di Renata Rusca Zargar
Care figlie Samina e Zarina, da tempo pensavo di indirizzarvi una lettera per parlarvi di noi: una specie di ultimo testamento d’Amore. Mi capita, dunque, l’occasione e la scrivo ora, in coincidenza della Festa di San Valentino che, per varie vicissitudini storiche e religiose, è diventata la festa degli Innamorati. Veramente, io non credo nelle feste convenzionali che, spesso, di buono hanno solo di movimentare il commercio per i regali quasi obbligatori mentre non hanno conservato affatto i valori di riferimento.
Credo, però, fermamente nell’Amore e credo ancora che possa essere eterno.
In questo ultimo periodo, ho visto un bellissimo film (Le pagine della nostra vita) in cui il protagonista anziano si fa ricoverare nella stessa residenza sanitaria dove si trova la moglie malata di demenza grave. Quando i figli e i nipoti gli chiedono di tornare a casa perché hanno bisogno di lui mentre lei neppure lo riconosce, egli risponde: “La mia casa è qui, con lei”.
Penso che questa frase sia il senso di tutto quello che, probabilmente, ogni essere umano desidera. Un Amore talmente grande da vivere pazzamente e intensamente lungo le stagioni dell’esistenza e così forte da non finire mai.
Quando sono andata in India, moltissimi anni fa, la mia vita era normale ma immobile. Là, nel Kashmir, ho incontrato lui, Zahoor, e da quel momento l’espressione dei suoi occhi dolci non mi ha più lasciata. La rivedevo sempre davanti a me ed era come se mi chiamasse. “Abbi cura di te.” mi aveva detto alla ripartenza di quel lungo giro che avrei fatto in Oriente. Allora, avevo cambiato l’itinerario del mio viaggio ed ero tornata lassù, sui monti della luna, da lui. Avevo riconosciuto l’Amore totale, la follia e l’attrazione alle quali non si può dire di no e che non sono prigione ma libertà e felicità.
La nostra è stata una relazione molto complessa: nel tempo, abbiamo dovuto superare le distanze di mondi, cultura, abitudini, tradizioni; abbiamo incontrato difficoltà, crisi, disgrazie, lutti. Ma non abbiamo mai permesso a noi stessi di cadere nell’abitudine, nell’indifferenza, cioè in quella che io chiamo morte anticipata. Nei momenti più ardui, ci siamo sostenuti puntando sui valori irrinunciabili che ognuno di noi cerca nell’altro.
Per me sono stati la bontà e l’intelligenza.
Lui è buono, voi lo sapete bene, ed è intelligente. Sa adattarsi, cambiare, crescere, informarsi. Perciò l’Amore che provo per lui è stato protetto dall’ammirazione e dalla fiducia.
In questo periodo, ha dei problemi a una gamba. Oggi è domenica e lui è a casa dal lavoro. Di solito, la domenica pulisce e mette in ordine ma ora non può. Io, però, questa mattina dovevo uscire per andare in piscina e, per paura che lui si facesse del male, avevo nascosto l’aspirapolvere sul poggiolo. Quando sono tornata, ho trovato che aveva pulito la cucina e il soggiorno.
Mi ha detto: “Tu sei la mia vera moglie. - (perché ho nascosto l’aspirapolvere per il suo bene) -Ma io sono il tuo vero marito.” (perché ha trovato lo stesso il modo di aiutarmi).
Ha sempre fatto di tutto per me, che non è solo aver lasciato il suo paese e la sua bella e grande famiglia, ma è condividere ogni giorno ogni circostanza: le pulizie, la crescita di voi figlie, l’assistenza ai miei parenti e molto altro.
Così, l’insania amorosa che ci tiene avvinti e che ci rende felici non è mai finita, quando nell’abbraccio dell’altro si trova ancora l’universo tutto.
Chissà come, un destino salvifico (o chi per lui) ci aveva fatti incontrare.
Noi, però, siamo stati capaci in quell’istante di riconoscere quel dono.
È stata una vita meravigliosa e lo sarà ancora nella vecchiaia.
Perciò volevo scrivervi, perché teniate sempre presente che non dobbiamo mai accontentarci: abbiamo diritto alla felicità e per lei dobbiamo sempre combattere.
Come per tutte le nostre grandi Passioni.
12-2-2023
la mamma
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