Quando si
affida una propria opera a un editore serio, bisogna ascoltare i suoi
suggerimenti. Quindi diventa un lavoro di taglio e cucito: si tolgono parti e
se ne aggiungono altre. Mi è spiaciuto però che fossero state eliminate alcune pagine, e quindi le propongo su questo blog, poiché per me hanno una grande
valenza.
STORIA DI
VERA non sarebbe nata né tanto meno pubblicata, se non ci fosse stata Angela
Fabbri ad incoraggiarmi nel lavoro, perciò la brava scrittrice ha tutta la mia riconoscenza.
Premessa
Se
vogliamo sapere qualcosa di un uomo, chiediamo:
<<Qual
è la sua storia, la sua vera storia intima?>, poiché ciascuno di noi è una
biografia, una storia. Ognuno di noi è un racconto peculiare, costruito di
continuo, incoscientemente da noi, in noi attraverso di noi – attraverso le
nostre percezioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni; e
non ultimo, il nostro discorso, i nostri racconti orali. Da un punto di vista
biologico, fisiologico, noi non differiamo molto l’uno dall’altro:
storicamente, come racconti, ognuno di noi è unico.
Per
essere noi stessi, dobbiamo avere noi
stessi – possedere, se necessario ri-possedere, la
storia del nostro vissuto Dobbiamo “ripetere” noi stessi, nel senso etimologico
del termine, rievocare il dramma interiore, il racconto di noi stessi. L’uomo ha
bisogno di questo racconto, di un racconto interiore continuo, per
conservare la sua identità, il suo sé.
Oliver Sachs
(1933-2015) è stato a lungo professore di Neurologia presso l’Albert Einstein
College of Medicine e alla Columbia University
di New York.
Tratto da
L’uomo
che scambiò sua moglie per un cappello
Proemio
Sento che stai solo entrando
nel racconto della vita di Vera, lo stai ancora guardando, non scendi a
bagnarti nell'acqua di quel fiume talmente pieno di ricordi che risaltano fuori
come mulinelli in un fiume fatto ormai torrente che scuote i sassi, richiamando
i tuoi occhi ora qua ora là, ora là in fondo.
A un certo punto avrà un
effetto ipnotico e, senza accorgerti, ti troverai dentro fino a nuotarci.
Allora avrai paura di non saper
più uscirne, qualcosa d’invisibile ti tratterrà dal basso, forse alghe scivolose?
Quando avrai paura, chiamami,
perché io ci sono già passata molte e molte volte e so che se ne esce solo
accettando quel che sentiamo istintivamente come pericolo. Chiamami e ti
sosterrò, ti allungherò la mano, ma non ti tirerò fuori. Ti accompagnerò. Ma
quel che c'è nel fiume antico della vita di Vera, solo tu puoi portarlo alla
luce.
Quando avrai fatto questo, non
ti troverai stanca e alla metà del guado. Sarai dall'altra parte
della riva.
E mi vedrai accanto a te,
seduta su un sasso, che leggo le pagine di un nuovo libro.
Ohhh! Dani! Ti decidi a scrivere o lo devo scrivere io questo tuo libro
'VERO'?
Lo so che Vera ha sempre
amato tanto suo padre. Lo so.
Per fortuna lei ha avuto solo
qualcosa del lascito, che mi racconti triste, di sua madre.
Per fortuna noi, oltre
che figli (genetici e di educazione) siamo qualcos'altro. Siamo le persone
incontrate, il modo in cui abbiamo vissuto i luoghi della nostra vita, lo
sguardo che abbiamo abbassato a studiare un insettino e lo sguardo che si è alzato
a seguire le stelle nel profumo delle notti, così diverse nelle stagioni
dell'anima e del corpo, così diverse se nascono a est o a nord del mondo.
Ora, non volendo finire
per comporre il libretto di un'opera lirica, ti dirò, tornando a noi, che se tu
fossi stata una mia giovane allieva avresti avuto altri alibi per non
impegnarti, ad esempio saresti stata distratta... ho avuto allieve distratte
quando, ancora al liceo, ho dato qualche lezione di matematica che mi venne
ripagata con vasetti di marmellata
e sugo di pomodoro fatti in casa.
Ahi!Ahi!Ahi! Angela non imparerai mai! a far soldi!
Buonanotte. Un bacio lieve.
Ma domattina fatti un caffè forte e lavora!
Ti seguirò nel pomeriggio di sabato e domenica, ricopiando il mio
assurdo vecchio libro.
Angie
E’ così che nasce un racconto
che parrebbe autobiografico? Parlando con un’amica scrittrice, attraverso email
nelle quali ci raccontiamo qualcosa di noi, di quel che ci succede, la
quotidianità della vita, o ricordi che emergono dal passato? Credo sia lo slancio
necessario per farmi sedere a tavolino, pormi davanti al mio Mac, e digitare
freneticamente sulla tastiera. Vedremo cosa ne verrà fuori. Dopo aver ingurgitato un caffè
forte, mi sono messa al lavoro, non senza aver inviato idealmente un saluto
militare, portando la mano tesa a un’immaginaria Angie, e mi metto subito al lavoro.
Dani
Segue tutto il testo del racconto, e terminava in questo modo.
Angie è lì, seduta su un sasso, dall’altra parte del
fiume, nell’attesa che Vera, o chi ha raccontato la storia, la raggiunga
guadando. Intanto sta sfogliando alcune pagine. Si tratterà del suo assurdo
vecchio libro, o della storia di Vera? Mistero.
Fine
Nota dell’autore.
