Norma Trogu, la splendida pittrice, ci racconta:
Nel 1997 quando è venuto a Mar del Plata a presentare "El futbol a sol y sombra" lì mi sta firmando "Le vene aperte d'America Latina", guarda la faccia di salame babosa che ho!!! Haaa haaa!
Norma aggiunge che possedeva anche una foto scattata durante la consegna di un suo quadro all'illustre scrittore. Non la trova più, ma immagino che il suo quadro sia molto piaciuto a Galeano, così come piacciono a me le opere dell'artista. Grazie a Norma, ho potuto eseguire delle ricerche sullo scrittore che conoscevo solo di nome ma niente più.
Ho trovato un articolo molto interessante e recentissimo su:
Galeano, le parole dei sogni
di Fabrizio Casari
Nato in un paese di andanti, di migrazioni mai insultate e di destini mai definitivi, di cognomi misti e storie intrecciate, di malinconie e poesie senza la noia dell’ovvio, Eduardo Galeano, giornalista e scrittore, ha sedotto almeno tre generazioni di lettori. L’uomo che volava scrivendo, nemico acerrimo di ogni dittatura ed entusiasta amico di ogni rivoluzione, ebbe a muoversi dal suo Uruguay, obbligato dai militari che, giustamente dal loro punto di vista, non ne apprezzavano la penna e la parola.
Dall’Uruguay all’Argentina, poi in Spagna, Eduardo Galeano dovette migrare per colpa di pensieri e parole poco gradite ai gorilla in uniforme che schiacciavano libertà e persone. Riuscì a fuggire dalle manette dei militari e da quelle delle opportunità e, per quanto l’esilio lo colpì, non divenne mai estraneo a nessuna terra e in nessun luogo.
A riconoscere il suo valore furono proprio i golpisti, che proibirono la circolazione del suo libro più importante, Le vene aperte dell’America Latina. In quel libro, tradotto in tante lingue e vietato in alcuni paesi, Galeano raccontò tutto quello che la regola dell’amnesia proibisce. Fu il libro che il presidente venezuelano, Hugo Chavez, nel 2009, regalò a Obama affinché lo statunitense potesse comprendere la storia autentica del saccheggio e del sangue.
Lunga e variegata fu la produzione intellettuale che accompagnò i sentimenti di Galeano. Da Le vene aperte dell’America Latina alla trilogia Memorie del fuoco, da Giorni e notti di amore e di guerra, a L’America non è stata ancora scoperta, e poi l'incursione nel calcio con Splendori e miserie del gioco del calcio, quindi Il libro degli abbracci, Il mondo a testa in giù, Mujeres e tante altre pubblicazioni. Fondatore della rivista Brecha, collaboratore di molti dei giornali migliori dell’America latina, chi lo leggeva anche solo una volta trovava insopportabile poi non leggere tutto quel che scriveva.
Non c’è posto del mondo dove le persone sono state sottomesse al denaro, dove il disordine creativo sia stato imprigionato dalle leggi dell’invisibile mercato, che non abbia visto Eduardo Galeano a raccontare l’urgenza della memoria viva, il bisogno del rifiuto.
A spiegare come nacque l’impero e chi ne pagò il prezzo, come la crescita smodata del poderoso riposò sui cadaveri degli umili, come il sottosviluppo dei deboli non sia l’infanzia del loro sviluppo bensì la conseguenza dello sviluppo dei forti. Affascinato dalla cultura dei popoli indigeni d'America, raccontava di come Maya, Atzechi, Incas, senza il rumore degli stati moderni, conoscevano e diffondevano, apprendevano mentre insegnavano.
Ha raccontato l’umanità andante e ferita, i dannati della terra e le vittime designate del grande gioco della diseguaglianza, le carni e le idee di quei tanti, tra uomini e donne, capaci di vincere quando non c’era niente da perdere e capaci di perdere vincendo. Sembravano carezze le parole scritte, che anche quando incolpavano e condannavano riuscivano a trovare il tono dell’anima.
Come in una lettera all’umanità, come a voler riparare i torti della storia e le colpe delle amnesie, Eduardo Galeano sapeva accarezzare gli occhi e svegliare coscienze. Ha raccontato di criminali e di giusti senza mai incedere nel peccato della ragionevolezza. In un mondo che rincorre il denaro e il successo, che misura ciò che si è a seconda di quanto si ha, Galeano ha rappresentato la ribellione delle parole, la rivoluzione del senso comune, i dettagli che formano le cose e le persone che poi cambiano la storia.
Insubordinato permanente alle regole dell’editoria consigliata, violatore impenitente dell’ordine consentito, ha contestato tutta la vita la dittatura della paura, mentre ha raccontato l’epopea degli umili con un amore assoluto, trasformando le parole d’amore nella più contagiosa delle armi. Terapista dell’indifferenza, insegnava a tenere dritta la spina dorsale.
La sua ultima migrazione lo vede andare ora, come sempre ha fatto, in ogni dove. Vi prenderà la residenza senza chiederne il permesso. E magari anche da lì scriverà per ricordarci che cessiamo di essere quando dimentichiamo chi siamo e che solo il batterci per il riscatto degli ultimi potrà permetterci di sentirci vivi.
Aggiungo altre ricerche effettuate nel Web.
Eduardo Germán María Hughes Galeano (Montevideo, 3 settembre 1940 – Montevideo, 13 aprile 2015) è stato uno scrittore, giornalista e saggista uruguaiano.
