Spigolature cilentane
Orietta, l’infermiera che cura con un sorriso radioso
Due anni prima era venuta meno
Mamma. Orietta di tanto in tanto le era venuta a prelevare un campione di
sangue per controllarne la coagulabilità, poiché era in terapia anticoagulante
orale. Ora ci siamo rivisti mentre mi
dedico alla costruzione del mio presepe ad alta tecnologia, nel salone della
mia casa.
In un angolo adiacente la porta di
ingresso ho collocato il mobile su cui sto lavorando. Esso è costituito da un
tavolo, un elemento verticale che funge da cielo, uno orizzontale di piccole
dimensioni come sede di tre lampadine dicroiche che si accenderanno in
sincronia con la fase della giornata del presepe.
Orietta, incuriosita e perplessa
per la moltitudine di cavi elettrici unipolari di diverso colore, macchine
elettroniche di vario tipo e dimensione, per la presenza di fasci di fibre
ottiche, di illuminatori a LED, di pinze, tronchesi, spelafili, martelli,
cacciaviti, cercafase, spine e prese e quant’altro, mi guarda negli occhi e mi
chiede candidamente che sto armeggiando.
Con serenità e tranquillità le
spiego che al centro porrò la capanna del presepe, sempre illuminata da una
lampada ad incandescenza, che i lampioncini costeggeranno le stradine, che le
micro lampadine oscillanti illumineranno di notte le casette e saranno all’origine
del fuoco dei pastori. Il cielo mostrerà le costellazioni in scala reale in
accordo col giorno della dipartita di mia madre…
Questa descrizione dura circa una
decina di minuti ed Orietta ascolta in silenzio il mio monologo mentre i suoi
grandi occhi luminosi mi osservano attentamente.
Poi ci salutiamo affettuosamente e lei mi augura un buon
proseguimento di lavoro.
Dopo alcuni mesi di tribolazioni posso
porre la parola fine ai miei lavori ed invito Orietta a vederne i risultati.
Lei viene tempestivamente ed
osserva meravigliata il risultato dei miei sforzi. Mi guarda e con un gran
sorriso mi bisbiglia: «Sai così pensai tra me e me, l’ultima volta che ci siamo
visti?» Resto perplesso e la invito a continuare.
«Non ‘nce la po’ mai fa’»[1]
- e sbotta in una cordiale e fragorosa risata.
Subito aggiunge - «Ma
non ti dissi nulla, per non scoraggiarti!»
Quindi sorridendo entrambi,
concludiamo la presentazione dicendo: «Ed invece è una realtà!»
Il grande Sciamano
Mauro è noto nel circondario ed
oltre per la sua passione per l’Omeopatia, l’Agopuntura e le Medicine
Alternative in genere e mi consente con bonarietà di definirlo il Grande
Sciamano.
«Oggi ti racconto due fatti che mi
sono capitati!» dice, facendomi furbescamente l’occhiolino, mentre accetta il
mio invito a sorseggiare un espresso.
1° - Alcuni anni fa nella Piazza
Mercato di Stio c’era una pompa di benzina e dirimpetto un negozio di frutta.
Il benzinaio era andato a prendersi un caffè al bar più vicino, dopo avermi
pregato di sostituirlo nell’eventualità che qualcuno avesse voluto fare carburante.
E già che c’ero sostituii anche il fruttivendolo, lui però si era recato in
farmacia.
Poco dopo arrivò un’auto, feci gasolio
e stavo per allontanarmi quando il suo guidatore si avvicinò al negozio e non
vedendo nessuno mi fece un gesto interrogativo.
«Vengo subito. Pronto per servirla!» Dissi e gli riempii una
busta di verdura.
«Mi scusi. Visto che è così gentile ed attivo, mi saprebbe
indicare un dottore?»
«Eccolo, sono io! A sua completa disposizione».
Il mio interlocutore indietreggiò trasecolando e salì in
macchina sbalordito!
Grande Sciamano tuttofare!
2° - Un’altra volta, sorride Mauro
e continua, un’automobile malandata si fermò davanti al bar del paesello e il
conducente chiese agli astanti se ci fosse un medico nei paraggi. Prontamente mi
feci avanti per dirgli: «Eccolo qua, a disposizione per Lei!»
Lui mi prese per il braccio e mi
portò in disparte per chiedermi: «Dottore, ho un problema agli orecchi. Tutti e
due mi fischiano, un fischio che non sopporto più! Cosa possiamo fare? Credo di
avere due tappi di cerume.»
- «Rovisto le mie
tasche del gilet per prendere le chiavi della motocicletta».
- «Adesso prendo da essa la mia
borsa per vedere se c’è un grosso chiodo, così prima stappiamo un orecchio e
poi l’altro…» proseguii per scherzo compiendo il gesto di inserire il chiodo
nei miei orecchi.
Ma il mio interlocutore mi guardò perplesso,
si voltò e corse verso la sua automobile per andarsene a tutto gas – conclude il
grande Sciamano con una risata maliziosa e pizzicandomi in un fianco.
Silvio Coccaro
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