Questo e molto altro è ciò che mendichiamo quotidianamente nelle nostre umane interazioni. Mutano i nomi, le modalità o le caratteristiche ma rimane inalterato il ‘principio mendicanza’.
Altra cosa è l’induzione, l’educazione professionale e lo sfruttamento della mendicanza dei bambini. In alcuni Paesi ciò avviene in modo aperto e per così dire codificato dagli usi e costumi. Chi arriva per la prima volta nella capitale Niamey, è stupito dal numero impressionante di bambini che, utilizzando la strada come ambito di lavoro, una funicella e un pentolino come strumento di lavoro, mendicano cibo o monetine. Vengono comunemente chiamati ‘Talibé’, scolari di modeste scuole coraniche di quartieri poveri, affidati a maestri che cercano di sbarcare il lunario facendosi ‘aiutare’ da coloro ai quali insegnano i rudimenti del Corano in arabo. Malgrado le leggi, le raccomandazioni e le ingiunzioni questo fenomeno continua ormai da anni e rischia di protrarsi, finché farà comodo ad alcuni, che esso perduri. Un’armata di mendicanti potenziali potrebbe essere utile a molti. Per guadagnarsi il paradiso con le elemosine del venerdì, per avere voti eventuali quando verrà il momento delle elezioni, per i piccoli mendicanti quando saranno cresciuti e infine, per ogni eventuale manifestazione di piazza, quando ve ne fosse di bisogno.
Oltre le cipolle e la carne del numeroso bestiame transumante, da anni stiamo esportando bambini mendicanti. In Algeria, nel Senegal e, secondo le recenti notizie dei mezzi di comunicazione, nel Ghana. Si sono formati circuiti di sfruttamento dei bambini da parte di adulti, donne e uomini, che accompagnano e coordinano i processi di mendicanza e la spartizione dei guadagni operati grazie a loro. Tutto ciò appare giustamente scandaloso ma non solo perché il fatto implica una visione negativa e vergognosa del Paese di origine dei bambini. Lo scandalo consiste soprattutto nella riduzione a oggetto di pietà e dunque di sfruttamento dei bambini che, per tutta la loro vita, saranno marcati da questa forma di schiavitù contemporanea. Ciò che dovrebbe piuttosto interrogare autorità, cittadini, genitori, strutture educative e istituzioni religiose, è il motivo e cioè le condizioni sociali ed economiche che portano alla ‘professionalizzazione’ della mendicità. Essere costretti o perlomeno spinti alla scelta della mendicità per sopravvivere è una sconfitta e una vergogna per tutti, Dio compreso. 
Mendicanti si nasce e talvolta lo si diventa per necessità ma, per fortuna, mendicanti si rimane per sempre.

              Mauro Armanino, Niamey, giugno 2022

L'articolo mi ha profondamente colpito, non solo per la mendicanza dei piccoli, sempre molto sfruttata in tutti i tempi. Fino a non molto tempo fa, giovani mamme Rom comparivano davanti alle Chiese, o alla porta dei Supermercati, con i loro neonati in braccio, a chiedere la carità in questo modo, per toccare la sensibilità della gente che si commuoveva di fronte ai piccoli esposti al freddo o alla calura. Ora, almeno in Italia, è vietato chiedere l'elemosina servendosi dei piccoli. Mi ha fatto pensare invece questa considerazione: Mendicanti si nasce e talvolta lo si diventa per necessità ma, per fortuna, mendicanti si rimane per sempre.
Non è forse vero che tutti noi mendichiamo amore, considerazione, rispetto, e se non ci vengono dati, ci sentiamo poveri, profondamente privi della dignità umana? 
Ritroviamo i giovani mendicanti anche ne “I miserabili” di Victor Hugo.
I suoi personaggi appartengono agli strati più bassi della società francese dell'Ottocento, i cosiddetti "miserabili" - persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà - la cui condizione non era mutata né con la Rivoluzione né con Napoleone, né con Luigi XVIII.

Ho utilizzato il dipinto di Murillo perché mi è sempre colpito, tanto che ho cercato di copiarlo con le matite colorate, tanti anni fa. Eccolo qui.


Danila Oppio

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