È stata una delle personalità più autorevoli e stimate della letteratura latinoamericana. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue e combinano documentazione, narrazione, giornalismo, analisi politica e storia, sebbene l'autore stesso non si riconoscesse quale storico.
Galeano nacque Montevideo, in Uruguay, il 3 settembre del 1940 in una famiglia alto-borghese e di fede cattolica, figlio di Eduardo Hughes Roosen, d'origini gallesi e tedesche, e di Licia Esther Galeano Muñoz, d'origini italiane (nella fattispecie di Genova) e spagnole. A causa d'un grave dissesto che colse la sua famiglia, Galeano fu costretto sin da giovane a mantenersi con svariati lavori: operaio, pittore di insegne, messaggero, dattilografo, cassiere di banca. All'età di 14 anni vendette il suo primo fumetto politico al settimanale del Partito Socialista dell'Uruguay, El Sol, firmandovisi con lo pseudonimo di Gius (derivato da una storpiatura della pronuncia approssimativa in spagnolo del suo cognome Hughes)[3].
Cominciò la carriera di giornalista all'inizio degli anni sessanta come direttore di Marcha, un influente settimanale a cui collaboravano Mario Vargas Llosa, Mario Benedetti, Manuel Maldonado Denis e Roberto Fernández Retamar. Per due anni diresse il quotidiano Época e lavorò come redattore capo di una University Press. Nel 1973, con un colpo di Stato i militari presero il potere in Uruguay; Galeano fu imprigionato e successivamente costretto a fuggire. Si stabilì in Argentina dove fondò la rivista culturale Crisis.
Nel 1976, quando il regime di Videla prese il potere in Argentina con un sanguinoso colpo di Stato, il suo nome fu aggiunto alla lista dei condannati dagli "squadroni della morte"; fuggì nuovamente, questa volta in Spagna, dove scrisse la famosa trilogia Memoria del fuoco (Memoria del Fuego). All'inizio del 1985 Galeano tornò a Montevideo, dove visse fino alla fine dei suoi giorni.
Morì il 13 aprile 2015 all'età di 74 anni a seguito di un tumore del polmone.
Le vene aperte dell'America Latina (Las venas abiertas de América Latina) è un'opera di accusa dello sfruttamento dell'America Latina da parte di poteri stranieri a partire dal XV secolo ai giorni nostri. Memoria del fuoco (Memoria del fuego) è un racconto in tre parti della storia dell'America del Nord e del Sud: Genesi (Los nacimentos), Facce e maschere (Las caras y las mascaras), Il secolo del vento (El siglo del viento). I personaggi sono figure storiche: generali, artisti, rivoluzionari, lavoratori, conquistatori e conquistati che vengono ritratti in brevi episodi che riflettono la storia coloniale del continente. Comincia con i miti precolombiani della creazione e finisce nel 1986.
Per Memoria del fuoco (Memoria del fuego), Galeano fu paragonato dai critici letterari a John Dos Passos e a Gabriel García Márquez. Ronald Wright scrisse sul Times Literary Supplement: "I grandi scrittori... dissolvono i vecchi generi per fondarne di nuovi. Questa trilogia di uno degli scrittori più coraggiosi e raffinati dell'America Latina è di difficile classificazione".
Galeano è anche stato un appassionato tifoso di calcio: il suo Splendori e miserie del gioco del calcio (1997) è un'analisi della storia di questo sport. Galeano lo paragona a una recita teatrale e a una guerra; critica il patto scellerato con le multinazionali e attacca gli intellettuali di sinistra che rifiutano, per ragioni ideologiche, il gioco e il suo fascino nei confronti delle masse.
I suoi libri sono stati tradotti in oltre 20 lingue.
Scritti in lingua originale
• Los días siguientes, 1962
• China 1964. Crónica de un desafío, Buenos Aires, J. Alvarez, 1964
• Los fantasmas del día del león y otros relatos, 1967
• Reportajes. Tierras de Latinoamérica, otros puntos cardinales, y algo más, 1967
• Su majestad el fútbol, 1968
• Siete imágenes de Bolivia, 1971
• Violencia y enajenación, 1971
• La cancion de nosotros, Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 1975
• Conversaciones con Raimón, 1977
• La piedra arde, 1980
• Voces de nuestro tiempo, 1981
• Ventana sobre Sandino, 1985
• Aventuras de los jóvenes dioses, 1986
• La encrucijada de la biodiversidad colombiana, 1986
• El descubrimiento de América que todavía no fue y otros escritos, 1986
• Entrevistas y artículos (1962-1987), 1988
• Nosotros decimos no. Crónicas (1963-1988), 1989
• América Latina para entenderte mejor, 1990
• Palabras: antología personal, 1990
• Ser como ellos y otros artículos, 1992
• Amares, 1993
• Amares (Antología de relatos), 1993
• Úselo y tírelo, 1994
• Mujeres (antología de textos), 1995
• Carta al señor futuro, 2007
• El cazador de historias, (opera postuma), Buenos Aires, Siglo veintiuno, 2016 (ISBN 978-987-629-628-1)
Concludo con un paio di suoi aforismi.
Niente mi appartiene di quanto riportato, è solo il frutto di una ricerca appassionata, come di norma mi piace fare, su personaggi che meritano attenzione e rispetto.
Ringrazio Norma Trogu per aver riportato pubblicamente su FB la foto iniziale che ha prodotto in me il desiderio di approfondire la conoscenza di questo scrittore uruguaiano.
Danila
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