UN'ISOLA DA AMARE
di FOLCO GIUSTI
Impressioni di lettura di Danila Oppio
Quando lessi, su suggerimento della amica Alessandra Giusti, cugina dell’autore, L’ISOLA DELL’ULTIMO RITORNO, compresi che Folco era ed è legatissimo a Capraia.
L’autore stesso mi informò dell'esistenza d'un suo libro precedente, di cui al titolo, che tratta ampiamente dei personaggi umani e della natura di quel luogo.
Ordinai subito anche quest’altro testo, che mi appassionò per la scrittura, non solo nei racconti di vita dei protagonisti del luogo che animavano, ma soprattutto per le descrizioni scientifiche della natura narrata, alla fine di ogni capitolo.
Mi hanno piacevolmente impressionato anche le espressioni in lingua locale, diverse dal toscano e molto più simili al sardo. Almeno a mio avviso.
Molto belle anche le poesie dedicate alle quattro stagioni.
Amante come sono non solo della prosa, ma anche della poesia, alla fine di questo mio, forse scarno, testo interpretativo, dove non sono andata a sfiorare tanto gli aspetti contenutivi ed estetici, perché molto realistici, nonché espressi in modo chiaro, riporterò le quattro poesie dedicate alle stagioni.
Le illustrazioni nel suo interno sono della sorella Cinzia Giusti, che ha disegnato le vedute di Capraia, e di Rossella Faleni le tavole zoologiche.
I vari capitoli sono ben distinti:
Il pescatore di foche (ovvero u bue marinu - la foca monaca)
L’omu arillògghiou (l’uomo orologio) (la calandrina – ovvero la tarantola)
Il comandante (I becchi lunghi, ovvero le beccacce)
Il pirata (la verdarola ovvero la ventresca)
L’arciprete (Li falchi, ovvero il pellegrino)
L’ermagghìola (Li topi, ovvero il topolino domestico)
Beppe il contadino (i cornuti, ovvero i mufloni)
La guerra delle cacche (la serpa, ovvero il biacco)
Il detenuto (le chiocciole)
Il ponzese (Gli aselli du malaguriu, ovvero i corvi imperiali)
Ora, ha senso questo elenco dei capitoli, poiché ad ogni personaggio narrato, è legato un abitante stanziale, non umano, di Capraia.
Aggiungo che l’autore è stato professore ordinario di Zoologia nella facoltà di Scienze dell’Università di Siena, e specializzato nello studio dei molluschi terricoli, e che da sempre si interessa della conservazione e della gestione della natura e di bioetica animale. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni scientifiche, e quant’altro. Ha ricoperto incarichi di prestigio in società nazionali e internazionali ed è cittadino onorario di Kansas City (Missouri, USA).
Lascio ai lettori la ricerca di maggiori informazioni sull’autore, poiché, nella mia traccia di lettura, tengo a dare risalto a questo suo testo, semplice nei racconti, e dettagliato nella parte scientifica, che mi è stata utile per apprendere informazioni a me sconosciute.
Le storie umane, di cui ai capitoli, sono gustose, a volte divertenti, come la guerra delle cacche, e talvolta tristi, per la scomparsa di alcune persone che hanno avuto un ruolo significativo nella vita di Capraia e dell’autore stresso.
Posso comprendere il legame appassionato di Giusti con la sua isola! I luoghi dove si sono vissute esperienze giovanili, amicizie forti. Luoghi calpestati da molti passi, anche se l’esistenza lo ha portato in altri lidi, il ritorno all’amata isola diventa necessario come l’aria che si respira. Si tratta di un legame indissolubile, un vero legame d’amore. Viva Capraia! E grazie all’autore che ha condiviso con me e con tutti i suoi lettori questi suoi splendidi ricordi.
CAPRAIA: LE QUATTRO STAGIONI:
PRIMAVERA
Fiorire di fiori:
sul greto dei vadi
nelle garighe inverdite
nell’intreccio dei pruni
nelle macchie strinate
sulle antiche mura crettate
pervinche, giaggioli,
la rosa canina
e poi malve, giunchiglie,
asfodeli…
Mai tornare è più bello
Mai,
guardare, odorare
ascoltare…
il vento che corre
-docile ora -
Tra l’erba che cede
e s’inchina
che s’alza
e ancora s’inchina
e il colore riprende
e l’instabile apparenza
del propagarsi d’onde
in metacronica sequenza.
