Quando acquistai l'albero di Natale per i miei bambini, di queste dimensioni, aveva già circa 10 anni. Tanto ci vuole perché si presenti in questo modo. alto all'incirca un metro.
La storia del piccolo abete
Un piccolo abete stava in un bosco sulla montagna. A Natale qualcuno lo prese, con tanto di radici, lo caricò su un camioncino e lo portò in città, dove rimase per dieci giorni in una casa, con le radici in un vaso stretto, tutto coperto di palline colorate, lucine e festoni d’argento. Passate le feste, fu piantato in un’aiuola del cortile, fra tre altri alberelli malandati. Anche lui era stanco e spelacchiato a causa di tutti quegli spostamenti, ma stese le radici e cominciò a nutrirsi, a respirare e a scambiare qualche silenziosa parola con gli altri alberi. Però non era una bella vita: il terreno era secco, le radici trovavano poco nutrimento e quel poco aveva strani sapori e poi lì, in mezzo alle case, il sole arrivava solo per tre ore al giorno e il resto del tempo era un’ombra fredda e triste. E i bambini, siccome non c’era spazio altrove, giocavano nel cortile e al povero abete toccavano pallonate, urti e strappi. E i cani della casa venivano a fare la cacca e la pipì nelle vicinanze. Il piccolo abete era scontento e stava male. Si lamentava con gli altri alberi e raccontava di come era bella la montagna, con la terra buona, l’aria fresca e il sole dalla mattina alla sera. Ma i tre alberelli, che non avevano mai visto niente di simile, credevano che raccontasse bugie. Una sera passò sopra la città il vento fresco della montagna. Vide il piccolo abete, lo riconobbe e scese a muovergli i rami. Il vento cominciò a girare intorno all’abete come una trottola, veloce, sempre più veloce: l’abete si sentì trascinare in su, sempre più su e poi scendere giù, piano piano, girando, e atterrando proprio nel buco che le sue radici avevano lasciato sulla montagna. Contento, ringraziò il vento e si addormentò.
Questa storia è di R. Piumini e di F. Altan, ma è quasi la stessa che avrei raccontato io, a proposito del piccolo abete che avevo acquistato 40 anni fa per festeggiare il Natale con i miei bambini. In effetti, il mio piccolo abete lo avevo, a feste finite, spostato sul balcone di casa, anche rinvasato in un contenitore più grande, ma il caldo di Milano e l’aria inquinata, non gli facevano bene. In casa si era un poco seccato, a causa dell’eccessivo riscaldamento, perse i suoi aghi, divenne giallognolo. Non era il suo giusto ambiente.
Dieci anni dopo ci trasferimmo fuori città, in un luogo dal clima migliore, e soprattutto dove c’era un piccolo giardino dove interrarlo. Così avvenne che lo piantammo in un angolo del prato, ma dopo due anni, ancora non aveva sviluppato radici per nutrirsi, e non emetteva nuovi rametti verdi, che mi avrebbero fatto ben sperare in una ripresa. Col pensiero lo sgridai, e gli dissi: “se non ti decisi a nutrirti come dovresti, ti concedo ancora un anno, e poi ti butto nel fuoco”. Penso mi abbia capito, poiché in primavera vidi spuntare dei germogli, che poi si tramutarono in verdi rametti.” Oh, deve avermi letto nel pensiero!” mi dissi, e gli diedi altro tempo perché crescesse sano e superbo.
Sono trascorsi 30 anni, e divenne così alto che qualche tempo fa dovetti chiedere al giardiniere di ridurlo un poco, altrimenti i suoi lunghi rami sarebbero sporti sia verso strada che presso il giardino dei vicini. Ora arriva quasi al tetto della mia villetta. Però nel corso degli anni, si limitò a produrre qualche pigna, poche davvero per la sua longevità.
Qualche giorno fa, vidi che alla fine dei rami si presentavano piccole macchie color ruggine, e chiesi a mia figlia cosa fossero. Mi risposte, dall’alto della sua laurea in scienze agrarie, che si trattava di inflorescenze maschili, che avrebbero fatto nascere tante pigne che sono i frutti femminili. In effetti, ora ne è colmo, anche se per il momento sono ancora piccine. Qui sotto un disegno dei fiori dell'abete e dei suoi frutti: pigne o strobi.
Ho dovuto attendere tanti decenni, ma alla fine il cinquantenne mister Abete mi ha dato tanta soddisfazione: l’ho salvato dal fuoco del caminetto, ed è diventato uno splendido esemplare di abete, come quelli che si ammirano nei boschi!
Qui sopra, l'ingrandimento delle piccole pigne e dei nuovi rami in germoglio, chi l'avrebbe mai detto? Un consiglio, non acquistate mai un vero abete per Natale, se poi non avete modo di interrarlo in un giusto spazio a lui conforme. Meglio utilizzare, negli appartamenti cittadini, alberi sintetici che a volte sono così simili a quelli veri, da crederli tali. Non farete soffrire la pianta, che tanto ci mette a crescere. Esistono venditori di abeti naturali, che ritirano la pianta dopo le feste, e la riportano nei boschi per farla tornare a vivere sul suolo natìo. Rivolgetevi a quelle persone sensibili che amano la natura, oppure se avete un terreno di proprietà, ripiantatelo lì, sappiate che un abete non sopravvive a lungo, nell'interno di un'abitazione.
Danila Oppio
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