POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, aprile 9

BANDIERE DI SABBIA DAL SAHAEL di P. MAURO ARMANINO


            Bandiere di sabbia dal Sahel

Persino il Vaticano ha la sua. Così pure i Paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite e altri il cui statuto non è ancora determinato. Le bandiere costituiscono un simbolo tra i più eloquenti per esprimere e rafforzare l’identità personale e collettiva. Le bandiere si usano per le manifestazioni sportive, politiche, culturali, religiose  e funebri. Ad ognuno la sua bandiera da sventolare, ammirare, custodire e difendere. Eppure, di per sé, non si tratta che di un pezzo di stoffa attaccata ad un’asta e rappresenta, simbolicamente, un gruppo o un comunità. Nazione, territorio, città, organizzazione, compagnia commerciale, gruppo religioso, politico o sportivo. Ad ognuno i suoi colori e l’affiliazione che ne consegue. La distruzione o la cattura della bandiera, significano la dissoluzione dell’identità e la sua ‘cattura’ da parte di un’altra entità. Le più antiche e note ‘bandiere’ riconosciute sembrano trovarsi in Cina, duemila anni prima della nostra era. Fatte di seta.

Dall’invenzione delle nazioni e degli stati in poi, le bandiere hanno gradualmente assunto connotati molto più precisi e contundenti. Eserciti, battaglioni, reparti, squadriglie e comuni cittadini, trovano nella difesa della bandiera una delle ragioni per dare la vita o prenderla ad altri. I politici parlano e la bandiera è sullo sfondo o nelle loro mani, a ricordare il popolo che rappresentano e che ha loro delegato il potere di difenderlo. Nelle manifestazioni sportive internazionali c’è l’uso del giro di pista con la bandera del  Paese del vincitore. Nell’immaginario collettivo non c’è nulla  di più potente di una bandiera che sventola e si presenta come immortale nel tempo. Le bandiere seguono le mode del momento e lo spirito del tempo. Ad ogni epoca la sua bandiera da esibire al momento opportuno. L’uso di deporre la bandiera sul feretro di un defunto vuole esprimere il riconoscimento postumo della sua vita al servizio della patria. 

Già, la patria…’ Allons enfants de la patrie, le jour de gloire est arrivé’…il ben noto inizio della rivoluzionaria ‘Marsigliese’, l’inno nazionale della Francia, dalla bandiera tricolore. Patria è un nome che deriva dal latino pater, padre: terra degli antenati, il Paese di origine e che ci è caro…la comunità alla quale si appartiene. Padre e non madre, o meglio la ‘madre- patria’ per mettere tutti d’accordo. Il giorno della gloria è arrivato, recita l’inno in questione, emblematico per la sua storica sincerità. Esso termina…’Alle armi, cittadini/formate i vostri battaglioni/Marciamo, sì marciamo/ che il sangue impuro irrighi i nostri solchi’. Tutto è detto in questa frase e di questo parlano, senza dirlo o senza avvedersene, gli stendardi che esibiamo con fierezza. Meglio ricordare che, pure le bandiere, sono di sabbia e alla sabbia torneranno. C’è da relativizzarle e imparare piuttosto a tessere, color di sabbia, la bandiera di un'altra patria. C’è chi scrisse, infatti..’reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri’… (D. Lorenzo Milani, lettera ai cappellani militari, 11 febbraio 1975). 



         Mauro Armanino, Niamey, 10 aprile 2022

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