Ho l’assoluta
convinzione che uno stesso fatto, di cui alcuni sono testimoni, può essere
interpretato in modi differenti, e raccontato quindi in forma diversa. Quella
che incide in ognuno di loro, è il grado di sensibilità con cui affrontano la
situazione. Da piccola ero molto sensibile, e lo sono tuttora, e quel che mi è
accaduto di spiacevole, l’ho vissuto sulla mia pelle in modo quasi drammatico.
Altri non darebbero peso ad alcune vicissitudini, che potrebbero considerare
facezie di poco conto, così come i miei momenti di felicità, per altri
potrebbero rivelarsi insignificanti.
Vera.
Danila Oppio
Finalmente ho capito cosa intendevi col ‘mio Proemio’ a VERA: Il testo di una email privata che ti inviai molti e molti mesi fa per rincuorarti e sostenerti nella scrittura del tuo nuovo libro.
RispondiEliminaCome avrei potuto, infatti, scrivere ‘il Proemio’ a un libro che non ho mai letto?
E che non desidero leggere a maggior ragione dopo che è passato attraverso la ‘pastorizzazione’ di un qualsivoglia ‘editore’.
Angela Fabbri
(Ferrara, 22 settembre 2018)
Infatti non lo leggerai, ma ti avevo informata che avrei volentieri inserito quel tuo aiuto, attraverso una email privata, come Proemio o Premessa al mio romanzo, perché mi pareva una bellissima nota introduttiva, e da te non ho avuto alcuna risposta al riguardo. Inoltre Vera desideravo spedirtela già in bozza, ma tu mi hai sempre detto di on aver tempo di leggerla. A quel breve racconto, ho poi aggiunto nuove parti, e tagliate altre, per renderlo più integro. Quando ci si rivolte ad un vero editore, bisogna aspettarsi che il management si occupi dell'editing, e adeguasi alle sue decisioni. Infatti non si tratta di un libro di cui vengono stampate un certo numero di copie, a carico dell'autore, ma di un progetto i cui oneri sono totalmente a carico dell'editore, di conseguenza è necessario prendere atto delle decisioni della casa editrice. E' interesse reciproco che il libro sia godibile dai lettori. Ma a me è molto spiaciuto che siano state tagliate quelle parti che ritenevo utili per meglio far comprendere la nascita di questo testo. Per questo ho voluto pubblicare qui sul sito la parte mancante. E questo articolo è il mio modo per renderti merito per avermi sostenuto in questo mio difficile lavoro.
RispondiEliminaDanila Oppio
Ho cercato di starti vicino, di accompagnarti nel tuo viaggio, senza chiederti niente.
RispondiEliminaOra invece chiedo a me stessa: avrei permesso a una casa editrice di metter mano a un
mio libro pur di vederlo pubblicato?
E la risposta è no.
Siamo molto diverse, Danila, non ci capiremo mai. Credevo ormai lo sapessi.
Se volevi far leggere il tuo libro, quello ‘VERO’, ti bastava farne una copia in ‘.PDF’ e farla girare sul web.
E’ stato consigliato a me riguardo al ‘libro assurdo’ che stavo scrivendo allora e che citavo nella mia vecchia email.
Il mio ‘libro assurdo’ è finito da un pezzo, rilegato e in 2 volumi, ma non ho alcun desiderio di portarlo alla luce per altri. Per ora ha solo 2 Custodi, oltre a me.
Angela Fabbri
(Ferrara, notte fra 23 e 24 settembre 2018)
Ma tu hai ragione d vendere, in ogni caso, sono certa che qualsiasi vero editore ha una sua etica professionale che tende a trasmettere all'autore. Da quel che so, anche autori di una certa fama, si avvalgono di editor che mettono mano ai loro testi, un po' per migliorarli, un po' per consigliare loro di togliere parti che sono meno consistenti di altre, e di lavorare su quelle che appaiono incomplete, o spoglie di qualche particolare. Ora Ipazia non mi ha chiesto un euro, tutto a carico della Casa Editrice, di conseguenza si firma un contratto con parecchie clausole che devono essere rispettate. Sai quanti libri ho letto, anche recentemente, dove alla fine si trova un elenco incredibile di ringraziamenti, a tizio caio e sempronio, per il supporto morale e materiale, per fonti di ricerca, per revisione testo e quant'altro, da parte degli autori?. Da questo deduco con certezza che il testo è stato scritto a più mano, ovvero che l'idea e il contenuto di base è sicuramente dell'autore, il quale però si è avvalso di aiuti esterni. Io non posso che adeguarmi a questa prassi, se desidero che il mio libro prenda forma e non certo per farlo stampare a tutti i costi,ma perché piuttosto il risultato sia davvero apprezzabile, ed è quanto è avvenuto. Questo libro non riporta ringraziamenti di alcun tipo. Solo una mia dedica poetica /due versi e basta, per Vera. E una breve strofa di Gibran, tratta da Figli.
RispondiEliminaChe siamo diverse è vero e lo abbiamo sempre saputo. Ma sono orgogliosa di questa mia opera, dove ci ho messo tutto l'impegno per la sua riuscita, grazie a te che mi hai trasmesso il coraggio per farlo.
Ciao
Dani
E se sei certa che il libro pubblicato non ti tradisce in nulla, io sono felice per te. In quanto al coraggio, si riesce a trasmetterlo solo quando la persona cui è diretto desidera riceverlo.
RispondiEliminaCiao, Dani, con serenità.
Angie
Grazie Angie! Sai che hai avuto un ruolo importante in questa mia decisione di far pubblicare Storia di Vera. Tentennavo, ma poi ho deciso, anche per l'approvazione della Casa Editrice, che vi ha trovato un contenuto valido e ha deciso di pubblicare.
RispondiEliminaCiao tanta serenità anche a te!
Dani