Il vociare festoso
dii rondini a frotte
a tessere intente
nel cielo pulito
effimere trame
su un effimero ordito
e il trillo di lodole
il gorgheggio del merlo
e il grido potente
del gabbiano argentato.
Un canto lontano di donna
un inno alla vita
al Cristo risorto
al sole rinato
al mare lucente
finalmente acquietato
e…
come un lampo
primavera
esplode dentro
dal limbo libera
i sogni e la speranza
e l’incedere perverso
frena al tempo
e alla sua danza.
ESTATE
Rosso
di sangue intriso
l’occidente avvampa
e docili colli tramuta
in pazzi vulcani ardenti.
Staglia bianca e s’affigge
sulla parete d’argento
che la terra borda
e l’orizzonte
irreale una vela stanca.
Tra svelto brivido d’ali
E rochi richiami dai fossi
stupefatto silenzio dilaga.
Lento pennello d’ombre
dai fondi le valli scandisce
fantasmi giganti proietta.
Sale la nebbia
e in collane di perle s’impiglia
alle tele dei ragni
alle secche ramaglie
suda la terra e geme
la febbre del giorno si squaglia.
Di sale il respiro s’impregna
distilla d’erba e d’arbusti
e sopra l’infinito s’affretta
in una falce di luna
in albori cangianti
i misteri di stelle pulsanti.
AUTUNNO
Il sole basso
Intiepidisce appena
Un fiore che avanza
Il geco ormai grasso.
Agli uccelli di passo
Privo di foglie
Il fico propone
Un frutto rimasto.
Sazia di pioggia
la terra si spreme
trasuda umori muscosi
di resina intinti
di menta poleggio
di spezie selvagge.
Sfida all’inverno
corallo di bacche
trapunge ridente
Il verde che torna
ricorda il calore
il colore dei giorni
che il moto del cielo
impietoso ritaglia.
L’aria s’appanna
e densa trattiene
voci eccitate
guaire di cani
aizzi furiosi
l’insulto di un’arma.
Vento di terra
taglia la faccia
di refoli in gara
il mare scarmiglia
tra gli aghi dei pini
strappa al silenzio
speranze mentite
di povera gente
storie di vita
perduta per niente.
INVERNO
Limpida notte
di spine di stelle
gli occhi ferisci
con schegge di fuoco
traccianti
ai sogni
alle eterne promesse
segni la via.
Luna antica crescente
antiche scogliere
appena rileva
un cenno di rughe
sull’acqua
una berta
in volo radente
che un richiamo stridente
al nulla rilancia.
Viva ti sento
rocciosa Capraia
rispondere al vento
sconnesse parole
di foglie crocchianti
e il fischio
di canne mozzate
e di fili vibranti
che irrequieto
muta frequenza
ora lieve, ora intensa.
Odorosa ti sento
di terra
di macchia bagnata
di elicriso pungente
che un’ebbrezza esaltante
come droga trasmette
e di mare
e d’alghe iodate
e di scaglie di pesce seccate.
Animata ti sento
da mille presenze
a rodere intente
un misero pasto
a cercarsi furtive
a parare un agguato
a salvarsi dal fato
che la fine decreta
al finire dell’anno.
Pronta ti sento
Amata Capraia
A darmi il tuo abbraccio
ad offrirmi materna
tu sola un riparo
dove il freddo è calore
il silenzio rumore
e il sogno s'avvera
di scordare il tormento
della vita che passa
del mondo che muore.
Folco Giusti
a mio avviso anche un valente poeta!
Per chi fosse interessato, e spero di avere attirato l’interesse e fatto nascere il desiderio di affondare lo sguardo nella lettura di questo testo, che vale la pena conservare nella propria libreria, così come ho avuto il piacere di riporlo, dopo averlo letto, in quella personale accanto al precedente dell’autore.
Si può acquistare qui:
https://www.amazon.it/Capraia-Storie-uomini-animali-Giusti/dp/8875767300
A donare maggior pregio a questo libro, la presentazione dell’etologo e amico degli animali DANILO MAINARDI, purtroppo scomparso nel 2017.
Danilo Mainardi è stato un etologo, ecologo, divulgatore scientifico, accademico e ambientalista italiano. È stato spesso inserito fra i più noti e stimati, nonché fra i primi etologi italiani.
Non fatevi ingannare dalla data del 2021, poiché si tratta della ristampa del precedente testo. “Un’isola da amare” ha ottenuto il Premio Letterario “Castiglioncello-Costa degli Etruschi 2004,” quindi il libro ha avuto i natali molti anni prima di quest’ultima edizione.
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